L'OMS ha dichiarato lo stato di Pandemia per l'emergenza coronavirus. Attendiamo le disposizioni governative che già avevano innalzato quasi al massimo i protocolli di sicurezza. Intanto attendiamo la chiusura di tutte le attività come anche noi abbiamo sostenuto attraverso l'articolo della giornalista Francesca Caggiati.
Di Lamberto Colla 11 marzo 2020 - Il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha informato della dichiarazione di stato di Pandemia, nonostante per alcuni esperti non tutti e tre i requisiti siano pienamente centrati.
I tre requisiti per definire una pandemia:
1) si è diffuso tra persone;
2) ha provocato morti.
3) diffusione a livello globale. Sul terzo criterio alcuni avrebbero da discutere.
«Nelle ultime due settimane - scrive l'OMS - il numero di casi di COVID-19 fuori dalla Cina è aumentato di 13 volte, e il numero di nazioni interessate è triplicato. Oggi ci sono oltre 118.000 casi in 114 Paesi, e 4.291 persone hanno perso la vita. Diverse migliaia in più stanno combattendo per la propria vita negli ospedali. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, ci aspettiamo di vedere il numero di casi, di morti e di nazioni interessate aumentare ulteriormente. L'OMS ha valutato questa epidemia in modo puntuale e siamo molto preoccupati sia per i livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia per i livelli allarmanti di inattività. Pandemia non è una parola da usare a cuor leggero o incautamente: se usata a sproposito può causare paura irragionevole, o accettazione ingiustificata di una battaglia persa, portando a sofferenze e morti non necessarie. Descrivere la situazione come pandemica non cambia la valutazione dell'OMS del pericolo posto da questo coronavirus. Non cambia quello che stiamo facendo e quello che i Paesi dovrebbero fare. Non abbiamo mai visto una pandemia da coronavirus prima d'ora, ma neanche una pandemia che può essere controllata allo stesso tempo».
Tutte le nazioni, ha proseguito Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell'OMS, devono individuare, testare, isolare e tracciare i casi positivi per impedire una diffusione comunitaria del coronavirus.
«Siamo grati per le misure adottate in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare le loro epidemie da COVID-19. Sappiamo che queste misure stanno costando molto alla società e all'economia, così come sono costate alla Cina.»
Nelle prossime ore approfondiremo l'argomento per cercare di meglio individuare quali altre conseguenze ricadranno sulla vita quotidiana di ciascuno di noi, dai più giovani ai più anziani.