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Mercoledì, 27 Febbraio 2019 19:05

Le Iene fanno scoppiare lo scandalo delle multe a Parma

Contravvenzioni mai notificate e firme false. Un’inchiesta della nota trasmissione di Italia 1 ha fatto emergere un’anomalia nel servizio delle (mancate) notifiche, gestito da Parma Gestione Entrate e dalla società appaltante Nuovi Servizi. E a pagare sono stati i cittadini, che si sono trovati multe superiori del 500% sugli importi dovuti.

PARMA –

Ignorare una multa, facendo finta di non essere in casa o non ritirare la notifica, non è mai una buona idea. Perché, si sa, più si tarda più l’importo originario rischia di “lievitare”. È cosa ben diversa, invece, se quella notifica non è mai stata ricevuta e, cosa ancora più grave, se sulla ricevuta c’è una firma che falsificata. Se poi a denunciare fatti simili sono più persone, diciamo diverse centinaia, è evidente che qualcosa a monte non va.

Un servizio della nota trasmissione di Italia 1, “Le Iene” ha fatto infatti emergere a Parma uno scandalo legato alle multe e che vede come vittime i cittadini, che a causa di una mala gestione del servizio da parte di Parma Gestione Entrate, che fa capo al Comune, e della società appaltatrice Nuovi Servizi, ora si trovano a pagare contravvenzioni “lievitate” rispetto agli importi originari del 500%. Multe di cui non sapevano assolutamente nulla e che si dicono sicuri di non avere mai ricevuto.

L’incresciosa situazione si sarebbe venuta a creare quando Parma Gestione Entrate ha sostituito il vecchio Ufficio Tributi del Comune e ha appaltato la consegna delle multe a una società esterna, appunto Nuovi Servizi, che avrebbe dovuto consegnare le multe nelle case dei cittadini, seguendo un iter ben codificato. Cioè, dopo un primo passaggio, nel caso il messo non avesse trovato nessuno in casa, avrebbe dovuto effettuare un secondo tentativo. Nel caso anche questo fosse “andato a vuoto” avrebbe dovuto lasciare un avviso in cui si invita il cittadino a ritirare l’atto presso la Cassa Comunale. Cosa che, evidentemente, non è avvenuta. Anzi, a fronte dei numerosi cittadini che hanno dichiarato di non avere mai ricevuto le notifiche, c’è anche chi ha denunciato che la firma sull’atto non fosse la sua e che sia stata falsificata.

Una fonte interna al Comune, che ha voluto rimanere anonima, ha raccontato all’inviato delle Iene Alessandro De Giuseppe di essersi visto riconsegnare dopo appena due ore un pacco con 200 atti. La cosa lo ha lasciato interdetto, non solo perché sarebbe stato impossibile consegnare un tale numero di notifiche in così poco tempo, ma anche altrettanto impossibile che i messi non avessero trovato in casa neanche un cittadino su 200. La fonte ha anche dichiarato di aver informato Parma Gestione Entrate dell’anomalia, ma nessuno provvedimento, almeno finora, è stato preso.

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Quali sono le possibili ragioni della mancata consegna degli atti? Per legge le multe devono essere notificate entro 90 giorni, oltre i quali scatta la prescrizione e la multa non deve essere pagata. Un’altra ipotesi è che nel periodo preso in esame, di circa tre mesi, sono stati emessi be 61 mila verbali, pari a circa 1000 notifiche al giorno. Impossibili da consegnare da parte dei tre messi in forze alla società Nuovi Servizi. 

Le Iene, come da loro stile, sono andate anche a sentire l’attuale direttrice di Parma Gestione Entrate, Giulia Fava, la quale ha dichiarato di essere “molto dispiaciuta per quanto accaduto e di essere in attesa dei risultati dell’indagine in corso”, anche se di fronte alla domanda di un eventuale rimborso ai cittadini “gabbati” non ha rilasciato nessuna dichiarazione.

Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, anch’egli intervistato dalle Iene, ha invece dichiarato che, qualora venissero dimostrate le responsabilità di Parma Gestione Entrate, il Comune si costituirà parte civile. E i cittadini? La loro situazione può essere riassunta con quell’ “E io pago!”, urlato ai microfoni delle Iene da un parmigiano esasperato.

A questo link il video della puntata de Le Iene 

 

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Solidarietà per i giovani dell’Ospedale dei bambini di Parma. La famiglia Adami ricorda il figlio Alex e dedica strumenti tecnologici diagnostici ai giovani sportivi con patologie cardiache congenite.

Parma -

“Il nostro desiderio è aiutare a salvare altre vite e, facendolo, ridiamo un po’ di vita anche a Alex”: sono parole chiare e forti, quelle che Sonia e Franco Adami impiegano per illustrare il percorso che porta nuovi strumenti tecnologici alla Cardiologia pediatrica del Maggiore, guidata da Bertrand Tchana

Essere giovani e praticare un sport con passione, infatti, può diventare la circostanza in cui le patologie cardiache congenite si manifestano. In questi casi, tempestività e precisione nella diagnosi sono elementi che cambiano la prospettiva della terapia e dunque della salute. E’ accaduto così anche ad Alex, giovane calciatore del Noceto, affetto da una cardiopatia congenita, che si è manifestata quando aveva nove anni.

Per questo, oggi la famiglia Adami sceglie di ricordarlo con un gesto di generosità che mette a disposizione dei giovani di Parma, utenti della Cardiologia pediatrica, strumenti tecnologici di elevata precisione, che facilitano la diagnosi e dunque l’efficacia dell’intervento, anche mentre l’attività sportiva è in corso. Un holter pressorio, un event recorder e un elettrocardiografo, che, collegati alla rete, consentono di trasmettere i dati dal campo sportivo al cardiologo o dal letto del paziente allo specialista. “La grande versatilità è la caratteristica degli strumenti scelti che, coniugata con elevata tecnologia, rappresenta la possibilità di diagnosi veloci e precise”, spiega Bertrand Tchana, responsabile della cardiologia pediatrica nell’illustrare il dono. “Arriva ad un servizio di eccellenza del nostro Ospedale questa offerta della famiglia Adami”, sottolinea Alberto Anedda, già direttore della medicina sportiva.

“Un gesto encomiabile – come rimarca in fine Giovanna Campaniello, responsabile Qualità del Maggiore – che promuove la sicurezza delle cure, patrimonio per i giovani della città”.

Fonte: Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

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L'elicottero dei Vigili del fuoco "Drago" VF60 ha soccorso, e poi portato in una zona sicura, un cavallo che era scivolato per 30 metri in una scarpata. Una volta trasportato, l'animale è stato affidate alle cure dei veterinari.

Parma -

I Vigili del Fuoco sono stati allertati ieri mattina, alle 7:30 circa, dalla proprietaria del cavallo che non vedendo l’animale nel recinto si è spinta in una porzione di bosco adiacente ad una scarpata. Il povero animale era infatti rotolato per circa 30/40 metri andandosi a fermare in un canalone coperto da una fitta coltre di rovi.

Le squadre intervenute in prima battuta sono state quelle di Fidenza. E' stato poi necessario l’intervento dell’elicottero per recuperare l'animale. La cavalla dopo essere stata sedata e idratata dai veterinari è stata imbragata con difficoltà e recuperata con il Drago 60 da Bologna con personale elisoccorritore. L’intervento è terminato intorno alle 12 circa.

Le foto dell'intervento dei Vigili del Fuoco

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Mercoledì, 27 Febbraio 2019 13:25

Migliorano le condizioni dei due coniugi accoltellati

Migliorano le condizioni dei due coniugi accoltellati domenica 24 febbraio, dalla figlia, a Piumazzo, frazione di Castelfranco Emilia in provincia di Modena: l’uomo GG, di 79 anni e la donna FN di 77. I pazienti rimangono ricoverati in prognosi riservata nel reparto di Terapia Intensiva all’Ospedale Civile di Baggiovara dell’AOU di Modena, diretto dalla dottoressa Elisabetta Bertellini.

Come noto, i due erano stati sottoposti, appena giunti al PS dell’Ospedale Civile, diretto dal dottor Geminiano Bandiera, a due delicati interventi da parte delle equipe di Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Roberto Silingardi (Dott. Giovanni Ragazzi e dott. Luca  Farchioni) e di Otorinolaringoiatria, diretta dal prof. Livio Presutti (dott. Matteo Ciuffelli Alicandri) che hanno operato, insieme agli anestesisti (dott.ssa Laura Mosca e dott. Davide Iori).

Mentre la donna entrava subito in sala operatoria per la una profonda ferita al collo sotto la mandibola e veniva gestita dalla prima equipe di vascolari e otorinolaringoiatri, il marito veniva sottoposto alla TAC che evidenziava una lesione all’esofago e veniva operato dalla seconda equipe, mentre era ancora in corso l’intervento sulla moglie. 

I prossimi i prossimi giorni saranno decisivi per sciogliere la prognosi che per ora rimane riservata. 

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Si tratta di un italiano di 64 anni seguito dal SERT per problemi di tossicodipendenza che aveva occupato un appartamento vuoto. La morte sarebbe avvenuta a causa di una sigaretta lasciata accesa mentre l’uomo dormiva. Disposta l’autopsia. 

MODENA –

Il cadavere semicarbonizzato di un uomo è stato rinvenuto nel pomeriggio di ieri in un appartamento di via Rua Frati Minori a Modena, in pieno centro storico. La vittima è stata identificata in F.L., 64 anni, italiano, noto per i suoi problemi di tossicodipendenza e in cura presso il SERT, il Servizio dell’Ausl dedicato a chi ha problemi di dipendenza.  

L’appartamento in cui è stato trovato il corpo era da tempo vuoto, in quanto la palazzina, un tempo adibita all’edilizia convenzionata, da qualche mese era stata assegnata al patrimonio per la vendita. Tuttavia, pare che negli ultimi tempi fosse frequentata da senzatetto e sbandati, che vi trovavano rifugio dopo aver forzato l’ingresso.

L’allarme è stato dato dai vicini, che hanno avvertito un odore acre e intenso e hanno subito allertato i Vigili del Fuoco. Intervenuti sul posto, hanno forzato la porta e hanno fatto il macabro ritrovamento. Successivamente, è intervenuta anche la Squadra Mobile e la Scientifica per i primi rilievi. Il corpo presentava infatti diverse bruciature, ma pare che la morte sia sopraggiunta per cause naturali. L’incendio, probabilmente causato da una sigaretta lasciata accesa, che ha infiammato il materasso sui cui l’uomo dormiva, è rimasto circoscritto senza propagarsi nel resto dell’appartamento.  

Il Procuratore Capo di Modena Lucia Musti, ha spiegato che verrà comunque disposto “l’accertamento delle cause della morte attraverso conferimento dell’incarico di autopsia”, anche se “le risultanze del sopralluogo inducono a ipotizzare ragionevolmente un incidente”.

 

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Sono 10 le tartarughe marine recuperate nelle ultime 24 ore in ipotermia, complice il freddo pungente dello scorso weekend, ma il numero purtroppo è destinato ad aumentare nelle prossime ore. Il freddo ha infatti causato il fenomeno degli spiaggiamenti massivi di tartarughe marine sulle costa fra Emilia Romagna e Marche. A darne notizia è la Fondazione Cetacea Onlus, organizzazione che da oltre 30 anni è impegnata nella tutela dell’ecosistema marino.

Gli esemplari recuperati a Cervia, Pesaro, Fano, Senigallia, Falconara e Porto Recanati, sono arrivati al Centro di Recupero delle Tartarughe Marine di Riccione fortemente debilitati e presentano i sintomi di una sindrome nota come cold stunning, detta comunemente ipotermia, ma diverse presentano anche ferite, alcune probabilmente da costrizione dovute all’incontro accidentale con reti, lenze o altri rifiuti presenti in mare: nei prossimi giorni le analisi e le visite accurate a cui verranno sottoposti ci diranno di più sulle loro condizioni di salute. 

Le tartarughe affette da cold stunning si immobilizzano, rallentano al massimo le proprie funzioni vitali, e finiscono a causa di correnti e mareggiate per spiaggiarsi sulle nostre coste, rischiando la morte per assideramento per le temperature fuori dal mare ancora più rigide di quelle in acqua. 

 

COSA FARE SE CI SI IMBATTE IN UNA TARTARUGA SPIAGGIATA 

Ogni minuto in più al freddo potrebbe rivelarsi fatale per cui la Fondazione Cetacea Onlus chiede a chiunque dovesse imbattersi in una tartaruga spiaggiata di avvisare immediatamente la Capitaneria di Porto di competenza e la Fondazione stessa allo 0541691557. In attesa dei soccorsi consiglia di mettere la tartaruga al caldo, coperta con un asciugamano asciutto (avendo l’accortezza di tenere la testa scoperta).

 

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In manette scippatore seriale. È accusato di essere l’autore di sette rapine violente. Si tratta di un cittadino marocchino di 34 anni, irregolare sul territorio. Prendeva di mira donne sole, che aggrediva alle spalle per poi strappare loro i gioielli che avevano addosso per poi scappare a bordo di una bicicletta.

MODENA –

Le sue vittime preferite erano le donne sole, che prendeva di mira mentre camminavano per strada, oppure negli androni dei palazzi, per poi strappare loro di dosso orologi e monili. Tutte le aggressioni, almeno sette quelle accertate, ma potrebbero essere molte di più, erano caratterizzate dalla violenza e dalla mancanza di scrupoli.

Con queste accuse è finito in manette un 34 enne marocchino, in Italia senza fissa dimora e clandestino, dopo che la sua richiesta di asilo era stata rigettata nel 2017. L’uomo è stato fermato in un appartamento di via Archirola e condotto in carcere in seguito a un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Modena, su richiesta del sostituto procuratore Marco Imperato, coordinatore delle indagini della Squadra Mobile.

A suo carico l’accusa di sette scippi, commessi in città dall’autunno di due anni fa ad oggi. Il primo risale all’ottobre del 2017, quando una 35 enne ucraina viene aggredita nell’androne di casa in via Voghera e derubata. Nel maggio del 2018, invece, tocca a una 64 enne modenese, alla quale viene strappata dal collo una collana. In quell’occasione, l’uomo si era “accomodato” sul sedile posteriore dell’auto della vittima, mentre questa era parcheggiata presso il centro commerciale La Rotonda. Stessa modalità il 14 gennaio di quest’anno, ai danni di una 77 enne. È il classico “passo falso” che permette agli inquirenti di stringere il cerchio attorno all’uomo, grazie anche alla testimonianza di una guardia giurata che presta servizio presso il centro commerciale. Arriviamo quindi al febbraio di quest’anno, quando il malvivente si concentra sulle donne che stanno rientrando a casa. Il 2 febbraio colpisce in via Malmusi, malmenando la vittima, che deve ricorrere alle cure dei sanitari con una prognosi di 10 giorni. Il 20 febbraio, poco prima di essere rintracciato e incastrato, va a segno due volte, in via Fratelli Rosselli e in via Zurlini. 

A suo carico ci sarebbe anche un ulteriore scippo violento, diverso per modalità, avvenuto lo scorso 19 settembre al Parco Amendola, quando il marocchino aveva tentato di scippare una donna, ma il marito di lei aveva reagito, provocando la reazione del malvivente e rimediando la frattura del setto nasale. 

 

 

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L’avvocato dell’imprenditore parmigiano, accusato dello stupro di una 21 enne insieme a un complice nigeriano, suo pusher, aveva chiesto il patteggiamento. Ma il giudice ha detto no. Si procede quindi con il rito ordinario. Pesci rischia fino a 10 anni di carcere. 

PARMA -

Nessun patteggiamento con pena sospesa, come aveva chiesto la difesa, per Federico Pesci, l’imprenditore parmigiano 47 enne, molto noto in città, accusato di violenza sessuale e lesioni nei confronti di una 21 enne. Il Gip ha infatti rigettato la richiesta poiché la pena che potrebbe arrivare con il patteggiamento sarebbe di troppo inferiore a quanto Pesci rischierebbe in caso di condanna per stupro, cioè fino a 10 anni di carcere. Il prossimo 17 aprile, quindi, si aprirà il processo a carico dell’imprenditore con rito ordinario.

Insieme a Pesci, che attualmente è agli arresti domiciliari, andrà a processo, ma con rito abbreviato, quindi con uno sconto di pena di un terzo, anche il suo complice e pusher Wilson Ndu Aniyem, di origine nigeriana, che si trova a tutt’oggi in carcere. 

Ricordiamoi fatti. Nel luglio dello scorso anno, Federico Pesci, di famiglia agiata e titolare di alcuni negozi di articoli sportivi di marchi ricercati e sponsor di eventi legati alla movida, con una passione per le moto vintage, conosce su Facebook una 21 enne parmigiana. Si scambiano alcuni messaggi, lui la lusinga sfoggiando il suo benessere, confermato dalle foto sul suo profilo, poi la invita a prendere un aperitivo. È la sera del 18 luglio. A mezzanotte, Pesci invita la ragazza nel suo attico di via XXIV maggio, a Parma. La ragazza lo segue, consenziente. E qui scatta la trappola. Perché Pesci, che fa uso di cocaina, telefona al suo pusher, Wilson Ndu Aniyem, che arriva nel suo appartamento. Per la 21 enne è l’inizio di un incubo. Secondo la denuncia presentata dalla giovane, viene prima colpita con una cinghiata alla schiena, poi viene legata con delle corde robuste e le viene infilato in bocca un morso di cuoio affinché non gridi. 

 

I due uomini, sotto l’effetto della cocaina, per sei ore la sottopongono a violenze di ogni tipo, la percuotono, la stuprano. Pesci chiama nel suo appartamento altre tre pusher per rifornirsi ancora di cocaina. È mattina quando la furia dei due finalmente si placa. L’imprenditore, dopo una notte di droga e violenza, chiama un taxi e fa accompagnare la ragazza a casa. Ma lei va diretta in ospedale, dove un medico del Pronto Soccorso dichiarerà: “In tanti anni di lavoro non ho mai visto un corpo ridotto in questo modo… con lesioni così diffuse e gravi”. Per la ragazza la prognosi è di 45 giorni per le lesioni fisiche. Per quelle psicologiche probabilmente non basterà una vita. La ragazza sporge denuncia contro Pesci e Aniyem. I due vengono arrestati il 30 agosto dello scorso anno. Successivamente, per Pesci vengono disposti i domiciliari.

 

La difesa dell’imprenditore punta invece alla tesi che la ragazza fosse in realtà una prostituta, quindi consenziente e regolarmente pagata per una prestazione ispirata al film “Cinquanta sfumature di grigio”. I giudici del Tribunale del riesame, invece, ritengono credibili le accuse della ragazza, supportate dai referti medici. Gli sviluppi il prossimo 17 aprile. 

 

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Marino Ferrari, 77 anni, di Pavullo nel Frignano in provincia di Modena, stava allestendo la sua bancarella di borlenghi presso il carnevale di Cento quando, all’improvviso, si è accasciato al suolo. Inutili i soccorsi. La sfilata è proseguita in accordo con i familiari.

CENTO (FE) –

Doveva essere una domenica di festa, con gli enormi carri allegorici, la musica, le danze delle ballerine brasiliane, grandi e piccoli in costumi, come da tradizione al Carnevale di Cento. Invece, quella di ieri si è trasformata in tragedia.

Erano circa le 10.30 e gli ambulanti stavano allestendo le loro bancarelle in attesa del clou della manifestazione attesa per il primo pomeriggio. Tra loro c’è anche Marino Ferrari, 77 anni, di Pavullo nel Frignano, che con il suo stand di borlenghi vuole portare un po’ dei sapori e delle tradizioni dell’Appennino modenese nella città del Guercino.

A un tratto, l’uomo si accascia a terra, privo di sensi. Immediato l’intervento del personale sanitario, giunto sul posto con un’auto medica e un’ambulanza. Nonostante i tentativi di rianimazione, per il 77 enne non c’era purtroppo più niente da fare e il decesso è stato dichiarato sul posto

Immediatamente allertati, hanno raggiunto i familiari anche il sindaco di Cento Fabrizio Toselli e il patron del Carnevale Ivano Manservisi. Marino Ferrari era infatti molto conosciuto e ci si è subito interrogati se sospendere o meno le manifestazioni del Carnevale. Dopo aver parlato con i familiari, tuttavia, è stato deciso di non interrompere la parata dei carri, un evento che Ferrari amava molto e a cui partecipava da diversi anni. 

La decisione se proseguire con la terza sfilata del Carnevale è stata molto sofferta. La scelta di andare avanti è venuta dopo aver parlato con il figlio Marco che mi ha detto che avrebbe preferito che il carnevale si fosse svolto regolarmente come avrebbe voluto suo padre. Tutta la comunità centese si unisce al dolore di questa famiglia per la dolorosa perdita” ha dichiarato il sindaco di Cento Fabrizio Toselli.

 

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L’episodio a Piumazzo di Castelfranco, attorno alle 13 di ieri quando la donna, che in passato aveva sofferto di problemi psichici, forse in seguito a un banale diverbio ha impugnato il coltello e ferito gravemente l’anziana coppia. Poi si è barricata in casa. I Carabinieri hanno fatto irruzione dal balcone.

PIUMAZZO di CASTELFRANCO (MO) –

Un terribile fatto di sangue ha scosso la tranquilla comunità di Piumazzo di Castelfranco, proprio nel giorno in cui si festeggiava il Carnevale. Erano circa le 13 quando, al civico 26 di via Ciro Menotti, una donna di 35 anni, Elena Gherardi, probabilmente al culmine di un diverbio, ha afferrato un coltello e ha ripetutamente colpito alla gola e al torace gli anziani genitori, Gino Gherardi, 79 anni, e Novella Ferri, 77.

Nonostante la gravità delle ferite, i due hanno trovato la forza di chiedere aiuto, prima urlando dal balcone per attirare l’attenzione dei vicini, poi riuscendo a raggiungere il pianerottolo del condominio. Per fortuna, gli altri condomini, a quell’ora tutti in casa per il pranzo, hanno intuito subito che qualcosa di grave era successo e hanno chiamato subito i Carabinieri e il 118. I sanitari hanno subito soccorso i due anziani, tamponando le ferite da taglio e trasportandoli d’urgenza all’ospedale di Baggiovara. 

La madre è entrata subito in sala operatoria, dove è stata sottoposta a un intervento per suturare una profonda ferita al collo, sotto alla mandibola. L’intervento è stato coordinato da un’equipe di Chirurgia Vascolare diretta dal Dottor Roberto Silingardi e di Otorinolaringolatria diretta dal professor Livio Presutti. Il marito, nel frattempo, è stato sottoposto a una TAC, che ha evidenziato una lesione all’esofago e anche lui è stato operato da una seconda equipe mentre era ancora in corso l’intervento sulla moglie. Entrambi gli interventi sono tecnicamente riusciti, ma i sanitari si sono riservati la prognosi. 

Mentre i genitori venivano soccorsi e trasportati, Elena Gherardi, che risulta disoccupata e che in passato è stata in cura per problemi psichici, anche se attualmente aveva finito il percorso di cura e non assumeva farmaci, si è barricata in casa. Temendo che potesse compiere un gesto estremo e che fosse ancora armata, i Carabinieri sono riusciti a entrare passando dal balcone dei vicini. La scena che si sono trovati davanti era degna di un film dell’orrore. C’era sangue dappertutto, anche se, data l’ora e l’arma, è probabile che la violenza si sia consumata in cucina, e che poi la coppia, ferita e sanguinante, sia corsa nelle altre stanze per cercare aiuto e sfuggire alla furia omicida della figlia minore. 

Elena Gherardi, che all’ingresso dei militari era sotto shock, è stata posta in stato di fermo per tentato duplice omicidio ed è tutt’ora piantonata nel reparto di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Baggiovara. Fondamentali per la ricostruzione della vicenda saranno le dichiarazioni dei coniugi Gherardi, una volta ripresisi dall’aggressione.

Sul posto è intervenuta poi anche la Scientifica, oltre al maresciallo della caserma dei Carabinieri di Castelfranco, il Comandante del Nucleo Investigativo di Modena Paolo Bigi, su richiesta del Pm De Sanctis, che si occupa dell’inchiesta, e alla Polizia Municipale. Poco dopo, allertata dai Carabinieri su quanto accaduto, ha raggiunto la casa dei genitori anche la primogenita dei Gherardi, di 51 anni.

Pubblicato in Cronaca Modena
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