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di Redazione Parma 27 marzo 2020 - In Italia, così come nel resto del mondo, l'educazione finanziaria ha un posto sempre più centrale. Impossibile pensare di poter gestire le proprie finanze, i propri risparmi e gli investimenti senza sapere cosa fare e senza avere un minimo di conoscenza di quelle che sono le leggi dell'economia. Sì, perché per avere pieno possesso di quelli che sono i mezzi a propria disposizione è importante conoscere anche come farli fruttare nel migliore dei modi possibili. 

Ecco, quindi, che si deve cercare di indirizzare ogni singolo soggetto verso l'apprendimento delle migliori tecniche di gestione e di investimento delle risorse finanziarie a propria disposizione. Il mondo cambia repentinamente e con esso anche le esigenze. Cambiano le condizioni economiche, cambia il tessuto sociale e ognuno di noi deve adeguarsi al cambiamento e reagire di conseguenza. Importante, quindi, imparare a padroneggiare la tecnologia che è diventata sempre più fondamentale nella gestione della propria situazione finanziaria. Competenze tecnologiche e competenze in ambito finanziario viaggiano, quindi, sullo stesso binario.

Ma qual è, al momento, la situazione in Italia? Purtroppo nel corso degli anni si è notato come nel nostro Paese l'apprendimento di queste specifiche competenze va a rilento. Se si fa un paragone con quello che accade in altri Stati dell'Unione Europea, si nota che in alcuni di questi c'è una consapevolezza maggiore. Si dovrebbe partire dalle pubbliche amministrazioni e arrivare fino al singolo cittadino: una rivoluzione digitale e finanziaria che potrebbe portare a dei risultati inaspettati.

Tuttavia, il singolo cittadino interessato ha la possibilità di acquisire un'educazione finanziaria anche da "autodidatta", grazie all'aiuto di risorse editoriali, portali ed esperti del settore in grado di chiarire le idee e indicare nuove strategie per risparmiare e investire

Un vero e proprio punto di riferimento è il portale Affari Miei. Secondo l'anima del sito Davide Marciano, opinioni su quello che sono diventati il mondo finanziario, gli investimenti e tutto quello che gira attorno all'argomento sono necessarie per riuscire a capire come muoversi. Si tratta di consigli che vengono dati alla luce di un obiettivo semplice ma fondamentale: imparare a gestire le proprie finanze, così da non avere problemi economici.

Si potrà e si dovrà imparare come fare a risparmiare, quali sono le spese che è possibile tagliare e in che misura, quali sono gli investimenti migliori da prendere in considerazione e così via. Solo in questo modo si avrà la consapevolezza giusta per far fruttare al meglio le proprie possibilità, costruendone anche di nuove.

Pubblicato in Economia Emilia

di redazione Parma 26 marzo 2020 - La finanza green coinvolge sempre più banche e investitori, così come confermato anche dall’ultima analisi di The Innovation Group, società di servizi di consulenza e di ricerca di mercato, che prende in considerazione i trend relativi ai mercati offrendoci un quadro più chiaro della situazione e delle prospettive future.

Ad oggi, l’interesse per tutto ciò che è green sembra crescere anche nel settore finanziario, anche se i numeri sono ancora ridotti rispetto a quelli degli investimenti tradizionali. Basta prendere in considerazione il comparto dei green bond che, seppur in crescita con un aumento del 45% nel 2019 rispetto all'anno precedente, risulta comunque poca cosa rispetto ai bond tradizionali. Certo, il paragone deve essere preso con le pinze, più che altro perché ci troviamo di fronte a un ambito nuovissimo che ancora non coinvolge appieno la totalità degli investitori, anche se ha dati e potenziale di crescita assai elevato.

In Italia il mercato dei green bond ha un discreto successo. Secondo il Sole 24 Ore, a novembre 2019 risultavano emessi green bond per un valore di 5,4 miliardi di euro, collocando il nostro Paese al sesto posto in Europa per le emissioni di titoli verdi dopo Francia, Germania, Olanda, Svezia e Spagna.

Secondo l'analisi di The Innovation Group, nello scenario attuale le banche e gli investitori puntano su aziende capaci di dimostrare la sostenibilità del proprio operato, caratterizzate da un social impact investing, ovvero un impatto sociale positivo. In tale frangente, meno interessanti divengono le realtà poco virtuose, mentre vengono escluse del tutto le situazioni catalogate come a zero impatto sociale, come il comparto della produzione di armi e di tabacco.

Nell'ottica di un'economia e una finanza sostenibili, alcune aziende come la banca ING, si sono dirette verso un cambio radicale dei modelli tradizionali. Nello specifico, ING si dimostra come una delle banche più attente all'eco-sostenibilità, promuovendo attivamente iniziative e ricerche di settore.

Sul campo, la banca olandese si è impegnata nel definire specifici obiettivi aziendali volti ad arginare e contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici. Uno di questi è il cosiddetto “Progetto Terra”, che prevede la cessione di finanziamenti solo a quelle aziende che si impegnano a sostenere un impatto sociale positivo, eliminando progressivamente i finanziamenti alle centrali termoelettriche a carbone entro il 2025.

Ancora, ING ha deciso di stanziare ben 100 milioni di euro per le scaleup, ovvero quelle startup ad alto tasso di innovazione che hanno già penetrato il mercato, ma puntano ad un'espansione più ampia ed hanno bisogno di maggiori capitali. Lo ha già fatto con l'olandese Black Bear Carbon, che ricicla pneumatici usati per ottenere il nero di carbone; e con la Milgro, una società di consulenza che aiuta i propri clienti ad avere una maggiore attenzione e cura della gestione delle risorse, a partire dagli sprechi d'acqua

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di Redazione Parma, 26/3/2020 - In un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo, ci sono dei settori che sono più in sofferenza di altri. Al momento, il settore che più di altri è colpito da una crisi di riflesso è quello del turismo. Voli cancellati, prenotazioni non pervenute, hotel chiusi: la situazione attuale non è delle migliori se ci si aggiunge anche il divieto di viaggiare e la chiusura dei confini di moltissimi Stati in ogni angolo del mondo. Si tratta di un settore che sta vivendo una crisi abbastanza profonda, dalla quale verosimilmente si potrà riprendere verso la fine di questo 2020 stando a quanto detto dagli esperti.

Cosa ci raccontano, invece, gli altri settori e in particolare quello degli investimenti? In un momento di grande incertezza, le domande degli investitori sono tante. Avere degli investimenti in corso o farne di nuovi spaventa ed è per questo che è necessario avere le idee chiare prima di fare qualsiasi scelta.

Quello che molti italiani si domandano in questo momento è se vale la pena pensare a dei nuovi investimenti o è arrivato il momento di chiudere anche quelli esistenti. Meglio la liquidità o un investimento per il futuro? Per cercare una risposta a queste domande è necessario l'aiuto di chi, essendo del settore, riesce ad analizzare da vicino l'andamento dei mercati e a dare delle dritte utili per le proprie finanze in un periodo di forte incertezza.

Come ci spiegano gli esperti di Affari Miei, opinioni specializzate su argomenti così delicati sono quello che serve per capire come muoversi in questo periodo storico di incertezza. Del resto, in questo momento il singolo investitore può fare ben poco per invertire la rotta. Si tratta di un momento che sarà destinato a passare e dal quale, poi, si dovrà ripartire. Proprio per questo motivo si consiglia di avere fiducia e di non avere fretta nel vendere le proprie azioni o, ancora, nell'annullare i propri investimenti. Come spesso si suggerisce in ambito economico e in quello degli investimenti la fretta di agire potrebbe essere una cattiva consigliera.

Attendere di capire quali saranno gli sviluppi delle prossime settimane per poi decidere come agire è la soluzione migliore per chi non vuole perdere tutti i propri risparmi, magari ottenuti con il lavoro di una vita. Si tratta di una situazione complessa che, però, dovrebbe iniziare a diventare più chiara man mano che passeranno i giorni e si verranno a delineare nuovi scenari.

Pubblicato in Economia Emilia

di Francesca CAGGIATI – Stiamo vivendo un momento particolarmente difficile per tutti, in particolare per il commercio costretto - in alcuni settori - a chiudere prima di altri le serrande dei negozi per le disposizioni messe giustamente in atto in questo periodo di emergenza sanitaria. 

E quando si è chiusi in casa si capisce quanto vale la nostra libertà di muoverci, in particolare se capita di far cadere il cellulare e trovarsi con lo smartphone acquistato da poco in mille pezzi e non si sa a che santo votarsi.


Incontriamo Emanuele Settecasi, 29 anni, titolare di The Phone Clinic, negozio di riparazione e vendita di dispositivi elettronici come iPhone, iPad e Mac e specializzato nelle marche Apple, Samsung e Huawei che si trova in strada della Repubblica, 98/A a Parma. Attività iniziata per passione circa dieci anni fa e diventata il suo lavoro.


Come state vivendo questa emergenza? E come vi siete organizzati?
“Ci siamo organizzati con le assistenze e le vendite a domicilio, muniti di mascherine a norma, guanti e divisa, per evitare che il cliente stesso debba uscire.”


Quali sono i vostri normali servizi?
“Ripariamo cellulari, tablet e pc. Inoltre vendiamo dispositivi ricondizionati direttamente da noi, controllati e messi in vendita a prezzi competitivi e ottima qualità.”


Ne avete approntato di nuovi ultimamente?
“Si ultimamente, visto il dilagare dell’epidemia, ci siamo adeguati a ciò che è la situazione attuale. Abbiamo attivato il servizio a domicilio: ritiriamo il dispositivo direttamente a casa del cliente e in giornata lo riportiamo. In più abbiamo attivato la vendita online su www.thephoneclinic.it, in cui abbiamo pezzi nuovi e molti prodotti ricondizionati, disponibili con consegna a domicilio del dispositivo acquistato o con spedizione mezzo corriere. Con il coupon #IOSTOACASA è inoltre possibile avere sconti su prodotti selezionati anche fino a 100 euro.”


I tempi di riparazione si sono allungati o riuscite ad essere ancora tempestivi?
“I tempi variano a seconda del modello. Mi spiego meglio. Per iPhone ad esempio, riusciamo a fare la riparazione in auto nel giro di circa 20 minuti direttamente vicino all'abitazione del cliente, avendo anche la disponibilità di pezzi in casa, per altre marche ordiniamo il ricambio quindi le tempistiche richiedono almeno 24/48h dall'ordine.”

 

Pubblicato in Economia Parma

Non dobbiamo farci illusioni! Prima di vedere la luce dovranno passare ancora molte settimane.
 
Di Lamberto Colla Parma, 22 marzo 2020 - Oggi è il 30esimo giorno dell'anno 1 dell’Era COVID-19 e 11° pandemico.

Siamo solo all’undicesimo giorno dalla dichiarazione di pandemia e al 30esimo dalla dichiarazione di stato di crisi in alcune aree nazionali. Sembra trascorso un anno, soprattutto per i confinati in casa, per i sanitari impegnati contro un nemico terribile, fiancheggiato da una parte di popolo ignorante che, nelle pieghe interpretative delle ordinanze e decreti, pensa di sfuggire al destino COVID-19 mentre altro non fa che mettere a repentaglio l’altrui esistenza in vita.

Purtroppo il Governo non ha voluto prendere maggiori rischi e ha gradualmente infittito la maglia delle disposizioni, procedendo al soffocamento dei più disciplinati senza per questo interrompere in modo consistente la diffusione del contagio (l’ennesima restrizione alla mobilità è stata introdotta nella serata di ieri, sabato 21 marzo, con l’annuncio in diretta facebook del Presidente Giuseppe Conte alle 23,25).

In una condizione di assenza di vaccino (prevenzione) e nemmeno di efficace cura, l’unica terapia è soffocare il virus. Lasciare che il virus muoia negli organi contagiati e che non si diffonda attraverso l’unico veicolo possibile: l’umano.

In troppi ancora non hanno compreso questo semplice quanto facilmente applicabile strumento di contrasto all’epidemia.

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Sarebbe sufficiente una miscela di senso civico, condita da una buona organizzazione logistica e insaporita da rilassanti letture intrafamiliari, magari alternata da giochi di gruppo (familiari) e la cosa potrebbe scorrere via con una certa serenità.

Al contrario, più e più volte al giorno, dobbiamo ascoltare gli inviti a non uscire e ogni due massimo tre giorni una nuova ordinanza sempre più restrittiva.

Sembra quasi che si voglia scaricare la responsabilità totalmente sui cittadini indisciplinati e non a una errata lettura del problema, sin dalle sue origini da parte dei governi.

Così sono trascorsi, quasi inutilmente, 30 giorni, 11 pandemici. Oltre 4.000 decessi 15 dei quali tra il personale sanitario e nonostante tutto c’è ancor agente che fa il furbetto, gira col cane, si prepara per delle maratone che non si faranno e con la scusa della spesa va due o tre volte al centro commerciale, pensando di non essere riconosciuto dalle cassiere che oltretutto si sentono prese in giro e sottoposte a un rischio ancor maggiore.

Loro che alla pari dei sanitari, dei corpi di polizia, dei volontari e di tutti quelli che continuano a lavorare per mantenere accesa la fiamma dell’economia italiana e dell’approvvigionamento alimentare dei costretti, si espongono al rischio di contagio, magari contratto proprio da qualcuno di quegli incoscienti portatori di morte inconsapevoli e ignoranti.

Tutto questo per far comprendere che la strada da percorrere sarà ancora molto lunga.

Se fossimo nelle condizioni di vaccinare, dovremmo raggiungere almeno il 75% dell’intera popolazione per ottenere un sufficiente tasso di immunità di “gregge” come la definì Boris Johnson o meglio di “massa” per garantire una certa immunità per la restante quota non vaccinata.

Ma il vaccino non esiste e il raggiungimento della presunta immunità di massa, sempre che sian verificabile la sua efficacia, posto che anche le comunità scientifiche sono in disaccordo sul tema, verrebbe raggiunto dopo uno sterminio.

Una selezione naturale con la quale è ben poco facile familiarizzare.

Immaginiamo ad esempio che il tasso di decesso sia del 3% su una popolazione infetta del 75%. Vorrebbe dire che si raggiungerebbe il traguardo dell’immunità di massa dopo aver lasciato sul capo di battaglia (considerando 60 mln di abitanti) 1.350.000 corpi, ovvero pari alla popolazione complessiva di Milano e di Piacenza.

Lo stesso Boris Johnson, dopo la sua sparata, per non dire altro, avrà fatto i conti e sarà giunto alla conclusione che forse la posta in gioco sarebbe stata un po’ troppo alta, convincendosi a adottare misure analoghe a quelle italiane, così tanto derise nei giorni precedenti.

Ma se non vogliamo che quel tragico numero cresca ulteriormente, a causa della mancanza di disciplina di certuni che con la loro condotta alimentano i pronto soccorsi e le terapie intensive, oramai esaurite, BISOGNA STARE A CASA.

Bisogna stare a casa e per di più armarsi di santa pazienza perché il periodo di “clausura” sarà lungo.

Proviamo infatti a fare due conticini aiutandoci con il grafico che riporta l’andamento quotidiano delle chiamate d’emergenza 118 di Piacenza. Un andamento simile lo hanno anche altre città, come Parma e Reggio Emilia, seppure con numeri diversi, e perciò il ragionamento lo possiamo svolgere, valevole per tutta Italia, osservando la sola Piacenza.

PC_118_2.pngCome si vede dal 22 febbraio al 5 marzo la crescita sembrava contenibile ma dal 7 marzo all’11 marzo il salto è stato del 50% e negli ultimi 9 giorni, salvo qualche momento che lascia sperare in un arretramento, la curva sembra essersi stabilizzata su una media elevata. Si potrebbe desumere che il contagio sia contenuto e che tra ulteriori 9 giorni possa effettivamente iniziare la fase calante. In teoria quindi il 31 di marzo potrebbe iniziare la discesa, che se dovesse rispecchiare la sua prima parte speculare, raggiungerebbe 30 giorni dopo, e saremmo al 30 di aprile, la quota compresa tra 1 e 7 ricoveri al dì.
L’8 maggio perciò, al 60esimo giorno pandemico, saremo ancora blindati in casa. Troppo presto per essere liberati.

Un traguardo che però non ci garantirebbe l’immunità. Se tutto dovesse procedere per il meglio a quella data potremmo essere alla fase attuale della Cina.
Infatti, il paese della Grande Muraglia, dopo aver raggiunto la quota di zero contagiati, oggi contano di 41 nuovi contagi importati da stranieri che hanno fatto ritorno per lavoro e, ovviamente, posti subito in quarantena dalle autorità cinesi.

Tutto ciò vuol dire che si dovranno mantenere semi chiusi i confini ancora per molto tempo, che la libera circolazione degli umani sarà comunque fortemente limitata e questo porterà a nuovi cambiamenti nei costumi e nel lavoro.

Si dovrà adottare un nuovo modello economico, presumibilmente più impostato sull’autarchia, ci adatteremo a nuovi modelli sociali meno liberi e ... di questo ne pareremo un’altra volta.

A oggi deve rimanere in testa che dobbiamo rassegnarci a cambiare stile di vita, rapidamente e senza drammi perché, il vaccino non sarà pronto prima del primo trimestre del 2021 e sino a allora, a meno che non vogliamo paragonarci a un gregge, dobbiamo tutti quanti “Stare lontani lontani”.

Recupereremo le letture, i valori familiari e la frugalità, quasi da tempo di guerra.

Purtroppo questa è una guerra e da qui ...l’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!

Video megafoni:
Sissa https://youtu.be/9nYpLedfLj4
Felino: https://youtu.be/pd7A3p45bnI

Video Parma deserta Francesca Bocchia:
https://youtu.be/mHsEb7Rlk9Q
https://youtu.be/pIL8wrhjPIo
 
 

(Foto di Francesca Bocchia)

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Pubblicato in Politica Emilia

Editoriale:  - Bisogna armarsi di una gran pazienza. Il tunnel è lungo. - Lattiero caseario. Coronavirus e preoccupazioni commerciali   - Cereali e dintorni. Fase confusa e critica dei mercati. -  Le aziende vitivinicole al tempo del coronavirus – una preziosa iniziativa che può aiutarle...

Cibus-12-22mar2020-COP.jpgSOMMARIO Anno 19 - n° 12 22 marzo 2020
1.1 editoriale
Bisogna armarsi di una gran pazienza. Il tunnel è lungo.
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Coronavirus e preoccupazioni commerciali    
4.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Fase confusa e critica dei mercati.
6.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Varie fonti news
8.1 apicoltura  “Apicoltori reggiani assediati dai ladri di alveari”
8.2 agricoltura  Agricoltura. Le richieste della Regione alla ministra Bellanova
9.0 vitivinocoltura e covid-19 Le aziende vitivinicole al tempo del coronavirus – una preziosa iniziativa che può aiutarle
9.1 bonifica parmense Bonifica Parmense, orari e disposizioni per l’emergenza da Coronavirus
10.1 promozioni “vino” e partners
12.1 promozioni “birra” e partners

 

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Sabato, 21 Marzo 2020 15:44

Decreto Cura Italia: misure insufficienti

Confcommercio ritiene le misure introdotte a sostegno delle attività economiche dal decreto Cura Italia come “il punto di partenza per il molto di più che è necessario fare in risposta ad un’emergenza sanitaria che si è fatta anche emergenza economica e sociale. Per il nostro sistema economico le conseguenze della chiusura della pressoché totalità degli esercizi commerciali, dei ristoranti, dei pubblici esercizi, degli alberghi, delle discoteche, dei mercati, del terziario rappresenta un colpo pesantissimo.

Alla luce di questa considerazione di fondo, si ribadisce l’esigenza di una più ampia ed inclusiva moratoria fiscale. Ciò significa, tra l’altro, che va decisamente rivista al rialzo la soglia massima dei 2 milioni di euro di ricavi fissata per l’accesso al regime di sospensione delle scadenze fiscali per il mese di marzo.
Nell’immediato serve inoltre un aiuto serio e concreto per i danni subiti in termini di crollo di fatturato; insomma serve più liquidità alle imprese, e in prospettiva investimenti efficaci e sostegno alla domanda.

Accogliamo invece favorevolmente la comunicazione odierna del Ministero del Lavoro che, in risposta anche alle nostre richieste, ha bloccato il clickday inizialmente previsto per i lavoratori autonomi per ottenere il bonus da 600 euro. Verrà presto comunicata una data a partire dalla quale si potranno presentare le domande.

E’ di fondamentale importanza pensare già adesso al successivo provvedimento di aprile, dove dovranno essere messe in gioco ben altre risorse, auspicabilmente in stretta collaborazione con l’Unione Europea.
Occorrono da parte di tutti scelte chiare e decise, noi continueremo a fare la nostra parte e non ci tireremo indietro.

Massimo Miani, Presidente Nazionale della categoria:“Dalla relazione tecnica del decreto emerge la marginalizzazione delle centinaia di migliaia di lavoratori ordinistici”

Roma, 18 marzo 2020 – Dalla lettura della Relazione Tecnica che accompagna i 127 articoli del Decreto “Cura Italia” emerge che i 25 miliardi aggiuntivi di titoli di Stato, di cui viene autorizzata l’emissione, andranno a finanziare interventi che impattano sull’indebitamento 2020 per 3,2 miliardi euro, a fronte di misure di potenziamento del Servizio sanitario Nazionale;10,3 miliardi di euro, a fronte di misure di sostegno al lavoro; 5,1 miliardi, a fronte di misure di sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario; 2,3 miliardi, a fronte di misure fiscali a sostegno della liquidità delle famiglie e delle imprese.
La parte restante è dedicata ad altre misure, tra cui i tanto discussi 500 milioni per il settore aereo, ma sostanzialmente riconducibili alla partita Alitalia. Dei 10,3 miliardi di misure a sostegno del lavoro: circa 7 sono relativi a misure fruibili solo da lavoratori dipendenti; circa 3 anche da lavoratori autonomi.

Sono i numeri messi in fila dal Consiglio nazionale dei commercialisti, dai quali emerge, secondo il presidente nazionale della categoria, Massimo Miani “una significativa emarginazione delle centinaia di migliaia di liberi professionisti iscritti agli ordini professionali con proprie casse previdenziali, posto che per questi ultimi viene consentito soltanto di provare ad accedere, in concorrenza però con tutti gli altri lavoratori dipendenti e autonomi, al cosiddetto “reddito di ultima istanza” per il quale il decreto stanzia 300 milioni appena degli oltre 10 miliardi dedicati a questo comparto di misure”.

Dei 5,1 miliardi di misure di sostegno della liquidità 1,6 miliardi sono riconducibili al rifinanziamento del fondo centrale di garanzia per le PMI; 1,7 miliardi sono riconducibili alle misure per la moratoria fino al 30 settembre della restituzione dei prestiti delle PMI; 400 milioni riconducibili alle misure per la sospensione dei mutui prima casa.

Con specifico riguardo alla moratoria del rientro dei prestiti a favore delle PMI , la relazione tecnica stima in 219 miliardi l’importo complessivo dei prestiti che ne beneficerebbero: 97 miliardi di linee di credito in conto corrente (di cui 66 miliardi utilizzati); 60 miliardi di finanziamenti accordati per anticipi su fatture e altri titoli di credito (di cui 35 miliardi utilizzati); 29 miliardi per altri prestiti a breve termine; 33 miliardi di sospensione rate relative a mutui, leasing e altri prestiti a medio-lungo termine.
Dei 2,3 miliardi di misure fiscali: 982 milioni sono riconducibili al blocco della riscossione dei ruoli; 880 milioni sono riconducibili al bonus di 100 euro per i dipendenti con redditi fino a 40.000 euro che a marzo vanno regolarmente al lavoro; 356 milioni sono riconducibili al credito di imposta pari al 60% dell’affitto di marzo di negozi e botteghe per gli esercenti “chiusi” per decreto.

“Sul punto – commenta Miani - va sottolineato che la Relazione Tecnica conferma come nessun costo per lo Stato, in termini di indebitamento, hanno invece le sospensioni dei versamenti di IVA, ritenute e contributi in scadenza a marzo e aprile, disposte per i “piccoli” e per le attività economiche delle filiere “più esposte”. Ciò dipende dalla brevità della sospensione (tutti gli importi sospesi devono infatti essere versati entro l’anno, a partire già dal mese di maggio). L’adeguatezza delle misure di sostegno al lavoro – commenta il numero uno dei commercialisti - è ovviamente fuori discussione, specie per tutte quelle attività che sono state costrette a chiudere per decreto. Così come significative sono alcune delle misure di sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario”.

“Quello che non funziona – conclude Miani - è l’evidente marginalizzazione di centinaia di migliaia di liberi professionisti ordinistici, tra i quali sono numerosissimi i giovani con redditi già bassi nei periodi di normalità economica che rischiano davvero di ritrovarsi ultimi tra gli ultimi e peggio che dimenticati, in quanto qui non c’è alcuna dimenticanza, ma scelte precise.Così come salta all’occhio l’assoluta assenza di misure straordinarie di effettiva riduzione del cuneo fiscale a carico del datore di lavoro: una scelta che, messa a fianco di quella opposta compiuta sul versante del potenziamento delle misure di cassa integrazione, rischia di trasformare il Decreto Cura Italia in un enorme spinta psicologica a ricorrere il prima possibile e il più possibile alla cassa integrazione anche per quei datori di lavoro che, con un mix di misure più accorto e bilanciato, potrebbero fare nelle prossime nove settimane scelte diverse”.

In allegato il Documento del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti " Le novità del decreto sull'emergenza da Covid-19 (D.L.n.18/2020 c.d. Cura Italia)

Pubblicato in Lavoro Emilia

Quando le nostre "stalle" verranno riaperte avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
 
Di Lamberto Colla Parma, 15 marzo 2020 - Oggi è il 23esimo giorno dell'anno 1 da coronavirus e 4° giorno pandemico.

Da quel fatidico 22 febbraio la vita dei cittadini italiani si è stravolta.

Dapprima furono i 50.000 lombardi dell’area lodigiana a venire obbligati nelle loro abitazioni, quindi venne una gran parte emiliana e infine tutta la penisola è stata messa sotto protezione.

Ma da quel giorno in cui il mondo, terzo mondo compreso, venne a conoscenza dell’infettività italiana si iniziò a scrivere una storia rovesciata.

I barconi dei migranti si sono trasformati in lussuosi transatlantici da crociera respinti da ogni porto, gli italiani ospiti dei resort più cool del mondo messi in isolamento, altri rispediti al mittente senza nemmeno farli scendere dall’aereo che li aveva portati alla tanto agognata meta di villeggiatura. Da subito 14 paesi chiusero le frontiere agli italiani, tra i quali anche paesi africani e, giusto per dirla tutta, persino il Molise vietò l’ingresso ai lombardi, emiliani e veneti.

Ai primi di febbraio ancora si discuteva se chiudere i porti all’immigrazione e alla fine il mondo intero, UE compresa, chiuse le porte all’Italia.

Nell’arco di 24 ore, o poco più, il razzismo, la discriminazione etnica e i respingimenti alle frontiere, da terra, da mare e da cielo, si sono rivolti verso il Paese dell’accoglienza per eccellenza.

Nessuna titubanza, nessun ministro degli interni maldiviano, austriaco o rumeno è stato messo sotto processo.
Sotto processo sono invece andati gli italiani, untori del mondo come tedeschi, francesi e statunitensi ebbero l’impertinenza di dichiarare.

Da quel 23 febbraio l’Italia si è trovata isolata, ma non sola. Il miracolo Italiano si sta per realizzare nuovamente.
Nonostante le incertezze e titubanze, anche comprensibili del Governo, dalla maggioranza frastagliata all’opposizione, da nord a sud, tutti hanno iniziato a fare squadra.

Purtroppo la mamma degli imbecilli è sempre incinta e gli sbruffoni con la voglia di disobbedire alle indicazioni di buon senso per arrestare nel più breve tempo possibile la diffusione del ”testimone di morte” ci saranno sempre, ma alla fine anche costoro rientreranno nei ranghi, volenti o nolenti.

E ora l’Italia è osservata. Osservata per la forza e determinazione che sta dimostrando con la dignità e autorevolezza che riesce a mostrare tutte le volte che sta affondando.

Per risorgere l’Italia ha sempre bisogno di sbattere in una “Caporetto”.

Ma dopo non ce ne sarà più per nessuno! Perché “Andrà tutto bene!”

Milioni di euro già raccolti e donati agli ospedali, volontari usciti fuori come fossero funghi dopo una giornata di pioggia, medici in pensione che si ripresentano dal vecchio datore di lavoro, scouts che vanno a consegnare spesa e farmaci agli anziani, cittadini qualsiasi che assistono i vicini di casa più deboli perché questi ultimi sono stati isolati dai figli o nipoti confinati in una altro comune, magari a soli pochi chilometri.

Dignità, orgoglio e autorevolezza italica che è stata ben rappresentata dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. immediatamente dopo l'infelice uscita della presidente della BCE, Christine Lagarde. Un esempio di stile politico che ha raggelato il mondo intero. Poche efficaci, eleganti quanto incisive parole che hanno fatto tremare e che riproponiamo: "L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi,  a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione."
 
Oggi le città e i villaggi sono deserti. La gente è rintanata in casa in una promiscuità alla quale non era più abituata. La regina dei fornelli non è più sola, ha figli, nipoti e un marito che 24 su 24 e 7 su 7 gironzolano, sporcano e disturbano in contrasto con la frustrante solitudine di un tempo.
 
Non è infatti un caso che al 12 marzo già 700 ragazzi, oltre a qualche altro adulto, avessero chiesto sostegno a una organizzazione di psicologi (sportello online ‘Lontani ma vicini’ : Diregiovani.it, gestito da un team di 30 psicoterapeuti) che dall'altra parte del filo rispondono e danno sostegno a una popolazione che, dalla iper attività, spesso isolata, è passata alla convivenza forzata in una metratura che il più delle volte se fosse in zootecnia l'allevatore verrebbe deferito all'autorità giudiziaria per maltrattamenti, in spregio alle norme comunitarie scritte in favore del  benessere animale..
 
Invece ora tocca a noi. Dobbiamo inventarci qualcosa per restare serenamente confinati per un tempo che non possiamo prevedere. E anche questo va contro le nostre abitudini moderne: la schedulazione di ogni cosa e azione, la programmazione di obiettivi  che oggi, al 24esimo giorno dell'anno 1 e 4° pandemico da coronavirus appaiono inutili, superflue e appartenenti all'era dei dinosauri.
 
Quando le nostre "stalle" verranno riaperte son certo che avremo una visione del mondo e della vita molto distante dal 22 febbraio 2020. I soldi, i ritmi frenetici e soprattutto i valori, troveranno un'altra collocazione e soprattutto un altro ordinamento.
 
 L’Italia s’è desta e “andrà tutto bene”!

(Foto e video di Francesca Bocchia)

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Video Parma deserta Francesca Bocchia:
https://youtu.be/mHsEb7Rlk9Q
https://youtu.be/pIL8wrhjPIo 
 

 

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Pubblicato in Politica Emilia

Nell’articolo precedente ho trattato il rapporto tra la gestione d’impresa, le prescrizioni del nuovo codice della crisi ed un caso di difficilissima previsione come gli effetti sull’economia aziendale del coronavirus.

di Mario Vacca Parma, 15 marzo 2020 - Ricordo che nei casi in cui l'imprenditore o gli organi di controllo dovessero verificare lo stato di crisi dell’azienda dovranno attivare la procedura di allerta ma l’impossibilità di poter prevedere gli effetti del virus sull’economia e le posizioni assunte da chi comanda le istituzioni pubbliche potrebbero ripercuotersi su migliaia di piccole e medie imprese. Queste ultime potrebbero subire le conseguenze del rallentamento dell'attività produttiva e la riduzione delle vendite e con molta probabilità non tutte saranno in grado di farvi fronte ed assorbire la diminuzione di liquidità con il risultato che chi già annaspava per restare sul mercato rischierà di trovarsi in condizioni di marginalità dove diventerà impossibile far fronte serenamente agli impegni futuri. Se a ciò dovessero unirsi gli effetti della nuova riforma poc’anzi assisteremo all’ecatombe di tantissime piccole realtà.

Ma nel concreto il piccolo imprenditore potrebbe far già da subito qualcosa quanto meno per controllare lo status quo dell’azienda ed attivarsi con alcune precauzioni da mettere in campo:
• Minimizzare ed anticipare il rischio derivante dall’impossibilità di adempiere alle prestazioni oggetto dei contratti sottoscritti (sia attivi che passivi), fermo restando che -in alcuni casi – nell’eventualità sia dichiarata dagli organi preposti la “pandemia” ci si possa appellare all’inadempimento contrattuale per causa di forza maggiore indicata nell’art.1256 c.c. in cui si dice che: «l’obbligazione si estingue quando, per causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa “impossibile”».
• Reagire prontamente nel caso vostri interlocutori si trovassero nell’impossibilità di adempiere alle obbligazioni assunte nei vostri confronti;
• Proporre preventivamente eventuali modifiche contrattuali sia con fornitori (proponendo da subito l’allungamento dei tempi di pagamento), che con istituti bancari e finanziari (chiedendo di procrastinare la scadenza di alcune fatture o ricevute bancarie);
• Contrastare immediatamente comunicazioni di controparti che tentino di giustificare ritardi od inadempimenti causa il Coronavirus;
• Lavorare sulla programmazione aziendale, sulle ipotesi di cash-flow atteso e sulle possibili implicazioni negative che si potrebbero generare, al fine di trovare soluzioni preventive;
• Implementare o migliorare un programma di controllo di gestione;
• Richiedere moratoria agli Istituti di Credito e Finanziari;
• Richiedere, se possibile, agli Istituti di Credito delle nuove linee, magari temporanee, per far fronte alla potenziale criticità;
• Se non ancora fatto, prevedere di poter assicurare i propri crediti o, nell’impossibilità, cedere in forma “pro-soluto” parte dei crediti;
• Sfruttare ogni possibile agevolazione messa in campo dal Governo.

Le azioni appena consigliate saranno tanto più efficaci quanto più la persona che le tratterà sarà esperto del settore e pertanto l’ultimo consiglio dell’articolo è di affidarsi a manager o consulenti di comprovata professionalità che potranno interloquire “con polso” con fornitori, clienti ed istituti bancari affiancando l’imprenditore anche nelle scelte aziendali.

 

La Bussola d'Impresa - Mario Vacca
Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito esperienza e ho potuto specializzarmi nel controllo di gestione e finanza d’impresa.
Queste capacità mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza tra Capri, Napoli e la penisola Sorrentina con il ruolo di Temporary Manager, per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di prevedere e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari dei miei clienti.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho voluto fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Queste esperienze estere hanno apportato conoscenze legate al Family Business, alla protezione patrimoniale tanto per le imprese quanto per i singoli imprenditori e, alla gestione di società e conti esteri per favorire l'internazionalizzazione ed armonizzare la fiscalità tra i diversi paesi ove i clienti operano.
Nel frattempo ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni - nel ruolo di vice presidente - ottenendo una buona padronanza della dialettica, doti di Pubblic Relation e, una buona rete di contatti personali.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio obiettivo è lavorare sodo ma, con Etica ed Urbanità.

Riferimenti
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Telefono: ‭+39 347 2955391‬
WEB Linkedin: https://www.linkedin.com/in/vaccamario/?originalSubdomain=it

 

Pubblicato in Economia Emilia
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