Da domani 18 maggio inizia la vera e propria FASE 2, quella che vede la riaperture di quasi tutti i negozi. Ma non dimentichiamo quegli esercizi, bar e ristoranti sotto casa, gli stessi che in questi 67 giorni ci hanno “coccolati”, serviti e riveriti. Da Domani saranno loro ad aver bisogno di noi per potersi riprendere e tornare a volare, per pagare affitti , personale e le imposte nel tentativo di tornare a vivere una vita quantomeno dignitosa.
Giusto per non far mancare nessun elemento utile al mantenimento della caotica situazione UE nel bel mezzo di una pandemia, ci si mette anche la Corte Costituzionale tedesca a imporre chiarimenti sull’operato della BCE e le modalità di intervento atte a contrastare gli effetti pandemici.
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L'informativa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla Camera dei Deputati in merito all’emergenza Covid-19
Mercoledì, 25 Marzo 2020 -
Signor Presidente, onorevoli deputati,
la diffusione dell’epidemia da Coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti, che sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima.
La necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull’intero sistema produttivo, che coinvolge imprese, famiglie, lavoratori.
Sono giorni terribili per la comunità nazionale. Ogni giorno siamo costretti a registrare nuovi decessi: è un dolore per la nostra comunità, che perde i più fragili e vulnerabili, un dolore che si rinnova costantemente. Non avremmo mai pensato, in questo nostro Paese, di questi tempi, di guardare immagini in cui sfilano file di autocarri dell’esercito cariche di bare di nostri concittadini. Ai loro familiari va il mio, ma immagino il nostro partecipe pensiero e la nostra commossa vicinanza.
Permettetemi di rivolgere, da quest’Aula, anche un sentito ringraziamento agli sforzi straordinari, sottolineo straordinari, di tanti medici, infermieri e di tutti coloro che in questi giorni difficili rischiano la vita per salvare quella degli altri.
Nei giorni scorsi mi ha scritto Michela, un’infermiera che lavora al reparto Covid dell’ospedale di Senigallia, una lettera pubblica, molti di voi l’avranno letta. Mi ha scritto questa lunga lettera alla quale in questi giorni di frenetici impegni non sono ancora riuscito a rispondere. Con grande dignità mi ha chiesto che gli sforzi e i rischi che si stanno assumendo, lei con le colleghe e i colleghi in questi giorni, non siano dimenticarli quando l’emergenza sarà finita: ecco, Michela, lo dico a nome del Governo, ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento possano ritrovarsi in quest’impegno, noi non ci dimenticheremo di voi e di queste giornate così rischiose, così stressanti.
Stiamo combattendo un nemico invisibile, insidioso, che entra nelle nostre case, divide le nostre famiglie, ci ha imposto di ridefinire persino le relazioni interpersonali, ci fa sospettare anche di mani amiche e alla fine ci ha condotto a una limitazione significativa degli spostamenti, pur di contenere il contagio e di mitigare il rischio di una diffusione incontrollata.
Questa emergenza è così coinvolgente che arriva a sfidare il nostro Paese in tutte le sue componenti e in tutti i suoi gangli vitali. È una sfida, ad un tempo, sanitaria, economica, sociale. Ci coinvolge tutti, nessuno escluso. E’ un’emergenza che riguarda il settore pubblico, ma riguarda anche il settore privato. Coinvolge i rappresentanti delle istituzioni ma anche i semplici cittadini.
Il Governo e chi vi parla in particolare, è pienamente consapevole che dalle sue scelte, da ogni decisione assunta, discendono conseguenze, oggi più che mai, di immane portata per la vita - la vita fisica, innanzitutto - dei singoli cittadini, scelte che condizioneranno anche il futuro della nostra comunità.
Siamo all’altezza del compito che il destino ci ha riservato?
La storia – domani - ci giudicherà. Verrà il tempo dei bilanci, delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, tutti avranno la possibilità di sindacare - frigido pacatoque animo - il lavoro svolto e trarne le conseguenze.
D’altra parte, in questi giorni molti hanno riletto ed evocato, anche pubblicamente, le pagine sulla peste scritte da Manzoni nei «Promessi sposi»: proprio in quest’opera viene ricordato un antico proverbio, ancora oggi fortemente in auge, per cui “del senno del poi son piene le fosse”.
Ci sarà un tempo per tutto. Ma, oggi, è il tempo dell’azione, il tempo della responsabilità, dalla quale nessuno può fuggire.
La responsabilità massima compete al Governo, senz’altro. Ne siamo consapevoli. Ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni, nella sede dove operate Voi rappresentanti del popolo.
Ma la responsabilità, non mi stanco di dirlo è di tutti i cittadini, anche di Voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza, siamo chiamati a conformare tutte le nostre azioni verso il “bene comune”, al quale siamo chiamati a contribuire attraverso il rispetto delle regole, di quelle prescrizioni che abbiamo indicate, con pazienza, fiducia, responsabilità.
Il Governo ha agito con la massima determinazione, con assoluta speditezza, approntando, ben prima di qualunque altro paese, le misure di massima precauzione.
A partire dal 22 gennaio, ben prima che il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità decretasse e dichiarasse il coronavirus “emergenza internazionale di salute pubblica”, abbiamo adottato vari provvedimenti cautelativi, tra i quali ne ricordo alcuni: la costituzione di una task force presso il Ministero della salute (avvenuto il 22 gennaio); un’ordinanza del Ministro della salute sulle misure profilattiche (25 gennaio); il divieto di atterraggio (siamo al 27 gennaio) dei voli provenienti dalla Cina negli aeroporti nazionali, che ha prodotto un brusco calo del flusso di passeggeri direttamente provenienti dai focolai epidemici più intensi.
Il 31 gennaio, all’indomani del primo episodio verificatosi a Roma, abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale per la durata cautelativa di sei mesi, affidando alla Protezione civile il compito di coordinare le attività di sostegno alle Regioni per fronteggiare l’emergenza.
Ricordo che l’organizzazione della sanità è di completa competenza delle Regioni, mentre allo Stato spetta dettare i principi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Il Governo ha dunque anticipato la reazione, ponendo in essere tutte le azioni di sua competenza, necessarie e utili a presidiare i beni primari della vita e della salute dei cittadini.
Il significativo tasso di contagio attribuito al COVID-19, con la previsione di una diffusione incontrollata del virus, ha posto subito all’attenzione delle autorità sanitarie la realistica possibilità di un sovraccarico del sistema sanitario rispetto alla necessità di erogare cure che, con particolare riferimento alla popolazione più debole e più anziana, richiedono, come ormai è noto, interventi di terapia intensiva e sub-intensiva, con un tasso di ospedalizzazione difficilmente sostenibile dall’intero Sistema Sanitario Nazionale.
La limitazione del contagio è stata, quindi, da subito, la scelta necessaria a consentire al sistema di adeguarsi con un piano emergenziale specifico.
In questa prospettiva, i primi interventi di impatto e di contenimento hanno avuto l’obiettivo di isolare i casi positivi, tracciare i contatti stretti e individuare i cosiddetti “focolai”.
Ricordo che il primo caso di paziente italiano positivo al virus è stato scoperto a Codogno il 21 febbraio. Nella medesima giornata i contagiati sono esplosi poco dopo a 15 persone. Pressoché contemporaneamente un altro focolaio è stato scoperto a Vo’ Euganeo.
Io sono stato raggiunto da queste notizie mentre ero a Bruxelles per una riunione fiume del Consiglio Europeo.
Appena rientrato a Roma, la sera del 21 febbraio mi sono subito precipitato in Protezione civile per avere un puntuale aggiornamento. Il giorno dopo, il 22 febbraio, ho convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri presso la Protezione civile, nel corso della quale, con tutti i ministri, abbiamo adottato il Decreto legge n. 6, che ha disposto misure immediate di contenimento del contagio, definendo, al contempo, un percorso normativo, per noi del tutto nuovo, affidato allo strumento del Dpcm (il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) il compito di definire le misure via via ritenute più idonee a fronteggiare l’emergenza.
Con il DPCM del 23 febbraio, quindi immediato, sono state isolate le prime due cosiddette “zone rosse”, laddove avevamo rinvenuto i focolai riguardanti i 10 comuni del lodigiano e il comune di Vo’ Euganeo.
Con DPCM del 25 febbraio 2020, qualche giorno dopo, preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica e dell’incremento dei casi anche sul territorio nazionale, si è intervenuto, in tutti i comuni delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte, sullo svolgimento delle manifestazioni sportive, sull’organizzazione delle attività scolastiche e della formazione superiore, sulla disciplina di misure di prevenzione sanitaria presso gli Istituti penitenziari, sulla regolazione delle modalità di accesso agli esami di guida, sulla organizzazione delle attività culturali e turistiche.
Una volta verificato che la circolazione del virus superava ambiti geografici facilmente e chiaramente isolabili, le misure di contenimento geografico hanno perso rilievo, mentre hanno assunto ancor più rilevanza quelle di distanziamento sociale, via via incrementate con i provvedimenti che si sono succeduti, dapprima nelle Regioni interessate, o contemporaneamente alle Regioni interessate, su tutto il territorio nazionale.
La scelta degli interventi effettuati, vorrei ricordare, si è sempre basata su accurate valutazioni del comitato tecnico-scientifico e ha mirato a contemperare l’esigenza di incidere in maniera bilanciata tra benefici e sacrifici imposti alla vita dei cittadini. Abbiamo sperimentato - primi in Europa - un percorso normativo volto a contemperare, da una parte, l’esigenza per noi prioritaria di tutelare in massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall’altra, la necessità di assicurare adeguati presìdi democratici.
Per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, in particolare la libertà di circolazione e soggiorno (articolo 16), la libertà di riunione (articolo 17) nelle sue varie forme, la libertà finanche di coltivare pratiche religiose.
I princìpi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione, ma, contestualmente, anche della adeguatezza e della proporzionalità dell’intervento rispetto all’obiettivo perseguito.
È questa la ragione della gradualità delle misure adottate, che sono diventate restrittive via via che la diffusività e la gravità dell’epidemia si sono manifestate con maggiore severità, sempre sulla base delle indicazioni provenienti dal comitato tecnico-scientifico.
Poiché il nostro ordinamento, e lo vorrei sottolineare, non conosce - a differenza di altri ordinamenti giuridici - un’esplicita disciplina per lo stato di emergenza, abbiamo dovuto costruire, basandoci pur sempre sulla legislazione vigente, un metodo di azione e di intervento che mai è stato sperimentato prima.
Abbiamo ritenuto necessario ricorrere allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo avere posto il suo fondamento giuridico nell’iniziale decreto legge n. 6, che ho già menzionato.
Abbiamo ravvisato nel DPCM lo strumento giuridico più idoneo, innanzitutto perché agile e flessibile, in grado di adattarsi alla rapida e spesso imprevedibile evoluzione del contagio e alle sue conseguenze; in secondo luogo, perché abbiamo inteso garantire in questo modo, per questa via la più uniforme applicazione delle misure.
Ogni decreto del Presidente del Consiglio è sempre stato adottato con il coinvolgimento di tutti i Ministri, che hanno potuto apportare, ciascuno, per le rispettive competenze e anche hanno potuto apportare le diverse sensibilità politiche.
Abbiamo inoltre assicurato, peraltro è espressamente previsto dall’articolo 3, comma 1 del decreto-legge madre, il decreto-legge n. 6, il massimo coinvolgimento delle Regioni, sia singolarmente, sia attraverso la Conferenza Stato-Regioni.
Addirittura, per le misure che incidevano sulla libertà di impresa, sull’iniziativa economica e sui diritti dei lavoratori, abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere le parti sociali (sindacati e associazioni di categoria).
Alla fine del mese di febbraio, il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver acquisito dall’Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati, analizzava l’iter epidemiologico del Covid-19, il suo trend di diffusione e dopo l’adozione delle prime forme di contenimento differenziate per zone forniva ulteriori indicazioni.
Il dato rappresentava una situazione di lieve flessione nell’incremento dei casi collocati nelle cosiddette “zone rosse”, a cui corrispondeva contemporaneamente un aumento dell’incidenza in altre aree, con conseguente allarme per le strutture sanitarie la cui organizzazione territoriale cominciava ad andare in sofferenza, in ragione dell’impatto significativo del ricorso alle terapie intensive e sub intensive.
In tale contesto, con il diffondersi del virus e nel tentativo di arginare il contagio esponenziale, si moltiplicavano gli interventi emergenziali adottati tanto dai Presidenti delle Regioni quanto dai Sindaci di singoli Comuni.
I successivi DPCM ci hanno consentito di graduare le misure, sovente specificamente circoscritte sul piano territoriale, in modo da renderle proporzionate e adeguate - sempre sulla base delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico - rispetto all’obiettivo del contenimento del contagio e della mitigazione del rischio epidemiologico.
In particolare, con il DPCM dell’11 marzo abbiamo disposto la sospensione della attività commerciali al dettaglio, quelle ritenute non essenziali, e abbiamo anche previsto la sospensione delle attività commerciali al dettaglio - a eccezione della vendita di generi alimentari e di prima necessità - dei servizi di ristorazione, dei servizi alla persona.
Ricordo anche un passaggio particolarmente qualificante e che rivendico come un segnale, da parte del Governo, di massima attenzione al mondo del lavoro: la firma avvenuta il 14 marzo, dopo dodici ore di intenso lavoro e confronto con i sindacati e le associazioni datoriali, di un Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto del virus nei luoghi di lavoro, nel presupposto che la prosecuzione dell’attività lavorativa possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione.
Infine, siamo all’ultimo DPCM del 22 marzo, con cui sono state ulteriormente integrate le misure di contenimento del contagio, prevedendo, tra l’altro: il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi pubblici o privati di trasporto, da un comune all’altro, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; e anche la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità, nonché servizi pubblici essenziali.
Quest’ultima misura, in particolare, adottata all’esito di un confronto con le associazioni di categoria e i sindacati, si è rivelata - è storia anche, è cronaca, è stata riportata sui giornali - di complessa elaborazione, dal momento che la selezione, come potete immaginare, delle filiere essenziali, in ragione della forte integrazione e interconnessione fra le produzioni, è risultata davvero molto elaborata e delicata.
Nell’evidenziare che le tutte misure adottate, sulle quali ho riferito in modo quanto più possibile sintetico, si giustificano - come riconosciuto anche da giuristi intervenuti nel dibattito pubblico - per la straordinarietà e l’eccezionalità dell’evento, suscettibile di porre in grave e immediato pericolo la salute dei cittadini, sono consapevole della necessità di un doveroso coinvolgimento del Parlamento, che esprime, al massimo grado, la democraticità del nostro ordinamento.
Per tale ragione, con il decreto-legge adottato ieri dal Consiglio dei ministri, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, oltre ad aver trasferito in fonte di rango primario, tipizzandole, le misure di contenimento da adottare per contrastare i rischi derivanti dalla diffusione del virus, abbiamo anche introdotto una più puntuale procedimentalizzazione nell’adozione dei D.P.C.M., prevedendo, tra l’altro, l’immediata trasmissione dei provvedimenti emanati ai Presidenti delle Camere, oltre all’obbligo del Presidente del Consiglio, o del Ministro da lui delegato, di riferire ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate.
Oltre alle misure contenitive volte ad evitare la diffusione del contagio, il Governo si è subito attivato per sostenere il sistema sanitario, in sofferenza a seguito dell’incremento esponenziale del numero dei ricoverati.
Con il ministro Speranza, con il capo della Protezione civile Borrelli, con il commissario Arcuri, che abbiamo nel frattempo nominato, e con tutti i Ministri – io ne cito solo alcuni per consuetudine di videoconferenze quotidiani, ma sono consapevole che sto facendo torto ai Ministri non menzionati; menziono il Ministro Boccia, il Ministro Di Maio, il Ministro Guerini - tutti insieme stiamo lavorando incessantemente per superare queste difficoltà.
L’evoluzione dell’epidemia ha indotto il Governo a individuare ulteriori specifiche misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, con riguardo alle risorse umane, strumentali e alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie, tramite il decreto-legge n. 14 del 2020.
Fra le norme proposte dal decreto, ricordo le misure straordinarie per l’assunzione degli specializzandi in medicina, per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario su tutto il territorio nazionale, nonché l’assunzione a tempo determinato del personale delle professioni sanitarie, dei medici e degli specializzandi, nonché l’aumento del monte ore della specialistica ambulatoriale convenzionata interna.
È stato avviato, in parallelo, l’acquisto di strumentazione specialistica, consistente soprattutto in macchine e altri dispositivi per la ventilazione invasiva e non invasiva, e l’acquisizione di personale sanitario aggiuntivo da utilizzare nelle aree più interessate, mentre nel resto del Paese proseguono attività di preparazione per riuscire da una parte a rallentare l’onda del contagio e ridurre i suoi picchi, al fine di assorbire l’impatto sui servizi sanitari e dall’altra parte per gestire i casi in modo efficace in strutture consone e adeguate.
Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi medicali, desidero sottolineare che la produzione è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una notevole difficoltà nel loro reperimento. E un’emergenza mondiale quindi il mercato in questo momento è saturo. La diffusione dell'epidemia a livello globale, tra l’altro, ha comportato infatti anche una lievitazione dei prezzi e anche una distorsione del mercato.
A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti Paesi produttori e di transito. Inoltre, a dispetto di ogni normale procedura, si è dovuta affrontare la criticità legata alla necessità di dover pagare in anticipo la merce, anche a fronte del grande rischio di doversi avvalere di intermediari poco trasparenti e, come è capitato di intercettare, propensi anche a truffe internazionali.
Le terapie intensive in Italia, per effetto di questo sforzo continuo e incessante, in Italia sono passate, in pochi giorni, da 5.343 a 8.370, con un incremento di 63,8%, mentre i posti letto in pneumologia e malattie infettive sono passati da 6.525 a 26.169. Oltre 4 volte di più. 59 pazienti in terapia intensiva sono stati trasferiti dalla Lombardia in altre regioni italiane. L’abbiamo fatto potenziando un sistema già esistente, un protocollo interregionale già esistente in Protezione civile – si chiama Cross -, lo abbiamo reso vincolante e quindi obbligatoria per quanto riguarda le risposte delle altre Regioni. Abbiamo riconvertito 78 ospedali in “COVID Hospital”.
Con una procedura di selezione delle 8.000 domande pervenute – avevamo lanciato una call per 300 nuovi medici -, pensate 8000 domande in 72h, saranno inviati, nei prossimi giorni – ma mi risulta che nel momento in cui vi parlo già un primo gruppo è arrivato a destinazione - nuovi medici negli ospedali in difficoltà. Contestualmente, con una nuova ordinanza, nelle prossime ore, trasferiremo su base volontaria 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati di CoviD-19. Sono convinto che anche in questo caso l’Italia saprà rispondere con un moltiplicatore incredibile dei 500 che chiediamo
Questi nuovi medici e infermieri potranno offrire il loro contributo nelle aree più colpite, con particolare riguardo ai comuni di Bergamo, Brescia, Cremona e Piacenza (ma ce ne sono tanti altri), come pure all’ospedale da campo dell’associazione nazionale alpini che, a breve, sarà operativo a Bergamo.
Il Governo è pienamente consapevole che la pandemia del Covid-19 non pone soltanto una complessa sfida sul piano sanitario, ma richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali, ma anche europee e internazionali.
Per questa ragione, sin da quando è emerso il primo focolaio di coronavirus, il Governo ha adottato provvedimenti economici volti a tutelare i lavoratori e le imprese coinvolte dall’emergenza.
Con il decreto-legge n. 6 del 2020 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della Protezione Civile. A questo provvedimento poi è seguito un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, emanato il 24 febbraio 2020, che ha disposto la sospensione di versamenti e adempimenti tributari, nonché del versamento delle ritenute d’acconto, a carico dei residenti nelle prime due aree interessate dallo sviluppo di un focolaio. Poi c’è stato il decreto-legge n. 9/2020, con cui il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate dall’epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione e salute, volte a sostenere il tessuto socio-economico del Paese.
La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti dal Covid-19 ha determinato l’esigenza di un piano di emergenza economica più incisivo e complessivo.
Per questa ragione, sapete, il Governo ha presentato, ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243 del 2012, al Parlamento una Relazione con richiesta di essere autorizzato allo scostamento temporaneo del saldo strutturale di bilancio dall’obiettivo programmatico di medio termine che era stato in precedenza stabilito.
Questa Relazione, preceduta da una comunicazione alla Commissione europea, è stata elaborata al fine di reperire risorse per un pacchetto di misure di sostegno dell’economia e la Relazione integrativa ha portato il complessivo incremento degli stanziamenti richiesti a 25 miliardi per il 2020 in termini di saldo netto da finanziare, ovvero ad un incremento di 20 miliardi – è cosa nota - dell’indebitamento netto programmato per il 2020.
La Commissione europea ha confermato con lettera che le misure di spesa pubblica adottate una tantum in relazione all’emergenza epidemiologica in corso sono da considerarsi escluse, per definizione, dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione del rispetto delle regole di bilancio vigenti. Poi successivamente è stata anche dichiarata la sospensione del Patto di stabilità e crescita.
In forza di questo maggior ricorso all’indebitamento, autorizzato dal Parlamento, il governo ha emanato il decreto-legge n.18 del 2020 e abbiamo con quel decreto individuato quattro ambiti di intervento per un’azione urgente di sostegno all’economia: a) potenziamento del sistema sanitario; b) protezione del lavoro e dei redditi; c) sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie; d) sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali.
Per potenziare le risorse a disposizione del nostro sistema sanitario abbiamo stanziato nuove risorse per 3,2 miliardi.
Queste risorse saranno utilizzate per gli interventi di reclutamento e di gestione del personale medico-sanitario.
Inoltre, il decreto dispone lo stanziamento di risorse per gli straordinari del personale sanitario, che viene incrementato di 250 milioni di euro per il 2020, l’incremento di 320 unità del personale medico e infermieristico militare, nonché la possibilità per l’INAIL di assumere a tempo determinato 200 medici specialisti e 100 infermieri. Per far fronte poi alle esigenze di sorveglianza epidemiologica, viene aumentato anche lo stanziamento a favore dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il decreto stanzia oltre 11 miliardi di euro in favore degli ammortizzatori sociali, della preservazione dei posti di lavoro e di misure specifiche per determinate categorie di lavoratori.
La Cassa Integrazione Guadagni in deroga viene estesa dal decreto all’intero territorio nazionale, per i dipendenti di tutti i settori produttivi, per una durata massima di 9 settimane.
Abbiamo prestato anche una prima attenzione anche alle categorie dei lavoratori autonomi e atipici.
Il decreto interviene anche in materia di licenziamenti, prevedendone la sospensione.
Misure specifiche sono rivolte anche a categorie particolari di lavoratori che svolgono attività essenziali e non sono coperti dalla sospensione delle attività.
I contraccolpi economici dell’emergenza sanitaria, naturalmente, riguardano da vicino il mondo delle imprese. È imperativo, perciò, garantire il massimo grado possibile di liquidità alle imprese e il Governo ha già predisposto delle prime misure significative che permettono di attivare complessivamente 350 miliardi di euro di finanziamento a beneficio del mondo produttivo.
Queste misure si articolano in quattro direzioni principali.
Innanzitutto, abbiamo disposto una moratoria sui prestiti fino al 30 settembre 2020 a beneficio di tutto il sistema delle piccole e medie imprese.
Abbiamo poi potenziato, con 1,5 miliardi di euro, il Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese, affinché possa intervenire in maniera più capillare ed erogare garanzie per oltre 100 miliardi complessivi.
In favore dei lavoratori autonomi che abbiano subito una perdita di oltre un terzo del loro fatturato medio, inoltre, viene esteso l’accesso al cosiddetto “fondo Gasparrini”, che per 18 mesi garantisce la sospensione delle rate e il pagamento da parte dello Stato di una parte degli interessi sui mutui per l’acquisto della prima casa.
A favore delle aziende di maggiori dimensioni, invece, abbiamo previsto una garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa Depositi e Prestiti, diretta alle medie e grandi imprese colpite dall’emergenza.
Sono previste anche forme di incentivo alle imprese bancarie e industriali, finalizzati alla cessione di crediti incagliati o deteriorati attraverso la conversione delle loro attività fiscali differite in crediti di imposta.
Il decreto dedica un capitolo importante alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, estendendo la portata degli interventi disposti dai provvedimenti precedenti.
Al fine di sostenere il sistema-Paese in questa delicata fase, poi, abbiamo costituito un Fondo per l’internazionalizzazione del sistema economico e il sostegno delle esportazioni italiane. Infine, per supportare il lavoro nell’ambito dell’emergenza il decreto dispone misure per la funzionalità delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Non da ultimo, abbiamo previsto alcuni interventi in favore del sistema scolastico e universitario, un capitale prezioso su cui dobbiamo investire con ancora maggiore convinzione in nome del futuro del Paese, aiutandolo soprattutto a superare questa fase di contenimento dell’epidemia.
L’impegno del Governo nel sostegno all’economia italiana, naturalmente, trova nel decreto “Italia” soltanto un primo passo di carattere emergenziale.
Ci rendiamo conto che l’intervento fin qui effettuato che pure è stato significativo, assolutamente non trascurabile, sia sul fronte della liquidità, della protezione sociale, del sostegno al reddito per le imprese, le famiglie, i lavoratori in particolare autonomi, non è sufficiente.
E’ per questo che in queste ore stiamo lavorando per incrementare il sostegno alla liquidità di cui il Paese ha tanto bisogno, al credito, che già dicevo, come l’ho già detto e ricordato prima, porta a mobilitare attualmente con il decreto “Cura Italia” circa 350 miliardi di euro.
Con il nuovo intervento normativo, che è in corso di elaborazione, confidiamo di pervenire a uno strumento complessivo che è altrettanto significativo rispetto a quanto sin qui operato.
Non sono in condizione in questo momento di dare delle cifre esatte ma sicuramente sarà, ripeto, uno strumento complessivo altrettanto significativo e interverremo anche con stanziamenti aggiuntivi di non minore importo, anche qui consentitemi, ovviamente, di poter continuare a lavorare con tutti i ministri per definire bene le misure e l’esatto impatto economico di un minore importo rispetto ai 25 miliardi già stanziati con il primo decreto.
Per questa ragione, quindi, il Governo sta valutando tutte le iniziative per assicurare alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori tutta la liquidità necessaria per affrontare e superare questo momento di grande ristrettezza. Peraltro, i prossimi interventi dovranno, attenzione e non lo dobbiamo affatto trascurare, dobbiamo già lavorare oggi per premurarci quello che è il rilancio di domani, dobbiamo anche lavorare per semplificare il nostro sistema, la nostra pubblica amministrazione, la nostra burocratica, per dare impulso agli investimenti pubblici e privati una volta che il Paese potrà uscire dall’emergenza e potrà riprendere a correre.
Sarà cruciale, quindi, da questo punto di vista, superare le rigidità strutturali che hanno impedito sin qui di dispiegare tutto il potenziale di crescita dell’Italia, per esempio nel settore dell’edilizia e nelle opere pubbliche.
E’ fondamentale garantire, e già in questa fase, che il sistema-Paese sia sempre più preparato a sostenere situazioni di emergenza, qualunque ne sia la causa scatenante.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale e il sistema della ricerca in campo scientifico, clinico e farmacologico sono due risorse di valore inestimabile, che dobbiamo rafforzare e proteggere.
Allo stesso tempo, dobbiamo salvaguardare la capacità finanziaria dei nostri enti locali - a partire dai Comuni, il volto dello Stato più prossimo ai cittadini - affinché possano erogare servizi pubblici di qualità e assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti.
Queste settimane di lotta contro la diffusione del coronavirus ci hanno mostrato l’importanza di preservare alcune filiere produttive di cruciale importanza per la salute e la sicurezza nazionali, come - ad esempio - quelle legate ai ventilatori sanitari e ai dispositivi di protezione individuale.
Un primo passo importante nella direzione della ricostituzione di filiere nazionali è stato compiuto con i nuovi incentivi previsti dal decreto “Cura Italia” per la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale. Al momento sono disponibili 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare o riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza.
Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di 48 ore dalla Commissione europea, dopo l’immediata notifica della misura, in sede comunitaria, da parte del Ministero dello Sviluppo economico.
L’emergenza ci mostra anche l’importanza di tutelare le nostre industrie di interesse strategico, alla luce di un’ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, informatici e geopolitici. Non possiamo trascurare nulla. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo, e saremo in grado di lavorare in questa direzione a partire dal prossimo provvedimento normativo che stiamo predisponendo per aprile.
Per il rilancio economico dell’Italia, poi, restano di assoluta centralità gli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale e l’impulso sempre maggiore alla trasformazione digitale del Paese.
L’esperienza delle ultime tre settimane ci ha dimostrato che è necessaria e possibile una vera e propria trasformazione in chiave digitale della scuola, dell’università e del lavoro. Ne dobbiamo approfittare. Dobbiamo cercare di volgere in opportunità questa prova durissima che il Paese sta attraversando. Dobbiamo concentrare tutte le migliori energie del Paese e le risorse disponibili sul potenziamento della connettività, della formazione digitale e dell’innovazione tecnologica, assicurando a tutti i cittadini la parità di accesso agli strumenti informatici.
Per attuare efficacemente queste priorità di intervento, in un quadro progettuale di medio e lungo periodo, il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato e quanto più favorevole possibile agli investimenti e di risorse pubbliche significative, ma voi sapete che in buona parte sono state già stanziate, per continuare a sostenere l’economia nella fase di uscita e di ripresa del ciclo economico più produttivo.
È cruciale, in tal senso, la decisione della Banca centrale europea dello scorso 18 marzo, che ha portato a 750 miliardi l’entità complessiva del programma di acquisto di titoli volto a contrastare i rischi economici della pandemia del Coronavirus, includendo anche la possibilità di rivisitare gli attuali limiti auto-imposti ove fosse necessario.
La recessione che investirà, con ogni probabilità, l’intero continente europeo assume i caratteri di uno shock esterno e simmetrico. La risposta della politica monetaria e della politica di bilancio nell’Eurozona, perciò, non può e non deve essere messa a repentaglio da un rischio di frammentazione dei mercati finanziari, soprattutto nell’ambito dei titoli del debito pubblico.
Parimenti, è di assoluta importanza la proposta della Commissione europea volta ad attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita. Una volta approvata dal Consiglio, questa deliberazione consentirà agli Stati membri - e quindi anche all’Italia - di discostarsi ulteriormente dagli obblighi di bilancio che si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo.
Tale clausola sarà essenziale per poter procedere con ulteriori stanziamenti di risorse, quelli che ho già in parte anticipato, che si renderanno necessari a partire dalla definizione del nuovo prossimo provvedimento di sostegno economico.
Tuttavia, l’impatto finanziario e socio-economico della pandemia sarà tale da richiedere alla governance economica dell’Eurozona un salto di qualità che sia all’altezza della sfida che stiamo attraversando, che non sta attraversando solo l’Italia, che sta attraversando l’Europa intera. La nostra unione monetaria potrà uscire vincitrice dalla lotta contro il Coronavirus soltanto se le sue istituzioni saranno rafforzate nel segno della solidarietà e dell’unità. In queste settimane di emergenza prima in Italia e poi nel resto dell’Unione europea ho promosso con forza nei confronti delle Istituzioni europee e degli altri Stati membri un’azione coordinata, un’azione coordinata con gli altri Ministri di Governo, con gli altri leader, una risposta europea immediata, all’altezza della posta in gioco di ordine sia sanitario, sia economico ma anche sociale. Ad un’emergenza straordinaria è indispensabile rispondere – questo è il segnale forte che ho trasmesso – con misure e azioni straordinarie rassicurando i cittadini europei e anche i mercati finanziari che l’Europa unita intende fare, inizia a fare tutto ciò che è necessario. Risposte anche corrette, risposte anche unitarie ma tardive saranno del tutto inutili.
I bilanci dei Paesi membri dovranno continuare a mobilitare quindi risorse pubbliche nel corso del 2020 e soltanto un’azione politica di sinergia potrà permettere all’Eurozona di tornare su un sentiero di crescita sostenuta.
È quindi convinzione del Governo, infatti, che nessuno - ad oggi - nessuno degli strumenti disponibili, che sono stati evidentemente progettati durante precedenti episodi di crisi, crisi che però avevano un’altra natura, ecco nessuno di questi strumenti possa costituire un veicolo idoneo ad attuare quella coraggiosa risposta economica alla pandemia di cui i cittadini avvertono la necessità.
Per questa ragione, l’Italia sta lavorando e continuerà a lavorare alla creazione di strumenti di debito comuni dell’Eurozona, che possano finanziare gli sforzi messi in campo dai Governi e costruire un’adeguata linea di difesa.
Ho sostenuto con convinzione la necessità di risposte tempestive ed efficaci in ambito europeo e in questo spirito ho portato avanti nelle ultime ore un’iniziativa che è stata condivisa presto, subito, devo dire, la risposta è stata immediata, dei Capi di Stato e di Governo di altri otto Stati membri dell’Unione: Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna.
L’obiettivo di questa lettera che stamane abbiamo recapitato al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è quello di ribadire che l’epidemia causata dal Coronavirus sta realizzando, sta provocando uno shock senza precedenti, uno tsunami che può essere affrontato esclusivamente facendo ricorso a misure straordinarie, a misure eccezionali.
Queste misure devono prioritariamente essere dirette a contenere al massimo la diffusione del virus, a rafforzare i sistemi sanitari dei singoli stati europei.
Nessun Paese peraltro, e men che meno l’Italia che è in prima linea, può accettare nel momento in cui sta facendo uno sforzo poderoso, sacrifici enormi per contrastare il contagio, la diffusione del virus, che altri Paesi non raccolgano questa soglia di attenzione massima, di precauzione massima. Immaginate quale iattura, a quale iattura potremmo rimanere esposti in caso di un contagio di ritorno, ove la soglia di altri Paesi nella linea di reazione sul piano sanitario non fosse rigorosa e adeguata.
Quindi queste devono essere le misure che adotteremo in grado di salvaguardare la produzione, la distribuzione di beni, servizi vitali all’interno dell’Unione europea e devono essere in grado di contrastare efficacemente nel breve ma anche nel lungo periodo gli effetti negativi di questa crisi sull’economia del nostro continente.
Come dimostrano le citate misure, azioni europee, finora adottate è indispensabile che venga ascoltato dall’Europa l’appello a questa azione coordinata per il contenimento del contagio. Senza una sincronizzazione, un’estensione e un coordinamento effettivi queste misure non costituiranno un argine efficace.
Questo quindi vale e questa linea noi la porteremo a livello di G7, c’è già stata una video conferenza G7 ma anche a livello di G20.
Quindi lavoreremo per ottenere una risposta chiara, solida, vigorosa, efficace, coordinata e tempestiva dall’Europa ma continueremo nel nostro ordinamento interno a operare con la massima determinazione, col massimo coraggio e con la massima fiducia che restando uniti ne usciremo presto.
Grazie.
Al termine del Consiglio dei Ministri, convocato alle 14,00 per discutere l'ordine del giorno che segue, il Presidente Giuseppe Conte ha tenuto una Conferenza stampa che riproponiamo in video.
Ordine del giorno del CDM del 24 marzo 2020 ore 14,00:
DECRETO-LEGGE:Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 (PRESIDENZA-SALUTE)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: Modifica al regolamento di organizzazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a norma dell'articolo 1, commi 166 e 167, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (POLITICHE AGRICOLE);
PROVVEDIMENTO A NORMA DELL’ARTICOLO 143 DEL TESTO UNICO DELLE LEGGI SULL’ORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI
Proposta di proroga di scioglimento di un consiglio comunale;
VARIE ED EVENTUALI.
Dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulle nuove misure per il contenimento dell'epidemia.
"Buonasera a tutti, sin dall’inizio ho scelto la linea della trasparenza, la linea della condivisione, ho scelto di non minimizzare, non nascondere la realtà che ogni giorno è sotto i nostri occhi. Ho scelto di rendere tutti voi partecipi della sfida che siamo chiamati ad affrontare, è la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo Dopoguerra. In questi giorni durissimi, siamo chiamati a misurarci con immagini, con notizie che ci feriscono, ci lasciano un segno che rimarrà sempre impresso nella nostra memoria, anche quando questo, ci auguriamo presto, sarà finito.
La morte di tanti concittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova, questi decessi per noi, per i valori con cui siamo cresciuti, per i valori che ancora oggi noi condividiamo, non sono semplici numeri, quelle che piangiamo sono persone, sono storie di famiglie che perdono gli affetti più cari.
Le misure sin qui adottate, l'ho già detto, richiedono tempo prima che possano spiegare i loro effetti, dobbiamo continuare a rispettare tutte le regole con pazienza, con responsabilità, con fiducia. Sono misure severe, ne sono consapevole, rimanere a casa, rinunciare a radicate abitudini, non è affatto facile ma non abbiamo alternative, in questo momento dobbiamo resistere perché solo in questo modo riusciremo a tutelare noi stessi e a tutelare le persone che amiamo.
Il nostro sacrificio di rimanere a casa è per altro minimo, se paragonato al sacrificio che stanno compiendo altri concittadini, negli ospedali, nei luoghi cruciali per la vita del Paese c'è chi rinuncia, chi rischia molto di più. Penso in particolare innanzitutto ai medici, agli infermieri ma penso anche alle Forze dell'ordine, alle Forze armate, agli uomini e alle donne della Protezione Civile, ai commessi dei supermercati, ai farmacisti, agli autotrasportatori, ai lavoratori dei servizi pubblici, anche ai servizi dell'informazione, donne e uomini che non stanno andando semplicemente a lavorare, ma compiono ogni giorno un atto di grande responsabilità verso l'intera nazione. Compiono un atto di amore verso l'Italia intera.
Oggi abbiamo deciso di compiere un altro passo: la decisione assunta dal Governo è quella di chiudere, nell'intero territorio nazionale, ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali.
Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio con i sindacati, con le associazioni di categoria, per stilare una lista dettagliata in cui sono indicate le filiere produttive delle attività dei servizi di pubblica utilità, quelli che sono più necessari per il funzionamento dello Stato in questa fase di emergenza.Continueranno a rimanere aperti tutti i supermercati, tutti i negozi di generi alimentari e di prima necessità. Quindi, fate attenzione, non abbiamo previsto nessuna restrizione sui giorni di apertura dei supermercati. Invito tutti a mantenere la massima calma, non c'è ragione di fare una corsa agli acquisti, non c'è ragione di creare code che in questo momento non si giustificano affatto. Continueranno a rimanere aperte anche farmacie, parafarmacie, continueranno a venire assicurati i servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari. Assicureremo tutti i servizi pubblici essenziali, ad esempio i trasporti. Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali.Assicureremo ovviamente anche tutte le attività connesse, accessorie, funzionali a quelle consentite, a quelle essenziali.
Al di fuori delle attività ritenute essenziali, consentiremo solo lo svolgimento di lavoro modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale.
Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo.
È una decisione non facile, ma è una decisione che ci consente, ci predispone ad affrontare la fase più acuta del contagio.
È una decisione che si rende necessaria, oggi in particolare, per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia.
L’emergenza sanitaria – ma lo avevamo previsto – sta tramutando in piena emergenza economica, ma a voi tutti dico: “Lo Stato c’è. Lo Stato è qui”. Il Governo interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno di rialzare la testa e ripartire quanto prima.
Mai come ora la nostra comunità deve stringersi forte, come una catena a protezione del bene più importante: la vita. Se dovesse cedere anche solo un anello, questa barriera di protezione verrebbe meno, esponendoci a pericoli più grandi, per tutti.
Quelle rinunce che oggi vi sembrano un passo indietro, domani ci consentiranno di prendere la rincorsa e ritornare presto nelle nostre fabbriche, nei nostri uffici, nelle nostre piazze, fra le braccia di parenti, di amici.
Stiamo rinunciando alle abitudini più care, lo facciamo perché amiamo l’Italia, ma non rinunciamo al coraggio e alla speranza nel futuro. Uniti ce la faremo."
Come ormai è diventata consuetudine, il Presidente Giuseppe Conte, entra nelle famiglie a informare delle novità che si appresta a firmare, a seguito delle dichiarazione di stato di Pandemia da parte della OMS, per contrastare l'avanzata del Coronavirus. Nella serata di ieri ha inoltre annunciato la nomina di una nuova figura commissariale che si andrà a relazionare con la protezione Civile, al quale verranno concessi ampi poteri anche per la costruzione di impianti atti a costruire tecnologie mediche. (Video e testo del DPCM 11 marzo 2020).
Di LGC 12 marzo 2020 – Nel nuovo decreto DPCM del 11 marzo 2020 viene disposta "la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione dei negozi di generi alimentari, di prima necessità, delle farmacie e delle parafarmacie". Inoltre viene indicato il nome di Domenico Arcuri, AD di Invitalia, ex Sviluppo Italia, il quale assumerà la carica di Commissario per l'emergenza da coronavirus. Il principale compito del nuovo "super commissario" sarà di "rafforzare soprattutto la produzione, la distribuzione di attrezzature per terapie intensive e sub-intensive, avrà anche il potere di creare nuovi stabilimenti".
A seguire la trascrizione del video messaggio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e in calce il testo del nuovo decreto.
La comunicazione Giuseppe Conte del 11 marzo 2020 -
"Vorrei cominciare ringraziando prima di tutto, ancora una volta, i medici, gli operatori sanitari, i ricercatori che mentre vi parlo stanno lavorando senza sosta negli ospedali per combattere l’emergenza sanitaria, per curare i nostri malati.
Il mio grazie va anche a tutti voi, che state rispettando le misure che il Governo ha adottato per contrastare la diffusione del virus.
Vi ringrazio perché so che state cambiando le abitudini di vita, state compiendo dei sacrifici, so che non è facile, ma sappiate che con questa vostre rinunce – piccole o grandi – stanno offrendo grande contributo prezioso al Paese.
L'Italia, possiamo dirlo forte, con orgoglio, sta dando prova di essere una grande nazione, una grande comunità, unita e responsabile.
In questo momento tutto il mondo ci guarda: certamente ci guardano per i numeri del contagio, vedono un Paese in difficoltà. Ma ci apprezzano anche perché stiamo dando prova di grande vigore, di grande resistenza.
E io ho una profonda convinzione – e vorrei condividerla con voi – domani non solo ci guarderanno ancora, e ci ammireranno, ci prenderanno come esempio positivo di un Paese che, grazie al proprio senso di comunità è riuscito a vincere la sua battaglia contro questa pandemia.
Siamo, lo ricordo, il Paese che per primo, in Europa, è stato colpito più duramente dal coronavirus, ma siamo anche quelli che stanno reagendo con la maggior forza e con la massima precauzione, diventando giorno dopo giorno un modello anche per tutti gli altri.
Governare significa avere una visione a 360 gradi: questa sfida, ormai lo sappiamo bene,
riguarda la salute dei cittadini, è una sfida che mette a dura prova il nostro sistema sanitario nazionale, ma riguarda anche la tenuta della nostra economia, del nostro tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese. Nelle scelte che ho fin qui assunto abbiamo tenuto conto, insieme a tutti i ministri, di tutti gli interessi, di tutti i valori in gioco.
Ho fatto un patto con la mia coscienza. Al primo posto c’è e ci sarà sempre la salute degli italiani.
Soli pochi giorni fa vi ho chiesto di cambiare le vostre radicate abitudini di vita, rimanendo a casa il più possibile, uscendo solo lo stretto necessario.
La stragrande maggioranza di voi italiani ha risposto in modo straordinario.
Quando ho adottato queste misure – che limitano anche alcune delle nostre amate libertà - ero consapevole che si trattava di un primo passo e ragionevolmente non sarebbe stato l'ultimo.
che a breve sarebbe stato necessario un passo ulteriore.
Oggi, è chiaro, siamo consapevoli che in un Paese grande, moderno, complesso, come il nostro, bisogna procedere gradualmente affinché tutti possano comprendere il difficile momento che stiamo vivendo e anche predisporsi per accettare i cambiamenti richiesti.
Ora, questo è il momento di compiere un passo in più.
Quello più importante.
L’Italia rimarrà sempre una zona unica. L’Italia protetta.
Ma ora disponiamo anche la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione dei negozi di generi alimentari, di prima necessità, delle farmacie e delle parafarmacie.
Nessuna corsa, attenzione, non è necessario fare nessuna corsa quindi per acquistare cibo nei supermercati. Chiudiamo però negozi, bar, pub, ristoranti, lasciando la possibilità di fare consegne a domicilio.
Chiudono anche parrucchieri, centri estetici, chiudono i servizi di mensa che non garantiscono la distanza di 1 metro di sicurezza.
Per quanto riguarda le attività produttive e professionali, va attuata il più possibile la modalità del lavoro agile, vanno incentivate le ferie, i congedi retribuiti per i dipendenti.
Restano chiusi i reparti aziendali non sono indispensabili per la produzione. Industrie, fabbriche, potranno ovviamente continuare a svolgere la propria attività produttive a condizione che assumano protocolli di sicurezza adeguati a proteggere i propri lavoratori al fine di evitare il contagio. Sono incentivate le fabbriche e le industrie a predisporre misure che siano adeguate per reggere questo momento. Quindi regolazione dei turni di lavoro, ferie anticipate, chiusura dei reparti non indispensabili.
Resta ovviamente garantito lo svolgimento dei servizi pubblici essenziali tra cui i trasporti, dei servizi di pubblica utilità dei servizi bancari, postali, finanziari, assicurativi nonché di tutte quelle attività necessarie, comunque accessorie, rispetto al corretto funzionamento dei settori rimasti in attività.
Saranno garantite le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare, comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività, quindi continueranno le loro attività nel rispetto ovviamente della normativa igienico-sanitaria.
La regola madre rimane la stessa: dobbiamo limitare gli spostamenti alle attività lavorative, per motivi di salute, o per motivi di necessità come il caso di fare la spesa.
È importante essere consapevoli che abbiamo cominciato da poco a cambiare le nostre abitudini, l’effetto di questo nostro grande sforzo potremo vederlo solo tra poche settimane, un paio di settimane.
Nessuno quindi deve pensare che già domani, nei prossimi giorni, potremo misurare l'impatto di queste misure. Per avere un riscontro dovremo attendere un paio di settimane. E questo è molto importante, quindi lo voglio dire: se i numeri dovessero continueranno a crescere – cosa niente affatto improbabile - non significa che dovremo affrettarci a varare subito nuove misure. Non dobbiamo fare una corsa cieca verso il baratro, dobbiamo essere lucidi, misurati, rigorosi, responsabili.
A breve nominerò un commissario delegato per potenziare la risposta delle strutture ospedaliere a quest'emergenza sanitaria. Sarà un commissario che avrà ampi poteri di deroga, che lavorerà
per rafforzare soprattutto la produzione, la distribuzione di attrezzature per terapie intensive e sub-intensive, avrà anche il potere di creare nuovi stabilimenti, di impiantare nuovi stabilimenti per la produzione di queste attrezzature e per sopperire alle carenze fin qui riscontrate.
La persona che nominerò sarà il Dott. Domenico Arcuri, che è amministratore delegato di Invitalia, e si avverrà di questa struttura già consolidata, già esperta nel settore industriale.
Si coordinerà con il dott. Borrelli e con la struttura attuale della Protezione Civile. Permettetemi di aprire una parentesi e di ringraziare tutte le donne e gli uomini della Protezione Civile, il dott. Borrelli per l'incredibile lavoro che stanno fin qui facendo.
E voglio dirvi un’ultima cosa: se saremo tutti a rispettare queste regole, usciremo più in fretta da questa emergenza.
Il Paese ha bisogno della responsabilità di ciascuno di noi, della responsabilità di 60 milioni di italiani che quotidianamente compiono piccoli grandi sacrifici. Per tutta la durata di questa emergenza. Siamo parte di una medesima comunità.
Ogni individuo si sta giovando dei propri ma anche degli altrui sacrifici. Questa è la forza del nostro Paese, una "comunità di individui" come direbbe Norbert Elias.
Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo."
(Domenico Arcuri - AD Invitalia)
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato il nuovo Dpcm recante ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 sull'intero territorio nazionale.
Di seguito il testo del decreto.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400;
Visto il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19» e, in particolare, l’articolo 3;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2020, recante “Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2020;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 52 del 1° marzo 2020;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 2020;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell’8 marzo 2020;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.62 del 9 marzo 2020”;
Considerato che l’Organizzazione mondiale della sanità il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;
Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, con la quale è stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
Considerati l'evolversi della situazione epidemiologica, il carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia e l'incremento dei casi sul territorio nazionale;
Ritenuto necessario adottare, sull’intero territorio nazionale, ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;
Considerato, inoltre, che le dimensioni sovranazionali del fenomeno epidemico e l’interessamento di più ambiti sul territorio nazionale rendono necessarie misure volte a garantire uniformità nell’attuazione dei programmi di profilassi elaborati in sede internazionale ed europea;
Su proposta del Ministro della salute, sentiti i Ministri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, nonché i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali, dei beni e delle attività culturali e del turismo, del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione, e per gli affari regionali e le autonomie, nonché sentito il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni;
DECRETA:
ART. 1
(Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale)
Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sono adottate, sull’intero territorio nazionale, le seguenti misure:
Sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità individuate nell’allegato 1, sia nell’ambito degli esercizi commerciali di vicinato, sia nell’ambito della media e grande distribuzione, anche ricompresi nei centri commerciali, purché sia consentito l’accesso alle sole predette attività. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie, le parafarmacie. Deve essere in ogni caso garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.
Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto. Restano, altresì, aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande posti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo la rete stradale, autostradale e all’interno delle stazioni ferroviarie, aeroportuali, lacustri e negli ospedali garantendo la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.
Sono sospese le attività inerenti i servizi alla persona (fra cui parrucchieri, barbieri, estetisti) diverse da quelle individuate nell’allegato 2.
Restano garantiti, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, i servizi bancari, finanziari, assicurativi nonché l’attività del settore agricolo, zootecnico di trasformazione agro-alimentare comprese le filiere che ne forniscono beni e servizi.
Il Presidente della Regione con ordinanza di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto legge 23 febbraio 2020 n. 6, può disporre la programmazione del servizio erogato dalle Aziende del Trasporto pubblico locale, anche non di linea, finalizzata alla riduzione e alla soppressione dei servizi in relazione agli interventi sanitari necessari per contenere l’emergenza coronavirus sulla base delle effettive esigenze e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro della salute, può disporre, al fine di contenere l’emergenza sanitaria da coronavirus, la programmazione con riduzione e soppressione dei servizi automobilistici interregionali e di trasporto ferroviario, aereo e marittimo, sulla base delle effettive esigenze e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali.
Fermo restando quanto disposto dall’articolo 1, comma 1, lettera e), del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 e fatte salve le attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza, le pubbliche amministrazioni, assicurano lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile del proprio personale dipendente, anche in deroga agli accordi individuali e agli obblighi informativi di cui agli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81 e individuano le attività indifferibili da rendere in presenza.
In ordine alle attività produttive e alle attività professionali si raccomanda che:
sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza;
siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva;
siano sospese le attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione;
assumano protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale;
siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, anche utilizzando a tal fine forme di ammortizzatori sociali;
per le sole attività produttive si raccomanda altresì che siano limitati al massimo gli spostamenti all’interno dei siti e contingentato l’accesso agli spazi comuni;
in relazione a quanto disposto nell’ambito dei numeri 7 e 8 si favoriscono, limitatamente alle attività produttive, intese tra organizzazioni datoriali e sindacali.
Per tutte le attività non sospese si invita al massimo utilizzo delle modalità di lavoro agile.
ART. 2
(Disposizioni finali)
1. Le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data del 12 marzo 2020 e sono efficaci fino al 25 marzo 2020.
2. Dalla data di efficacia delle disposizioni del presente decreto cessano di produrre effetti, ove incompatibili con le disposizioni del presente decreto, le misure di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020.
3. Le disposizioni del presente decreto si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
Roma, 11 marzo 2020
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
IL MINISTRO DELLA SALUTE
Allegato 1
COMMERCIO AL DETTAGLIO
Ipermercati
Supermercati
Discount di alimentari
Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari
Commercio al dettaglio di prodotti surgelati
Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici
Commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati (codici ateco: 47.2)
Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati
Commercio al dettaglio apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4)
Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico
Commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari
Commercio al dettaglio di articoli per l'illuminazione
Commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici
Farmacie
Commercio al dettaglio in altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica
Commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati
Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l'igiene personale
Commercio al dettaglio di piccoli animali domestici
Commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia
Commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento
Commercio al dettaglio di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini
Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet
Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato per televisione
Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto per corrispondenza, radio, telefono
Commercio effettuato per mezzo di distributori automatici
Allegato 2
Servizi per la persona
Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia
Attività delle lavanderie industriali
Altre lavanderie, tintorie
Servizi di pompe funebri e attività connesse
Il nuovo Governo Giallo-Rosso pronto a decollare. Dal giuramento di stamane all fiducia, ancora da conquistare, in Parlamento. Da segnalare all’economia il posto è stato coperto da un “politico”.
di LGC - Roma 5 settembre 2019 - Questa mattina la nuova compagine governativa, frutto dell’accordo Movimento 5 Stelle e PD si è presentata al Quirinale per prestare il giuramento davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il Governo così composto andrà a chiedere la fiducia delle camere nei prossimi giorni e staremo a vedere cosa accadrà al Senato dove la maggioranza scricchiola anche in forza di alcuni grillini che potrebbero “ribellarsi” all’accordo.
Curioso il fatto che al ministero economico sia stato incaricato un "politico" e non un tecnico come era consuetudine da diverse legislature. Roberto Gualtieri, classe 1966, storico e politologo apprezzato in europa.
A seguire i ministri che andranno a coadiuvare Giuseppe Conte nella avventura “Giallo-Rossa”:
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sarà proposto Riccardo Fraccaro
Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese
Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede
Ministro alla Difesa Lorenzo Guerini
Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri
Ministro per gli Affari Esteri Luigi Di Maio
Ministero per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli
Ministro per l'Agricoltura Teresa Bellanova
Ministro per l'Ambiente Sergio Costa
Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia
Ministro per le Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli
Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano
Ministro per l'Innovazione tecnologica Paola Pisano
Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone
Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti
Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà
Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola
Ministro per il Lavoro Nunzia Catalfo
Ministro per l'Istruzione Lorenzo Fioramonti
Ministro per le Attività Culturali con delega al Turismo Dario Franceschini
Ministro per la Salute Roberto Speranza
Ministro per i giovani e lo Sport Vincenzo Spadafora
(Foto Presidenza della repubblica)
Il Governo giallo-verde si congeda nel modo meno politico e più (dis)umano immaginabile. Da oggi iniziano le consultazioni del presidente Mattarella.
Di Lamberto Colla Parma 21 agosto 2019 - I 50 minuti di Giuseppe Conte sono stati quasi tutti destinati a un attacco personale a Matteo Salvini e in subordine alla Lega.
Una camionata di sassolini che Conte ha voluto rovesciare nell'aula del Senato prima di andare a consegnare le dimissioni al Presidente della Repubblica, con la speranza di essere riciclato per proseguire la legislatura sotto un nuovo vessillo, potenzialmente giallo-rosa piuttosto che grigio in rappresentanza di un governo mascherato da tecnico.
Anche i messaggi non verbali sono tutti contrari a Salvini il quale, prima di trovare il posto a sedere, ha dovuto attendere in piedi, come uno scolaretto espulso dall'aula, che i grillini gli trovassero uno spazio a fianco del Premier (tutti i posti del Governo erano stati occupati dai rappresentanti del M5S) che poi lo avrebbe trafitto più e più volte arrivando a umiliarlo in innumerevoli passaggi del suo discorso (a seguire il testo integrale).
Gli strafalcioni istituzionali e le scortesie umane, le assenze sgarbate, le convocazioni inopportune dei sindacati sono i primi sassolini che Conte si toglie ai quali fanno seguito i ben più duri attacchi che riguardano la Russia e il rosario. "Caro ministro, caro Matteo, se tu avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa, avresti evitato al tuo presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto, rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso…" e poco dopo rinfaccia al suo ex vice di tenere nascoste notizie che potrebbero nuocere al Paese "sul piano internazionale". A seguire quindi l'affondo sul "rosario", che la dice lunga sul misero contenuto politico del discorso ben più centrato, invece, sul piano personale, "Chi ha compiti di responsabilità - sottolinea il Premier - dovrebbe evitare, durante i comizi, di accostare agli slogan politici i simboli religiosi…Matteo questi comportamenti non hanno nulla a che fare con la libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa…"
La replica di Salvini, che per segnare il distacco si trasferisce nei banchi della Lega, è puntuale e per certi versi più politica, rimarca più volte il "coraggio" delle scelte vantando anche la sua condizione di "uomo libero" "libertà". Elenca tutte le offese ascoltate da Conte — "pericoloso, autoritario, preoccupante, irresponsabile, opportunista, inefficace, incosciente" ma ribadisce che, al di là di errori, inevitabili per chi lavora, rifarebbe ancora tutto uguale, prima di immolarsi come "martire", allargando le braccia con la testa leggermente reclinata indietro e il corpo proteso in avanti (il messaggio non verbale ha la sua importanza nella comunicazione di Salvini),e dopo una leggera pausa proclama: "Volevate un bersaglio? Eccomi"
Nel quarto d'ora successivo a Salvini va andato in onda lo show dell'altro Matteo, Renzi, l'ex premier che, dopo averci ripensato torna (l'aveva mai lasciata?) in politica nel tentativo di riprendersi un pezzetto del PD.
"Oggi sarebbe facile sorridere - dichiara Renzi - ma serve un surplus di responsabilità. L'esperimento del governo populista ha fallito, il populismo funziona solo in campagna elettorale".
La questione russa è cavalcata anche da Renzi il quale ribadisce "che vinca o che perda, Salvini chiarisca la questione russa, quereli Savoini, perché è inaccettabile che permanga il dubbio sulla presunta tangente più grande della storia della Repubblica".
E infine non poteva mancare il pezzo di demagogia, riversando la colpa sul suo nemico leghista, riguardo a nuovo vento di razzismo e di odio che sta sferzando sull'Italia:
"In questo Paese si è creato un clima d'odio: come fate a non essere sorpresi quando un ragazzo nero non può entrare in uno stabilimento del Nord Est? Queste sono scene che andavano bene nell'Alabama degli anni CInquanta e questo clima non l'abbiamo creato noi".
Ed ora tocca al Presidente Mattarella, ascoltare i partiti e decidere ma, stando a come tirano le arie, è probabile che venga istituito uno pseudo governo tecnico composto da M5S e sinistra estesa.
IL DISCORSO DI GIUSEPPE CONTE
Gentile Presidente, gentili Senatrici, gentili Senatori, ho chiesto di intervenire per riferire sulla crisi di Governo innescata dalle dichiarazioni del Ministro dell'Interno, leader di una delle due forze di maggioranza.
Ho sempre limpidamente sostenuto che, in caso di interruzione anticipata dell'azione di Governo, sarei tornato qui, nella sede istituzionale dove inizialmente ho raccolto la fiducia.
Questa iniziativa, tengo a precisarlo, non cela il vezzo di un giurista, né è dettata da un moto di orgoglio personale. Nasce dalla profonda convinzione che il confronto in quest'Aula, franco, trasparente, sia lo strumento più efficace per garantire il buon funzionamento di una democrazia parlamentare. Non si tratta, evidentemente, di rendere omaggio a mere regole di forma, bensì di rispettare regole che implicano sostanza politica, poste a presidio della piena tutela dei diritti di tutti i cittadini.
Il giorno 8 agosto 2019 il Ministro Salvini, dopo avermi anticipato la decisione nel corso di un lungo colloquio, ha diramato una nota, con la quale ha dichiarato che la Lega non era più disponibile a proseguire questa esperienza di Governo e ha sollecitato l'immediato ritorno alle urne elettorali. A conferma di questa decisione, la Lega ha depositato in Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del Governo e ne ha chiesto l'immediata calendarizzazione.
Siamo al cospetto di una decisione oggettivamente grave, che comporta conseguenze molto rilevanti per la vita politica, economica e sociale del Paese. Ed è per questo che merita di essere chiarita in un pubblico dibattito che consenta trasparenti assunzioni di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della crisi.
La politica dei nostri giorni si sviluppa, per buona parte, sul piano comunicativo, affidandosi, come sappiamo, al linguaggio semplificato. È un pò il segno inesorabile dei tempi. Ma io ho garantito, fin dall'inizio, che questa sarebbe stata una esperienza di Governo all'insegna della trasparenza e del cambiamento, e non posso permettere che questo passaggio istituzionale così rilevante possa consumarsi a mezzo di conciliaboli riservati, comunicazioni affidate ai social, dichiarazioni rilasciate per strada o nelle piazze, senza un pieno e ufficiale contraddittorio. L’unica sede in cui il confronto pubblico può svolgersi in modo istituzionale, in modo trasparente, è il Parlamento, dove sedete voi, rappresentanti della Nazione e di tutti i cittadini.
La decisione della Lega di interrompere questa esperienza di Governo al fine di tornare urgentemente alle urne elettorali, la reputo oggettivamente grave e spiego perché. Innanzitutto, questa crisi interviene a interrompere prematuramente un'azione di Governo che procedeva operosamente e che, già nel primo anno, aveva realizzato molti risultati e ancora molti ne stava realizzando.
Due: questo Governo era nato per intercettare l'insoddisfazione dei cittadini che, con il voto del 4 marzo 2018, avevano manifestato il desiderio di un cambio di passo rispetto alle politiche pregresse e, per questo, mirava a realizzare un ampio disegno riformatore, che ora viene bruscamente interrotto.
Tre: questa decisione viola il solenne impegno che il leader della Lega aveva assunto all'inizio della legislatura, sottoscrivendo il contratto di Governo con il Movimento 5 Stelle. Ricordo che il contratto prevede, in caso di divergenze, l'impegno delle parti, cito testualmente: «a discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione».
Quarto: i tempi di questa decisione espongono a gravi rischi il nostro Paese. Una crisi in pieno agosto comporta potenzialmente elezioni anticipate in autunno; considerando i tempi costituzionalmente necessari per la convocazione delle nuove Camere e per la formazione del Governo, il rischio di ritrovarsi in esercizio finanziario provvisorio è altamente probabile. Nell'ambito di una congiuntura economica internazionale non certo favorevole, il nuovo Governo si ritroverebbe nelle difficoltà di contrastare l'aumento dell'IVA e con un sistema economico esposto a speculazioni finanziarie e agli sbalzi dello spread.
Quinto punto: aggiungo che questa crisi interviene in un momento delicato dell'interlocuzione con le Istituzioni europee. Siamo in avvio di legislatura e proprio in questi giorni si stanno per concludere le trattative per le nomine dei Commissari e per la copertura di altre delicate posizioni. Mi sono sin qui personalmente adoperato per assicurare all'Italia un rilievo centrale nei nuovi assetti, in linea con il prestigio e la forza economica e culturale del nostro Paese. È evidente che l’Italia corre ora il rischio di partecipare a questa trattativa in condizioni di oggettiva difficoltà e debolezza.
Sono queste le ragioni che mi inducono a valutare come fortemente irresponsabile la decisione di innescare la crisi di Governo. Per questa via, permettetemi di dire che il Ministro dell'Interno ha mostrato di inseguire interessi personali e di partito.
Considero pienamente legittimo per una formazione politica mirare a incrementare il proprio consenso elettorale, ma affinché un sistema democratico possa perseguire il bene comune e possa funzionare secondo criteri di efficienza, ogni partito è chiamato a operare una mediazione, filtrando gli interessi di parte alla luce degli interessi generali. Quando una forza politica si concentra solo su interessi di parte e valuta le proprie scelte esclusivamente secondo il metro della convenienza elettorale, non tradisce solo la vocazione più nobile della politica, ma finisce per compromettere l’interesse nazionale.
Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali, peraltro sottoscrivendo un contratto di Governo e dando avvio al Governo del cambiamento, bisogna essere consapevoli che si assumono specifici doveri e specifiche responsabilità nei confronti dei cittadini e verso lo Stato, che non è possibile accantonare alla prima convenienza utile.
Far votare i cittadini è l’essenza della democrazia.
Sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile.
Le scelte compiute e i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal Ministro dell’Interno – e mi assumo tutta la responsabilità di quel che affermo - rivelano scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale.
Perché aprire la crisi in pieno agosto, quando ormai da molte settimane - certamente già all'esito delle elezioni europee - era chiara l'insofferenza per la prosecuzione di un'esperienza di Governo giudicata evidentemente ormai limitativa delle ambizioni politiche di chi ha chiaramente rivendicato pieni poteri per guidare il Paese?
La scelta di rinviare fino a oggi la comunicazione di una decisione evidentemente assunta da tempo - mi duole affermarlo con tanta nettezza - è un gesto di grave imprudenza istituzionale, anzitutto irriguardoso nei confronti del Parlamento, e in ogni caso suscettibile di precipitare il Paese in una vorticosa spirale di incertezza politica e instabilità finanziaria.
Peraltro, questa decisione è stata annunciata dal Ministro dell'interno subito dopo aver incassato l'approvazione, con la fiducia, del decreto-legge sicurezza-bis, con una coincidenza temporale che suggerisce opportunismo politico.
Palesemente contraddittorio appare, infine, il comportamento di una forza politica che, pur dopo aver presentato al Parlamento una mozione di sfiducia nei confronti del Governo, non ritiri i propri Ministri.
Oggettivamente direi che è difficile conciliare la presentazione e il mantenimento di una mozione di sfiducia con la permanenza in carica dei propri Ministri.
Amici della Lega, per preparare e giustificare la scelta di far ritorno alle urne elettorali avete tentato di accreditare - permettetemi, maldestramente - l'idea di un Governo dei no, del non fare. Pur di battere questa fatua grancassa mediatica, avete macchiato quattordici mesi di intensa attività di Governo.
In questo modo avete offeso non solo il mio impegno personale - passi - ma anche la costante dedizione dei vostri stessi Ministri e Sottosegretari, che mi hanno affiancato sino all'ultimo giorno, con passione e dedizione, nelle attività di Governo. Grazie.
In questo modo avete offeso la verità dei fatti e oscurato le misure per rafforzare la sicurezza che i cittadini attendevano da anni: le norme anticorruzione, il protocollo di azione per la Terra dei fuochi, il codice rosso contro la violenza alle donne.
Avete oscurato tutte le varie misure adottate per accelerare e rilanciare gli investimenti: il decreto crescita, lo sblocca cantieri, le semplificazioni, il decreto Genova, il piano proteggi Italia contro il dissesto idrogeologico - per la prima volta in Italia - le norme per sbloccare i fondi per l'edilizia scolastica e per sbloccare gli avanzi di amministrazione dei Comuni. Avete calpestato le misure di protezione sociale, che insieme abbiamo adottato: quota 100, decreto dignità, reddito di cittadinanza, rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche.
Avete offuscato la miriade di iniziative, che sono valse a sbloccare opere ferme da anni, anzi da lustri: il terzo valico, la TAP, le autostrade Asti-Cuneo, Ragusa-Catania, il quadrilatero Marche Umbria, gli aeroporti di Crotone, Foggia, Reggio Calabria, il porto di Gioia Tauro, le varie misure di risoluzione delle crisi aziendali per rilanciare il Sud. È anche il vostro lavoro questo. Le varie misure per rafforzare la ricerca, per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, per sbloccare le assunzioni nel pubblico impiego. Ricordo che adesso disponiamo, finalmente, di un unico piano tariffario per le concessioni autostradali, che ci consentirà di controllare più efficacemente gli effettivi investimenti e gli eventuali aumenti dei pedaggi.
Avete cancellato i vari provvedimenti con cui abbiamo avviato la riforma fiscale e abbiamo investito nell'innovazione tecnologica. Avete oscurato gli interventi di riforma della governance dello sport, i successi ottenuti con l'assegnazione a Milano e Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026 e delle ATP Finals di tennis a Torino.
Questo è un Governo che ha lavorato intensamente sino all'ultimo giorno e ha prodotto numerose significative riforme, altro che Governo dei no. La verità è un'altra: all'indomani della competizione europea, il Ministro dell'interno e leader della Lega, forte del successo elettorale conseguito, ha posto in essere un'operazione di progressivo distacco dall'azione di Governo, un'operazione che ha finito per distrarlo dai suoi stessi compiti istituzionali e lo ha indotto alla costante ricerca di un pretesto, che potesse giustificare la crisi di Governo e il ritorno alle urne.
Questa decisione, tuttavia, ha compromesso il lavoro già avviato per la definizione della legge di bilancio, che avrebbe introdotto una più incisiva riforma fiscale, contenente quella che, con formula semplificata, viene correntemente definita flat tax, ma anche una riforma più complessiva, coinvolgente anche la giustizia tributaria, su cui è urgente intervenire, con la necessaria riduzione del cuneo fiscale, misure di sostegno agli investimenti e all'export, un piano di rilancio per il Sud, vari interventi nel segno della spending review, un progetto articolato e compiuto di privatizzazioni. Parimenti compromesso risulta adesso l'ampio disegno riformatore affidato al Parlamento, dove come sapete sono in corso di esame vari disegni di legge delega, che, una volta approvati, avrebbero permesso al Governo di adottare vari decreti legislativi, contenenti codici di settore mirati a riordinare la legislazione e a ridurre la burocrazia di tanti principali settori di attività.
Lo scioglimento anticipato delle Camere arresterebbe anche le riforme del codice di procedura civile e di quello di procedura penale, oltre che del CSM, pensate soprattutto per accelerare i tempi della giustizia e rendere così più competitivo il nostro Paese anche agli occhi degli investitori stranieri.
Il Paese ha urgente bisogno che siano completate le misure per rendere sempre più efficace il piano di investimenti e per favorire la crescita economica. Come sapete, abbiamo predisposto vari strumenti che con quest'incertezza rischiano di non essere adeguatamente valorizzati: la cabina di regia interministeriale Strategia Italia, la task force della Presidenza del Consiglio InvestItalia e la centrale di progettazione presso l'Agenzia del demanio.
Caro Ministro dell'interno, caro Matteo, promuovendo questa crisi di Governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. L'hai annunciata chiedendo pieni poteri per governare il Paese e, ancora di recente, ti ho sentito invocare le piazze al tuo sostegno: questa tua concezione, permetti di dirlo, mi preoccupa.
Innanzi tutto, nel nostro ordinamento repubblicano le crisi di Governo non si affrontano né regolano nelle piazze, ma nel Parlamento.
In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è assolutamente fondamentale perché sia garantito il necessario equilibrio al nostro sistema democratico e siano precluse derive autoritarie.
Caro Matteo, ispiri la tua azione alle concezioni sovraniste, e spesso ne abbiamo anche parlato. Permettimi allora di richiamare il pensiero di un sovrano illuminato lontano nel tempo, Federico II di Svevia: «Quantunque la nostra maestà sia sciolta da ogni legge, non si leva tuttavia essa al di sopra del giudizio della ragione, che è la madre del diritto».
Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma di persone che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità. Se tu avessi mostrato cultura delle regole e sensibilità istituzionale, l'intera azione di Governo ne avrebbe tratto sicuramente giovamento. Ci sono stati molti episodi e molteplici atteggiamenti che ti ho sempre fatto notare riservatamente e, purtroppo, delle volte anche pubblicamente: ad esempio, quest'anno ho provato a partire anzi tempo per elaborare un'adeguata manovra economica. L'azione di Governo se ne sarebbe avvantaggiata enormemente; ti ho chiesto di indicarmi i delegati della Lega a sedere ai tavoli governativi, mi hai fatto attendere due mesi invano prima di indicarmi i nominativi; se avessi accettato di incontrare le parti sociali a Palazzo Chigi insieme a me e agli altri componenti di questo Governo, avremmo senz'altro accreditato agli occhi del Paese maggiore coesione della squadra di Governo ed evitato che potesse essere compromessa l'efficacia dell'azione comune.
Se tu avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa, una vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo Presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto, rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso. In coincidenza dei più importanti Consigli europei a cui ho preso parte, non sei riuscito a contenere la foga comunicativa e hai reso pubbliche dichiarazioni sui temi all'ordine del giorno, creando una sorta di controcanto politico che ha rischiato di generare confusione, non ha giovato al tuo prestigio e certo non ha contribuito a rafforzare l'autorevolezza del nostro Paese. In molteplici occasioni hai invaso le competenze degli altri Ministri creando sovrapposizioni e interferenze che hanno finito per minare l'efficacia dell'azione. Hai criticato pubblicamente l'operato di singoli Ministri, incrinando la compattezza della squadra di Governo, quando io stesso ti avevo pregato, all'indomani delle elezioni europee, di riferirmi direttamente e riservatamente qualsiasi osservazione in ordine alla composizione della squadra di Governo.
La cultura delle regole, il rispetto delle istituzioni certamente non si improvvisano, ma sono qualità fondamentali per aspirare al ruolo di Ministro dell'interno o anche di Presidente del Consiglio dei Ministri, che ha compiti di responsabilità, deve lavorare a soluzioni concrete e sostenibili, senza rincorrere o addirittura sollecitare le reazioni emotive dei cittadini.
Permettimi un'ultima osservazione.
Questa in verità - lo ammetto - non te l'ho mai riferita, anche perché non riguarda specificamente i nostri compiti di Governo: chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare, durante i comizi, di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Matteo, nella mia valutazione questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa, che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e nello stesso tempo, vedi, di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno.
Amici del MoVimento 5 Stelle, io mi sto rivolgendo alla Lega perché è il partito che ha preso l'iniziativa di interrompere l'azione di Governo, ma invito anche voi a far tesoro di questa prima esperienza di Governo. Quando si assumono incarichi di Governo, bisogna essere pienamente consapevoli delle responsabilità che ne conseguono e occorre evitare, in particolare, di lasciarsi condizionare da sondaggi, se del caso anche non favorevoli.
Bisogna lasciare che le valutazioni sull'operato di Governo siano fatte alla fine, a consuntivo.
Mi sono soffermato a lungo fin qui sulla cultura delle istituzioni, e allora permettetemi di sottolineare che quando il Presidente del Consiglio si presenta in Aula per rendere una informativa richiesta dal Parlamento, come è avvenuto in Senato in occasione della vicenda russa, il rispetto delle istituzioni imporrebbe di rimanere in Aula ad ascoltarlo, e non c'è ragione che possa giustificare un allontanamento.
Signora Presidente, gentili senatrici, gentili senatori, la crisi in atto compromette inevitabilmente l'azione di questo Governo, che qui si arresta. Ma c'è ancora molto da operare. L'Italia infatti sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni: un «tempo di passaggi», direbbe Habermas. C'è un gran bisogno di politica con la «P» maiuscola, che significa capacità di progettare il futuro, esprimendo ad un tempo visione prospettica ed efficacia realizzativa. Occorre lavorare per offrire ai nostri giovani giuste opportunità di vita personale e professionale. Ogni giovane che parte e non ritorna è una sconfitta per il futuro del nostro Paese; se non riusciremo a trattenerli, esporremo l'Italia a un destino di inesorabile declino.
Le nostre scuole devono diventare laboratori di apprendimento, dove il «come imparare» deve essere ben più importante del «cosa imparare», e i nostri giovani devono conservare l'attitudine a migliorare costantemente le proprie conoscenze. È necessario orientare tutto il sistema di formazione verso le competenze digitali, che saranno sempre più richieste anche nel mercato del lavoro. È necessario potenziare l'intero reparto della ricerca, realizzando un sistema di coordinamento più efficace tra università ed enti di ricerca anche attraverso un'agenzia nazionale. È necessario proseguire nelle politiche di inclusione sociale al fine di recuperare al circuito lavorativo le fasce della popolazione attualmente emarginate. Ce lo impone la Costituzione: il pieno sviluppo della persona, il principio di eguaglianza sostanziale di cui al secondo comma dell'articolo 3.
Le famiglie che hanno persone con disabilità non possono rimanere abbandonate a sè stesse. Anche in quest'ambito occorre procedere con la massima sensibilità politica per lenire questo disagio personale familiare e sociale.
Contemporaneamente al progetto di autonomia differenziata, che andrà doverosamente completato - come stavamo facendo - senza però sacrificare i principi di solidarietà sociale e di coesione nazionale, è necessario varare un piano di rilancio del Sud che contenga un più organico progetto di valorizzazione degli investimenti e di incremento dell'occupazione anche nelle aree più disagiate del Paese.
La politica deve adoperarsi per elaborare un grande piano che attribuisca all'Italia una posizione di leadership nel campo dei nuovi modelli economici ecosostenibili. Guardate che partiamo avvantaggiati: in Europa già ci distinguiamo per l'utilizzo delle energie rinnovabili; dobbiamo puntare all'utilizzo delle tecniche scientifiche più innovative e sofisticate per consolidare questo primato. Abbiamo già progetti all'avanguardia - pensate - nello sfruttamento dell'energia derivante dai moti ondosi. Possiamo sfruttare nuove tecniche di produzione in base alla cosiddetta biomimesi.
L'obiettivo da perseguire deve essere un'efficace transizione ecologica in modo da pervenire a una articolata politica industriale che, senza scadere per carità nel dirigismo economico, possa gradualmente orientare l'intero sistema produttivo verso un'economia circolare che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto.
Lo sviluppo equo e sostenibile deve spingerci a integrare in modo sistematico nell'azione di Governo un nuovo modello di crescita, non più economicistico. Dobbiamo incentivare le prassi delle imprese socialmente responsabili, che permetteranno di rendere il nostro tessuto produttivo sempre più competitivo anche nel mercato globale. Confido che la cabina di regia "Benessere Italia", che ho da poco istituita, possa tornare ben utile a questi scopi, anche in futuro. È necessario promuovere le infinite vie del turismo, valorizzando l'incredibile ricchezza del nostro patrimonio naturale, storico e artistico. Questa valorizzazione deve passare anche attraverso il recupero delle nostre più antiche identità culturali, delle nostre tradizioni locali, della bellezza dei nostri borghi, dei piccoli Comuni. E mi piace ricordare che, con recentissima delibera, abbiamo stabilito che il prossimo 26 ottobre sia la giornata nazionale dedicata alle tradizioni popolari e folkloristiche.
Occorre perseguire una politica economica e sociale espansiva, senza mettere a rischio l'equilibrio di finanza pubblica e con esso il risparmio dei cittadini. Più in generale, la politica deve reagire alle sfide del mondo globale rilanciando un ventaglio di proposte e di soluzioni che più volte nei miei interventi ho riassunto sotto la formula "nuovo umanesimo". Non sto qui a riassumerle, ma è stata questa la stella polare che mi ha guidato in questi mesi di Governo.
Anche sull'Europa occorre un rinnovato slancio di responsabilità. Gli ideali che avevano nutrito le fasi iniziali del progetto di integrazione stanno via via perdendo la propria forza propulsiva e il comune edificio europeo sta attraversando una fase particolarmente critica. A questa crisi non si può certamente rispondere con un europeismo che in più occasioni ho definito fideistico, ma nemmeno si può opporre uno scetticismo disgregatore, volto a compromettere le conquiste raggiunte in sessant'anni, semmai invocando il ritorno a sovranità nazionali chiuse e conflittuali, con sterili ripiegamenti identitari. Occorre invece rilanciare, lavorare per rilanciare il progetto europeo, restituendo ad esso piena capacità attrattiva. Non si può puntare solo al rigore finanziario; occorre riconsiderare modelli di sviluppo e di crescita che si sono rivelati in questi ultimi anni fallimentari. Abbiamo bisogno di un'Europa più sostenibile, più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini, che mostri considerazione anche per coloro che abitano le numerose periferie (e non parlo solo di quelle geografiche). Occorre lavorare per rafforzare i diritti delle donne, per affrontare le nuove questioni sociali e per riconoscere nuovi diritti, ai quali l'ordinamento europeo deve offrire tutela e protezione grazie al suo raffinato sistema di tutela multilivello, che - credetemi - è unico al mondo per intensità, per completezza.
Mosso da questa profonda convinzione ho cercato, in questi quattordici mesi, di indirizzare la politica dell'Italia lungo il tracciato di un europeismo critico, ma sempre costruttivamente orientato. Con questo spirito ho affrontato le fasi più delicate di un confronto con l'Europa, riuscendo ad evitare all'Italia per due volte una procedura di infrazione per debito eccessivo, che si sarebbe rivelata particolarmente dannosa.
Anche la recente designazione di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione europea è un'operazione alla quale l'Italia ha offerto un apporto decisivo. Nel Consiglio europeo di fine giugno mi sono personalmente speso per questa soluzione, scongiurando soluzioni complessivamente meno favorevoli per il nostro Paese.
Sforziamoci di cogliere tutte le opportunità che abbiamo davanti, piuttosto che contrastare queste nuove sfide in modo sterile, compromettendo alla fine i nostri stessi interessi nazionali.
L'Italia ha la possibilità di svolgere un importante ruolo anche sul piano internazionale. Possiamo giocare un ruolo chiave per ragioni storiche, geografiche e culturali nell'ambito del Mediterraneo allargato: è una regione attualmente segnata da crisi umanitarie, da insidiosi conflitti, ma rimane comunque una terra di opportunità e nell'interesse comune occorre lavorare per garantire sicurezza e prosperità. Occorre continuare negli sforzi di promozione di una soluzione politica che ponga fine al conflitto militare che è in corso in Libia. L'Italia deve farsi interprete in Europa del ruolo positivo che l'Africa può giocare nelle dinamiche internazionali, promuovendo un nuovo modello di cooperazione fra pari, che superi del tutto i modelli del passato basati su approcci asimmetrici. Con varie visite di Stato ho promosso il miglioramento delle relazioni con Paesi che offrono grandi opportunità di sviluppo al nostro sistema economico, in primis la Cina (abbiamo aderito, lo ricorderete, alla “Via della seta», introducendo i nostri standard europei), l'India, il Vietnam, la Federazione Russa. Tuttavia, la nostra politica estera, pur in un quadro geopolitico in forte movimento, deve rimanere fedele ai due pilastri del rapporto transatlantico e del rapporto con l'Unione europea, di cui restiamo Paese fondatore.
Mi avvio a conclusione. All'inizio di quest'esperienza, quando il Presidente della Repubblica mi conferì l'incarico, dichiarai che sarei stato l'avvocato del popolo, promettendo di difendere con il massimo impegno tutti i cittadini che da subito, pur non conoscendomi, mi hanno dato fiducia e per questo li ringrazio. Proprio in ragione di questo impegno devo oggi concludere. La decisione della Lega, che ha presentato la mozione di sfiducia e ne ha chiesto l'immediata calendarizzazione, oltre che le dichiarazioni e i comportamenti chiari e univoci posti in essere in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane, mi impongono di interrompere qui questa esperienza di Governo.
Ovviamente ascolterò con estrema attenzione tutti gli interventi che seguiranno, ma voglio preannunciare che intendo completare questo passaggio istituzionale nel modo più lineare e conseguente. Mi recherò, Alla fine del dibattito parlamentare, dal Presidente della Repubblica per comunicargli ufficialmente l'interruzione di questa esperienza di Governo e rassegnare nelle sue mani le mie dimissioni da Presidente del Consiglio.
Il Presidente della Repubblica, supremo garante degli equilibri costituzionali, guiderà il Paese in questo delicato passaggio istituzionale. Colgo l'occasione per rinnovargli pubblicamente la mia profonda gratitudine per i consigli e il sostegno di cui mi ha costantemente onorato.
Ringrazio tutti i parlamentari che hanno fatto parte delle forze di maggioranza per avermi dato la possibilità di servire l’Italia. Ringrazio anche tutti i parlamentari delle forze di opposizione: mi avete criticato, avete dissentito dalle mie opinioni, ma ogni qualvolta sono intervenuto in quest'Aula ho sempre colto nel vostro atteggiamento, nelle vostre parole, considerazione nei miei riguardi.
Questo incarico, quest'esperienza, mi lascia una grande eredità. Mi ha arricchito enormemente. Mi trasmette, e spero possa trasmetterla anche ai più giovani che ci ascoltano da casa, grande fiducia per il futuro del nostro Paese. Io ho potuto sperimentare di persona che, pur in un contesto molto complicato, è possibile fare politica senza inseguire affannosamente il consenso sui social, senza dover dipendere drammaticamente dal titolo di un giornale, senza mai insultare un avversario politico o inventarsi nemici dietro ogni angolo.
Potrò testimoniare che, per quanto nell'immediato sembrino efficaci gli slogan comunicativi, ancora più efficaci si dimostrano i ragionamenti politici basati sulla forza delle argomentazioni. Potrò testimoniare che quando si è chiamati a operare scelte dolorose, come varie volte mi è capitato, si può comunque ricevere l'apprezzamento dei cittadini, se si riesce a spiegare loro, in piena trasparenza, che queste scelte sono ispirate dall'interesse generale e non dal tornaconto personale.
Potrò testimoniare che, anche di fronte a posizioni radicalmente opposte, e anche questo mi è spesso capitato, vi è sempre spazio per un confronto costruttivo, per giungere a un punto di mediazione, che - attenzione - non deve essere inteso comunemente come semplice via di mezzo, ma come la soluzione più meritevole nell'interesse di tutti i cittadini.
Potrò testimoniare che, se gli incarichi sono vissuti, non come posizione di privilegio, ma come quotidiani occasioni di servire lo Stato, i sacrifici compiuti vengono ampiamente ripagati; e non solo – vedete - dall'amore che si prova per la propria patria, ma anche dall'affetto delle persone perbene, che sono la stragrande maggioranza.
Potrò, infine, testimoniare che, se si tenta di assolvere con disciplina e onore, come prevede la Costituzione, l'impegno quotidiano che comporta un munus publicum, i cittadini ci perdonano anche eventuali errori e manchevolezze personali. Potrò confermare, inoltre, che la politica è davvero quella nobile arte che ci consente - e qui cito liberamente da Martin Buber - di perseguire percorsi di razionalità nel riconoscimento delle diversità.
Ringrazio, infine, le persone a me più care, gli affetti più stretti, per i sacrifici che ho loro imposto mio malgrado e per i quali non erano affatto preparati. Questo incarico mi ha consentito di conoscere meglio l'Italia, il Paese in cui sono cresciuto, il Paese che amo immensamente. La nostra Patria ha enormi potenzialità di crescita, un immenso capitale economico, sociale e culturale, che ci viene apprezzato in tutto il mondo, direi anche più di quanto noi stessi non facciamo. Dobbiamo solo tutti impegnarci, ciascuno nel proprio quotidiano, per accrescerne ancor più il prestigio.
Viva la nostra Patria! Viva l'Italia!
Una settimana politica all'insegna del gossip da rotocalco rosa camuffato da "Tribuna Politica".
di Lamberto Colla Parma 27 maggio 2018 -
Tra una minaccia di "Spread" e una promessa di opporre resistenza in tutti i modi all'esecutivo che sarà guidato da Giuseppe Conte, molto tempo e molte risorse sono state dedicate a scandagliare il curriculum del professor Conte. Inviati della grandi testate TV che facevano bella mostra davanti agli ingressi delle prestigiose università di Yale e di Cambridge a raccontare che le segreterie degli istituti non avevano risposto alle loro domande, glissando con "le faremo sapere", piuttosto che vantare ragioni di privacy, insomma tutte informazioni che i cronisti avrebbero potuto ottenere con una semplice telefonata.
Il Gossip in tutte le salse, anche quelle teoricamente più serie, ormai fa venire il voltastomaco. Così come non se ne può più di "curriculum" troppo sovraesposti. Ma se il neo "premier" è caduto nella trappola della vanità, la Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli quel titolo accademico non l'ha mai avuto e la Ministra Madia sembrava fosse stata sgamata, da un giornalista con software antiplagio, per avere trovato una strada più rapida per compilare la propria tesi di laurea.
Ma in questi due casi, se non fosse stato per la "rete", i giornali, gli stessi che in questi giorni hanno sparato contro Conte, non avevano dato risalto alle notizie e tantomeno avevano riempito le prime pagine degli straordinari scoop.
Un secondo processo, alle intenzioni questa volta, che si è consumato negli ultimi giorni, è sulla figura del potenziale ministro all'economia etichettato di euroscetticismo, quel Paolo Savona (classe 1936) che già dal 1980 frequenta i dicasteri dell'industria e dell'economia della prima e seconda repubblica.
Una lunga carriera da economista e politico saldamente europeista, ricordiamo che è stato Ministro dell'Industria nel Governo Ciampi (1992-1993), fu membro dell'OCSE e Vice Presidente di Capitalia (ai cui vertici c'era il plenipotenziario Geronzi), ma anche Capo dipartimento alle Politiche comunitarie nel Governo Berlusconi (2005), e come anticipato, già nel 1980 era stato Segretario Generale della Programmazione Economica al Ministero del Bilancio, per il solo fatto di avere dichiarato che l'Europa attuale ha tradito i principi fondanti e che sarebbe opportuno riportarla all'era Pre-Maastrticht, ecco che di colpo è diventato nemico dell'Europa.
Non è che per caso l'Europa si oppone a Savona per la sua posizione contro il ruolo egemonico della Germania? Se così fosse il "teorema Savona" sarebbe verificato. E infatti, tutta la stampa tedesca che conta, ha usato toni allarmati del tipo l'uomo "che odia la Germania" o "L'Italia vuole un nemico della Germania al governo" (Ansa).
Insomma, un'ulteriore conferma che l'Unione Europea non si può nemmeno criticare (men che meno la Germania) e che questo sarebbe addirittura più grave di una consolidata appartenenza del professor Savona a quell'establishment (Banche e politica) così fortemente contrastato, almeno a parole, dai grillini, dai rottamatori renziani e dai leghisti.
Insomma, la frizione tra il Presidente Mattarella (a favore delle critiche UE) e i partiti che hanno proposto Giuseppe Conte (sostenitori incalliti di Paolo Savona) non lascia intravedere nulla di buono. Una legge, non scritta, dice di non andare mai contro il Presidente della Repubblica. La storia politica della prossima settimana è già scritta dal titolo: "Crisi di un Governo mai nato".
(per restare sempre informati sugli editoriali)
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