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Il provvedimento giunge a causa del mancato pagamento dell'occupazione di suolo pubblico, pari a circa 50 mila euro dovuti al Comune -

 

Parma, 2 aprile 2014 -

Chiuso ormai da diversi mesi, questa mattina la Polizia Municipale ha messo in atto il provvedimento di pignoramento all'interno del Bar Trattoria del Governatore, in Piazza Garibaldi. Domani le operazioni proseguiranno e vedranno gli addetti del Comune smontare anche il dehors. L'azione riguarda il mancato pagamento da parte dei proprietari per lo spazio del plateatico, che si attesterebbe a circa 50 mila euro.

 

La nota del Comune -

Fa seguito ad un'ordinanza del Comune l'intervento degli agenti di polizia municipale nel dehors del Bar Trattoria del Governatore in piazza Garibaldi, questa mattina, e la sua recinzione; nella giornata di domani, giovedì 3 aprile 2014, il dehors verrà rimosso.

Si tratta di un provvedimento che giunge dopo che i competenti uffici comunali avevano ingiunto, a più riprese, ai proprietari di saldare i conti relativi al mancato pagamento dell'occupazione di suolo pubblico, pari a circa 50 mila euro, dell'esercizio, per altro, chiuso ormai da mesi.

A fronte dell'inerzia dei proprietari, il Comune ha previsto, quindi, l'adozione dell'ordinanza che ha comportato l'intervento degli agenti di polizia municipale del nucleo commercio che hanno inventariato e fatto trasportare ai magazzini comunali quanto presente all'interno del dehors stesso.

I proprietari avranno la possibilità di ripristinare il dehors, una vola che si siano messi in regola, saldando i debiti arretrati con il Comune.

Le operazioni proseguiranno nella giornata di domani, quando gli addetti del Comune smonteranno il dehors per portarlo ai magazzini comunali a disposizione dei proprietari, una volta che avranno provveduto a regolarizzare la loro posizione nei confronti del Comune.

 

 

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Le indagini dell'Arma di Reggio Emilia hanno rivelato che l'azione intimidatrice a scopo estorsivo interesserebbe diversi professionisti reggiani -

 

Reggio Emilia, 2 aprile 2014 di Ivan Rocchi -


Non era stato il gesto di un imprenditore disperato, ma solo uno dei tentativi di estorsione operati da un calabrese residente a Reggio Emilia. L'uomo il 18 febbraio scorso aveva sequestrato un noto commercialista reggiano nel suo studio e lo aveva minacciato con una pistola colt calibro 380, pretendendo 1.000 euro. Il malvivente, arrestato dalla Polizia, aveva però ottenuto il beneficio dei domiciliari, lamentando uno stato di grave sofferenza economica e problemi famigliari. Stando alle ulteriori indagini dei Carabinieri reggiani, non poneva però fine alla sua condotta delittuosa.
Le indagini dell'Arma di Reggio Emilia hanno infatti rivelato che l'azione intimidatrice a scopo estorsivo non riguardava esclusivamente il commercialista, ma interesserebbe diversi professionisti reggiani. Il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna, accogliendo le richieste della competente Procura, ha emesso un'ordinanza di aggravamento della misura cautelare nei confronti del 47enne calabrese. Ieri mattina l'uomo è stato quindi prelevato dalla sua abitazione e condotto in carcere.

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Il decreto è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Taranto e i beni sono riconducibili ad un imprenditore di origine pugliese - 

 
 
Modena, 2 aprile 2014 -
 
La Dia di Bologna, Direzione investigativa antimafia, ha eseguito ieri un decreto di sequestro per beni mobili e immobili del valore di oltre 5 milioni di euro. Il decreto è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Taranto e i beni sono riconducibili ad un imprenditore di origine pugliese, pregiudicato e residente nel Modenese. 
 
Il comunicato della Regione -

“È un altro segnale forte contro le mafie che arriva nella nostra regione, una conferma del fatto che qui nessuno resta a guardare inerme di fronte all’infiltrazione criminale in una società ricca e quindi appetibile per i capitali sporchi”. Così la presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Palma Costi, dopo l’operazione della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Bologna che ieri mattina ha predisposto il sequestro di beni per un valore di oltre 5 milioni di euro riconducibili a un imprenditore 48enne, pregiudicato, di origine pugliese, residente in provincia di Modena.

“Come Assemblea legislativa e come Regione- prosegue Costi- abbiamo approvato le leggi per prevenire il radicamento delle mafie e per la promozione della cultura della legalità, coinvolgiamo decine di migliaia di giovani e studenti in progetti sui diritti e, appunto, la legalità, ma come ho affermato pochi giorni fa in occasione della Giornata dedicata alle vittime delle mafie, è fondamentale che il fronte sia unico, che siano insieme istituzioni, magistratura, forze dell’ordine e cittadini e che il nostro lavoro di legislatori si saldi con un forte lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, soggetti che soprattutto oggi voglio tornare a ringraziare. Ognuno faccia la sua parte e ognuno si senta parte di un insieme, di uno Stato che non può permettersi di arretrare. E non dimentichiamo i sindaci, vere e proprie sentinelle sui territori, i primi a dover interpretare i segnali della presenza mafiosa: noi siamo con loro”.

 

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I dati aggiornati dei sistemi Mude e Sfinge. Le unità abitative coinvolte sono 10 mila e 500, per oltre 17 mila e 500 abitanti. Le richieste delle imprese hanno raggiunto quota 923 per 853 milioni di cui 218 già concessi -

 

Bologna, 27 marzo 2014 –

Sono quasi 2800 le ordinanze emesse presso gli istituti bancari per il pagamento dei contributi per la riparazione delle abitazioni. Ad oggi, infatti le ordinanze per la liquidazione bancaria hanno raggiunto esattamente quota 2.763 per un importo di 151 milioni e 320mila euro: le unità abitative coinvolte nelle pratiche accettate ammontano a 10.533 per un totale di oltre 17 mila e 500 abitanti interessati. Sono questi i dati relativi alla ricostruzione registrati dal sistema Mude (Modello unico digitale per l’edilizia) relativo alle abitazioni e dal sistema telematico Sfinge per quanto riguarda le imprese colpite dal sisma del maggio 2012.
Abitazioni
I dati estrapolati dal sistema Mude registrano 3.192 richieste di contributo in lavorazione da parte dei professionisti e dei Comuni. Queste si aggiungono alla 3.977 domande già depositate e protocollate presso i Comuni. I contributi concessi ammontano a oltre 371 milioni e 590 mila euro. Nel totale è compresa anche una quota di 2.621 immobili a uso produttivo (445), commerciale (1.078), uffici (634) e depositi (628).
Imprese
Le richieste di contributo, registrate dal sistema telematico Sfinge, sono 923, equivalenti a 853,9 milioni di euro. Ben 455 sono i decreti di concessione del contributo approvati (per circa 218,9 milioni, di cui oltre 51 milioni in liquidazione). Le richieste sul fondo Inail (prima, seconda e terza finestra di domande), riguardanti le imprese che abbiano carenze strutturali nei capannoni e per le quali occorra intervenire per aumentarne la sicurezza, sono oggi 737 per un contributo complessivo di 24,2 milioni di euro (già assegnati a 415 imprese risorse per 11,6 milioni).
Finanziate 943 imprese sul bando Por Fesr (sviluppo e occupazione) per circa 83 milioni: attesi per circa 2.000 nuovi posti di lavoro.

 

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

 

Le indagini hanno portato a smascherare la truffa che, per i soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro. Il veterinario ha patteggiato dieci mesi di reclusione -

 

Parma, 26 marzo 2014 -

 

Un rapporto basato sulla fiducia e sulle credenziali che la professione di veterinario gli garantiva, quello instaurato da diversi comuni dell’ Emilia Romagna, di cui sette piacentini, con la struttura di ricovero e pensioni per cani, gestita da un veterinario di San Secondo.

E’ stata la segnalazione di una dipendente dell’anagrafe canina di un Comune della Provincia di Piacenza che ha portato il personale del Nucleo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Parma ha scoprire la truffa. I Comuni truffati pagavano al canile il mantenimento per i cani assistiti, che venivano trasferiti presso la struttura di San Secondo per poi essere adottati, inconsapevoli di continuare a pagare anche all’avvenuta adozione o morte degli animali. Il canile continuava così a percepire la retta per il loro mantenimento, che a secondo della convenzione ammontava a circa 3 euro al giorno per esemplare. 

Le indagini hanno portato a smascherare la truffa che, per i soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro. La documentazione sequestrata ha rilevato anche irregolarità sui registri, cancellature e false dichiarazioni che attestavano il conferimento dei cani mesi o addirittura anni dopo rispetto a quando fossero realmente usciti e non più in carico alla struttura. Il veterinario inoltre si era cancellato dall’ Albo professionale per raggiunti limiti di età contributiva e, pur non essendo più iscritto all'ordine dei veterinari di Parma, continuava tranquillamente ad esercitare la professione facendo operazioni chirurgiche, inoculando microchip e prescrivendo farmaci. Per questo motivo è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per abusivo esercizio della professione medico veterinaria.

Il veterinario ha concordato con il Pubblico Ministero il patteggiamento per truffa aggravata, falso ideologico, falso materiale, falso in certificati e abusivo esercizio di professione, per una pena complessiva di dieci mesi di reclusione e poco meno di 500 euro di multa, pena sospesa per la condizionale.

 

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Magra consolazione per i 58 lavoratori impiegati, che riceveranno incentivi se si trasferiranno in provincia di Bergamo -

Reggio Emilia, 25 marzo 2014 - Ivan Rocchi


Si è conclusa ieri la vertenza alla Capriolo Venturini, una delle imprese storiche della provincia reggiana nel settore delle arti grafiche. E sicuramente molti dei 58 lavoratori occupati nello stabilimento di San Martino in Rio non saranno soddisfatti del risultato. Alla fine il Gruppo Pozzoni, che nel 2011 aveva acquisito l'azienda, ha deciso la sua chiusura e il trasferimento delle attività produttive da San Martino alla sede centrale del gruppo, che si trova a Cisano Bergamasco.
Tutto è iniziato il 18 febbraio scorso, quando la proprietà aveva cominciato a far smontare le macchine e i lavoratori si erano opposti a questo smantellamento. Poi è partita la trattativa, che ha visto i lavoratori di San Martino in Rio presidiare lo stabilimento per tre settimane a salvaguardia del posto di lavoro e degli impianti produttivi. Nonostante queste azioni e il diretto interessamento dei sindacati e della Provincia di Reggio Emilia, in un incontro che si è tenuto giovedì scorso il Gruppo Pozzoni aveva dichiarato di non essere più interessata al mantenimento del sito produttivo di San Martino, anche a fronte dell'eventuale riduzione del canone di locazione da parte della Civi Holding, proprietaria della sede.
L'epilogo della vicenda è arrivato ieri mattina nella sede della Provincia, dove si è svolto l'incontro tra Maurizio Vercelli, direttore delle Risorse Umane della Capriolo Venturini, Vanni Salatti, funzionario del Servizio lavoro della Provincia, le organizzazioni sindacali Fistel-Cisl e Slc-Cgil di Reggio e le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) dello stabilimento di San Martino in Rio. Alle 13.30 è arrivato l'accordo, che istituisce qualche tutela per i lavoratori.
"In particolare – spiegano i sindacati in un comunicato -, siamo riusciti a garantire il termine della cassa integrazione straordinaria al 1 dicembre e alla fine l'eventuale mobilità incentivata per quei lavoratori che non seguiranno l'azienda. In più, ci sarà un tetto alle giornate di trasferta per un massimo di 20 lavoratori, da effettuare entro la fine di settembre, e condizioni di miglior favore rispetto al contratto nazionale per eventuali lavoratori che decidano di trasferirsi definitivamente a Cisano Bergamasco".
"L'impegno profuso da tutti i partecipanti alla vertenza per tenere sul territorio il sito produttivo di San Martino purtroppo non è riuscito – prosegue il comunicato -, anche per la decisione di una azienda che aveva probabilmente già pianificato tutto a partire dall'acquisizione nel 2011 della Capriolo Venturini, operazione reiterata in tutto il territorio nazionale. La responsabilità sociale di questi gruppi è praticamente nulla. Crediamo che una legge o che la partecipazione dei livelli sindacali nazionali anche a fronte dei rinnovi dei contratti di lavoro possa costituire una soluzione a questo problema, per evitare il verificarsi di impoverimenti produttivi e occupazionali del nostro territorio".

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Nella serata di ieri la Squadra Mobile ha predisposto un servizio antidroga nell'area di un locale notturno di Reggio Emilia, dove si svolgeva uno spettacolo con una forte presenza di giovani.

Reggio Emilia, 24 marzo 2014 - Ivan Rocchi 

 

Nella serata di ieri la Squadra Mobile ha predisposto un servizio antidroga nell’area di un locale notturno di Reggio Emilia, dove si svolgeva uno spettacolo con una forte presenza di giovani. Intorno alle 23.00, gli agenti hanno notato nel parcheggio della discoteca un furgone con cinque persone a bordo. Alla vista della polizia, uno dei cinque consegnava spontaneamente due dosi di droga, una di mdma (meglio conosciuta come ecstasy) e una di marijuana.

Ma sospettando che gli occupanti del veicolo potessero nascondere altra droga, gli agenti hanno operato una perquisizione sui cinque. E non avevano tutti i torti a dubitare della loro buona fede. Infatti, il ragazzo che prima sembrava aver collaborato con i poliziotti, in realtà nascondeva altre 16 dosi di mdma e 470 euro negli slip. E anche altri due giovani erano in possesso di mdma: uno ne aveva con sé 8 dosi, mentre l’altro ben 26. In totale, si è proceduto al sequestro di 12,50 grammi di mdma e 0,60 grammi di marijuana.

Ma i primi due giovani controllati, oltre a possedere droga confezionata in dosi per la vendita, erano in possesso di 10 confezioni a testa contenenti polvere bianca, risultata negativa ai test antidroga. Quest’ultima sostanza costituiva quello che in gergo si chiama ‘pacco’. Gli altri due componenti il gruppo risultavano estranei alla vicenda, mentre il 30enne napoletano Antonio Maione, il 31enne palermitano Pietro Costantino e il 28enne salernitano Domenico Sele sono stati tratti in arresto per possesso di stupefacenti ai fini di spaccio.

 

 

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In poco più di un anno colleziona dieci provvedimenti tra arresti e denunce da parte dei Carabinieri...

 

Reggio Emilia, 24 marzo 2014 - di Ivan Rocchi

Per l'ennesima volta era stato condannato per evasione e collocato ai domiciliari. In tutto, dal settembre 2012 aveva collezionato 6 denunce ed era stato arrestato in flagranza tre volte, sempre per il reato di evasione. Ma l'operaio 50enne di Cadelbosco Sopra non ci ha pensato un attimo a fuggire ancora da casa, questa volta per andare a riparare la caldaia che si trova nell'attività della compagna. Anche in questa occasione i Carabinieri lo hanno però colto sul fatto e gli hanno comminato la decima denuncia nel giro di un anno e mezzo.

L'altra sera una pattuglia dei carabinieri di Cadelbosco Sopra si era recata presso l'abitazione dell'operaio per procedere al suo controllo. Dopo aver ripetutamente suonato al citofono senza ottenere alcuna risposta, i militari hanno iniziato le ricerche e hanno scoperto che l'uomo si trovava presso l'attività della compagna, dove era andato per fare la manutenzione ad una caldaia non funzionante. Il 50enne sosteneva di essere cosciente della violazione commessa, ma di non aver potuto far diversamente non avendo reperito un tecnico per ripararla. Una giustificazione che ovviamente non poteva essere considerata soddisfacente per gli uomini dell'Arma.
I carabinieri di Cadelbosco Sopra hanno ora inoltrato una dettagliata informativa sui precedenti dell'uomo e il magistrato di sorveglianza potrebbe presto collocarlo in carcere fino all'espiazione della pena. Sperando che, almeno lì, se ne faccia una ragione.

 

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Nell'area dell'"ex macello comunale" di via IV Novembre tre cittadini romeni, due uomini e una donna, stavano commerciando prodotti alimentari e non, senza licenza né documentazione fiscale attestante la provenienza della merce -

Modena, 24 marzo 2014

Nella mattinata di ieri, personale della locale Polizia Municipale e della Squadra Volante ha effettuato un servizio straordinario finalizzato alla prevenzione e repressione della ricettazione e della vendita abusiva di prodotti alimentari, cosmetici e profumi di probabile provenienza illecita nell'area dell'"ex macello comunale" di via IV Novembre.

Durante il controllo, tre cittadini romeni, due uomini e una donna, che stavano commerciando all'interno della suddetta area, prodotti alimentari e non, senza licenza né documentazione fiscale attestante la provenienza della merce, alla vista degli agenti hanno tentato invano la fuga.
Bloccati, dopo un breve inseguimento a piedi, i tre romeni, due dei quali con precedenti per furto, sono stati accompagnati presso la locale Questura per accertamenti più approfonditi e sanzionati per inosservanza delle norme in materia di commercio. La merce è stata sottoposta a sequestro amministrativo.

Altri venditori abusivi sono riusciti, nella confusione del momento, a far perdere le loro tracce, abbandonando la merce che stavano commerciando. Anche detta merce è stata debitamente sequestrata.

È stato controllato anche il conducente di un furgone, che stava utilizzando per un servizio di autotrasporto internazionale senza possedere le dovute autorizzazioni. Il mezzo è stato, pertanto, sottoposto a fermo amministrativo.

Infine, sono stati identificati cinque giovani ucraini, che sostavano nei pressi dell'area sottoposta ai controlli, uno dei quali è stato denunciato in stato di libertà poiché in possesso di una patente di guida ucraina risultata falsa.

 

Nell'ambito di una serie di controlli programmati contro l'abusivismo commerciale, una pattuglia della Polizia Municipale è intervenuta, nei giorni scorsi, all'incrocio tra corso Vittorio Emanuele e largo Battisti...

Piacenza, 24 marzo 2014 -

Nell'ambito di una serie di controlli programmati contro l'abusivismo commerciale, una pattuglia della Polizia Municipale è intervenuta, nei giorni scorsi, all'incrocio tra corso Vittorio Emanuele e largo Battisti, per il sequestro di numerosi mazzi di fiori che un venditore, alla vista degli agenti, ha abbandonato sul posto.
Immediato il sequestro amministrativo, a carico di ignoti, dei sessantadue mazzi di rose, calle, gerbere e altre varietà. Data la natura deperibile e l'ottimo stato di conservazione in cui si trovavano ancora i fiori, in conformità con i regolamenti in vigore si è provveduto alla donazione alla parrocchia di Santa Franca, a scopo benefico. I fiori sono stati utilizzati in parte per abbellire la chiesa, ma anche per aiutare le persone in condizioni di difficoltà economica a onorare la memoria dei propri cari, ornando le lapidi cimiteriali.

(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

 

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