Ci avviciniamo allo sferragliare di catene con cui tre sindacalisti della categoria dei taxi - Riccardo Cacchione delegato Usb Taxi, Alessandro Genovese Ugl e Carlo Di Alessandro Federtaxi Cisal sono simbolicamente incatenati davanti a Palazzo Chigi. I baristi della zona portano acqua, alcuni colleghi a cui è permesso sostare nella zona per ragioni di emergenza, li abbracciano. C'è tensione, complicità e determinazione.
Abbiamo intervistato Riccardo Cacchione delegato Usb Taxi e Alessandro Genovese delegato Ugl.
“La situazione oggi 14 luglio, sembra aprire uno spiraglio, la commissione è stata costretta a rimandare la discussione sull'articolo 10 del Ddl Concorrenza di cui abbiamo chiesto lo stralcio, in quanto non ci sono le condizioni per imporre il disegno di Draghi in questa situazione.
La nostra mobilitazione è cominciata ad ottobre, più o meno quando un uomo che molti dicevano mandato dalla provvidenza avrebbe dovuto salvarci, ed è andata avanti in maniera costante, con tutte le pressioni che abbiamo esercitato sulla politica: noi siamo un servizio pubblico essenziale per definizione, che lavora h24, che non agisce su logiche di speculazione ma in funzione di un servizio che ricordiamo è stato attivo anche nei giorni peggiori della pandemia. Lo facciamo tutti i giorni, amministrati da enti locali che non stabiliscono le regole del servizio in base a quanto vogliono guadagnare ma sulla scorta di tabelle e parametri basati sui costi vivi. Non calcoliamo i prezzi in funzione di un algoritmo che invece interagirebbe in maniera meccanica tra domanda e offerta. Un algoritmo che nel momento in cui sale la domanda, quindi il bisogno di un territorio o persona, fa pagare il servizio ad un costo più alto per l'utente: ebbene no, noi funzioniamo ogni giorno alla stessa maniera, senza sorprese per l'utenza” introduce Cacchione.
Cosa rispondete a chi vi accusa di voler mantenere in essere dei privilegi?
“Noi siamo 40mila soggetti conosciuti alle amministrazioni e alle agenzie delle entrate attraverso dichiarazione dei redditi che i commercialisti firmano come congrua e coerente come per tutti gli altri lavoratori. Quindi siamo in regola con le tasse. Mentre la dinamica che si viene a creare con Uber e simili multinazionali favorisce soggetti che fanno dell'evasione fiscale la loro logica principale. Evasione fiscale che non è senza danno per la società e anzi ricade su tutta la cittadinanza.
Quando Draghi nel Ddl Concorrenza afferma che il cambiamento avverrebbe “senza oneri per lo Stato”, non corrisponde al vero, perché tali evasioni fiscali sono un onore enorme per lo Stato: nel caso di Uber significa il 10% della spesa sanitaria, il 15% della spesa scolastica, sono dati che potete cercare. Basti pensare anche ai meccanismi per evadere le imposte: spesso la loro fiscalità avviene attraverso l'esportazione in paradisi fiscali di questo denaro e questi fondi che vengono gestiti in questi luoghi rimangono al di fuori. Arriviamo quindi al 30% che Uber prende su una corsa, e che rimane nelle sue mani senza pagare nulla allo Stato” risponde Genovese.
I vostri colleghi sono in sciopero e in lotta anche in altri paesi in Europa.
“Sì, la stessa cosa avviene in questi giorni con Bolt in Spagna, un altro colosso di questo tipo, e ancora con la meno conosciuta Free Now in Italia. Secondo noi non deve essere permessa l'intermediazione all'interno del servizio del trasporto pubblico, perché questo significa un aggravio per utenza e una vampirizzazione nei confronti del settore. Una corsa che ad esempio con un taxi costa 10 euro con un noleggio attraverso Uber può venire a costare 35-40 euro. E' scandaloso, soprattutto quando uso il taxi per andare a fare una visita ospedaliera. Il servizio taxi funziona in modo inverso: noi facciamo uno sconto al cliente tenendo conto della necessità della persona: c'è un tariffario stabilito che prevede una riduzione per chi si reca in una struttura sanitaria, così come alle donne dopo le 22:00 c'è 10% di sconto, per una questione di sicurezza. Questo è secondo noi un valore del territorio da preservare” risponde ancora Cacchione.
Spesso vi accusano di essere contro la modernità
“Noi tassisti non siamo ideologicamente contrari alla tecnologia o alla modernizzazione del servizio di trasporto pubblico, ma qui si tratta di cambiare per regredire e tornare a meccanismi di sfruttamento che somigliano a quelli del primo Novecento. Per questo la nostra è anche una battaglia di civiltà e per la democrazia parlamentare”.
Quali esponenti politici sono al vostro fianco in questa battaglia?
“Il senatore Emanuele Dessì del Partito Comunista ci ha seguito nel tempo, e in questi ultimi periodi ci è stato molto vicino, così come Marco Rizzo segretario del Pc che è stato presente alla manifestazione del 5 luglio. Importante il messaggio che Rizzo ha lanciato in questa situazione: portare a questo nostro presidio i lavoratori di altre vertenze, unire categorie del lavoro, associare le forze del lavoro e i lavoratori. La risposta migliore è il mondo del lavoro unito, capace di far indietreggiare disegni come questo che mirano ad avvantaggiare la speculazione finanziaria a discapito del lavoro. Siamo contenti di aver lanciato un invito e dato una spinta a tutti i lavoratori e lavoratrici”.
Comunicato sindacale in seguito alle dimissioni di Mario Draghi
Alla luce delle dimissioni presentate dal primo ministro Mario Draghi al Presidente Mattarella e da questo poi respinte, l'attività parlamentare, sia d'aula che di Commissione, è sospesa.
Fermo restando che, ad oggi, resta fissato lo sciopero per i giorni 20 e 21 luglio, rimarremo vigili sugli sviluppi dell'attività parlamentare, con particolare riferimento al DDL Concorrenza.
Pertanto sospendiamo il presidio presso Palazzo Chigi.
Ringraziamo le tassiste ed i tassisti che ci hanno sostenuto in questo sforzo, e che in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi ancora impegnati nello stesso, hanno spontaneamente sospeso il servizio, riteniamo necessario ora far ripartire l'attività lavorativa.
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