di Giulia Bertotto Roma, 21 agosto 2022 (Quotidianoweb.it) - Daria Dugina, 30 anni, commentatrice politica e figlia di Aleksandr Dugin, considerato non senza forzature l' “ideologo di Putin”, è morta a seguito dell'esplosione della sua auto alla periferia di Mosca. L'attentato è avvenuto verso le 21.45 locali nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, a circa 20 chilometri dalla capitale russa. Il ministero degli Esteri russo afferma che se la pista ucraina venisse confermata, è “terrorismo di stato” ma Kiev respinge le accuse.
Il padre, filosofo e sociologo Dugin è nato a Mosca nel 1962, ha fondato la scuola geopolitica russa e il Movimento Eurasiatico (oggi neo-eurasiatico). Secondo l'eurasiatismo Europa e Asia costituiscono un unico continente, sarebbe dunque auspicabile una cooperazione solidale e in funzione dell'anti imperialismo americano e per un mondo multipolare.
Dugin è considerato uno dei più importanti esponenti del pensiero conservatore russo moderno, tuttavia non privo di ambiguità e legami intellettuali con l'estrema destra[1]. Dal 2008 al 2014 è stato a capo del Dipartimento di Sociologia delle Relazioni Internazionali della Facoltà di Sociologia dell’Università Statale di Mosca. È autore di oltre 40 pubblicazioni. Negli ultimi anni è stato definito dai media occidentali come uno degli ispiratori della politica estera di Vladimir Putin, mentre la stampa russa lo considera una “figura marginale” per le sue opinioni “ritenute troppo radicali anche dai nazionalisti”, scrive Il Sole 24 Ore. Non si vuole in questo breve testo osannare la giornalista o l'opera del padre, e neppure analizzare le dichiarazioni diplomatiche sul fatto, quanto provare a riflettere in termini filosofici sull'accaduto, partendo dall'ultimo testo di Dugin.
Contro il Grande Reset. Manifesto del Grande Risveglio
In questo saggio Dugin spiega che “L’idea principale del Great Reset è la continuazione della globalizzazione e il rafforzamento del globalismo dopo una serie di fallimenti: la presidenza conservatrice dell’antiglobalista Trump, la crescente influenza di un mondo multipolare – in particolare di Cina e Russia, l’ascesa di paesi islamici come Turchia, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e il loro ritiro dall’influenza dell’Occidente.(...) Al forum di Davos, i rappresentanti delle élite liberali globali hanno dichiarato la mobilitazione delle loro strutture in attesa della presidenza di Biden e della vittoria dei democratici negli USA, cosa che desiderano fortemente”.
Le nuove tecnologie servono a “catturare l’immaginazione”, isolare i cittadini, polarizzare il dibattito pubblico in forme preconfezionate di ragionamento, aumentare la censura sul Web e manipolare il voto per corrispondenza. La pandemia è stata il banco di prova di questo esperimento antropologico mondiale. La pandemia Covid-19 per Dugin è stata un pretesto per “Mettere gli interessi globali davanti agli interessi nazionali; Rafforzare le strutture del governo mondiale e dei suoi rami sotto forma di organizzazioni sovranazionali globali e strutture economiche; Rafforzare il blocco NATO e la cooperazione con tutte le forze e regimi globalisti; La promozione e l’approfondimento del cambiamento democratico su scala globale, che in pratica significa: intensificare le relazioni con quei paesi e regimi che rifiutano la globalizzazione, in primis Russia, Cina, Iran, Turchia, ecc”.
Nominalismo, la radice filosofica del neoliberismo e del Grande Reset
Secondo Dugin il liberalismo affonda le sue radici ideologiche ed economiche nel nominalismo, corrente filosofica che si impose in Inghilterra e si diffuse nei paesi protestanti nel XII secolo. La Disputa sugli Universali mise sulle barricate dialettiche nominalisti e realisti. La diatriba infiammò la Scolastica e poi tutta la filosofia e la teologia occidentali. Nel Medioevo i realisti sostenevano che gli universali fossero categorie ontologicamente sussistenti, i nominalisti, invece, attribuivano consistenza ontologica solo alle singolarità materiche. Il realista ammette dunque una dimensione sovrannaturale da cui le individualità discendono e a cui ineriscono, per il nominalista si tratta di un'aggiunta gnoseologica superflua.
Secondo il filosofo il nominalismo avviò la rovina: infilò i suoi tentacoli nella religione, dove i rapporti dell'uomo con Dio divennero individuali, quasi una contrattazione tra divino e umano, nella scienza impose il materialismo, nella politica insinuò i precedenti della democrazia borghese, nell'economia vinse con il mercato e la proprietà privata e nell'etica con l'individualismo, il relativismo e il pragmatismo.
“La filosofia del nuovo ordine è stata anticipata da Thomas Hobbes, John Locke, David Hume e Immanuel Kant. Adam Smith ha applicato questi principi al campo economico. Il senso della storia e del Progresso diventa quello di liberare l'individuo da ogni forma di identità collettiva fino al limite logico” ossia il gender e il post umanesimo, che arriva a distruggere culturalmente e nella memoria collettiva il maschile e il femminile intesi come qualcosa di ontologicamente dato: “Il genere richiede l'abolizione così come tutte le altre forme di identità collettiva, da qui la categoria di genere come qualcosa di opzionale e dipendente dalla scelta individuale”; l'inesistenza dei sessi biologici spicca come trionfo del nominalismo.
Il Grande Risveglio come gnosi del Duemila
In questo contesto non solo geopolitico e di rapporti di forza terribilmente sproporzionati, si gioca una lotta spirituale, il risveglio della Russia è l'antidoto al nefasto progetto liberista, rappresenta il ripristino della “scala storica, geopolitica e di civiltà della Russia, diventando un polo del nuovo mondo multipolare” infatti “la Russia non è mai stata solo un paese, tanto meno solo uno tra gli altri paesi europei”.
La liberazione antiglobalista celebrata da Dugin, che partirà dalla Russia, è una missione che va oltre la sfida politica, lanciando un'impresa meta-storica, connotata da uno slancio universale e persino millenarista: “Il Grande Risveglio contro il Grande Reset è la rivolta dell’umanità contro le élite liberali al potere. Inoltre, è la ribellione dell’Uomo contro il suo nemico secolare, il nemico della stessa razza umana”.
Il Grande Risveglio si pone come una conoscenza salvifica, quasi una gnosi[2] che muta il destino dell'uomo sulla terra: “Il Grande Risveglio significa che abbiamo capito l'essenza di quella strategia fatale assassina e suicida del progresso come la intendono le l'elite liberali globaliste. E se lo capiamo siamo in grado di spiegarlo agli altri; solo così il grande reset fallirà e così coloro che si sono posti l'obiettivo di distruggere l'umanità nello spirito e nel corpo”[3] conclude Dugin.
L'Ironia di Socrate e la zanna di Ganesha
Daria Dugina e il padre intervenivano insieme ad un festival, e avrebbero poi lasciato il posto nella stessa auto, fatta esplodere dai sicari, dunque avrebbe potuto essere proprio Aleksandr Dugin l'obiettivo. Il padre della giovane ha però deciso di viaggiare in un'altra vettura all'ultimo momento. Dugina era una coraggiosa e audace teorica di strategia e geopolitica e si è ritrovata in prima persona nel fuoco incrociato all'alba di questa Terza guerra mondiale. Una tragica beffa, una drammatica ironia della sorte?
Scrive Kierkegaard in “Sul concetto di Ironia -in costante riferimento a Socrate-” martire dell'ironia per Kierkegaard, sacrificato agli interessi del Potere: “Egli (Socrate NdR) non teme la morte, siccome non ne sa assolutamente nulla. Questo non è solo un sofisma, ma parimenti un'ironia”[4]. L'ironia in Socrate è la visione più ampia dell'esistente. L'ironia suscita il riso perché realizza il paradosso, non le importa di nulla e non patisce niente, comprende ogni cosa e ha il coraggio di accettare l'umano non sapere e capire niente, nel suo nichilismo ha già vinto su ogni cosa. Il filosofo danese ci presenta un “capogiro per cui la morte or si rivela qualcosa d'infinitamente importante, or nulla. (…) Socrate, non come chi scacci alla leggera il pensiero della morte per aggrapparsi spaurito alla vita o vada entusiasta incontro alla morte con sacrificio generoso della stessa, ma uno che si bea dell'alternanza di luce e ombra, dell'aut-aut sillogistico lì racchiuso quand'essa mostra quasi istantaneamente giorno pieno e notte nera, il reale infinito e l'infinito nulla”. L'ironia si manifesta secondo Kierkegaard come chiave di volta mistica, conciliazione degli opposti cusana, capace di sciogliere la contrapposizione dei contrari: morte e nascita, male e bene. L'ironia è quella zanna del dio Ganesha, spezzata perché interrompe la tensione della dualità. Per Eraclito, il dio della guerra Pòlemos, è il padre di tutte le cose: l'intera l'esistenza scaturisce dallo scontro tra i contrari. La contesa è la forza atavica senza la quale nulla esisterebbe nell'universo, generatrice e distruttrice al contempo. E' guerra tra acqua e fuoco, tra nebulose fagocitanti e pianeti che oppongono resistenza, tra la materia e i buchi neri. “Se vi è Dio, da dove vengono le cose malvagie? E da dove le cose buone, se Egli non è?” si chiedeva Severino Boezio ne La Consolazione della Filosofia, scritta nel carcere di Pavia mentre attendeva l'esecuzione capitale.
Forse un giorno al di là del tempo, oltre il bene e il male, in quel “Tutto in tutti” paolino (1 Cor. 15), quando non ci sarà né giorno né notte, saremo liberi da ogni dualità, da ogni guerra.
(da Point of New - Daria Dugina)
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[1] Un solo riferimento italiano: Maurizo Murelli, l’editore di Dugin nel nostro paese, è un noto terrorista dell’estrema destra
[2] Lo gnosticismo è stato un movimento dualistico, esoterico e iniziatico ellenistico, si fondava sul possesso di una conoscenza (gnosis) capace di salvare l'anima umana dalla materia dannata del mondo.
[3] Aleksandr Dugin, Contro il Grande Reset. Manifesto del Grande Risveglio, AGA (Cusano Milanino)2022
[4] Søren Kierkegaard, Sul concetto di Ironia-in costante riferimento a Socrate-, Rizzoli 1995, p.93