Di Lamberto Colla Parma, 12 marzo 2022 – “L’auspicio, ha dichiarato Michele Talo direttore del Centro Consorzi di Belluno in apertura dei lavori, è che si ritorni presto al dialogo e alla pace” e che il convegno possa contribuire a comprendere le varie ragioni proponendo una riflessione sul ruolo dell’Europa in uno scenario globale.
(Lorenzo Maria Pacini in alto a destra)
A moderare l’incontro è Lorenzo Maria Pacini, professore a contratto di Filosofia politica, Unidolomiti di Belluno, il quale ha confidato l’intenzione di voler offrire “la comprensione più corretta possibile e mettere a disposizione gli strumenti per comprendere e farsi una opinione”.
La relazione introduttiva è stata svolta da Aleksandr Dugin, conosciuto come uno dei filosofi più influenti al mondo e esperto di Geopolitica Multipolare.
“Voglio iniziare, introduce il cattedratico moscovita, non con una valutazione morale, ma con la comprensione e solo successivamente aggiungere la valutazione morale sui chi sono i predatori e chi le vittime.”
La geopolitica, ha spiegato Dugin, opera sui principi della Talassocrazia (dominio dei mari ndr) e Tellurocrazia (dominio della terra ndr). In pratica la propensione espansionistica globale attraverso il dominio dei mari (talassocrazia) in contrapposizione a quella terrena connessa alla terra, alle tradizioni storico religiose (tellurocrazia).
“Geopoliticamente, prosegue il professor Dugin, l’operazione militare speciale è molto chiara, E’ uno scontro tra due continenti. Una lotta per l’Ucraina che si ripete più e più volte nella storia. E’ la grande guerra per il confine tra “sassonia” e “eurasia”, ora tra NATO e Oriente. Cambiano le sigle ma è sempre la stessa frontiera”.
Sulla base di questo enunciato, secondo l’accademico moscovita, la Russia, la Federazione Russa, l’Urss o la Russia zarista sono sempre la stessa cosa, hanno solo, appunto, “cambiato le sigle”.
Questa guerra è quindi una sfida per l’Europa che, come l’Ucraina non è libera e per esserla dovrà sciogliersi dall’atlantismo.
Se la Russia vincerà sul campo, prosegue Aleksandr Dugin “lo scenario cambierà e la Russia tornerà nelle influenze geopolitiche” come da molti anni lo fanno gli USA e “non ci sarà più un solo polo che stabilirà chi sono i buoni e chi sono i cattivi ma ci sarà un nuovo polo che insisterà a proporre una sua visione della realtà.”
“Se la Russia vincerà, il mondo diventerà Multipolare,” conclude l’esperto di geopolitica. Il terzo polo sarà rappresentato dalla Cina mentre l’Europa ha in mano l’occasione per divenire, se unita e solidale, il quarto polo continentale e indipendente.
“Grazie al professor Dugin, interviene con la sua relazione il professor Fabio Massimo Parenti, per la chiarezza e il suo messaggio è giunto a destinazione. Sono persuaso che l’ordine mondiale sia già di fatto modificato. Se guardiamo la geopolitica economica siamo già in un sistema multipolare che necessariamente porterà alla multipolarità geopolitica. Nel tempo l’egemonia statunitense si è erosa insieme a tutto l’occidente e l’Ucraina è uno degli spazi geostrategici in cui si consuma la trasformazione.”
Parenti sottolinea come, nel tempo, gli USA avessero perduto posizioni nell’influenza mondiale, e Biden, consapevole di ciò, ha subito lanciato un “manifesto” di ritorno alla leadership:
“America is back and ready to lead world again”.
Un’influenza esercitata con pressione pesante sugli alleati. “Pensiamo alla nostra Italia, prosegue Parenti, nel 2019 con la firma della “via della seta” abbiamo ricevuto pesanti critiche sia da Bruxelles che da Washington”.
E’ opinione dell’esperto che se avessimo fatto anche accordi di “sicurezza” con la Cina le conseguenze sarebbero state ben peggiori, drammatiche e probabilmente avremmo subito anche tentativi di golpe.
Come l’Ucraina l’Europa occidentale non è indipendente ma sottoposta al controllo dell’America.
Gli Usa sono diventati particolarmente minacciosi andando a provocare varie aree nel tentativo di perpetrare influenze nel pacifico.
“Sono stati molti i pensatori che, come ad esempio Kissinger, avevano messo in guardia sull’espansione della NATO a est.” Ma a nulla è servito, verrebbe da considerare.
Da diverso tempo, prosegue Parenti, Russia e Cina insieme a molte altre piccole repubbliche vicine, hanno predisposto misure in grado di difendersi dalle sanzioni occidentali.
“Un sistema multipolare, conclude Fabio Massimo Parenti, dovrebbe portare a riequilibrare il bilancio democratico globale”.
Marco Ghisetti, esperto in talassocrazia, inizia col ripercorrere la storia che ha condotto l’Europa alla atlantizzazione e definisce chiaramente i due macro periodi: quello colombiano, conclusosi nel secolo scorso, e quello post colombiano dove solo “Stati Continentali” avranno valore (USA, Cina, Russia, India).
L’Europa, in questo nuovo scenario che va a delinearsi, deve decidere se “unificarsi” o restare al seguito di uno stato continentale.
Ghisetti equipara il periodo attuale a una “seconda guerra dei cent’anni”, iniziata con la prima guerra mondiale, proseguita con la seconda, alla quale ha fatto seguito la Guerra Fredda e più recentemente i conflitti nella ex Jugoslavia, in Siria , Libia e ora in Ucraina.
Il timore, avverte il Politologo del Centro Studi Eurasia-Mediterraneo, è che si ripropongano gli elementi per una “nuova grande guerra” come nel secolo scorso.
Ultimo, in ordine temporale, a intervenire è il professor Daniele Trabucco il quale illustra la complessità della questione di Crimea e del Donbass.
“Appena prima del 24 febbraio scorso, - sottolinea Trabucco- inizio dell’operazione speciale in Ucraina, Putin aveva firmato il decreto di riconoscimento delle due repubbliche autodeterminate”.
Al fine di meglio comprendere la legalità degli atti, il professor Trabucco, richiama elementi di diritto internazionale e le due condizioni affinché che devono essere soddisfatte per uno stato possa essere riconosciuto:
- Costituzione;
- Effettività.
Nel parere n. 763/2014 – spiega Trabucco - sul progetto di legge costituzionale finalizzato all’annessione della Crimea e della città di Sebastopoli alla Federazione Russa (oggi la Costituzione russa del 1993 e successive modificazioni, nell'art. 65, menziona la Crimea tra le ventidue Repubbliche e Sebastopoli tra le città federali insieme a Mosca e a san Pietroburgo), la Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d'Europa) evidenziava la violazione del principio dell’integrità territoriale previsto nella Costituzione dell'Ucraina del 1996.
La legalità della secessione, prosegue la Commissione, deve essere valutata sulla base dell’ordinamento dello Stato territoriale e non dello Stato che procede all’annessione.
Il diritto all’autodeterminazione, inoltre, non include in alcun modo il diritto di secessione. Sulla base di tale impostazione l’annessione russa costituisce, per la Commissione di Venezia, una violazione del principio della salvaguardia dell’integrità territoriale, della sovranità degli Stati, del non intervento negli affari interni di un altro Stato e del principio "pacta sunt servanda".
Si tratta di una presa di posizione non condivisibile.
La Corte internazionale di Giustizia, con il noto parere del 22 luglio 2010 inerente al Kosovo, ha ribadito che la dichiarazione di indipendenza del 2008 era "non contraria" al diritto internazionale (la Corte non interviene, invece, sulla esistenza di un diritto positivo a dichiarare l'indipendenza in quanto aspetto non richiesto nel parere).
In altri termini, la Corte concludeva nel senso dell’inesistenza, nel diritto internazionale generale, di un divieto applicabile alla promulgazione di dichiarazioni di indipendenza. Ora, se furono considerati legittimi l’intervento militare della Nato in Kosovo nel 1999 (a protezione della minoranza albanese) e il riconoscimento della sua indipendenza, perché non considerare allo stesso modo la consultazione con la quale la Crimea ha deciso il distacco dall’Ucraina?
La stessa Corte ha spiegato, ma questo aspetto la Commissione di Venezia non l'ha preso in esame nel suo parere, come il principio di integrità territoriale si applichi unicamente ai rapporti tra gli Stati e non ai popoli dei quali manca una definizione a livello di diritto internazionale pubblico.
Si potrebbe rilevare che, nel caso del Kosovo, vi era la volontà di creare uno Stato "nuovo", mentre per le vicende del 2014 si era in presenza di una annessione ad un ordinamento giuridico statale già esistente.
L'obiezione, tuttavia, non è così dirimente. Infatti, l'esercizio del diritto di autodeterminazione da parte dei cittadini della Crimea e della città di Sebastopoli, espresso nelle dichiarazioni di indipendenza dell'11 marzo 2014 rispettivamente del Consiglio supremo della Repubblica autonoma e dal Consiglio comunale poi confermate dal referendum del 16 marzo, costituisce una secessione di fatto (distinta dal diritto alla secessione) quale esercizio di un potere costituente che, al di là delle prese di posizione dell'Ucraina, degli Stati Uniti d'America e dell'Unione Europea, non ha impedito l'esercizio effettivo del potere su quel territorio ad opera della Federazione Russa.
L'atlantismo globalista occidentale ed americano ovviamente non può tollerare tutto questo.
---------- organizzazione evento ---------
(Unidolomiti del Centro Consorzi di Belluno, Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF . e dottoressa Francesca Ferrazza)