Venerdì, 03 Gennaio 2025 11:33

Il solito vuoto discorso di fine anno: il decimo sermone che non dice nulla In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart(Quotidianoweb.it) Cagliari, 2 gennaio 2025 - Anche quest’anno una parte degli italiani ha assistito al tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, un appuntamento che dovrebbe fungere da momento di riflessione collettiva e da guida per il Paese.

Eppure, ancora una volta, ci si trova di fronte a un vuoto di contenuti che lascia l’amaro in bocca. L’oratoria quirinalizia si è dimostrata, come spesso accade, intrisa di generalità, omissiva sui temi più scottanti e, alla fine, incapace di rappresentare davvero il Paese reale.

Uno dei più grandi vuoti di questo discorso è stato il totale silenzio sul genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Migliaia di bambini e civili vivono sotto le macerie, costretti a sopravvivere senza cibo, acqua e speranza. Le immagini di tendopoli bombardate, di famiglie distrutte, avrebbero meritato almeno un cenno, una parola di compassione. Ma nulla è stato detto. Eppure, il nostro Presidente ha trovato tempo per condannare "gli aggressori" in Ucraina, restando però dentro la narrazione unilaterale che dipinge la NATO come una forza difensiva e la Russia come unico male.

Va ricordato che non è la prima volta che il nostro Presidente si trova a indossare i panni del censore selettivo. Da Ministro della Difesa, egli reggeva la “portaerei Italia” da cui, 25 anni fa, partivano i bombardieri della NATO che devastavano quel che restava della Jugoslavia, una nazione amica e, a ricordo, senza neanche un’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU secondo l’art. 51 dello statuto. Oggi, come allora, si alza il dito contro i nemici designati, dimenticando i macabri conti delle guerre “nostre”. Mentre si parla di spese militari giustificate dall’aggressione russa, si dimentica che i paesi della NATO spendono in armamenti tredici volte quanto la Russia, una realtà che avrebbe meritato una riflessione critica. Ma, ovviamente, non sia mai che qualcuno ricordi agli italiani dove vanno davvero i fondi sottratti a pensioni, sanità e istruzione.

Quando i potenti dell’austerity e della guerra parlano, l’Italia risponde: “Obbedisco” senza esitazioni.

Il resto del discorso si è snodato lungo i soliti binari prevedibili: un elenco di problematiche che affliggono il Paese – dalla povertà alla crisi della sanità, dai giovani disoccupati agli anziani dimenticati – senza alcuna proposta concreta per affrontarle. Gli italiani si trovano ad aspettare anni per una visita medica, le scuole cadono a pezzi, l’assistenza sociale è inesistente. Eppure, tutto ciò viene raccontato come se fosse un destino inevitabile, e non il frutto di scelte politiche deliberate.

In Italia, si dice spesso: “Cambiare tutto affinché nulla cambi”. Questo detto sembra descrivere perfettamente il nostro panorama politico, dove governi, partiti e strategie internazionali si avvicendano, ma i problemi restano gli stessi. La vera radice della stagnazione italiana è un sistema politico bloccato e incapace di rinnovarsi, figlio di una storia che affonda le sue radici nella sconfitta del 1945 e nell’occupazione economica, politica e culturale americana che ha trasformato il nostro Paese in una Spa per azionisti esteri. Finché non ci sarà un cambiamento strutturale, continueremo a essere una Repubblica servile e priva di una vera autonomia decisionale.

Il 2025 potrebbe essere l’anno della crisi sociale definitiva, con un’esasperazione popolare destinata a esplodere. Ma, conoscendo l’Italia, ci si può chiedere se accadrà davvero qualcosa. Tra spritz, Serie A, birretta in spiaggia, fuochi d’artificio e distrazioni di ogni genere, le rivoluzioni sembrano un miraggio lontano.

Così, tra il cinismo e la rassegnazione, l’anno nuovo si apre esattamente come si è chiuso il precedente: con le solite parole vuote e con un senso di cambiamento che resta, per ora, una mera illusione.

E voi, italiani, siete pronti a continuare a girare in tondo?

Il discorso del Presidente, ancora una volta, ha fallito nel rappresentare una guida per affrontare le sfide di un anno che si preannuncia difficile. Rimangono solo parole, belle ma vuote, in un rituale che si rinnova ogni 31 dicembre e per lui questo è solo il decimo rinnovo.

(Foto: Quirinale.it)

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