Domenica, 11 Giugno 2023 06:35

Russia e Ucraina, una guerra fratricida In evidenza

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Di Monsignor Filippo Ortenzi (*) -  (10 giugno 2023) - Noi siamo tutti preoccupati perché una guerra che doveva, nell’intenzione di chi l’ha iniziata, essere una “operazione militare speciale” in supporto delle popolazioni russofone del Donbass alle quali il governo aveva negato autonomia e lingua e della Chiesa Ortodossa Ucraina sempre più discriminata se non perseguitata dal governo filo-occidentale di Kiev, non soltanto sembra non avere fine ma rischia di portare il mondo alla terza guerra mondiale e alla catastrofe planetaria.

Riteniamo pretestuosa la giustificazione della guerra da parte di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, che la ritiene giusta, perché tesa a contrastare la deriva anticristiana dell’Occidente in mano alla lobby gay. Sono argomentazioni discutibili proprie di un potere che, succube di una dittatura, è costretto a compiacere l’autorità politica, né più né meno, di quello che fece il Patriarca Sergio che sostenne Stalin e il governo sovietico nella seconda Guerra Mondiale. Premesso che la guerra dovrebbe essere l'extrema ratio (se sono falliti i mezzi pacifici di soluzione della

controversia) per risolvere una controversia tra Stati in sé sovrani, quella che si sta svolgendo in Ucraina è carente sia di una "giusta causa" (iusta causa), e non è condotta neppure nei "modi legittimi", commisurati al fine della guerra (debitus modus). Come affermato nel Codice di Diritto Canonico della Chiesa Ortodossa Italiana (Codex Canonum - approvato il 22 agosto 2019 con Bolla Apostolica "Codex Ecclesia Orthodoxa Italica" dal Santo Sinodo - prot. N. 14/19): La Chiesa Ortodossa Italiana crede, che compito dei cristiani è: «Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18) e che occorre adoperarsi per essere “costruttori di pace” (Mt 5,9) rendendo Gloria a Dio ed adoperandosi per la “pace agli uomini di buona volontà” (LC 2,14) . Anche se l'aspirazione cristiana è alla Patria celeste (Gal 4,26) il cristiano ortodosso è rispettoso della Patria terrena, verso la quale, come ci ha insegnato il teologo Tommaso d'Aquino il cristiano deve mostrare rispetto (pietas), devozione (cultus) e ubbidienza (of icium) ed adoperarsi, affinché la Nazione sia governata secondo gli insegnamenti divini “come in Cielo, così in terra” (MT 6,10). La Chiesa altresì fa proprio il motto mazziniano di “Dio - Patria - Famiglia" di una comunità ancorata a solide virtù civiche verso i compatrioti, verso la Patria e verso Dio.

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La Chiesa Ortodossa Italiana pur auspicando la Pace non proibisce ai suoi figli di partecipare ad azioni belliche, se si tratta della difesa del prossimo e del ristabilimento della giustizia calpestata. La guerra è allora considerata come un mezzo obbligato, anche se odioso. Il patriottismo del cristiano ortodosso deve essere efficace. Esso si manifesta nella difesa della patria dal nemico, nel lavoro per il bene della patria, nella sollecitudine per l'organizzazione della vita del popolo, anche mediante la partecipazione al governo dello stato. Il cristiano è chiamato a custodire e a sviluppare la cultura nazionale e l'autocoscienza del popolo.

La Chiesa Ortodossa Italiana reputa giusta la guerra quando è l'unico modo per soccorrere fratelli perseguitati la cui vita è messa in pericolo da nemici della vera fede perché come ci ricorda San Cirillo: «Cristo Dio nostro, che ci ha comandato di pregare per coloro che ci offendono e di far loro del bene, ha detto anche che nessuno di noi in questa vita può dimostrare un amore più grande di colui che dà la sua anima – la sua vita – per i suoi amici (Gv 15,13).

Ecco perché noi sopportiamo con magnanimità le of ese causateci come persone singole, ma nella comunità ci difendiamo l'un l'altro e siamo disposti a dare la nostra vita in battaglia per il nostro prossimo, affinché voi, dopo aver fatto prigionieri i nostri concittadini, insieme con i corpi non facciate prigioniere anche le loro anime, costringendoli a rinnegare la loro fede e a compiere atti contro Dio.

I nostri soldati cristiani con le armi in pugno proteggono la santa Chiesa, proteggono il sovrano, nella cui santa persona venerano l'immagine del potere del Re del cielo, proteggono la patria, con la cui distruzione inevitabilmente cadrà l'autorità nazionale e vacillerà la fede evangelica. Ecco i preziosi doveri per i quali fino all'ultima goccia di sangue i soldati devono combattere, e se essi moriranno sul campo di battaglia, la Chiesa li canonizzerà tra i santi martiri e i loro nomi saranno ricordati e invocati nelle preghiere davanti a Dio».

La Chiesa Ortodossa Italiana giudica contrario ai precetti biblici (Esodo 23,32 - Non farai nessun patto con loro, né con i loro dei.) l'alleanza con Stati che discriminano o perseguitano i cristiani o finanziano il terrorismo internazionale ai danni dei credenti in fedi diverse dalle loro e che sia lecito e doveroso combattere con “giusta indignazione” (La guerra deve essere condotta con «giusta indignazione», ma non con astio, avidità e concupiscenza - 1Gv 2,16) ma con un atteggiamento umano verso i feriti e i prigionieri perché il cristiano non deve lasciarsi “vincere dal male” ma deve tentare a vincere “con il bene il male» ( «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» - Rm 12,20-21)

La Chiesa Ortodossa ha sempre reputato grave peccato la guerra di attacco, mentre considera come giusta e legittima la difesa armata. In Ucraina si sta svolgendo una guerra civile tra ortodossi, essendo la Chiesa Ortodossa Russa la più grande realtà religiosa sia della Russia che dell’Ucraina. La legittimità religiosa di questa guerra è, a nostro parere discutibile perché il concetto di giusta causa può essere invocato sia dalle popolazioni russofone e ortodosse del Donbass aggredite dall’esercito e dalle milizie neonaziste ucraine che dagli ucraini in quanto si trovano in una situazione di legittima difesa a fronte di una aggressione armata al territorio e ai cittadini, compiuta da un altro Stato. Anche alla luce del debitus modus la guerra può essere combattuta soltanto entro limiti ben precisi e in questa prospettiva, ogni distruzione delle case, delle infrastrutture (ad es. la distruzione della Diga di Kakhovka), i bombardamenti sui civili inermi e la l’uso sproporzionato della forza risultano indubbiamente immorali e contrarie alla dottrina cristiana. In Ucraina, dove si svolge una guerra fratricida tra grandi e piccoli russi, popoli che hanno in comune una stessa origine (la Rus’ di Kiev), una stessa storia e una stessa Fede, che ha creato una situazione che se non viene al più presto risolta, oltre che a maggiori lutti e distruzione nelle terre ucraine, potrebbe trascinare l’umanità alla terza guerra mondiale. La situazione è tale che l’invio di armi, l’allargamento della NATO e l’accerchiamento della Russia, rischia di far sì che una guerra regionale si trasformi in mondiale con conseguenze disastrose per l’umanità.

La nostra Chiesa è vicina ai popoli sofferenti dell’Ucraina ed anche al popolo russo, oggetto di continua e crescente ostilità nel nostro Paese come in tutto l’Occidente e lo ha dimostrato ampiamente, infatti molti nostri sacerdoti e fedeli si sono adoperati per mandare aiuti alle popolazioni martoriate dell’Ucraina e, al contempo, siamo vicini ai nostri fratelli russi che vengono ingiustamente boicottati o osteggiati.

La nostra Chiesa partecipa (vedi mons. Roberto Pinna, uno dei promotori delle manifestazioni pacifiste di Cagliari) alle manifestazioni contro la guerra e alle manifestazioni (di Roma e Milano) indette dagli “Amici della Grande Russia” per difendere, sia l’amicizia russo-italiana e i legami storici che uniscono la Prima e la Terza Roma, denunciando il boicottaggio della cultura russa che viene oscurata anche nei nostri atenei, come se Dostoevskij fosse responsabile delle guerre o dei crimini effettuati dai governi di Stalin o di Putin.

Compito delle Chiese Ortodosse è quello di aiutare le popolazioni e pregare per la Pace e compito dell'Italia (Roma) dovrebbe essere quello di promuovere la Pace tra gli eredi della Terza Roma (Mosca) e il blocco atlantico-ucraino.

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Mons. Filippo Ortenzi Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

Laureato in Giurisprudenza (Università degli Studi di Macerata), Marketing

(The Yorker International University), Teologia (Institut Supérieur de Théologie

Orthodoxe de Yahonde), dirige le strutture accademiche della Chiesa

(Accademia San Nicodemo L’Aghiorita e Università San Giovanni Crisostomo)

ed è autore di diversi libri: Compendio Liturgico della Chiesa Ortodossa

Italiana, Arkieratikon, La Settimana Santa Ortodossa e coautore del libro in

italiano e sardo Giusta Fide Antiga. Prima di intraprendere il percorso religioso

ha svolto incarichi sindacali: Vice-Segretario Nazionale Cisnal-Poste, membro

Consiglio Direttivo Centrale Cisnal, membro Segreteria Nazionale

UGL-Comunicazioni, Segretario Territoriale di Viterbo Cisnal e UGL dal 1991

al 2006; amministrativi: consigliere circoscrizionale Viterbo, consigliere

comunale Latera (VT), consigliere comunale e assessore a Marta (VT) e politici

(membro Assemblea Nazionale La Destra).