Giornata internazionale della Donna, le riflessioni dell’assessora alle Pari Opportunità Giulia Piroli.
- Piacenza 08 Marzo 2014 --
“L’otto per sempre”. Abbiamo voluto racchiuderle in un titolo simbolico, le iniziative che quest’anno celebrano, a Piacenza, la Giornata internazionale della Donna. Scegliendo parole che esprimessero non la retorica delle “feste comandate”, ma la consapevolezza di un impegno quotidiano, costante e necessario, contro le discriminazioni di genere, contro lo stillicidio dirompente della violenza, contro il permanere di pregiudizi avvilenti.
Proprio in questi giorni è stato sottoscritto, nella sede della Provincia, il Protocollo relativo agli Stati Generali della Donna: un’occasione di confronto importante, che ci permetterà di scattare una fotografia dettagliata della condizione femminile sul nostro territorio. Potremo trarne indicazioni utili per orientare al meglio, in risposta alle esigenze concrete che emergeranno, le politiche del lavoro e della conciliazione dei tempi. Il che significa, innanzitutto, proseguire lungo il percorso che l’Amministrazione comunale già da alcuni anni ha intrapreso a sostegno della genitorialità e dell’accessibilità a una rete consolidata di strutture, continuando a garantire servizi di qualità. Ma vuol dire anche investire risorse ed energie nella sensibilizzazione delle nuove generazioni, promuovendo nelle scuole incontri e momenti di riflessione sui ruoli sociali, la rappresentazione dei generi, la percezione che i ragazzi hanno del loro essere donne e uomini.
Confrontarsi con i giovani, insegnare loro a guardare al di là di stereotipi e retaggi culturali del passato, è fondamentale anche per reagire al fenomeno dilagante di un’aggressività e di una concezione del legame affettivo come possesso, di cui le donne sono sempre più spesso vittime. Basti pensare ai dati diffusi dalla recente ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza, che ringrazio per la scelta di approfondire il tema: le statistiche sono drammatiche anche per l’Emilia Romagna, dove una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale, mentre sei su dieci sono state minacciate o aggredite, con costi umani e sociali inaccettabili, nonchè con ripercussioni economiche che superano, a livello nazionale, i 15 miliardi di euro in un anno. Una stima puntuale, ottenuta sommando gli oneri sanitari connessi alla sicurezza e alle spese legali, di assistenza sociale e a carico delle aziende. E’ evidente la necessità di rendere più efficaci i servizi, che pure nella nostra regione sono efficienti, capillari e in rete tra loro, con investimenti mirati – ad esempio per aumentare i posti letto destinati alle madri costrette a fuggire da casa con i figli – e di un’attenzione ancor più incisiva per la prevenzione e i percorsi di acquisizione di autonomia, in primo luogo economica, offrendo opportunità occupazionali a chi vive questa condizione di disagio.
Attuare politiche concrete a favore delle donne significa applicare l’ottica di genere non solo a una più severa legislazione che contrasti la violenza, ma a tutti i settori portanti del sistema: salute, lavoro e imprenditoria, partecipazione, cultura e formazione. Se i dati confermano che valorizzare le donne e tutelarne i diritti ha conseguenze positive dal punto di vista economico, è indubbio che l’affermazione del principio di uguaglianza è un fattore di coesione e di innalzamento della qualità sociale al pari della questione giovanile. Anzi, l’una è strettamente correlata all’altra.
Uno degli aspetti che più mi ha colpito, nel mio nuovo ruolo di assessora alle Pari Opportunità, è la capacità che tante realtà declinate al femminile hanno di creare condivisione, ascolto, interazione. Anche tra generazioni diverse, come è avvenuto con l’associazione Le Mani delle Donne, che insieme alle giovani di Spazio 4, al Centro per le Famiglie e alle “ragazze” di ogni età del Quartiere 4 ha realizzato con l’arte dell’uncinetto la bandiera della pace che abbiamo esposto stamattina in piazza Cavalli, in collaborazione anche con l’assessorato al Welfare. Da qui, credo, dobbiamo ripartire: dalla volontà di non lasciare le persone sole ad affrontare i propri problemi, le proprie insicurezze, le proprie paure. Dalla riscoperta del patrimonio di conoscenze e abilità che possiamo imparare dalle altre donne. Dal rispetto dell’identità femminile non come omaggio di nobile cavalleria, ma come naturale e intrinseco riconoscimento della persona altrui.
Che questo modo di dialogare, ritrovarci e agire insieme non si esaurisca nell’otto marzo, ma sia metodo e cammino su cui fondare una comunità più equa e solidale.
Giulia Piroli
Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Piacenza