Venerdì, 04 Marzo 2016 13:08

Liberati italiani tecnici della Bonatti rapiti in Libia In evidenza

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immagine tratta dalla pagina Fb di Sabratha Media Center immagine tratta dalla pagina Fb di Sabratha Media Center

L'incubo è finito per due italiani rapiti in Libia ma contemporaneamante si piangono gli altri due sequestrati, giustiziati mercoledi da un gruppo affiliato all'Isis. Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, ha spiegato la Farnesina, non sono più nelle mani dei loro rapitori.

Di A.K.

Parma, 4 marzo 2016

I due tecnici della azienda parmigiana Bonatti, rapiti in Libia lo scorso luglio, sono Filippo Calcagno e Gino Pollicardo. Purtroppo non è toccata la stessa sorte agli altri due sequestrati, Salvatore Failla e Fausto Piano, che invece sono stati uccisi mercoledi a Sabrata.
La moglie di Pollicardo, Ema Orellana, in lacrime ha fatto sapere di averlo sentito al telefono. La liberazione dei due ostaggi è stata in ogni caso confermata dalla Farnesina.
Calcagno e Pollicardo, ha spiegato la Farnesina, non sono più nelle mani dei loro rapitori e si trovano sotto la tutela del Consiglio militare di Sabrata. Sarebbero in buona salute. 

I due ostaggi italiani sarebbero stati liberati con un blitz delle forze di sicurezza libiche "dopo irruzioni in diverse case a seguito di informazioni ricevute". 

Versione contrastante invece quella del capo del Consiglio municipale di Sabrata, Hussein al-Zawadi, che ha sostenuto che Pollicardo e Calcagno sono riusciti a sfondare da soli la porta principale della casa in un cui erano tenuti prigionieri nella parte nord-ovest della città libica, fuggendo dal gruppo affiliato all'Isis che li teneva prigionieri. 



"Io sono Gino Pollicardo e con il mio collega Filippo Calcagno oggi 5 marzo 2016 siamo liberi e stiamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia". Questo l'ultimo messaggio scritto in stampatello su un foglietto di quaderno pubblicato da "Sabratha Media Center". 
Pollicardo e Calcagno, stando a fonti di intelligence, sarebbero nelle mani della "polizia" locale e presto saranno trasferiti in una "zona sicura" e presi in consegna da agenti italiani che li riporteranno in patria. 
Purtroppo questa liberazione corrisponde alla tragica scomparsa dei due colleghi che potrebbero anche essere stati giustiziati con un colpo alla nuca, forse a scopo dimostrativo, e non usati come scudo, come si era pensato in un primo momento.
Questa brutta storia apre la possibilità di coinvolgimenti dei servizi di sicurezza italiani in Libia.

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