Di Flavia De Michetti Roma, 11 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) - Ieri, per la terza volta dall’inizio della guerra in Ucraina, il Ministro degli Affari Esteri ungherese, Péter Szijjártó, si è recato a Mosca, per discutere della questione della fornitura di gas, petrolio e combustibile nucleare all'Ungheria, importanti per la sicurezza energetica del Paese.
Durante l’incontro, il Ministro Szijjártó ha annunciato nuovi accordi per garantire l'accesso permanente del Paese alle risorse energetiche russe.
Un primo colloquio si è svolto con il Vice Primo Ministro russo per l'Energia, Alexander Novak, e il Direttore Esecutivo della compagnia nucleare statale russa "Rosatom", Oleksiy Likhachev.
Successivamente, il Ministro ungherese è intervenuto a un briefing, nel corso del quale ha spiegato che “Indipendentemente da considerazioni politiche, l'accesso ai vettori energetici russi è cruciale per la sicurezza dell'Ungheria”.
Inoltre, ha sottolineato che “Finché la questione dell'approvvigionamento energetico è fisica, non politica o ideologica, piaccia o no, la Russia e la cooperazione con quest’ultima rimarranno fondamentali per la sicurezza energetica dell'Ungheria”.
Il Ministro degli Affari Esteri ungherese ha annunciato, dunque, che Gazprom, una multinazionale russa, controllata dal Governo della Federazione Russa, attiva nel settore energetico-minerario e, in special modo, nell'estrazione e vendita di gas naturale (con sede a San Pietroburgo), manterrà l'opzione di fornire quest'anno ulteriore gas all'Ungheria, oltre alle forniture concordate nell'ambito dell'accordo a lungo termine e il prezzo del gas, che affluirà in Ungheria attraverso il gasdotto Turkish Stream (che dalla Russia trasporta gas alla Turchia attraverso il Mar Nero. Ha una capacità di progetto di 31,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno circa), sarà limitato a 150 euro al metro cubo.
Qual è la posizione dell’Ungheria riguardo la guerra in Ucraina?
Il Governo ungherese è noto per la sua posizione filo-russa e si rifiuta di criticare la leadership politico-militare di questo Paese a causa della sanguinosa guerra di aggressione lanciata contro l'Ucraina.
Sebbene Budapest abbia effettivamente aderito alle sanzioni paneuropee, uno strumento essenziale della politica estera e di sicurezza comune dell'UE, in generale la politica del Primo Ministro Viktor Orbán si distingue nettamente da quella degli altri Paesi dell’Unione Europea.
Inoltre, l’Ungheria non solo non fornisce armi all'Ucraina, ma sollecita anche per la liberazione dell’aggressore da eventuali sanzioni su gas, petrolio o combustibile nucleare, minacciando di porre il veto alle decisioni dell'Unione Europea.
Nell'autunno dello scorso anno, Szijjártó ha incontrato a New York il suo collega russo Sergey Lavrov, comunicandogli di non sostenere nuove sanzioni dell'UE contro la Federazione Russa.
“Le Autorità ungheresi non vogliono che il popolo ungherese paghi per una guerra con la quale non ha niente a che fare”, queste le parole di Szijjártó riguardo la guerra su vasta scala in Ucraina.
Spingendosi ancora oltre, ha perfino pronosticato che l'Ucraina non sconfiggerà la Russia e, quindi, secondo il suo pensiero dovrebbe rassegnarsi ai negoziati.
Nonostante ciò, la Russia ha aggiunto l'Ungheria alla sua lista di “Paesi ostili” per aver partecipato alle sanzioni paneuropee, minacciando Budapest di “misure di ritorsione”, come riferito dall'Ambasciatore della Federazione Russa in Ungheria Yevhen Stanislavov.
Quest’ultimo, riferendosi all’Ungheria, ha anche spiegato che “Il Paese dimostra una posizione pragmatica nella sua politica estera, ma sente la pressione dei suoi alleati UE e NATO. Resta il fatto. L'Ungheria ha aderito a tutti i pacchetti di sanzioni anti-russe di Bruxelles ed è costretta ad applicarli rigorosamente. Ecco perché è inclusa nella categoria dei paesi ostili alla Russia, contro i quali possono essere applicate le nostre misure appropriate”.
Secondo Stanislavov, dunque, l'introduzione delle sanzioni ha avuto un impatto negativo su tutti gli ambiti della cooperazione tra Mosca e Budapest, dall'economia ai contatti umani, e ha spiegato: “Tuttavia, rimaniamo ottimisti e anche in questo contesto continuiamo a lottare per un'interazione costruttiva con l'Ungheria e mantenere aperti i canali del dialogo”.