Senza tanto nascondersi al 50° convegno annuale del World Economic Forum che ha decretato de facto il “Grande Reset”, Klaus Schwab ha stabilito di voler riconfigurare la società attraverso la tirannia sanitaria, accompagnata da una massiccia dose di tecnologia.
Il dibattitto mondiale si è subito spostato tra chi è fervido sostenitore delle teorie transumanistiche del WEF, perché le vede come un concreto accrescimento alla vita dei cittadini attraverso l’uso invasivo della tecnologia, e chi invece più saggiamente ragionando, la vede come una regressione imposta dalla quale difendere e preservare l’uomo, la sua agricoltura, la società, la sua casa, le sue libertà personali, la sua vita.
Siamo dunque arrivati in quella fase che Platone definiva, attraverso la decadenza culturale dello sviluppo politico, come il passaggio dalla democrazia alla tirannia.
Se l’illustre filosofo, scrittore e politico “fondatore” delle basi del pensiero filosofico occidentale vivesse ai tempi nostri, questa tirannia l’avrebbe chiamata “reset” implementata da una tecnocrazia 4.0.
Pensiamo a cosa hanno scatenato gli Stati Uniti, ad esempio, con la “guerra al terrorismo” dopo il crollo delle “Torri Gemelle”, di cui oggi sta emergendo un’altra verità in contraddizione con la versione ufficiale, oppure le “preannunciate” pandemie di cui Bill Gates enunciava gli “effetti positivi”, secondo il magnate, come ad esempio la depopolazione del pianeta.
Ma ancora possiamo continuare interrogandoci su come mai l’America abbia voluto tenere i propri laboratori bio-militari in Ucraina, dopo il pilotato colpo di stato del 2014 e tanto altro ancora passando, per fare un ulteriore esempio, alle rivelazioni di Julian Assange.
Tutto questo fa emergere una visione sulla quale è possibile concordare che l’uomo e il genere umano stiano cambiando radicalmente, ma non per un fatto di uno “sviluppo naturale”, ma per una “modifica” di sovranità tecnologica e sanitaria da parte di un’élite globalista per il controllo mondiale del genere umano.
Dobbiamo combattere la misantropia collettiva di massa perché la diffusa soggettività del pensiero unico e conformato, riduce la possibilità di un dialogo libero e di confronto, dando spazio ad agende ideologiche universali dettate da pochi e subìte invece da tutti.
La tecnologia, con la quale conviviamo tutti i giorni, dobbiamo ri-concepirla come uno strumento subalterno all’uomo, e non il contrario, ma soprattutto deve essere al servizio della società civile nella visione storica-scientifica-culturale dei popoli.
Una soluzione è tornare a ragionare attraverso il pensiero critico osservando la realtà che ci circonda, scevri dall’inquinamento mediatico prodotto da quei fabbricanti di pensiero, il cui unico scopo è quello di impedire la circolazione dalla verità per mantenere il copione del “circo magico” che hanno ideato.
La scelta che abbiamo di fronte è quella di essere, o merce di un plotone d’esecuzione globalista, o difendere l’integrità delle nostre sovranità con il “no” alle pretese della tecnocrazia occidentale, per realizzare un multipolarismo più democratico.