Domenica, 13 Novembre 2022 06:37

Ucraina: Operazioni di pace in corso In evidenza

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Lo “show must go on” dell’“attore Nato” Zelensky continua la sua triste produzione guerrafondaia per una pace, dettata solo alle sue condizioni.

Di Andrea Caldart Cagliari, 11 novembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Nella sua logica infantile sembra ormai piuttosto evidente che per Zelensky questa guerra sia diventata la sua guerra personale contro Putin, più che la difesa della popolazione ucraina e dei suoi territori.

100.000 tra morti e feriti nelle file russe afferma il capo di Stato maggiore americano, generale Mark Milley e altrettanti nelle file ucraine, ma ancora non è dato sapere il numero esatto dei civili rimasti coinvolti.

Beh, la propaganda del mainstream mondiale di questi mesi, ci ha proposto Zelensky in tutte le salse h24 come, l’aggredito dal “cattivo” Putin, senza però mai far menzione delle angherie perpetrate dal 2014 ad oggi, contro la sua stessa popolazione ucraina, russofona.

Lui, il fantoccio che prese il potere con un “colpo di stato” orchestaro dagli Usa nel 2014, non ci sta a sedersi con il nuovo Zar, perché il presidente russo gli ha dato “un ultimatum”.

Dice Zelensky: “Sono pronto a parlare con la Russia, ma con una Russia diversa. Una Russia che è veramente pronta per il mondo. Una che è pronta ad ammettere che sono occupanti… Devono restituire tutto. Terra, diritti, libertà, denaro. E finora non ho sentito dichiarazioni del genere dalla Federazione Russa, né da Putin, né da nessun altro”.

Il ritiro dei russi da Kherson ha il sapore di una mossa strategica, volta per arrivare alla pace, anche perchè ormai, questa guerra non serve più a nessuno.

Con un Biden azzoppato dal voto delle urne di questa settimana, il dissanguamento economico nel quale ha condotto gli Stati Uniti per sostenere lo “Zelensky show” e l’effetto boomerang delle sanzioni europee contro la Russia, ormai, se non si vuole una guerra civile mondiale, bisogna negoziare la pace e far tacere le armi.

Questa guerra nel cuore dell’Europa ha dimostrato tutte le vulnerabilità di una politica UE di élite, volta solo al riallineamento della militarizzazione Atlantica, avendo rinunciato ad una qualsiasi, anche più piccola, azione dipolomatica e politica, in piena autonomia.

Ursula, ha “piegato” la politica degli Stati membri, ad essere esclusivamente un “servitore della gleba” statunitense e oggi possiamo confermare che, in poco tempo, non esiste più l’Europa che abbiamo studiato a scuola e poi all’università.

Si vanificano così anni e anni in cui si è tentato di costruire un’Europa che diventasse il soggetto forte e strategico, soggetto politico di equilibrio nella competizione mondiale tra Russia e Stati Uniti.

Questa guerra sta durando troppo e potrebbe sfuggire di mano al poco abile giocoliere Biden che fin dall’inizio ha abusato della tecnica del bastone e della carota. Lo stanno capendo molto bene, le economie occidentali, investite da una recessione in crescita esponenziale.

Attenzione però alle soprese che potrebbe riservare il comico di Kiev, perché se anche il suo capo da Washington gli ha ordinato di negoziare, fino a quando vorrà provocare prima di chiudere il sipario?

L’unica vera e potente arma rimane il dialogo, rinnovando il pensiero politico in una nuova visione del mondo che oggi si è formata, ritrovando noi una neutralità senza limitazioni alla nostra sovranità.

 

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