Mercoledì, 20 Marzo 2013 10:32

Berceto, i dolori di un povero Sindaco e una domanda a tutti In evidenza

Scritto da


di Lamberto Colla - 
Parma 20 Marzo 2013 -
I DOLORI DI UN POVERO SINDACO E UNA DOMANDA A TUTTI.
Un Sindaco appassionato di politica e della sua Berceto. Questo è Luigi Lucchi, un uomo disposto a mettersi in mutande per farsi ascoltare. Per questo suo coraggio e determinazione riteniamo assolutamente indispensabile dare eco alle sue ultime considerazioni postate su facebook.
Tra due giorni, come promesso, sarà davanti al Quirinale a portare la sua singolare, coraggiosa, pacifica protesta.
- Il comunicato postato su facebook da Luigi Lucchi Sindaco di Berceto di Parma -

 

L'ironia, l'autoironia, non prendersi mai troppo sul serio e avere la certezza, che tra gli ottanta miliardi di persone che mi hanno preceduto, c'erano sicuramente persone piu' capaci e intelligenti di me, è una mia caratteristica quanto quella di avere piacere che le mie idee politiche siano conosciute per avere una critica, un aggiustamento e ricercare l'equilibrio del buon senso.
Dopo il gemellaggio con gli indiani (1988), il monumento alle vittime del pettegolezzo e dell'invidia (1994) e tanta attività d'appassionato di politica sempre fatta nelle piazze, in pubblico, alla luce del sole, com'è richiesto all'ambire alla buona politica, posso essere giudicato in tanti modi. Giudizi tutti legittimi, anche quelli offensivi, perché nessuno obbliga a gesti eclatanti o a porsi in vista, in pubblico. Se lo fa non può non sapere che ci sono reazioni. Persone che ti stimano senza conoscerti e persone che ti odiano sempre senza conoscerti. C'è anche un altro aspetto, forse sconosciuto, della mia timidezza, del mio pudore e un senso di sofferenza fisica nel compiere certi gesti. Fare uno scatto in mutande, a maggiore ragione con la fascia di sindaco, nulla di eclatante, in definitiva, fatto, in precedenza, da tanta gente compreso il Sindaco Alberini di Milano, mi procura sofferenza. Un dolore fisico. Non è solo per l'età, ormai cinquantottenne, e neppure per il fisico che ho smesso da tempo di considerare e far considerare, ma c'è una dignità, un pudore da guardare da un'altra prospettiva per non sentirli profanati e perdere l'autostima, quella minima, che permette di respirare, incontrare altre persone, non essere rancoroso con nessuno e gioire, addirittura, per davvero, del bene degli altri.
Nel lasso di tempo che si ricerca questa prospettiva, da un'altra angolatura per non sentire perdere la propria dignità, c'è il dolore fisico, che ho provato nel fare scattare questa foto e che sicuramente proverò nello spogliarmi, mettermi in mutande, in Piazza del Quirinale, il 22 marzo alle ore 11,30.
Nessuno obbliga essere sindaco. Nessuno obbliga, al contrario nessuno ti aiuta esserlo, uomo libero. Nessuno obbliga, soprattutto ora, a credere nella politica e nella democrazia.Con la sincerità con cui voglio essere contraddistinto non saprei, nel caso di un figlio, se agevolerei in lui questi sentimenti che solitamente mi hanno sempre fatto soffrire. Non sono padre ma credo che un genitore non possa che allontanare, o cercare di farlo, qualsiasi sofferenza per il figlio.
Non sono obbligato a mettermi in mutande, a fare proposte e proteste, per cercare di togliere dolori evitabili ai miei concittadini, ai miei amministrati. Mi sono dedicato, e ora posso ben dirlo, senza conoscerne il bilancio, a combattere i dolori evitabili. C'è già la sofferenza di un amore non corrisposto, la malattia, la morte, perché caricare le nostre vite di dolori evitabili, direi inutili?
Si rimane piu' dignitoso se non ci si mette in mutande o se si accettano questi dolori senza far nulla? E' questa la domanda. Luigi Lucchi
Berceto, 19 marzo, 2013

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