Il Messico ritrova la Formula 1 dopo più di vent'anni. Rosberg doma Hamilton. Ferrari, mai così in basso quest'anno. Affidabilità latente della vettura di Raikkonen: sembra quasi che, alla ricerca della prestazione assoluta, la squadra di Maranello non riesca al momento a "curare" allo stesso modo le due monoposto. -
Parma, 2 novembre 2015 - di Matteo Landi -
Una gara di Formula 1 che termina dentro uno stadio di baseball. Una marea di persone che acclama il vincitore Rosberg. Fantasie che in Messico diventano realtà. Lo stato americano torna nel calendario di Formula 1 dopo più di vent'anni d'assenza. Allora, nel 1992, sul podio saliva per la prima volta un giovane chiamato Michael Schumacher. Stavolta su quei gradini salgono Rosberg, Hamilton e Bottas. Ad una settimana dalla conquista del mondiale da parte di Hamilton, Rosberg si prende una piccola rivincita e torna secondo nella classifica di campionato, complice la domenica nera della Ferrari.
Vettel: anche i migliori sbagliano
Stavolta il tedesco che sbaglia non è Rosberg ma il plurititolato Vettel, una novità. Il ferrarista, dopo una partenza infelice si scontra con Ricciardo e ne esce con una gomma forata. Ritrovatosi a quasi un minuto di distacco dal battistrada ed in ultima posizione ha dato vita ad un'ottima rimonta interrotta prima da un testacoda, poi dalle barriere contro le quali sbatte al 52esimo giro. Se per tutto l'anno il pilota tedesco è stata la punta di diamante della Ferrari, sempre pronto a sfruttare tutto il potenziale della sua vettura, stavolta si è reso autore di una delle peggiori gare della sua pluridecorata carriera. Peccato, perchè in Messico la squadra di Maranello poteva ambire al bottino grosso. Lo hanno dimostrato lo stesso Vettel, quando a pista libera teneva il passo delle Mercedes e Raikkonen che, partito 19esimo per le penalità subite in virtù della sostituzione di power unit e cambio, durante la sua rimonta è stato malamente speronato da Bottas, giunto poi terzo al traguardo.
Raikkonen-Bottas: ancora uno scontro
Stavolta al finlandese di casa Ferrari non si possono addossare le colpe che invece ricadono su Bottas, nonostante i commissari non abbiano comminato alcune penalità a quest'ultimo. In Russia, dopo un analogo incidente vissuto a parti invertite, Raikkonen si era visto addossare una penalità di 30 secondi sul tempo finale. Dispiace constatare che, nonostante la Formula 1 sia probabilmente lo sport più regolamentato al mondo, ancora una volta venga gestito in maniera quasi amatoriale da commissari sportivi che si sentono liberi di condizionare a loro discrezione l'esito delle gare.
Ferrari per la prima volta non al traguardo
Per la Ferrari si è trattato così del primo doppio ritiro stagionale e per Vettel, adesso a 21 punti di distacco da Rosberg, si allontana la possibilità di conquistare il titolo di vicecampione del mondo. Poco importa all'interno di una stagione ricca di soddisfazioni per la Ferrari, vincitrice in ben tre gare e per 14 volte sul podio. Preoccupa piuttosto l'affidabilità latente più volte mostrata dalla vettura di Raikkonen. Sembra quasi che, alla ricerca della prestazione assoluta, la squadra di Maranello non riesca al momento a "curare" allo stesso modo le due monoposto.
Hamilton: l'attitudine del "cannibale"
Nonostante l'ottimo secondo posto, a giudicare dal volto corrucciato mostrato sul podio, è parso insoddisfatto anche Lewis Hamilton. L'inglese, sempre alle spalle del compagno di squadra, è stato spesso il più veloce in pista ma non ha potuto approfittare dell'errore di Rosberg che stavolta non è arrivato. Il terzo titolo mondiale non sembra aver sfamato Hamilton che, nelle ultime due gare della stagione, cercherà di ristabilire le gerarchie di squadra.