Di Andrea Caldart Cagliari, 25 marzo 2024 (Quotidianoweb.it) - Abbiamo un’Unione Europea che si comporta come un ente sovranazionale con un evidente modello di sviluppo liberista totalmente fallimentare, il quale involvendo in sè stesso, tenta di sopravvivere anche al costo di comprimere diritti universali, quali i servizi essenziali come istruzione, sanità, lavoro, socialità e democrazia costituzionale.
Siamo in un’era storica nella quale i fatti vengono manipolati o meglio dire filtrati, secondo gli interessi contemporanei di chi li “governa” e dove i nostri politici, sembrano ridotti a notai di atti altrui.
Ad esempio l’Europa della Von der Leyen non sta educando alla pace, non racconta dei pericoli ai quali vanno incontro le persone se scoppiasse la Terza Guerra Mondiale.
Nel suo discorso a Strasburgo il 28 febbraio scorso ha detto: “Anzi, un’Europa più sovrana, in particolare in materia di difesa, è fondamentale per rafforzare la NATO”.
Manco da riprendersi dall’apnea sbalorditiva di tali affermazioni che subito gli fa eco Charles Michel, presidente del Consiglio europeo il quale, rincarando la dose dice: “la UE deve passare alla modalità economia di guerra, perché se vogliamo la pace dobbiamo essere pronti alla guerra, altrimenti dopo l’Ucraina noi saremo i prossimi”.
Le affermazioni di Michel evidenziano la tendenza di una propaganda costruita per distorcere la realtà per i soli scopi politici o ideologici, deliri belli e buoni non sono supportati dalla logica o dalla realtà dei fatti.
Mandare armi non è una soluzione per ottenere la pace, e l'idea che la Russia attaccherà i paesi della NATO se vincerà in Ucraina, sembra essere una semplificazione eccessiva della situazione geopolitica.
Ancora una volta narrazioni che sembrano essere strumenti di propaganda, piuttosto che riflessioni accurate della situazione reale.
La propaganda che viene impartita è sempre quella del “cattivo Putin”, alimentando una “revisione” che ne dimostri solo le sue responsabilità, nascondendo la verità costi quel che costi, anche di una guerra.
La massa inebetita ha un rifiuto nell'affrontare la realtà dei cambiamenti in corso, che potrebbero essere di portata considerevole.
Il "piccolo mondo delle abitudini" della routine quotidiana e il comfort delle situazioni familiari, sociali o economiche che le persone sono abituate ad affrontare, ha il sopravvento su questi possibili cambiamenti imminenti che potrebbero superare in modo significativo questa familiarità e conforto.
Dobbiamo renderci contro che siamo un po' tutti interconnessi e i nostri atteggiamenti e azioni influenzano gli altri e il mondo che ci circonda.
Questo non significa giustificare o accettare il comportamento in questione, ma piuttosto cercare di comprendere le cause sottostanti e trovare soluzioni che affrontino tali cause in modo efficace.
Andare "oltre" non significa necessariamente tollerare o accettare ciò che è sbagliato o dannoso. Significa piuttosto cercare di trasformare la situazione in modo costruttivo, lavorando per promuovere il cambiamento positivo e diffondere valori di rispetto, inclusione e giustizia e soprattutto la pace.
È un processo difficile e richiede tempo, impegno e collaborazione da parte di tutti. Ma è solo affrontando queste sfide con compassione, determinazione e coerenza che possiamo sperare di creare un mondo migliore per tutti.
Non c’è ancora un segnale unitario di proteste popolari nel sensibilizzare l'opinione pubblica, mettendo pressione sui leader politici per promuovere la pace per la risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina.
Facciamo mente locale al periodo della “Belle Époque”, periodo storico compreso tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, in cui molte società europee sperimentarono un'epoca di relativa pace, prosperità economica e progresso culturale, ma in quel rilassamento collettivo non si volle cogliere il preludio alla prima guerra modiale.
E allora che quella lezione dalla storia, sia da monito per comprendere meglio il presente e non ripetere gli errori del passato.