Martedì, 02 Gennaio 2024 06:30

2024: punto di confine tra quello che era e quello che sarà In evidenza

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Inizia il 2024 e come ogni giorno in cui inizia qualcosa, si fanno innumerevoli pensieri ricchi di ricordi di tutto quello che è stato.

Di Andrea Caldart Cagliari, 31 dicembre 2024 (Quotidianoweb.it) - Il problema che si sta per presentare invece è quello di come sarà quest’anno, perché il salto nel vuoto in cui siamo piombati ormai da oltre tre anni, segna un punto di confine tra quello che era e quello che sarà il mondo del 2024.

La gente ha appena finito di festeggiare ed è in movimento sembrando felice, ma se la osservavamo più attentamente, sembra che sia entrata in essa la convinzione che la vita sia sospesa, e deve inventare storie e creare illusioni per rendere sopportabile l’esistenza.

È il paziente lavoro che ha fatto la menzogna, riuscendo così ad entrare prepotentemente nella nostra vita quotidiana dove s’inventano storie e si manipola la realtà, forse appunto per rendere più “dolce” il fatto che, quel filo sottilissimo che rappresenta la speranza, è pronto a spezzarsi.

Cosa dovremmo rimpiangere del 2023?

In realtà nulla se pensiamo a come i nostri governanti hanno destinato più economia a sostenere la guerra di Kiev contro la Russia che la nostra sanità pubblica, con le solite giustificazioni di sempre, sostenendo un europeismo atlantico la cui diabolica geopolitica lascia solo macerie, morti e nuovi poveri.

Il nostro Paese aveva una vera grande storia ricca di eventi significativi, contributi culturali e scientifici, ma oggi sembra sempre più affannarsi per una sottomissione a Bruxelles, impegnandosi in sfide e conflitti che ci stanno portando ad essere più poveri.

A preoccupare è il modo in cui la storia viene insegnata e soprattutto re-interpretata, per influenzare appositamente la percezione della verità, stravolgendola.

In questo 2023 abbiamo assistito ad una Chiesa che accetta che in un canto natalizio Gesù diventi “Cucù” per non parlare del suo presidente CEI Cardinal Matteo Maria Zuppi che del Vangelo dice: “non è un distillato di Verità, ma è legato alla vita, all’incontro”.

E poi ancora tutti felici per aver trovato l’accordo sul patto di stabilità, un debito che ci poterà a non poterci più dotare di una politica finanziaria autonoma e nazionale e che indebolirà le nostre aziende, facendole fagocitare dai predatori finanziari d’oltre oceano, secondo i rintocchi di un’agenda già dettata.

Patriarcato si, patriarcato no in un’Italia che scambia la sua storia e la sua cultura, per entrare in sintonia con un’ideologia progressista che vuole femminilizzare l’uomo e trova un Bergoglio pronto, che la benedice.

“Città digitali”, “Città dei 15 minuti”, catastrofismo climatico e ambientale vengono propinati quali metastasi incontrovertibili da organi sovranazionali come ONU e WEF, i cui membri eletti da nessuno, influenzano masse di zombies, per far continuare il loro percorso di controllo totalitario.

Arriva il 2024 che non solo sarà lo specchio riflesso del 2023, ma si continuerà nella campagna di riformattazione digitale del cervello di massa con significativi cambiamenti comportamentali, sempre con il mantra di salvare il pianeta da un cambiamento climatico che non si riesce a dimostrare.

Tutte queste trasformazioni nelle nostre città nessuno di noi cittadini o popoli dei vari continenti le abbiamo votate e questa pianificazione di “un’agenda verde”, non tiene nemmeno conto del benessere dei cittadini, ma sembra più una politica globalista che ha avviato la “prescrizione” di un futuro suicidio assistito dei popoli.

Le fondamenta del recinto sono costruite, a noi la scelta su quale lato stare.

Benvenuto 2024