Lunedì, 11 Novembre 2024 06:22

Draghi e l’Europa contro Trump: la sfida tra due visioni per il futuro globale In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart(Quotidianoweb.it)  Cagliari, 10 novembre 2024 - L’ex banchiere d’affari nascosto dietro a chissà quale portabandiera, Mario Draghi ha fatto la sua comparsata al vertice della Puskas Arena di Bucarest, ospite di Orban e della Ue.

Nella sua veloce apparizione parlando del suo report, ha individuato subito un nemico principale nella Cina, ma è stato anche molto “ambiguo” sugli amici americani, indicandoli come coloro che sottraggono risorse all’Europa.

Draghi incarna una visione europea opposta a quella che, a detta dell’ex Presidente del Consiglio italiano, Trump ha rappresentato e continua a promuovere e cioè, sempre secondo Draghi, un’America sovranista, aggressiva nelle politiche commerciali, immigratorie e poco propensa a collaborare con alleati storici.

Ma a che titolo parla Draghi, dettando una linea europea?

Se facciamo bene attenzione alle sue parole, l’ex presidente della BCE vuole un cambiamento radicale per il suo progetto di Europa, perché nel mondo non tutti seguono le regole e, a detta sua, chi non è d’accordo sulla sua visione, anche se occupa uno scranno sul ponte di comando della flotta europea, non gli importa nulla perché lui propone di rivedere i trattati per procedere anche con un nucleo ristretto di Paesi.

“Super Mario” è figlio di sé stesso perché il suo lavoro segue la strada di una politica di piccolo cabotaggio, e il popolo non ha nessuna simpatia per lui anche se durante il suo premierato, il mainstream italiano non ha perso nemmeno un secondo di ogni trasmissione o articolo di giornale per osannarlo.

Draghi, mai eletto, ignoratore seriale del volere dei popoli è quello de: “volete la pace o i condizionatori accesi”. O peggio ancora del vile ricatto: “se non ti vaccini ti ammali, muori e fai morire”.

Certamente però le sue parole non sono passate inosservate a Budapest, perché ha sparato nuovamente un colpo dal suo report, sostenendo che è uno spartiacque, piazzando così un elefante (problema di cosa sia l’Europa adesso), in mezzo alla stanza dei bottoni.

Ma può bastare cambiare una cartuccia per far funzionare meglio la stampante?

Probabilmente no perché otterremo sempre e solo la stessa fotocopia di ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi quattro anni.

L’Europa non è competitiva ed invece quello che è aumentato e pare che l’esperto dei mercati non se ne sia nemmeno accorto, è proprio la competizione tra i Paesi all’interno dell’Europa, che rappresenta la sequenza di un clima di divisione tra gli Stati membri.

Questa sua presenza è sembrata un po’ “ingombrante”, forse un passo falso di “Super Mario” simile a quello per la sua ascesa al Colle di qualche anno fa.

Difficile dirlo, ma il suo report è un manifesto intriso di ideologia e vorrebbe che la stessa Europa ora come ora, reinventasse sé stessa, ma ha già dimenticato chi ha provocato questa crisi di identità ed economica in Europa?

Forse il suo è un tentativo di far addossare alle attuali democrazie i tumulti dei nostri tempi, ma non è stata certo una scelta dei vari popoli europei la forzatura di sanzioni alla Russia, creando, ad esempio, l’aumento del costo energetico, mandano in rovina migliaia di aziende e famiglie.

Non sono stati certo i cittadini europei a permettere l’allargamento della Nato in Europa per gli interessi degli Stati Uniti, o ad aver imposto l’inoculazione di un farmaco sperimentale per contrastare la paura di una pandemia creata sulla narrazione di un servilismo giornalistico senza etica e senza ricerca della verità.

Trump, al contrario, ha messo in discussione la NATO e sta lavorando ad una profonda ristrutturazione delle Agenzie dei farmaci americane, alimentando così disorientamenti e divisioni nei governi dei Paesi europei.

Nel suo discorso Draghi ha fatto capire che la sua ricetta per salvare l’Europa, è che diventi uno Stato unico, facendo cedere la sovranità democratica di tutti gli Stati membri, al fine di far convogliare tutti gli investimenti dei Paesi dell’Unione, controllando economicamente e in modo centrale, le sfide del futuro.

La rielezione di Donald Trump è evidente che tormenta Draghi, e allora bisogna capire se questa comparsata a Budapest non voglia recapitare agli Usa il messaggio che, l’Europa deve cambiare visto chi ha vinto negli Usa, ma il trasformismo del giocoliere “nonno Mario” è un brutto virus al quale Trump dovrà prestare molta attenzione altrimenti potrebbero essere “Draghi amari”.

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