Giovedì, 26 Settembre 2013 11:47

Riforma Fornero: se doni vai in pensione dopo In evidenza

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Riforma Fornero: se doni vai in pensione dopo by economia.panorama.it
Parma, 26 settembre 2013
 
Pensioni, la riforma Fornero penalizza i donatori di sangue: l'Inps non conteggia più nel calcolo pensionistico le giornate in cui i lavoratori si sono assentati dal lavoro perché impegnati nella donazione del sangue -
 
La riforma Fornero torna a far parlare di sé e a scatenare polemiche, questa volta però non per gli esodati ma per i donatori di sangue.
Una categoria la cui importanza vitale sembra essere messa in discussione dalla riforma che a discapito del bisogno continuo di donatori invece di incentivarne la diffusione la penalizza, come affermano le parole del presidente Avis sul sito dell' associazione.
"Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico – afferma il presidente di Avis - non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l'immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l'obiettivo dell'autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile».
La norma prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all' 1% per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni. Il taglio sale al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni.
"In seguito all'entrata in vigore della riforma Fornero, l'Inps non conteggia più nel calcolo pensionistico le giornate in cui i lavoratori si sono assentati dal lavoro perché impegnati nella donazione del sangue".
 Lo segnala il consigliere Damiano Zoffoli (Pd) in un'interrogazione rivolta alla Giunta regionale, in cui evidenzia che i donatori di sangue, sulla base delle norme introdotte da questa riforma, "saranno costretti ad andare in pensione più tardi", in quanto "sarà prima necessario che recuperino le ore" utilizzate per donare il sangue, "seppure con regolare permesso".
"Se, per esempio, un uomo dona il sangue dall'età di diciotto anni e lo fa quattro volte all'anno, - scrive Zoffoli - dovrà recuperare 160 giornate di lavoro, circa sei mesi di attività, a meno che, ovviamente, non intenda andare comunque in pensione, rinunciando a una quota parte del proprio assegno previdenziale, quantificabile tra l'1 e il 2 per cento della cifra da ricevere all'anno". 
Il consigliere ricorda, a questo proposito, che il "sangue è indispensabile alla vita" e che "la richiesta è in continuo aumento", per cui, "penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico, non si riconosce il valore morale e solidale della donazione" e "si scoraggia, per l'immediato futuro, la chiamata dei donatori, mettendo seriamente a rischio l'obiettivo dell'autosufficienza nazionale di sangue e di emocomponenti".
Considerando necessario giungere in breve tempo a una "soluzione chiara e definitiva", Zoffoli chiede quindi alla Giunta quali azioni intenda intraprendere nei confronti del Governo perché sia "cambiata questa scelta sbagliata", in modo tale da garantire i diritti che meritano ai lavoratori donatori, evitando, contestualmente, il calo delle donazioni di cui il nostro Paese ha uno "straordinario bisogno". (AC)
 
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
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