Di Andrea Caldart Cagliari, 15 agosto 2022 - Parliamo di Eni che nel primo trimestre del 2022, ha “solo” generato ricavi per oltre 700mila euro al minuto, quadruplicando l'utile operativo, attestandosi ora a 5,2 miliardi, rispetto all'anno precedente.
Ma in molti non sanno che il 30 giugno, il governo dei migliori talebani dell’economia della storia italiana, hanno fatto un altro grande regalo ad Eni togliendo l’art. 5 sul Decreto Bollette, hanno cancellato la tassa sull’extra profitto.
Ma alla fine poi, si sono sapute le motivazioni reali per cui è stato velocemente abrogato questo art. 5 sul decreto?
No, è la risposta ai cittadini che, continuano a pagare un prezzo alla pompa più alto, sebbene quotidianamente il prezzo del barile scende, ancora non è stata data e probabilmente non la sapremo mai la verità su questa “speculazione di stato”.
Non dobbiamo neanche dimenticare a tal proposito, le grandi “sparate” di Cingolani sulle truffe colossali del costo dei carburanti, quando parlava di aumenti ingiustificati, senza ricordarsi che il governo siede nel Cda di Eni.
Insomma, una buona notizia arriva solo per gli azionisti statali, Tesoro con il 4,4% e Cassa Depositi & Prestiti con il 26,2% perché così si dimostra come lo stato, pardon il governo di cui sopra, usa i cittadini quali bancomat per ripianare i propri conti ed anche gli errori, soprattutto di una guerra per interposta persona e non voluta dalla maggioranza degli italiani.
Vista l’allegria in casa Eni per i fantastici risultati semestrali, hanno pensato di coinvolgerci e condividere questo enorme utile con i cittadini che sono i veri contribuenti e invece, ci hanno regalato 1.700 colonnine in tutt’Italia che, tra le lingue selezionabili, ora hanno anche il dialetto locale di quella zona.
Non c’è che dire l’attenzione al Cliente da parte di Eni è unica e pensare di spendere una miseria per riprogrammare una colonnina per farti scegliere diesel o benzina in dialetto, è davvero una “trovatona” che, come diceva Vasco Rossi: “Di quelle che non scordi mai”.
Infatti, Eni, come del resto tutte le altre compagnie petrolifere, non si ricordano della miseria dei 3 centesimi di euro/litro lordi che prendono i gestori delle loro colonnine “multidialettali”, un deplorevole vero e proprio “caporalato petrolifero”.
Meno ancora ricordano che oggi a dover “pagare” questa calcolata, indotta recessione, sono i consumatori, ovvero le famiglie che si vedono bollette più salate dell’81,3% nel caso dell’energia e del 46% in più, in quello del gas e ora faranno i bollettini in dialetto?
Sembrano due realtà opposte da una parte un fagocitatore di super utili e dall’altra, il cittadino sempre più impoverito che subisce e non si lamenta, ma sostanzialmente paga, perché a tutti questi, viene permesso di muoversi e operare come vogliono, anche con leggi e decreti realizzati solo in loro esclusivo favore.
Il paradosso più sconcertante però è che una società a partecipazione pubblica come Eni, faccia derivare il suo maggior profitto, dalle difficoltà quotidiane dei cittadini, ovvero come “guadagna” nei contratti “capestro” dei gestori carburanti, così si affama il cittadino.