Vettel getta al vento una vittoria certa nel weekend che cambia la storia della Ferrari. Marchionne perde il comando mentre, a Zurigo, lotta per la vita. Storia di un weekend che segna un'era.
di Matteo Landi
Weekend del Gp di Germania, sabato 21 luglio 2018, Vettel conquista una strepitosa pole position ma la gioia del box Ferrari è contenuta. Nel frattempo i vertici FCA sconvolgono la direzione del Gruppo, Ferrari compresa. Le condizioni di Sergio Marchionne, operato alla spalla destra, si sono complicate notevolmente negli ultimi giorni. Il top manager, ricoverato a Zurigo "non potrà tornare a lavorare", si legge in una nota della stessa FCA. Mentre Vettel pone le basi di una vittoria che lui stesso getterà al vento, Marchionne perde ogni carica presso Cnh Industrial, Fca e Ferrari. Il nuovo presidente del Cavallino diventa John Elkann, visibilmente addolorato per le condizioni di Marchionne, e amministratore delegato Louis Camilleri, quest'ultimo attualmente presidente del board di Philip Morris International. Ad Hockenheim la Ferrari può, nonostante tutto, rafforzare la leadership iridata. Di fronte al dramma dell'ormai ex Presidente tutto va in secondo piano, ma gli uomini di Arrivabene hanno il compito di portare avanti il sogno iridato che lo stesso Marchionne ha creato, prendendo per mano una Ferrari in profonda difficoltà agli albori dell'era power unit.
Hockenheim, la gara: dall'errore di Vettel alla rimonta di Hamilton
In Germania, invece, la vittoria che fino a due terzi di gara sembrava scontata, ed addirittura una sonora doppietta, si è trasformata in una bruciante sconfitta che non fa bene agli animi del box Rosso. E soprattutto a Vettel. Il Campione stavolta ha toppato. Di brutto. Con Hamilton penalizzato in qualifica da un problema tecnico, forse generato da un suo stesso errore, il tedesco di casa Ferrari aveva l'occasione per dare un sensibile strappo al mondiale. Ed invece è bastata un pò di pioggia, un piccolo errore e Vettel ha terminato anzitempo la sua gara contro le barriere. Uno sbaglio banale, quasi da debuttante. Succede anche ai migliori. "La Domenica di Vettel" di colpo si trasforma in "La Domenica di Hamilton". Partito con il coltello fra i denti l'inglese aveva rimontato bene fino alla quinta posizione, già sua al 14esimo giro. Senza il cambio di meteo non avrebbe assolutamente potuto competere per la vittoria, facilitata anche dalla safety car entrata in pista nel finale.
Hamilton fortissimo e vittorioso, con aiutino
La direzione gara ha ancora una volta dato una bella mano al pilota Mercedes, non penalizzato nonostante la brusca sterzata data da Hamilton alla sua Mercedes che gli ha permesso di tornare in pista quando aveva già imboccato la corsia di ingresso ai box. Nel 2016, a Baku, Kimi Raikkonen per molto meno fu sanzionato con 5 secondi di penalità. Uno dei lati oscuri della Formula 1, quello delle penalità affibbiate a casaccio, che sembra non possa schiarirsi mai. Detto questo non si può che applaudire la gara di Hamilton, tornato in testa al mondiale con ben 17 punti di vantaggio su Vettel.
Raikkonen: bella gara ma non è mai il suo giorno
Poteva essere la gara di Raikkonen ma l'ultimo campione del mondo Ferrari non riesce a farsi baciare dalla fortuna. Dopo il ritiro di Vettel è stato malamente ostacolato da un doppiato, perdendo la seconda posizione, conquistata da Bottas. Dalla terza piazza non è riuscito a schiodarsi visti anche i pochi giri a disposizione da lì alla bandiera a scacchi. In gara il finlandese è passato dalla leadership, al dover lasciar strada al compagno Vettel per ordine di Scuderia, alla terza posizione finale, appunto. Raikkonen aveva svolto il suo unico pit stop al 14esimo giro di gara. Ha tenuto un ottimo ritmo nonostante si trovasse in pista con gomme con cui sperava di concludere la gara senza doverle sostituire. Poi la pioggia e tutto il resto. Niente, per il buon vecchio Kimi non ce n'è!
Il weekend nero della Rossa
Quello che sta terminando è un weekend strano per Maranello. Dalla pole position ottenuta proprio mentre cambiavano le redini dell'azienda, alla botta di Vettel contro le protezioni. Molto più della sconfitta fanno male le condizioni in cui versa l'ex Presidente. Un uomo lontano dallo stile del Grande Vecchio, Enzo Ferrari. Distante dal modo di condurre la Ferrari che aveva Montezemolo. Si è fatto odiare dai fans della Rossa quando ha maltrattato a parole Luca Cordero. Si è fatto amare quando ha mostrato che, a modo suo, era possibile riportare alla competitività una squadra che nel 2014 aveva toccato uno dei suoi minimi storici in termini di risultati nella massima competizione automobilistica. La Ferrari adesso guarda al futuro con parziale incertezza. Da una parte ci sono i grandi numeri ottenuti dall'industria di automobili stradali ed il bel gruppo formato in epoca Marchionne per quanto riguarda la Scuderia. Dall'altra ci si domanda quale sarà la direzione che prenderà un manager del calibro di Camilleri. Potente uomo d'affari, fra il 2002 ed il 2007 presidente Kraft, ed attualmente -come detto- presidente Philip Morris. Si proseguirà lungo la via tracciata da Marchionne o si cambierà direzione? Il 22 luglio 2018 per la Ferrari non sarà ricordato per la brusca sconfitta subita in pista. Verrà ricordato come la domenica del weekend che bruscamente ha segnato un'era. In bocca al lupo Sergio.