Si sta via via stemperando l'attenzione mediatica sull'inchiesta "Mafia Capitale". La municipalità capitolina non verrà sciolta e i "presunti capi" liberati perché il fatto non sussiste e avranno degna sepoltura (quando il fatidico giorno arriverà) in Sant'Apollinare. E' uno scenario plausibile?
di Lamberto Colla -
Parma, 21 dicembre 2014 -
Fosse accaduto, quello che è stato raccontato con dovizia di particolari, in un Comune diverso da Roma e a guida diversa dal Pd, la Giunta sarebbe già decaduta per "mafia" e il Commissario Prefettizio insediato.
No, su Roma non si può! Il Sindaco Marino, si proprio lui quello che in molti sino a pochi giorni prima dello scandalo avrebbero voluto destituito per non aver pagato le multe, per divieto di sosta, della sua Panda oggi è considerato una garanzia di moralità pur di scongiurare lo scioglimento del Comune per mafia. Per fortuna è scoppiato il caso della "terra di mezzo" e Ignazio Marino da inquisito diventa l'icona e il baluardo della "resistenza".
L'orsacchiotto Marino non sapeva nulla di quanto stesse accadendo nella sua città. Così impegnato nelle scorribande ciclistiche cittadine da non avere avuto il tempo di leggere il corposo dossier, già da diversi mesi protocollato, riguardo a strane e sospette operazioni.
Tutto ben dettagliato in una relazione sulla verifica amministrativo-contabile effettuata a fine 2013 dagli ispettori del ministero dell'Economia e Finanze Vito Tatò ed Enrico Lamanna a Roma Capitale e disposta dalla ragioneria Generale dello Stato.
Ma lui, uomo di sinistra, poteva non sapere di una cospirazione di "destra". E già perché, nonostante l'inchiesta abbia prevalentemente raggiunto uomini assegnabili alla sinistra, è offerta in pasto come di destra per l'appartenenza di Carminati all'ex NAR e l'iscrizione al registro degli indagati dell'ex Sindaco Alemanno.
Peccato che, almeno sino a oggi, non sia stato sfiorato dall'indagine nessun appartenente a Forza Italia. E' effetto di un miracolo o di una dimenticanza. Fatto così irrilevante che non viene ovviamente evidenziato dai media più importanti. Anche perché, siamo alle solite, in questa "ridicola Italietta" ogni fatto illecito viene ridondato su tutta un'area politica e l'operato dei Giudici utilizzati, spesso incolpevolmente, per colpire gli avversari.
Sarebbe anche ora di piantarla con questo ignobile comportamento che non fa onore ai magistrati e demolisce le istituzioni, partiti compresi che, al di là di chi li guidi sono i pezzi fondanti della democrazia.
Basta, un fatto è criminoso se è giudicato tale e la colpa individuale non può infangare tutto il partito di di appartenenza di destra, sinistra o pentastellato che sia.
Ma "Mafia Capitale" è un sistema da tempo i radicato nella nostra società.
Un sistema ben collaudato, "oliato" e diffuso sull'intero territorio nazionale. Un sistema di connessione tra politici (a vari livelli di importanza) e rappresentanti del mondo economico che trovano occasioni comuni per mantenere e aumentare la loro influenza: politica per il rappresentante eletto e di mercato per l'imprenditore o per il "faccendiere" o agevolatore d'interessi che sia. Un meccanismo che è entrato nel vivere comune e che ha prodotto generazioni di "mafie e mafiette locali". Un tessuto economico importante caduto in mano a pseudo imprenditori che tentano la fortuna creando misere lobbies di paese dal nepotismo dilagante e dal tasso di "consanguineità" elevato.
Alle donne e agli uomini di buona volontà e dalla sane capacità non resta che mettersi in stand by o espatriare.
A loro invece, quelli che delinquono, sono riservati gli onori (vedi il caso di "renatino" De Pedis capo storico della Banda della Magliana) e magari sepolto con i Papi in Sant'Apollinare.
Non ci sarebbe da stupirsi se "Mafia Capitale" si risolvesse in una bolla di sapone. Vediamo ora quali nomi "usciranno" dai libri neri della contabilità.