Parma 22 ottobre 2020 - La definitiva acquisizione a patrimonio dello Stato della consistente somma di denaro costituisce un ulteriore tassello di una operazione di servizio svolta nel 2018, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, che ha permesso di scoprire falsi crediti IVA per 14 milioni di euro. In particolare, a seguito dell’attività investigativa, era stato individuato un articolato sodalizio criminale, composto da 59 soggetti collegati a vario titolo a 92 società operanti sull’intero territorio nazionale, strutturato allo scopo di fornire forza lavoro a prezzi fuori mercato, in danno della libera concorrenza e degli operatori che rispettano le regole.
Il meccanismo illecito, ideato da due fratelli di origine campana domiciliati a Parma, prevedeva che, nelle prime dichiarazioni fiscali presentate, diverse società fittiziamente intestate a prestanome esponessero falsi crediti IVA, generati da costi (per centinaia di migliaia di euro) in realtà mai sostenuti, non documentati o addirittura supportati da false fatture.
I crediti fittizi così creati venivano ceduti - tramite atti notarili - ad altre società o cooperative effettivamente operanti, coinvolte nel medesimo sistema di frode, ed attive nel fornire personale per i settori della meccanica e dell’edilizia, in diverse province del nord Italia. Le società operative utilizzavano i crediti fittizi acquisiti per compensare pagamenti di reali debiti tributari e/o contributivi derivanti principalmente dall’assunzione di consistente forza lavoro, consentendo così di ridurre i versamenti dovuti nei confronti dell’Erario e di “monetizzare” il profitto dell’illecita condotta.
I due fratelli-imprenditori organizzatori del sistema di frode, dopo una breve latitanza, erano stati tratti in arresto nel mese di settembre 2018 a Lugano, in territorio elvetico, con la collaborazione della polizia confederale.
Nel corso dell’operazione, erano stati altresì sottoposti a sequestro le quote di 5 società operative, gli autoveicoli di lusso intestati ai soggetti coinvolti, due terreni ed un immobile siti nella provincia di Napoli, e quattro fabbricati nella provincia di Parma, nonché somme liquide, depositate sui conti correnti nella disponibilità del sodalizio, per un valore complessivo di circa € 3.000.000.
Nel febbraio 2019, al termine del procedimento celebrato con rito abbreviato che ha interessato solo una parte dei reati contestati, è stata emessa la sentenza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Parma, dott. Mattia Fiorentini, a carico dei due fratelli, entrambi condannati, rispettivamente, a cinque anni e sei mesi ed a cinque anni ed otto mesi di reclusione. Con la medesima sentenza è stata disposta, anche, la confisca delle somme di denaro o degli altri beni ugualmente in sequestro fino alla concorrenza del valore di euro 1.422.249.
A tale decisione, poi confermata, seppur con pene leggermente ridotte dalla Corte d’Appello di Bologna, e divenuta irrevocabile, è stata data esecuzione confiscando euro 1.422.249 giacenti sui conti correnti riconducibili agli interessati.