Di Lamberto Colla Parma, 1 novembre 2020 321esimo giorno dell'anno 1 dell'era COVID-19 e 235° pandemico - domenica -
Siamo ormai alla vigilia di un nuovo lockdown, assediati come siamo dal virus e dall'ignoranza diffusa a tutti i livelli, che probabilmente sarà promosso dalla Unione Europea, in scala continentale.
Sarà un assedio lungo che ci obbligherà a fare riferimento a tutte le nostre forze, fisiche e spirituali, per riuscire a passare immuni il lungo inverno che sta bussando alle porte, culla eccellente del coronavirus.
Non ci saranno i canti dai balconi, frutto della novità e dell'incoscienza di ciò che ci avrebbe atteso.
No, oggi sappiamo che avremo morti, sofferenze dirette o indirette perché il virus colpirà amici, affini o familiari e certamente le nostre attività economiche, abbattendo l'ultimo baluardo di difesa di una vita dignitosa.
Sei o sette mesi pesantissimi ci attendono. Periodo nel quale i più fortunati potranno lavorare in smart working, con i propri ragazzi che giocano attorno alla scrivania reinventata con un comodino inutilizzato da tempo, o intenti a fare i compiti o le interrogazioni alle prese con la linea internet singhiozzante, altri che potranno invece recarsi fisicamente al lavoro, rischiando in solido la propria salute, ma tutti saranno comunque distaccati dagli affetti e dai familiari, anche i più fragili e bisognosi.
Saranno infatti, molto probabilmente, inibiti gli spostamenti e il "coprifuoco" anticipato spezzerà le catene della nostra socialità, mortificando le nostre più intime emozioni.
E allora occorrerà forza, determinazione, lucidità e grandi autocontrollo nel tentativo di mantenere in perfetto stato di salute il cervello; la più potente risorsa utile a combattere il nemico invisibile e le frequenti incomprensibili e contraddittorie disposizioni governative.
La difesa passiva partirà da noi, dalle nostre capacità di adattarci e dalla generosità nostra e dei nostri vicini. Quella generosità che abbiamo riscoperto e tanto apprezzato nel precedente periodo di chiusura e che ci ha fatto accorgere di essere un popolo forte, dignitoso, rigoroso e solidale.
Aspetti che conoscevamo ma che avevamo dimenticato e ora felicemente riscoperto.
Dovremo appellarci a tutte le nostre forze, contare sulla generosità dei vicini e sulla nostra fede, qualsiasi essa sia, pure quella più laicamente pragmatica.
Ed oggi, almeno per i cattolici, ricorre un'importantissima solennità religiosa, quella degli Ognissanti seguita da quella dei cari estinti.
Da qui, dalla nostra storia, familiare e religiosa, dobbiamo ripartire. Pregare per riflettere con serena lucidità a partire proprio dalla "Pasqua d'Autunno", come viene anche ricordata la ricorrenza religiosa degli Ognissanti.
E' una festività che non guarda se stessa, ma invita guardare e aspira al cielo. Una ricorrenza intimista ancora libera dai condizionamenti "commerciali" e perciò adatta a farci riflettere e riconciliare con la vita, quella reale e non fittizia, con i nostri cari e soprattutto con le nostre origini, andando a scavare alle radici dei nostri avi.
Origini e storia della festa (da Vaticannews.va)
“Questa festa di speranza, che ci ricorda qual è l’obiettivo della nostra vita, ha radici antiche: nel IV secolo inizia a essere celebrata la commemorazione dei martiri, comuni a diverse Chiese. Le prime tracce di questa celebrazione sono state rinvenute ad Antiochia nella domenica successiva alla Pentecoste e di essa ci parla già San Giovanni Crisostomo. Tra l’VIII e il IX secolo la festa si comincia a diffondere anche in Europa, e a Roma specificamente nel IX: qui sarà Papa Gregorio III (731-741) a scegliere come data il Primo novembre per farla coincidere con la consacrazione di una cappella in San Pietro dedicata alle reliquie “dei Santi apostoli e di tutti i Santi martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno questa festa è già largamente conosciuta come occasione in cui la Chiesa, ancora peregrinante e sofferente sulla Terra, guarda al cielo, dove risiedono i suoi fratelli più gloriosi.”
E allora, forza e coraggio, armiamoci di fede e fierezza di essere italiani e generosi, intelligenti e capaci, duri a perire perché forgiati nella sofferenza.
Dobbiamo traghettare questo periodo per riscattarci ma senza dimenticare, chi ci ha fatto del bene e chi ci ha fatto del male. A ciascuno arriverà la giusta ricompensa.
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LINK:
https://www.failatuaparte.emr.it
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-11/festa-liturgica-ognissanti.html