Ha più senso votare per il “sì” o per il “no”? Amleto aveva vita più facile.
Votando il “sì”, si tagliano parlamentari e si risparmiano soldi. I restanti, a quanto già annunciato, si aumenteranno lo stipendio così il risultato non cambia.
Soprattutto, l’aspetto che dovrebbe fare più paura, si taglia drasticamente la rappresentatività in Parlamento. Non è chiaro perché si dovrebbe mettere in crisi la democrazia, la rappresentanza nella sede di Governo, la diversità fra regione e regione. Specie in un momento sociale economico e politico che non ha uguali nel corso della storia.
Sarebbe come voler tagliare il numero dei medici quando si presume che potrebbe arrivare una pandemia.
Votare “no” significa non cambiare nulla, attendere un momento di maggiore stabilità per avere una riforma più chiara, strutturale e soprattutto avveduta ai cambiamenti sociali, politici culturali ed economici a cui stiamo andando incontro.
Si sa benissimo che la legge è già stata approvata in Parlamento e si tratta di un referendum confermativo ma in pochissimo tempo è cambiato il mondo in cui vivevamo. Non sappiamo se i ragazzi potranno tornare a scuola e non sappiamo con quali modalità. Non sappiamo
chi come e in quale modo si potrà e dovrà lavorare magari per lungo tempo. Difficile immaginare che una legge di riforma come quella del taglio dei parlamentari sia ancora attuale in questo momento, durante una pandemia e in un momento di sconvolgimento dei modelli comportamentali.
La soluzione potrebbe stare nel mezzo, curare l’attuale organizzazione politica senza sacrificare né la democrazia né la rappresentanza. Vitalizi e trattamenti particolari sono riminescenza del passato quando il Parlamento italiano radunava i migliori professionisti (avvocati, notai ecc ecc), intellettuali, persone che possedevano una buona cultura e non solo banale retorica da manualetto. Le aziende che vogliono ottenere risultati reclutano personale e dirigenti competenti pagandoli anche fior di quattrini.
Non guardiamo solo agli acciacchi di questa nazione, guardiamo alle cose buone, alle leggi prime in europa che hanno valorizzato la sicurezza alimentare, la sicurezza sul lavoro, il sistema sociale e sanitario. Certo, non tutto va bene o come si vorrebbe. Ma siamo ancora qui, dritti di fronte a un’Europa che mai come ora è stata così in discussione.
Occorre quindi che si torni a pensare, a fare la politica non solo a studiare qualche frase per un titolo da prima pagina. A quello ci pensano gli addetti alla comunicazione, pubblicitari e chi più ne ha più ne metta.
Il ruolo della politica è ascoltare e rappresentare le persone, pensare al sistema migliore per ottenere vantaggi e prendere le decisioni del caso. Non ho mai detto che sia facile. Anzi a pensarci bene è un compito più difficile che fare il generale di un esercito, più difficile di un direttore sanitario, più complicato che fare il grande imprenditore. Ma la politica deve, dovrebbe essere una rete di persone, intelligenze e competenze pronte a sostenere e traghettare la nazione in acque migliori.
Marco Alfredo Arcidiacono
dott. Magistrale Scienze Infermieristiche e Ostetriche
Prof. a. c. Università degli Studi di Parma
U.O. Oncologia Degenza
Dipartimento Medicina Generale e Specialistica
Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma
Associazione Italiana Infermieri Area Oncologica