Ma se andiamo a conoscere un po' più a fondo questa “transizione ecologica” ci accorgiamo subito che si basa su interessi finanziari di pochi che vedono nelle nostre imprese, un elemento da utilizzare per la crescita dei loro profitti e non per la crescita di queste imprese.
Questa azione è un obiettivo quasi ossessivo della UE che vuole condizionare pesantemente l’utilizzo di energie alternative, per ridurre l’emissione dei famigerati Gas Serra.
Ma perché l’Europa deve rappresentare il faro del mondo sul tema del rispetto dell’ambiente?
Ci siamo posti questo interrogativo e ci siamo accorti che, mentre l’Europa dice a noi di ridurre le emissioni, lei aumenta i contratti d’importazione dagli USA del GNL, il gas liquido.
Probabilmente la Signora Von der Leyen oltre a pagarlo in modo sproporzionato, non ha ben fatto i conti con l’inquinamento che producono le navi gasiere che solcano l’oceano per portare in Europa questo prodotto.
Senza contare l’investimento di 210 miliardi di euro dei contribuenti europei entro il 2027, per realizzare le infrastrutture che mancano, a fronte del taglio di 100 miliardi di euro per l’acquisto del gas russo.
Vi è poi la costruzione di gasdotti, rigassificatori, vere e proprie bombe ecologiche e di enorme pericolosità per l’incolumità dei cittadini stessi che dovranno coabitare vicini ai depositi dei serbatoi di gas.
L’esempio Sardegna è il più eclatante di tutti, dove si intende costruire queste infrastrutture a due chilometri dal centro della città di Cagliari, a ridosso del villaggio pescatori di Giorgino.
La biodiversità del mare, degli arcipelaghi marini, parchi naturali devono lasciare il posto al transito delle navi gasiera. Una distruzione che l’ambiente non merita. Non merita tutela questo ecosistema che ci permette di vivere e di essere una tra le più importanti attrattive turistiche internazionali per il nostro Paese?
Se questa non è pura follia allora concedeteci di dire che sia un vero e proprio blackout cerebrale di questi tecnoburocrati europei le cui energie sembrano essere tutte dedicate al saccheggio dei nostri patrimoni.
L’alibi della difesa dell’ambiente e, il loro slogan “green”, non è altro che la maschera per difendere quei loro obiettivi di embargo e guerra che stiamo vivendo, impoverendoci sempre più.
Uno di questi è l’auto elettrica e quindi le “emissioni zero” quest'ultime impossibili da realizzarsi, tanto da far muovere l’A.D. di Renault, Luca de Meo, presidente della ACEA, dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, che, in un lettera indirizzata alla Commissione Europea, scrive: “La conformità all’Euro 7 comporterebbe un aumento dei costi che potrebbe dissuadere i clienti dall’acquistare queste nuove auto. Di conseguenza questo potrebbe allungare la vita del parco auto: le auto più vecchie, con emissioni più elevate, rimarrebbero più a lungo sulle strade”.
Ergo, state impoverendo i cittadini che non potranno più comprare un’automobile, figuriamoci quella più costosa qual’è l’auto elettrica.
Probabilmente in Europa dopo la pandemenza, ora si ripunta alla volontà di resettare l’essere umano con la cancellazione degli ideali ambientalisti, utilizzando il catastrofismo ambientale.
Solo che questi banditori sono gli stessi profeti che hanno firmato contratti segreti di farmaci sperimentali per concedersi al potere finanziario propagandando con l’Agenda 2030, queste ideologie.
Peccato per loro che il primo bug a cui sono andati incontro è proprio la possibilità per loro di verificarne scientificamente la veridicità della loro ideologia perché, oggi come oggi, nessuno può confermare che il pianeta si stia riscaldando o raffreddando nel lungo termine.
Chi comanda e governa queste teorie sono soggetti straricchi, i lobbisti verdi che, “generosamente” finanziando agenzie o fondazioni private, sono il primo esempio di responsabilità di vero inquinamento ambientale.
Le buone cause europee come il climatismo e la sanitarizzazione della nostra vita quotidiana, sono le primissime cause dei dogmi politici coercitivi, nemiche del nostro futuro e se ancora non lo si è capito, seguite i soldi.
E a noi poveri fessi ci verrà chiesta l’impronta ecologica, mentre per aziende come Eni, la Saras di Sarroch (CA), l’ILVA di Taranto, per citarne alcune, varranno le stesse regole?