Invece, la democrazia dovrebbe essere quel completamento al quale una società aspira per una egualità dei cittadini.
Quello che manca oggi è proprio questa responsabilità dei cittadini di partecipazione nelle scelte della democrazia, lasciando così inalterate le leve del potere politico.
Ma non solo, anche i comandi di queste leve vengono lasciati liberi di essere attivati in ogni momento contro i cittadini che, con un semplice DCPM, possono trasformarsi in sudditi.
Nei tre anni appena passati, abbiamo assistito ai troppe incursioni del Quirinale dove, partiti incompatibili tra loro, prevaricando sulla scelta del voto, hanno abdicato alla Costituzione, imponendosi con più governi non legittimamente eletti.
Queste forme, che possiamo chiamarle interne al potere politico, hanno volutamente escluso nel processo decisionale politico-amministrativo i cittadini, gli unici depositari e sovrani della Costituzione.
Ma perché i cittadini si stanno facendo escludere dai processi decisionali politici?
Un primo elemento lo troviamo nelle disuguaglianze economiche dove, le mistificazioni della politica, cercano di dare una facciata di giustizia, ma che alla fine, continua a mantenere quel sentimento di pessimismo nei singoli.
In questo ambito il processo di democratizzazione è scritto chiaramente nell’articolo 3 della Costituzione dove, al secondo comma recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Adesso più che mai c’è bisogno di una nuova consapevolezza di democrazia partecipativa che parta dalla gente con una scelta libera per poter combattere la concentrazione del potere politico-decisionale al quale si è lasciato tanto spazio.
Dobbiamo essere molto vigili nel controllare il potere politico, perché esso è solo la facciata del vero potere ovvero, quello economico che controlla tutta la filiera dello scambio dei beni e delle regole.
Per cambiare le configurazioni di questi “rapporti di forza”, stritolati da una gramigna incancrenita, c’è bisogno di una consapevolezza e di una nuova istituzionalizzazione della democrazia dei cittadini che, in connessione, possa rendere inefficaci le leve del potere politico.
L’apatia nella quale si è caduti sta creando le possibilità di una “dittatura tecnocratica” dove una o più situazioni emergenziali, non avranno più bisogno di riconoscere dei limiti e vincoli di temporalità.
Tutta questa tolleranza, è una pericolosa minaccia alla democrazia e alle libertà personali.