Di Francesco Graziano Bologna, 7 dicembre 2022 - Il pomeriggio di tensione tra le forze dell’ordine e gli attivisti del Collettivo universitario autonomo (Cua),nel corso del corteo “ It’s time to fight”, si è concluso con l’occupazione del cortile della facoltà di lettere, in via Zamboni 36.
Il primo momento di tensione si è verificato quando il corteo ha cominciato a correre lungo via San Vitale verso un blindato della polizia, a quel punto un agente della Digos ha provato a fermare gli studenti afferrando il carrello spinto dalla prima linea di attivisti. Successivamente, il primo scontro fisico, senza l’utilizzo di manganelli, tra il centinaio di manifestanti e gli agenti.
“ Bologna è nostra, non vostra”, hanno urlato a squarciagola in via Mascarella (luogo simbolo della morte di Francesco Lorusso, avvenuta nel ’77 per mano di un carabiniere) dove ha avuto luogo un altro emblematico episodio di tensione.
Un agente si sarebbe lanciato a tutta velocità contro il corteo il quale a sua volta stava andando incontro verso il cordone delle forze dell’ordine.
Nessuna segnalazione di feriti, anche se nel corso di una conferenza stampa improvvisata quando la manifestazione stava volgendo al termine un giovane sedicente “giornalista e attivista del Cua”, come si è definito, ha denunciato che gli è stato inferto un colpo alla spalla da un manganello.
“Minacce, strattonamenti, pugni in faccia a mani nude: questa non è un’azione di polizia, questa è un’azione di violenza, questa è violenza privata”, non ha mancato di denunciare Federico, uno dei leader del collettivo.
Sono sempre loro, non c’è niente da fare; i supereroi contro, non la municipale, ma “gli sbirri” come amano definirli adoperando il peggior linguaggio del più schifoso dei mafiosi, ma lo sappiamo bene, i centri sociali a Bologna la storia non la conoscono. Sono sempre loro ad occupare spazi che interessano e appartengono all’intera comunità studentesca; da ex studente dell’Almamater ricordo l’occupazione di uno spazio della biblioteca del 36 e uno di questi ribelli con il condizionatore a casa, molto probabilmente un garantito figlio di ‘ buona famiglia’, si scagliò contro una lavoratrice del front office, una signora anziana e con dei problemi di salute. Quest’anno abbiamo ricordato il trentennale delle stragi: se penso a Falcone, Chinnici, Borsellino, Boris Giuliano e altri che sono morti per dare la libertà a questi scalmanati di confondere la libertà con la “violenza privata” mi sale un conato di vomito e rimango sempre più convinto dell’idea che presi singolarmente, ognuno di loro, sono zero, non sono individui; tutti insieme non a caso si nascondono dietro un acrostico (Cua per l’appunto) che non significa nulla. Povera Bologna.
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