Di Mario Vacca Parma, 20 febbraio 2024 - “Sono più di 300 le varietà registrate nel Registro delle Varietà da Vino adattate nel tempo al clima e alla cultura del territorio”, lo afferma Jacopo Vagaggini il Miglior Giovane Enologo Italiano per Vinoway Selection 2024, ed uno dei punti di forza del centro-sud Italia è la ricchezza dei vitigni autoctoni.
Di Mario Vacca Parma, 1 febbraio 2024 - Che i vini italiani siano tra i migliori al mondo è riconosciuto universalmente ma che la qualità degli spumanti prodotti nel Bel Paese è sempre più alta è stato ammesso anche all’ultimo “mondiale delle bollicine” tenutosi lo scorso novembre a Londra , il “The Champagne & Sparkling Wine World Championships” 2023 by Tom Stevenson, dominato dall’Italia.
Osservatorio Economico Vini Speciali dal 1991 (OVSE). Spumanti: stima consumi&valori&tipologia in Italia durante le Sante Feste. Una economia importante e un segnale per il Paese.
In 30 giorni volano 77 milioni di tappi + 3,7/3,9 straniere. 870 mio/€ la spesa totale degli italiani. Comolli: ”Rispetto allo scorso anno 2,4 milioni di bottiglie in più pari ad un 3,3% di incremento volumi e una spesa globale di +4,4% dovuto solo alle bottiglie nazionali. Plusvalenza e forbice molto ampia fra prezzo all’origine e fatturato al consumo per etichette italiane: 280 milioni di euro in cantina diventano 630 milioni sul mercato. Per Champagne volumi in crescita, fatturato in calo”.
Cresce ancora il consumo in Italia di vini spumeggianti, ritorna importante un consumo concentrato e stagionale, sempre al vertice la Gda nelle vendite ma con il prezzo medio più basso. Secondo anno di ripresa per horeca, aumento del consumo off-premise, non esplodono i rosè, bene i veri vini biologici certificati ma in abbinata stretta con il nome della cantina, sempre più brut e mono dolci. Purtroppo ancora carenze conoscitive alla mescita, meno consumatori giovanissimi, più consumi nella terza età, prezzi al consumo generalmente stabili, un po’ in calo alcuni Prosecco Doc. Ancora poco evidenti certe docg e doc di alta qualità; boom di etichette di vitigni autoctoni e innovativi con belle scoperte dal sud Italia, purtroppo con un consumo “vicinale e prossimale”. Questo in sintesi la previsione dei consumi di fine anno di OVSE-CEVES, stima dettata da esperienza e dati raccolti dagli operatori economici sul mercato.
APPROFONDIMENTO
Nei fatidici 30 giorni che oramai dal 1991, anno su anno, l’osservatorio economico internazionale prende a riferimento (dal primo ponte feste dicembre alla chiusura della settimana di Epifania), gli italiani berranno qualche bottiglia in più rispetto alle festività del 2018-2019. Una media di poco più di 2,5 milioni di bottiglie al giorno. Per la sola serata di fine anno voleranno 44-48milioni di bottiglie, altre due concentrazioni per Natale e per Epifania. In termini di tipologia di consumo grandi differenze: tradizione per Natale con più vini dolci e dry, per Epifania più vini Rosè anche ancora molto pochi rispetto ad altri paese, mentre una festa di capodanno con più vini secchi e brut. In totale circa 77 milioni le bottiglie made in Italy stappate per un valore alla produzione di circa 280 milioni di euro a fronte di una spesa degli italiani di 630 milioni di euro.
Saranno solo 3,7-3,9 milioni le bottiglie straniere, stappate soprattutto in ristoranti delle metropoli e in veglioni di locali notturni e in località di vacanza, per una spesa al consumo di altri 240 milioni. In crescita le bottiglie stappate di Champagne. Oltre 870 milioni di euro verranno spesi in bollicine per le festività 2019-2020. “Segnale di speranza e di voglia di vivere si direbbe…per dimenticare e guardare oltre una crisi politica perenne, un lavoro precario e latitante, vertenze industriali, vendite lente nei negozi ”è il commento di Giampietro Comolli, economista esperto di vini spumanti e presidente dell’Osservatorio Economico fondato nel 1991 con Fregoni e Niederbacher. Rispetto all’anno precedente Ovse rileva una crescita dei consumi nazionali del 3,3% (2,4 mio/bott in più), secondo anno consecutivo, dopo un lustro ad andamento piatto.
A fronte di un quasi stazionare valore unitario in cantina all’origine si riscontra un incremento di prezzo medio sul mercato del 4,4% (+0,40 cent a bottiglia): incremento dovuto esclusivamente alle etichette nazionali più conosciute. Valori al consumo stazionari, se non in calo, per le etichette top di Champagne. OVSE raccoglie dati da fonti certe, operatori, fatture, bolle, doc trasporto, prenotazioni ai tavoli, commesse e spazi destinati eventi.
“Forse c’è un eccesso di ricarico in horeca, rispetto al prezzo sulla scaffale e online!“ dichiara Comolli. Emerge che il Franciacorta, il Valdobbiadene, il Trento sono i vini più richiesti, di fascia alta, per le grandi cene. Con i dolci c’è il dualismo Cartizze sia brut che dry, e il tradizionale Asti. Crollo delle etichette poco note e non chiare nell’origine e nella marca, anche se copie di note. L’Universo Prosecco catalizza l’attenzione di 7 consumatori su 10. “Azzardando la stima – dice Comolli – si stapperanno circa 48-50 milioni di bottiglie Prosecco docg-doc, 10-11 milioni di metodo tradizionale classico fra Franciacorta, Trento, Alta Langa, Alto Adige, Oltrepo’, poi 6 milioni di Asti, 1 milione di autoctoni regionali e circa 8-10 milioni di altre tipologie compreso Durello, Nebbiolo, Lambrusco”.
Circa 20-22 milioni di italiani consumatori di vino, arriveranno a consumare durante le feste circa 1,9 bottiglie a testa. Le Festività 2019-2020 si caratterizzano per un gran numero di nuove etichette di vini spumanti da territori e vitigni autoctoni. La biodiversità spumantistica nazionale si arricchisce in 2 anni di 120-140 etichette delle aziende vitivinicole a sud degli appennini tosco-emiliani. Sul mercato troviamo bollicine a base di uve di Zibibbo, Ortrugo, Fiano, Catarratto, Bombino, Susumaniello, Monica Sarda, Nerello Mascalese, Bellone, Biancolella, Pecorino, Frappato, Passerina ma anche i più noti e già sperimentati Vermentino, Nebbiolo, Pigato, Malvasia di Candia, Aglianico, Inzolia, Erbaluce, Falanghina….
“E’ evidente – chiosa Comolli – che c’è voglia di bollicine. Il consumo regionale chiede anche una produzione locale. E’ la sostanziale differenza dell’Italia con Spagna che ha 1 sola DocSpumante nazionale, la Francia che ne ha 6, quasi tutte metodo tradizionale classico. Questa orizzontalità produttiva è un patrimonio eccezionale, ma ha anche forti difficoltà di penetrazione, di conoscenza, di destinazione ampia. Sono produzioni di nicchia che restano tali, ma valorizzano ospitalità, accoglienza. Gli spumanti d’Italia sempre più attrazione, buongusto e bellezza per i turisti stranieri. Non solo vino da bere!”
Il boom delle bollicine tricolori ha inizio dal 2005 con la nascita del Forum Spumanti d’Italia a Valdobbiadene che per 10 anni ha parlato con una voce unica, evidenziando le differenze tipologiche e esaltando diversità identitarie e di metodo, coinvolgendo e informando centinaia di MW, sommelier, opinion leader del mondo che così hanno “conosciuto” la varietà e qualità dei vini spumeggianti italiani. E’ da li che è partita anche la scelta di puntare su Valdobbiadene/Cartizze/Asolo Docg e Prosecco Doc per creare un brand nazionale, forte, trainante, autoctono, indipendente da modelli e mode, senza scimmiottare nessuno. Si è sdoganato, come dico, il “metodo italiano” che è una produzione autonoma e unica al 100%.
La enologia spumantistica italiana è diventata un pilastro dell’economia nazionale, con una bilancia export e un contributo al Pil di non poco conto: un valore totale annuo all’origine su 2,2 mld di euro che superano i 6,1 mld di euro al consumo finale.
La spumantizzazione è il processo che determina l'effervescenza dei vini. Sono due i metodi principali a essere utilizzati per fare in modo che il vino diventi effervescente: il metodo classico, che è alla base - per esempio - del brut Ferrari, e il metodo charmat. Quest'ultimo è noto anche con il nome di metodo Martinotti.
Con il metodo classico, la presa di spuma (altro termine con il quale viene indicata la spumantizzazione) si svolge direttamente all'interno della bottiglia: è qui che vengono introdotti lieviti selezionati e zuccheri indispensabili allo scopo. Occorrono specifiche accortezze affinché il procedimento vada a buon fine: per esempio, le bottiglie devono essere messe in orizzontale, in modo che i lieviti siano in grado di svolgere la propria funzione nel migliore dei modi. La durata del periodo di riposo, inoltre, deve essere almeno di un anno e mezzo. Al termine dei 18 mesi, comincia quella che si può considerare come la fase più delicata, visto che è necessario ruotare le bottiglie di un quarto e al tempo stesso inclinarle: tale azione deve essere ripetuta tutti i giorni.
La rotazione e l'inclinazione delle bottiglie fanno parte del cosiddetto remuage, grazie al quale i diversi residui derivanti dalla fermentazione si possono trasferire verso il collo della bottiglia. Il remuage in linea di massima dura un paio di mesi, e termina nel momento in cui le bottiglie arrivano a una posizione verticale. A questo punto si può effettuare la sboccatura: il collo della bottiglia viene congelato con un macchinario ad hoc prima che essa possa essere stappata. Ciò permette di espellere i residui della fermentazione e agevola la fuoriuscita delle fecce. Il vino fuoriuscito deve essere compenato con il liqueur d'expedition, uno sciroppo di dosaggio costituito da una miscela di zucchero e vino. Dopo che la bottiglia è stata tappata di nuovo, il vino può essere bevuto.
Con il metodo charmat, la spumantizzazione viene realizzata a partire da vini bianchi fermi. Il vino bianco va incontro a una prima fermentazione già nel corso del consueto processo di produzione; dopodiché tramite il metodo charmat si verifica una seconda fermentazione, che prevede l'aggiunta di zuccheri e lieviti, a temperatura costante e a pressione invariabile, all'interno di particolari tini in acciaio. La durata può variare a seconda dei casi, ma in genere è compresa tra 1 e 6 mesi. Nel corso di questo lasso di tempo, necessario per la spumantizzazione, la reazione dei lieviti fa sì che lo zucchero si trasformi in anidride carbonica e alcol: è così che compaiono le tipiche bollicine.
In un passaggio successivo, il vino che è stato ottenuto con la fermentazione viene filtrato; dopodiché si provvede al dosaggio di una miscela di zucchero e vino, prima che si possa arrivare al momento dell'imbottigliamento. Quest'ultimo è un processo che non deve essere sottovalutato, in quanto è proprio in bottiglia che il processo di spumantizzazione viene completato (almeno per quanto riguarda i vini basati sul metodo charmat). Così, il vino può essere bevuto: un prodotto finale ottenuto con un procedimento veloce e semplice. Dal metodo charmat si ricavano vini dalle note fruttate, contraddistinti da una notevole leggerezza e altrettanta freschezza. Il perlage è evanescente e grezzo.
Il metodo charmat è meno costoso, in quanto è più veloce e di più facile applicazione: esso permette di ottenere vini spumanti fruttati e aromatizzati, oltre che leggeri. L'esempio più noto è quello del prosecco.
Il metodo classico, viceversa, è più oneroso dal punto di vista economico, perché si basa su un procedimento più lungo ed elaborato. Ne derivano vini che risultano più corposi al palato, con un perlage persistente e fine, che possono essere bevuti a tutto pasto: il Ferrari Brut metodo classico lo dimostra.
Se il fenomeno Spumante in Italia è riuscito a svincolarsi dall'idea di bollicine unicamente legato alle ricorrenze, è merito sicuramente alle Regioni Italiane nelle quali la tradizione della spumantizzazione cresce diventando motore principale dell'economia enologica. Franciacorta su tutte per capacità imprenditoriale, Trento per la sua grande tradizione, Alta Langa e Oltrepòpavese per vocazione.
da L'Equilibrista - Reggio Emilia 30 giugno 2018 -
Quattro aree produttive del nord dell'Appennino, che piano piano, hanno saputo
farsi conoscere ed imporsi come validissime alternative alla bollicina per antonomasia francese e che sempre più, sono divenute sinonimo di Aperitivo o di Bolla a Tutto Pasto, in ogni ordine e grado di rivendita del vino, sia a mescita che asporto.
Una rivoluzione che ha visto regioni, da sempre caratterizzati da grandi rossi o profumati bianchi, abbracciare a tutto tondo la tradizione del metodo classico e vedere una nuova vita, approntare nuovi mercati e magari clienti mai conquistati prima.
Il fenomeno ha preso forma, proiettando l'Italia nel Mondo delle bollicine, proprio dall'ingresso sul mercato della bolla Metodo Martinotti per la verità, a rifermentazione in autoclave quindi, a base principalmente di uve Glera, denominata Prosecco. I comuni Trevigiani di Valdobbiadene e Conegliano forgiano bollicine che hanno permesso ad ogni angolo del nostro Paese di apprezzare un vino da aperitivo più facile e conviviale, alla portata di tutte le tasche e adatto a tutte le occasioni ed ecco il decollo.
Il fermento è stato travolgente ed immediato, tanto che la parola "Prosecco" ha soppiantato il termine stesso di vino Spumante, creando notevole confusione nel consumatore, generando difficoltà di comprensione riguardo gli stili produttivi e le aree di derivazione.
La bellezza dello spumante italiano metodo classico invece è la sua duttilità e la multiforme fragranza che ogni calice sprigiona caratterizzando zone per zona il nostro Paese, culla indiscussa della biodiversità. Pensiamo infatti alla Sicilia che nelle terre dell'Etna sta forgiando veri e propri campioni di potenza con personalità olfattiva mai visti prima per quelle zone, oppure la Campania da sempre vocata a magnifici vini bianchi di struttura e grande sensazioni saline e minerali che si è dimostrata all'altezza di una produzione oculata che va ad esaltare l'Avellinese, il Beneventano o le zone dei Campi Flegrei solo per citarne alcuni. Ma possiamo andare in una qualsiasi Regione del Bel Paese e trovare una proposta interessante che possa solleticare anche le papille più esigenti in modo inaspettato.
Non è quindi un caso se tutti i vignaioli italiani a poco a poco abbiano deciso di sposare l'orientamento alla rifermentazione in bottiglia, dedicandosi ad una evoluzione radicale sia nel pensiero che nella tecnica. Una delle attività più complesse e altamente rischiose che ci siano è proprio quella del produttore di vino, che viene esaltata e portata ai massimi quando si decide di dedicarsi alla spumantizzazione di qualità che solitamente prevede un prodotto mai pronto prima dei canonici 24 mesi almeno, aumentando la soglia di criticità.
Da questa necessità di approfondimento, basata sulla cernita di prodotti qualitativamente ineccepibili, sul soddisfacimento della curiosità del pubblico, la voglia di fare divulgazione di cultura della rifermentazione in bottiglia e della qualità che ne deriva, è nato un locale a Reggio Emilia che prende il nome di Spumanteria Classica Italiana, che già dal nome evoca il fulcro centrale dell'impegno e del lavoro, incentrato su prodotti nazionali, da tutte le regioni d'Italia, principalmente a Metodo di elaborazione Classico, con rifermentazione in bottiglia, stile Champagne, ma rigorosamente italiani.
Anche la location, curata nel dettaglio, enfatizza lo stile classico del vino, con richiami al Liberty, quale forma d'arte pittorica espressiva, che nella sua leggerezza meglio descrive il carattere del Vino Spumante, creando quella stessa atmosfera di inizio millenovecento, quando soprattutto le Bollicine Francesi cominciavano a farsi conoscere in Europa.
La forza di questo tipo di locale è far accrescere la curiosità nel cliente che soprattutto grazie al confronto con professionisti e vignaioli, ben coadiuvati dai gestori, tutti per altro sommelier professionisti, possono trasferire conoscenza nel consumatore che cresce di livello e diventa interlocutore esperto.
La Spumanteria classica italiana permette una vera e propria esperienza sensoriale a tutto tondo, con proposte di abbinamento perfetto, così come si è assistito durante la serata appena trascorsa in compagnia di Lia e Remo Falconieri che hanno presentato la loro Cantina e descritto il vitigno Erbaluce, unico vitigno italiano per il quale il disciplinare prevede la vinificazione nelle versioni spumante, fermo e passito, eccellendo a livello nazionale in tutte e tre le tipologie . "Gli acini assumono in autunno riflessi caldi e rosati che si fanno man mano più intensi e quasi color ambra nella parte superiore esposta al sole, in particolare nel momento in cui inizia a sorgere il sole che li colpisce obliquamente con i suoi raggi. Questa, molto probabilmente, è la ragione del suo nome che in origine era Alba Lux, ossia Luce dell'Aurora, poi trasformatosi in Erbaluce". La serata ha visto la degustazione di sei vini fra cui il primo MISOBOLO Erbaluce di Caluso Docg 2017, vino ricco di sensazioni floreali dal gusto deciso.
A seguire "T" 2015, da vendemmia tardiva (Novembre), certamente intenso e persistente, che precede SAN GIORGIO Erbaluce di Caluso Spumante millesimato 2015, forse il più storico della cantina perché prodotto dal 1951. Di gran nerbo e fine perlage poi CALLIOPE, da Erbaluce di Caluso Spumante millesimato 2013. Dal gusto secco ed asciutto è invece CIECK NATURE, Erbaluce di Caluso Spumante millesimato 2013.
A chiudere la serata è stato ALLADIUM Erbaluce di Caluso Doc Passito 2009 con un invecchiamento di 3 anni, vellutato e fresco. In abbinamento sono stati proposti 3 piatti tradizionali del Canavese, quali: trittico di frittate - asparagi, uova&cipolla, "Nodi"(uova&salame),battuta di Fassona all'Albesa e i formaggi erborinati - Blu di Morozzo, Blu del Monviso e Gorgonzola. Esempi come questi, portano L'Italia ad esprimere metodi classici di grande valore e struttura mantenendo personalità e distinzione, soprattutto nei confronti di mostri sacri della produzione francese che non vuole aggredire ma solo proposi come raffinata alternativa perché figlia del territorio locale, espressione massima della biodiversità italiana, qualcosa che la Francia e tutto il Mondo ci invidia davvero.
Il magico ed affascinante mondo della tecnica per la produzione dello Spumante e dello Champagne. E' davvero incredibile sapere quanto lavoro, tradizione e tecnica ci siano dietro quelle famose "bollecine" che sorseggiamo con tanto ed immenso gusto....e ne vale decisamente la pena!
Di Cecilia Novembri
Champagne e Spumante metodo classico, limpidezza, anidride carbonica e perlage che si rompe sulla superficie del vino rilasciando gli inconfondibili aromi: magia e tradizione!
Per la produzione di questi fantastici vini si parte dalla preparazione del vino base, con differenti varietà di uve, si prosegue con la pressatura e la fermentazione del mosto con le normali tecniche della vinificazione in bianco, quindi si passa all'assemblaggio, cuvée, per poi arrivare alla fase in cui il vino base viene addizionato di una miscela fatta di lieviti selezionati e di saccarosio, il liqueur de tirage.
Si arriva all'imbottigliamento effettuato con una chiusura ermetica con un tappo metallico a corona sotto il quale si trova un piccolissimo contenitore in plastica, bidule, che ha il compito di raccogliere il deposito alla fine del processo.
Le bottiglie vengono poste orizzontalmente in cantina e dove i lieviti consumano lo zucchero e l'ossigeno contenuto nel vino, depositandosi poi sul fianco della bottiglia, questa è la fase della maturazione sulle fecce, l'elevage sur lie, da uno a tre anni e alcuni millesimati anche molto di più. Alla fine di questo periodo di "riposo" occorre rimuovere il deposito: le bottiglie vengono poste a testa in giù nei fori dei cavalletti di legno, pupitres, dove vengono ruotate periodicamente per rimuovere il deposito con la tecnica del remuage, e riposizionate sempre leggermente più inclinate verso la punta per circa due mesi.
Tolte dalle pupitres le bottiglie sono conservate alcuni giorni completamente a testa in giù, tutte le fecce si depositano nel tappo, raccolte nella bidule. Occorrerà quindi eliminare il deposito con le due tecniche del Dégorgement.
Il primo metodo, à la volée, consiste nello stappare la bottiglia che, per effetto della pressione, fa uscire il residuo formato sotto il tappo, la bottiglia va poi prontamente ritappata con un rapido movimento di polso.
L'altro metodo, à la glace, è stato inventato a fine '800 e prevede di immergere il collo della bottiglia in una soluzione a -25°C che provoca il congelamento dei primi 4 cm di vino, quelli contenenti i residui.
All'apertura del tappo, la pressione interna espellerà il cilindro di ghiaccio. Questa tecnica, inizialmente anch'essa manuale, è stata poi meccanizzata ed è quella più utilizzata.
Il sistema à la volée, penso che sia indubbiamente più spettacolare, anche se meno pratico: è la vita che il vino ha acquisito e l'energia, la forza e il carattere che sprigiona!
CREDITS: - luxnic.be – pixabay.com – alimentipedia.it – anatollegno.it – intravino.com – electrummagazine.com – blog.giallozafferano.it – meteri.it – mondovino.ch – slideshare.net – degustate.it
Le "bollicine" sono come le candeline sulla torta... un Magnum Brut classico La Rocchetta non può mancare!
- Per le più importanti ricorrenze - "Magnum" Brut Classico "La Rocchetta". Le "Bollicine" che non temono confronti.
Le uve nobili, quali Chardonnay e Pinot Bianco, e la scrupolosa e lunga lavorazione esprimono la raffinatezza di uno spumante che ha ricevuto importanti riconoscimenti.
Il profumo si arricchisce sia delle note olfattive delle uve d'origine, sia della complessità dei lieviti selezionati utilizzati, conferendo al vino un ampio bouquet aromatico, che spazia dai fiori freschi ai frutti bianchi ai quali succede la fragranza del profumo di pane e delle erbe aromatiche. Irrompe in bocca per la ricchezza delle sue bollicine permettendo di essere non solo degustato come aperitivo, ma anche a tutto pasto.
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L'Emilia è diventata terra di spumanti ad alto impatto gusto-olfattivo. Grazie a particolari sperimentazioni non ha nulla da invidiare alle più note cantine italiane e francesi. -
Modena, 27 marzo 2015 -
Nasce il Lambrusco spumante 2011 metodo classico 30 mesi nelle versioni Brut e Pas Dosé.
Il riscontro continua ad essere incoraggiante anche per il lambrusco a rifermentazione Ancestrale 2012, un omaggio alla tradizione enologica.
Queste etichette, prodotto della sperimentazione e della ricerca dell'eccellenza da parte della famiglia Giacobazzi, sono disponibili in degustazione presso il Wine Shop e il "Museo del Vino e della Civiltà Contadina" a Nonantola (MO), una delle tappe del tour "Discover Ferrari & Pavarotti Land" organizzato dal Casa del Cavallino Rampante nel periodo dell'EXPO 2015.
Le due novità sono state presentate nei giorni scorsi a Verona, al Vinitaly e hanno incontrato sia il gusto di chi è legato ai vini della tradizione sia quello di chi cerca nuove esperienze gusto-olfattive. Il Lambrusco Spumante 2011 Metodo Classico 30 mesi nelle versioni Brut e Pas Dosé hanno infatti declinato ognuno a proprio modo i sapori e i profumi di una terra da sempre vocata alla produzione di eccellenze. Uve Sorbara in purezza vinificate in bianco e rifermentate naturalmente in bottiglia secondo il Metodo Classico per le due versioni dello Spumante vendemmia 2011. Due produzioni a tiratura limitata, che escono sul mercato dopo aver riposato sui loro lieviti per 30 mesi durante i quali hanno sviluppato caratteristiche uniche.
Ottimo riscontro anche per il Lambrusco a rifermentazione Ancestrale 2012 che, ottenuto seguendo l'antica tecnica di spumantizzazione con rifermentazione naturale in bottiglia grazie ai propri zuccheri residui, si presenta come un omaggio alla storia enologica della sua terra.
Le tre etichette, prodotto della sperimentazione e della ricerca dell'eccellenza da parte della famiglia Giacobazzi, sono disponibili in degustazione e in vendita presso il Wine Shop e il "Museo del Vino e della Civiltà Contadina" a Nonantola (MO). Proprio per la capacità di produrre vini straordinari e per il suo impegno a mantenere viva la memoria della tradizione, Gavioli Antica Cantina è stata scelta dalla Ferrari tra le realtà di eccellenza nel panorama modenese per il "Discover Ferrari & Pavarotti Land".
Il tour per tutto il periodo dell'EXPO 2015 condurrà i partecipanti alla scoperta del cuore della terra del Cavallino Rampante: terra del mito del Made in Italy e del gusto, di auto leggendarie e di una indiscussa tradizione eno-gastronomica, di cui il Lambrusco è tra i protagonisti assoluti.
Le bollicine in netta controtendenza rispetto all’export dei vini italiani. (+16% nei primi 9 mesi dell'anno)
Roma dicembre 2013 -
Balza a 1,3 milioni di ettolitri l'export di spumanti italiani nei primi 9 mesi del 2013, un quantitativo in crescita dell'8% su base annua, in netta controtendenza rispetto all'andamento complessivo delle esportazioni di vini tricolore. È quanto emerge dalle elaborazioni Ismea dei dati Istat, da cui si evince anche un incremento di oltre il 16% del fatturato all'estero generato dalle bollicine italiane.
A trainare la domanda oltrefrontiera è il segmento catalogato sotto la voce "altri spumanti Dop" - partecipata in misura rilevante dal Prosecco - con incrementi del 27% in volume e del 28% in valore. Per questa categoria si è riscontrato, in questi 9 mesi, un significativo incremento delle vendite in Regno Unito, che con un più 70% in volume (+67% in valore), resta primo nella lista dei mercati di destinazione. Anche negli Usa le spedizioni hanno messo a segno forti progressi sia in quantità che in valuta (rispettivamente +32% e +33%), mentre l'export verso il mercato tedesco ha accusato una decisa battuta d'arresto, riducendosi del 22% in volume e del 6% in termini monetari.
Per l'Asti spumante, che da solo rappresenta il 21% dell'export di bollicine, il dato cumulato da gennaio a settembre 2013 rivela un calo dell'1% dei quantitativi all'estero, a fronte di introiti cresciuti dell'8%. La caduta dei volumi è imputabile essenzialmente alla flessione delle esportazioni in Germania (-23% sia in quantità che in valore). Di contro, si è registrato un netto rafforzamento della presenza in Russia dove le spedizioni di Asti hanno raggiunto i 35 mila ettolitri (+46% su base annua), per un controvalore di circa 16 milioni di euro (+52%). Con questo risultato il mercato russo scavalca, per il momento, quello statunitense e si colloca al secondo posto dietro la Germania. Complice anche la deludente performance nel mercato a stelle e strisce, con 33 mila ettolitri (-6%) e una lieve flessione anche dei corrispettivi valutari. Bene le vendite in Francia e Regno Unito, paesi entrambi in cui l'export ha fatto segnare incrementi a due cifre.
Per i vini italiani nel complesso - conclude l'Ismea - le elaborazioni relative al periodo gennaio-settembre 2013 segnalano una flessione del 3% delle esportazioni in quantità, a fronte di un fatturato cresciuto dell'8%.
(ISMEA)
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