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Domenica, 11 Dicembre 2016 15:07

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 15 - n° 49 11 dicembre 2016

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 15 - n° 49 11 Dicembre 2016 -
Editoriale: Un messaggio forte e chiaro ma incompreso o inascoltato. In flessione il latte spot mentre le due DOP continuano a volare. L'Italia s'è desta. Consorzio Agrario di Parma, passaggio del testimone alla direzione. "Dai falsi miti al piacere del cibo". Noceto e Pontremoli insieme per il Christmas food wine festival. Ismea, continua l'evoluzione positiva dell'economia agricola

SOMMARIO Anno 15 - n° 49 11 dicembre 2016
1.1 editoriale Un messaggio forte e chiaro ma incompreso o inascoltato.
2.1 lattiero caseario In flessione il latte spot mentre le due DOP continuano a volare
3.1 politica-referendum L'Italia s'è desta
3.2 nomine Consorzio Agrario di Parma, passaggio del testimone alla direzione
4.1 Imprese e propensione all'investimento Luci e ombre nel terziario.
6.1 Alimentazione e comunicazione "Dai falsi miti al piacere del cibo"
7.1 eventi e territori Noceto e Pontremoli insieme per il Christmas food wine festival
8.1 Agricoltura Ismea, continua l'evoluzione positiva dell'economia agricola
9.1 promozioni "vino" e partners
10.1 promozioni "birra" e partners

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Nel 2006 fu bocciata la proposta di Berlusconi e nel 2016 quella di Renzi. Il messaggio sembra chiaro e invece nel "Transatlantico" si stanno arrovellando a spezzare il capello in quattro per capire non si sa bene cosa. Che per caso non ci sia qualche "vitalizio" di mezzo da maturare?

di Lamberto Colla Parma 11 dicembre 2016
Tutti a sostenere che il referendum costituzionale di domenica scorsa è stato uno scontro politico. Un referendum "Contro Renzi" per mandarlo a casa.

Vero è che il "premier" impostò una campagna elettorale molto "personale" ma limitare il risultato a un esclusivo voto politico vuol dire travisare la realtà e considerare gli elettori un popolo di incapaci di intendere e di volere.

Gli analisti stanno spaccando il capello in quattro per attribuire il voto a quello o quell'altro partito, per fasce di età e stato sociale e magari anche per attitudine sessuale.

Come al solito tutti hanno vinto, anche Renzi che, nonostante le dimissioni, ipotizza di poter ripartire da un 40% attribuendosi i 13 milioni dei votanti il SI.

Ed ora, sulla base di questi numeri e di una attribuzione di voto che non c'è stata i partiti, o meglio le formazioni politiche in discendenza diretta da essi, stanno a discutere e a proiettare sempre più in avanti la chimera elettorale.

Una sorta di melina, utilizzando un termine calcistico, col timore di beccare la batosta definitiva. Oggi almeno hanno l'illusione di possedere un corpo elettorale e di disporne a loro piacimento.

Nessuno invece che faccia un'ammissione di responsabilità e analizzi il voto per quello che è: la bocciatura della proposta di modifica referendaria.

Gli italiani hanno lanciato un messaggio forte e chiaro.
Innanzitutto hanno detto di esserci e di essere anche pronti a dire la loro. 33 milioni di elettori si sono presentati alle urne, quasi il 70% degli aventi diritto.
Quindi, come messaggio "subliminale", avrebbero anche detto che non intendono una modifica della Costituzione proposta da una parte del parlamento.
Infatti nel 2006 decisero di Bocciare l'"offerta" di Berlusconi (NO 61,3% e il SI prese il 38,71 e andarono a votare "solo" il 52,46% degli iscritti) e oggi quella di Renzi.
La Carta Costituzionale è una cosa seria e la modifica deve essere condivisa dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti del popolo. E' questo il messaggio uscito dalle urne.

Ma pare non sia stato compreso! Qualcuno addirittura vorrebbe attribuire al fronte dei NO la responsabilità del mancato risparmio di 5 miliardi relativo al costo delle province abrogate ma non abrogate. Ma chi decise la cancellazione delle province, costituzionalmente previste, generando un caos amministrativo senza precedenti, prima ancora di avere in tasca l'autorizzazione a farlo (Referendum)? Per analogia, utilizzando il medesimo anticostituzionale principio, avrebbero dovuto "cancellare" i 300 senatori in eccesso.

No, cari signori, così non va.
Non va nemmeno che la Corte Costituzionale si prenda altro tempo - sino al 24 gennaio - per esprimersi sulla legge elettorale.
Non c'é tempo da perdere, il popolo è stanco di aspettare e non vuole proposte di parte o all'insegna del meno peggio. Vuole un "parlamento" serio e espressione delle diverse opinioni, che nell'interesse collettivo discuta e decida per il meglio.

Per il meglio di tutti e non solo di loro.

Non vorrei pensar male! Che questa "melina" sia dovuta al fatto che il 60% dei parlamentari maturerà il "vitalizio" (leggi pensione dei Parlamentari) il prossimo 16 settembre? 

Pubblicato in Politica Emilia
Lunedì, 05 Dicembre 2016 08:05

L'Italia s'è desta

Referendum Costituzionale. Gli italiani sono andati a votare in massa. Il dato definitivo parla di un'affluenza del 68,48%. Secondo quanto diffuso dalla Farnesina, all'estero ha votato il 30,89% degli aventi diritto.

di Lamberto Colla Parma 5 dicembre 2016 - Il popolo ha deciso senza indecisioni e senza lasciare ombre interpretative. Quasi il 60% (59,12%) degli elettori ha detto NO! 
Nonostante non fosse necessario il raggiungimento del "quorum", l'affluenza alle urne è stata imponente sin dalle prime ore della giornata e già alle 19,00 aveva votato ben oltre il 50% degli aventi diritto (57,87%). Infine è stato "forte e chiaro" anche il messaggio finale: "Vogliamo essere ascoltati".

Ha vinto il popolo e non il populismo
Il tanto temuto "rigurgito populista", più volte evocato dalla stampa finanziaria internazionale, non c'è stato ma una "rivolta" popolare matura e democratica Sì.

Ancora una volta, il pacifico popolo italico, ha dimostrato di pretendere il cambiamento attraverso l'esercizio del "voto" e pretende una rappresentanza popolare, come peraltro uscì dal sondaggio on line del 2013 e ben rappresentato dal RAPPORTO FINALE della "Consultazione pubblica sulle riforma costituzionali".

Pretende che il Governo e il Parlamento "operi" nell'interesse collettivo e del Paese e si assuma le responsabilità delle scelte. Un segnale forte già lo scorso aprile non venne correttamente interpretato, quando al referendum sulle trivelle si presentò solo il 31,2% degli aventi diritto. Il quorum non si raggiunse e la palla amministrativa, relativamente al rinnovo del contratto di estrazione, venne rilanciata agli organi preposti.

Insomma gli Italiani stanno dimostrando una pazienza quasi infinita e una estrema fiducia e rispetto per le proprie istituzioni dalle quali pretende altrettanto rispetto e fiducia.

Basta raccontare "balle", basta omettere le verità, basta ascoltare gli opinion esterni, basta considerare il popolo come un soggetto unico e credulone.

Renzi ha perso nel momento in cui ha smarrito il contatto con il Paese e il Paese non lo ha perdonato perché su di lui contava moltissimo.

Cosa accadrà
Coerentemente, emozionato e rammaricato, Matteo Renzi, poco dopo la mezzanotte, ha ammesso la sconfitta e ha annunciato che "la mia esperienza di governo finisce qui". Si è assunto, con onore, la responsabilità dell'errore iniziale, di avere voluto personalizzare una campagna referendaria pensando di avere una incondizionata fiducia della base.
Invece la fiducia "record" che si era conquistato se la è mangiata via via nel tempo quando smise di ascoltare i "rumor" della base e il colpo di coda degli ultimi due mesi non sono stati sufficienti a colmare lo strappo con gli italiani.

E pensare che dell'energia e intelligenza di un "Matteo Renzi" l'Italia ne ha bisogno.
Faccia l'ex premier un mea culpa e si attrezzi per tornare a guidare l'Italia con rinnovato spirito e tornando a ascoltare gli elettori che da sinistra e da destra gli avevano dato ampia fiducia.

Da oggi invece si aprirà una stagione di nuovi conflitti (presumibilmente sulla legge elettorale) e di rinnovamento radicale all'interno dei partiti. Dal PD con le annesse frange del centro destra che si allearono, a Forza Italia, passando per la Lega si arriverà alla resa dei conti.

Si transiterà forzatamente attraverso una stagione di Caos, che si auspica la più breve possibile, per approdare alla nuova stagione di stabilità dove si potranno e dovranno affrontare le riforme, quelle pretese dagli italiani e non da altri.

Per il momento ci attendono altri mesi di incertezza e i cronici problemi connessi alla disoccupazione e al rilancio dell'economia, resteranno ancora una volta in sospensione.

Ora tocca al Presidente Mattarella decidere se incaricare nuovamente Renzi, oppure di orientarsi verso un Governo Tecnico guidato, presumibilmente, dall'ex Ministro all'economia Padoan, in alternativa al presidente del Senato Grasso, oppure di sciogliere le camere e chiamare alle urne gli italiani con l'attuale legge elettorale.

Qualunque decisione adotterà il Presidente della Repubblica sarà imperfetta e perciò meglio che sia rapida.

Gli Italiani lo pretendono così come pretendono che ci si occupi di loro.

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Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 04 Dicembre 2016 15:07

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 15 - n° 48 4 dicembre 2016

Editoriale: Si o No? le due principali DOP prendono il volo. Sempre la solita storia, basta con i ricatti! Cereali e dintorni. Mercati sostanzialmente stabili. Vino: il Testo Unico è legge. Campagna pomodoro 2017, pronta una proposta per il miglioramento della programmazione produttiva. Carne bovina: domanda ancora debole

SOMMARIO Anno 15 - n° 48 04 dicembre 2016
1.1 editoriale Si o No?
2.1 lattiero caseario Le due DOP hanno preso il volo.
3.1 politica-referendum Sempre la solita storia. Basta con i ricatti!
3.2 agricoltura sostenibile La "Bandiera Verde Agricoltura" a una azienda reggiana
4.1 cereali Cereali e dintorni. Mercati sostanzialmente stabili.
6.1 agricoltura Al Cap di Parma un incontro sull'annata agraria
6.2 vino VeronaFiere. Nascono gli Evoo Day
7.1 vino Vino: il Testo Unico è legge
7.2 pomodoro Campagna pomodoro 2017, pronta una proposta per il miglioramento della programmazione produttiva
8.1 carni bovine Carne bovina: domanda ancora debole
10.1 promozioni "vino" e partners
11.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 04 Dicembre 2016 11:28

Si o No?

Qualsiasi cosa accada, ci libereremo del tormentone 2016. Di referendum non se ne poteva più e nemmeno delle risicole ragioni che sostenevano i due fronti. Tutti ben lontani dal raccontare la verità.

di Lamberto Colla Parma 4 dicembre 2016
Comunque vada, il 5 novembre festeggeremo la liberazione dalla campagna referendaria.

Quasi un anno intero dedicato allo scontro tra il Si e il No, sospeso in occasione dell'emergenza sismica del centro Italia e poche altre circostanze.
Un inesauribile e ubiquitario Matteo Renzi ha spronato i componenti del governo a "predicare" le ragioni del "Si", limitatamente a quelle astutamente espresse nel quesito oggi proposto nel segreto delle cabine elettorali.
Nei dieci mesi trascorsi a ascoltare i due fronti contrapposti, nessuno è riuscito, oppure ha voluto, informare compiutamente il pubblico degli elettori sugli aspetti della riforma.

Molto opportunamente il Premier ha lanciato la campagna referendaria condizionando la sua carriera, di primo ministro e addirittura di politico, all'esito della consultazione elettorale.

Una sfida raccolta dai suoi detrattori e "rottamandi" compagni di coalizione ma anche dalle opposizioni che, a loro volta, hanno impostato e mai più modificata, la strategia comunicativa promotrice delle ragioni del No.

E così si è proceduto sino alla vigilia delle elezioni americane.

Poi, con l'inattesa vittoria di Trump, il timore di un rigurgito populista e con i sondaggi che parevano prevalere per il No, il "Gianburrasca" si è scatenato e ha modificato il "Claim", non più "Con me o Contro di me" bensì "per voi e per l'Italia", ma convertito in "non votate per simpatia o antipatia nei miei confronti ma fatelo per l'Italia... E' l'ultima occasione, è l'ultimo treno che passa per il cambiamento". Un verbo rinnovato portato in ogni dove, dalle piazze ai circoli alle radio e in ogni trasmissione televisiva, o radiofonica.

Una propaganda furbescamente accompagnata da qualche regalia o promessa, come appunto gli 85€ e l'impegno a annullare il precariato nella pubblica amministrazione, colmando peraltro un ritardo di 7 anni dall'ultimo aggiornamento contrattuale, con l'auspicio di trascinare dalla sua parte l'enorme bacino dei dipendenti pubblici. 

Non c'era trasmissione che non prevedesse un intervento di Matteo Renzi o di un suo alleato. Ma la differenza vera l'ha fatta lui e un'ottima campagna "social".

Se la distanza tra il Si e il No si è ridotta, probabilmente addirittura annullata, lo si deve solo e esclusivamente a un premier che è anche un "leone da palcoscenico", capace di schermare con i conduttori o recitando incisivi monologhi dai diversi e tanti palchi.

Dall'altra parte, invece, si è proseguiti nella campagna "Contro Renzi".

Un errore strategico di non poco conto, soprattutto alla luce del consenso di "simpatia" che il leader del PD raccoglieva durante le sue comparsate, riuscendo paradossalmente a favorire la stessa campagna di Matteo Renzi.

Ed oggi tocca a noi, nella speranza che gli elettori abbiano letto - cosa che dubito - la proposta di modifica, assumerci la responsabilità di stravolgere la Costituzione o meno.

Domani sarà un altro giorno, nella speranza che tutto cambi ma non per restare tutto uguale.

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Pubblicato in Politica Emilia

Ieri a Parma è arrivato Matteo Salvini che nel pomeriggio ha incontrato i cittadini all'hotel Mercuri (Stendhal). Il segretario federale della Lega Nord ha spiegato ai tanti presenti le ragioni del "No" al referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale e della proposta della Lega Nord per la FLAT TAX al 15%.

Il leader della Lega ha annunciato che tornerà a Parma dopo il referendum per parlare delle prossime elezioni amministrative. Presenti il coordinatore cittadino Maurizio Campari, il consigliere regionale Fabio Rainieri, il sindaco di Fontevivo Tommaso Fiazza e il sindaco di Traversetolo Simone Dall'Orto.

Dopo il convegno si è reso disponibile per i selfie con i simpatizzanti.

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Tutte le foto continuano a fondo pagina, ph. Francesca Bocchia

Pubblicato in Cronaca Parma
Martedì, 29 Novembre 2016 08:40

Sempre la solita storia. Basta con i ricatti!

Il Financial Times torna a occuparsi del "nostro referendum" e ipotizza che 8 banche falliranno in caso di vittoria del NO. Che sia vera la "leggenda metropolitana" che racconta di un Governo legato ai poteri forti della finanza?

di Lamberto Colla Parma 28 novembre 2016 –
Proprio domenica mattina, mentre noi uscivamo con l'articolo "Gli occhi puntati sul nostro Referendum" nel quale facevamo riferimento, tra le altre cose, alla ben poco elegante uscita dell' Economist di pochi giorni prima, che di fatto paragonava Mussolini a Berlusconi, ecco che un'altra testata britannica se ne esce con un "velato appoggio" al "SI" ipotizzando, con il sostegno di pareri di esperti, che in caso di sconfitta del fronte di Renzi, 8 banche italiane falliranno.

Una posizione posta in essere per condizionare il voto, attraverso il la semina del dubbio e della paura. Paura di entrare ancor più profondamente in una crisi che dura da troppi anni e sta facendo consumare i risparmi a tantissimi.
Paventare il crollo di 8 banche vuol dire insinuare il tarlo che potrebbero volatilizzarsi gli ultimi risparmi in men che non si dica e il "Bail In" ha già fatto le sue vittime.

Disoneste queste testate e disonesti i mandanti!

Ma se tutti questi giornali economici spingono verso una sola direzione, quella del "SI", non è che per caso veramente ci possa essere una diretta connessione tra Governo e la Finanza mondiale che il mondo vuol governare?

Ha forse ragione il Giudice Ferdinando Imposimato? Il presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, all'indomani del divieto da parte delle autorità accademiche dell'Università degli Studi Roma 3 di concedere il confronto tra il Giudice e gli studenti sulle questioni a favore del NO, ha affermato, dai microfoni di Radio Cusano Campus, che "C'è un'assoluta contiguità tra questa riforma costituzionale e il piano di Rinascita Democratica della P2". "Questa operazione di stravolgimento della Costituzione - ha aggiunto Imposimato - è iniziata nel 1969 quando si propose, attraverso il piano di Rinascita Democratica, il modello che era stato elaborato da Gelli, il quale a sua volta lo aveva ricevuto da altri che volevano imporlo all'Italia. La Costituzione - ha proseguito - è riuscita a difendersi e questo progetto di repubblica presidenziale è sicuramente contenuto in questa riforma del governo. C'è un'assoluta contiguità tra questa riforma e il piano di Rinascita Democratica della P2. Hanno gli stessi obiettivi."

Oppure hanno ragione i "complottisti" quando sostengono che una "mano fatata" avrebbe guidato la scrittura della riforma seguendo le indicazioni mosse dalla più potente banca d'affari mondiale. La JP Morgan che nel maggio 2013 trasmise un documento di 16 pagine (scaricabile al Link), qua e là, in giro per le cancellerie d'Europa, con alcune considerazione e "democratici" suggerimenti.

Interessante leggere uno di quei "passi di alta democrazia" di JP Morgan:
"Quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica: debito pubblico troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea. Quando i politici tedeschi parlano di processi di riforma decennali, probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di tipo politico.
I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell'esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo.
I sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)".

Per correttezza introduciamo il testo inglese originale:
"The journey of national political reform
At the start of the crisis, it was generally assumed that the national legacy problems were economic in nature. But, as the crisis has evolved, it has become apparent that there are deep seated political problems in the periphery, which, in our view, need to change if EMU is going to function properly in the long run.
The political systems in the periphery were established in the aftermath of dictatorship, and were defined by that experience. Constitutions tend to show a strong socialist influence, reflecting the political strength that left wing parties gained after the defeat of fascism. Political systems around the periphery typically display several of the following features: weak executives; weak central states relative to regions; constitutional protection of labor rights; consensus building systems which foster political clientalism; and the right to protest if unwelcome changes are made to the political status quo. The shortcomings of this political legacy have been revealed by the crisis. Countries around the periphery have only been partially successful in producing fiscal and economic reform agendas, with governments constrained by constitutions (Portugal), powerful regions (Spain), and the rise of populist parties (Italy and Greece)."

Sì, avete letto bene! In "soldoni", JP Morgan afferma che le "costituzioni" garantiscono i lavoratori e consentono al popolo di opporsi alla decisioni governative non apprezzate.

Oppure dovremmo aggiungere che la reale volontà popolare, che nel 2013 venne chiamata a esprimersi - attraverso un sondaggio elettronico promosso dalla Presidenza del Consiglio, è stata totalmente disattesa da questa riforma costituzionale?

Carta Canta!
E' sufficiente scaricare e leggersi il RAPPORTO FINALE della "Consultazione pubblica sulle riforma costituzionali" per osservare che NESSUNA delle indicazioni riportate dal documento presidenziale e comunque sintesi della Voce Popolare, è stata accolta.

A seguire - in galleria immagini - alcune slide di sintesi riportate dal Documento Finale in questione.

Penso che, nonostante tardivamente, ci siano sufficienti motivi di analisi e riflessione prima di infilarsi nella cabina elettorale.

Informatevi e meditate.

In allegato troverete anche la riforma costituzionale proposta confrontata con gli articoli che verranno modificati e rimossi.

Un elettore informato è un cittadino attivo e cosciente.

 

(in allegato: 3 Pdf documenti -

in galleria immagini: slide tratte dal Rapporto Finale)

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Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 27 Novembre 2016 14:24

c.a.s.e.a.SOMMARIO Anno 15 - n° 47 27 novembre 2016

Editoriale: Gli occhi puntati sul nostro referendum. Grana e Parmigiano, trend in crescita. Verlinvest, nel capitale della Mutti Spa. Enologica, degustando il successo. Cereali e dintorni. Parmigiano Reggiano Identity. Ortofrutta, l'UE un mercato ristretto.

SOMMARIO Anno 15 - n° 47 27 novembre 2016
1.1 editoriale Gli occhi puntati sul nostro Referendum
2.1 lattiero caseario Grana e Parmigiano. Trend in crescita.
3.1 imprese Mutti annuncia l'ingresso di Verlinvest nel capitale dell'Azienda
3.2 Vino Degustando enologica
4.1 cereali Cereali e dintorni. Prezzi condizionati dal cambio valutario
5.1 cereali Cereali e dintorni. Prezzi tendenzialmente in salita
6.1 vino Enologica 2016: positivo il bilancio
7.1 Ortofrutta Export, per l'ortofrutta il mercato europeo si è fatto stretto.
8.1 Parmigiano Reggiano Identity. Caseifici e ristoratori a confronto
10.1 promozioni "vino" e partners
11.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 27 Novembre 2016 12:06

Gli occhi puntati sul nostro Referendum

La sfida referendaria si fa sempre più aspra. I toni si alzano e sempre più con loro, il tasso di insulti più o meno velati.

di Lamberto Colla Parma 20 novembre 2016
Lo scontro tra i sostenitori del SI e quelli favorevoli al NO è duro, quasi violento, sempre meno tecnico e sempre più politico.

Il confronto tra i rappresentanti dei due schieramenti, promosso dalle molteplici "tribune politiche" televisive, piuttosto che dalle colonne dei giornali, propone agli elettori uno scontro politico invece di una reale discussione a sostegno delle ragioni del cambiamento piuttosto che del mantenimento.
E pensare che, se ben 47 articoli della Carta Costituzionale sono stati intaccati dalla proposta referendaria, molte sarebbero le argomentazioni da esporre alla pubblica conoscenza.

Invece, gli argomenti più dibattuti restano sempre i soliti tre o quattro: il risparmio economico con chi sostiene che i 50 milioni sono una bazzecola rispetto al "costo" che si pagherà in termini di libertà in conseguenza dello stravolgimento dell'impianto costituzionale; l'alienazione del CNEL (probabilmente un Ente sconosciuta sino a oggi dalla gran parte della popolazione) e al recupero dei suoi costi (tra 9 e 12 milioni anno. In 70 anni è costato 1 miliardo di euro), la riduzione dei parlamentari e il depotenziamento del Senato.

In questo scenario di "informazione deficitaria in contenuti" e di scontro politico di bassissimo profilo (da "Mandiamo a Casa "Renzi" a "Se vince il NO rimane tutto come prima e le riforme resteranno ferme ancora per altri 70 anni" oppure "Meglio così piuttosto che lasciare tutto come era", come per dire "E' buono solo perché si fa qualcosa" ci si mettono di mezzo i giornali Finanziari di mezzo mendo a creare confusione e generare le solite paure agli elettori nostrani.

L'ultimo spauracchio arriva dall'autorevole giornale economico britannico "The Economist" che ci spiega perché bisognerebbe votare NO.

In breve sintesi, secondo l'editorialista inglese, "la modifica costituzionale proposta dal Signor Renzi non riesce ad affrontare il problema principale, che è la mancanza di volontà di affrontare le riforme dell'Italia. E i benefici secondari sono controbilanciati dagli svantaggi" Il rischio - prosegue l'articolo - è che, "nel tentativo di fermare l'instabilità che ha dato all'Italia 65 governi dal 1945 venga eletto un uomo forte. Questo nel Paese ha già prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupante la vulnerabilità al populismo".

Sarei curioso di capire come può essere venuto in mente, a una persona intellettualmente onesta, di affiancare Berlusconi a Mussolini.

E comunque, in terra nostrana, non ho sentito alcuno gridare allo scandalo come quando Berlusconi etichettò Martin Shultz con l'appellativo di "kapò".

Un bel "Ma VAFFA" ci starebbe bene.

Pubblicato in Politica Emilia

Si è spento all'età di 90 anni l'ultimo rivoluzionario. "Oggi, 25 novembre, alle 10:29 della notte è morto il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz", scrive il sito web ufficiale Cubadebate.

Dalla scomunica di Papa Giovanni XXIII alla riabilitazione con Giovanni Paolo II.

50 anni di isolamento internazionale ma capace di condizionare la poitica mondiale molto più di quanto le dimensioni dell'isola potessero fare supporre.

Figlio di una famiglia benestante, ha studiato prima a La Salle poi, trasferitosi a l'Avana studiò nell'esclusivo collegio de Belén, sotto la guida di sacerdoti Gesuiti per poi iscriversi alla facoltà di diritto nel 1945.

Castro, assieme al fratello Raúl, a Che Guevara e Camilo Cienfuegos è stato uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Fulgencio Batista e, dopo il fallito sbarco nella baia dei Porci da parte di esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti d'America, proclamò l'istituzione della Repubblica di Cuba.

 

 

(Foto tratta da Wikipedia - Discorso di Fidel Castro nel 1978)

Pubblicato in Cronaca Emilia
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