E ragionevolezza vuol dire, secondo figure consolidate nella giurisprudenza costituzionale, non illogicità, non arbitrarietà, ma proporzionalità rispetto allo scopo.
Qui viene in rilievo la scienza: solo l’evidenza di un beneficio oggettivo per la salute collettiva può giustificare la discriminazione indotta dall'obbligo del certificato verde (cartaceo o digitale) Covid-19 per svolgere attività della vita quotidiana.
Una sicurezza su questo ad oggi non esiste, fosse solo per il fatto che tra i possessori ci sono anche "non vaccinati-tamponati", "non vaccinati-guariti", o vaccinati con una sola dose, le cui possibilità di contagiare sono elevate, ma che il pass, avvertito ormai come passaporto per una magica immunità, incoraggia a dismettere le cautele.
Ci si permette di abbassare la guardia, e di entrare in una sorta di giustificato limbo mentale dove si ritrova sicurezza a qualcosa di ancestralmente ben più profondo. Una mera coperta virtuale, mente e cuore rinfrancati dall'illogicità di fronte all'evidenza.
Allora ci si rifugia in una illusoria pseudo normalità dove l'esternazione di ciò che abbiamo accanto diventa nemico, dove si ergono muri e non c'è più volontà di trovare dialogo e strada comune.
Si diventa freddi e cinici di fronte alla dipartita di giovani come ormai parte di uno stato di passiva accettazione.
Quando ormai nel quotidiano come nel diritto ogni ragionevolezza cessa di esistere.
Autori (*)
Elena Gobbato (Sos Libertà)
Daniele Trabucco (Costituzionalista