Quello a cui assistiamo nell’informazione di casa nostra, sono sempre e solo dei frammenti spesso critici, verso una parte, santificandone l’altra.
Cosa che accade proprio nelle redazioni dei nostri Tg o carta stampata in generale che prendono, per oro colato ribaltandolo come platino, quelli che sono i bollettini di guerra del ministero della difesa ucraino.
Notizie riconfezionate date in pasto al pubblico quale narrazione unica, senza che vi sia accertato il contradditorio dell’altra parte.
Esattamente come è accaduto con la visita di Sergei Lavrov, il ministro degli esteri russo, all’Onu di lunedì scorso.
Per oltre un anno ci han voluto far credere che la Russia fosse isolata e indebolita, ma l’accoglienza avuta da Lavrov all’ONU, ha dato un segnale completamente opposto.
Nel suo discorso al Consiglio di sicurezza il ministro russo ha detto a chiare lettere come stanno le cose affermando che: “l’Occidente sta creando un club degli eletti, aggirando le Nazioni Unite”.
Riferendosi al Democracy Summit organizzato dagli Stati Uniti ha dichiarato: “Per giustificare ideologicamente la politica di indebolimento del multilateralismo, viene introdotta la questione dell’unità delle democrazie di fronte all’autocrazia”.
Lunghi applausi a dimostrazione che la Russia è ascoltata.
Viene proprio da pensare che il governo americano, con i propri alleati, non rispetti le regole della Carta delle Nazioni Unite, ma appare sempre più evidente che si voglia giustificare questi interventi con regole non convezionali.
La Russia ha sempre dichiarato che il “regime” di Zelensky non è un governo di espressione popolare democratica e non può rappresentare le popolazioni russofone.
Il campo di battaglia o per meglio dire, il vero oggetto del contendere, è proprio questo, il confine che minaccia la sicurezza russa con l’espansione della NATO.
Di pace non se parla ed anzi ci sembra di assistere ad un’ingordigia vile e indegna, fatta a discapito delle vite dei tanti militari arrulati in Ucraina, rastrellati come i cani e mandati a combattere con le lacrime agli occhi.
La spregevole frase di: “fare la guerra fino all’ultimo ucraino” conviene solo alla logica della spartizione dei fondi euro-atlantici, voluta e sostenuta dall’obbedienza atlantica.
La cricca di Kiev vuole farci credere che difende una democrazia aggredita da una dittatura, dimenticandosi il golpe del 2014 che portò alla ribalta l’attore Nato.