Tre giorni di eventi per celebrare le eccellenze emiliane: Aceto Balsamico di Modena IGP, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, Parmigiano Reggiano DOP e Prosciutto di Modena DOP e Lambruschi modenesi DOC.
Modena, 13 agosto 2016
Si chiamerà "Gusti.a.Mo.16" - Acetaie, caseifici, e prosciuttifici aperti e sarà un fine settimana interamente dedicato alle eccellenze enogastronomiche del territorio quello che si svolgerà dal 30 settembre al 2 ottobre 2016, un appuntamento che riunirà, in particolare, tre prodotti che sono divenuti ambasciatori del gusto in tutto il mondo: Aceto Balsamico di Modena IGP, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Prosciutto di Modena DOP e i Lambruschi modenesi DOC.
Patrocinato da Comune di Modena, Provincia, Regione Emilia Romagna, il fine settimana all'insegna del gusto inizierà ufficialmente venerdì 30 settembre con il talk show dal titolo Cibo, cultura, territorio: la grande differenza Italiana, in programma al Palazzo dei Musei. Tra gli ospiti, oltre alle istituzioni, al Presidente del Palatipico Pierluigi Sciolette anche Marino Niola, professore di antropologia dei simboli, Davide Rampello, regista e autore, uno dei maggiori innovatori del linguaggio televisivo dagli anni '80 ad oggi e ideatore del Padiglione 0 ad Expo, Mauro Rosati, Direttore della Fondazione Qualivita e consigliere del Ministro Martina per le politiche digitali per la tutela del Made in Italy agroalimentare e il giornalista sportivo Leo Turrini, massimo esperto della Ferrari, altra eccellenza del territorio modenese.
Il secondo round di Gusti.a.Mo16 va in scena sabato 1 ottobre, con degustazioni narrative sensoriale di tutti prodotti DOP e IGP nello storico Mercato Albinelli dalle 16.30 alle 18.30 a cura di Piacere Modena in collaborazione con la compagnia Koinè, seguita da un doppio spettacolo musicale e una seduta di pittura con l'artista Franco Ori a cui seguirà la presentazione di panini sorprendenti e particolari dello chef Daniele Reponi. Nella giornata di sabato, è prevista altresì la visita guidata - organizzata da Modenatour che ha predisposto pacchetti turistici ad hoc per il week end - nel centro storico della città di Modena con il Duomo Patrimonio Unesco e nei dintorni, in particolare all'Abbazia di Nonantola, Rocca di Vignola e Palazzo Ducale di Sassuolo.
Intanto sempre sabato 1 e domenica 2 ottobre, il fine settimana dedicato a tutto "il bello e il buono di Modena" con acetaie, caseifici e prosciuttifici aperti per l'intere giornate con programmi personalizzati ma uniti da un comune denominatore: degustazioni dei prodotti e visite guidate nelle strutture in cui si produce l'eccellenza agroalimentare del territorio. Un viaggio che accompagna a conoscere da vicino i principali ambasciatori di una regione, l'Emilia Romagna, saldamente al primo posto tra le regioni a più alta vocazione food: protagonisti saranno quindi l'Aceto Balsamico di Modena IGP con un valore al consumo di un miliardo, l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP con un fatturato al consumo di 9 milioni di euro, il Parmigiano Reggiano DOP con un valore di quasi due miliardi di euro per 3 milioni e 300 mila forme e il Prosciutto di Modena DOP con 12 milioni di euro di fatturato al consumo e i Lambruschi modenesi DOC.
Un nuovo Eataly ha inaugurato a New York esattamente nella torre n° 4 del World Trade Center. Uno spazio immenso dedicato all’eccellenza alimentare ed un totale di 600 dipendenti. Tra i soci anche Joe Bastianich.
Di Chiara Marando -
Sabato 06 Agosto 2016 -
Una nuova casa della tradizione gastronomica italiana ha aperto a New York: Eataly raddoppia la sua presenza nella Grande Mela con un megastore, esattamente all’interno della torre n° 4 del World Trade Center.
Un totale di 600 dipendenti, “isole” e banchi dedicati a specialità alimentari di eccellenza e ristoranti, tanti ristoranti, che si affacciano direttamente sulla Freedom Tower e sulla Piazza del Memorial realizzata per ricordare le vittime dell’11 settembre 2001.
E non è un caso se il simbolo scelto per questo nuovo locale è quello della “Pace”. A darle corpo è stato niente di meno che Renzo Piano, la cui creatività si è espressa in un Tavolo della Pace posto proprio all’ingresso: una meraviglia realizzata con legni vecchi di quattromila anni, alle cui spalle troneggia una mappa dei pani di tutti i Paesi del mondo. E, sul tavolo, alcune delle tipologie di pane più significative e rappresentative.
Esatto, anche qui torna il Pane con simbolo proprio di questa Pace che tanto si cerca. Ovviamente non è tutta solo filosofia ed emozione, qui a far da padrone è il business alimentato da quei profumi e sapori invitanti che calamitano l’attenzione degli avventori, tanto desiderosi di portare a casa le bontà italiane ritenute tra le migliori al mondo.
Quindi tipicità, talmente tante e variegate da perdersi in un mare magnum di bontà. Una scelta che riesce ad accontentare tutti i gusti, soprattutto i palati più esigenti, ma anche le diverse tendenze e filosofie alimentari. Tra i ristoranti “novità” c’è Orto e Mare, con un menù che opta per piatti di pesce o vegetariani, poi non poteva mancare l’Osteria della Pace affidata allo chef trentenne Riccardo Orfino.
Questa volta Farinetti ha anche un socio d’eccezione, o meglio più nomi noti: Joe Bastianich con sua madre Lidia e Mario Batali, cuoco e scrittore statunitense. “ Eataly è un luogo speciale che regala emozioni, soprattutto a noi americani – ha commentato Bastianich - Sono curioso di vedere cosa succederà e come assorbiremo la presenza di due Eataly in questo posto”.
Per l’apertura al pubblico, però, si dovrà aspettare ancora qualche giorno..esattamente alle ore 12 dell’11 agosto. Inizia il conto alla rovescia.
Un viaggio nella cucina d'autore con i piatti dei migliori chef internazionali: questa è la proposta del ristorante “Situ” del SFMoMa, il museo di arte moderna di San Francisco. Un menù che propone esclusivamente le migliori creazioni culinarie dei più noti maestri della cucina.
Di Chiara Marando -
Sabato 30 Luglio 2016 -
Chi crea qualcosa di originale e unico è, giustamente, molto geloso della sua opera, sia essa letteraria, artistica oppure culinaria.
Già, anche i cuochi non amano che i propri piatti migliori vengano replicati da altri. Su questo argomento si era espresso anche il maestro Gualtiero Marchesi che aveva lanciato l'idea di voler dare un copyright a quei must diventati parte integrante della storia di ogni chef.
Insomma, la regola è farsi ispirare ma non copiare! Ma, come ogni regola che si rispetti, anche in questo caso esiste la sua eccezione...e non è proprio irrilevante.
Ad andare controcorrente è un ristorante che basa la sua carta esclusivamente sulle più note creazioni dei grandi chef internazionali: il “Situ” del SFMoMa, ovvero il museo di arte moderna di San Francisco. Il tutto, con il benestare proprio degli chef stessi.
In realtà, l'idea da cui prende le mosse il progetto è molto originale ed ha una sua ragione di essere originale e innovativa. La filosofia, infatti, è quella di rappresentare il luogo all'interno del quale proporre un'esposizione gastronomica d'autore, esattamente in un percorso museale.
A guidare la cucina è Corey Lee, acclamato cuoco statunitense di origine coreana, già direttore di ristoranti di successo come il tristellato “Benu” oppure il bistrot “Monsieur Benjamin”.
La sua è un'esperienza che si è formata nelle cucine più famose, a contatto con quegli chef di cui porta in tavola le creazioni più importanti: “Il mio obiettivo è quello di dare un'idea di quanto sta accadendo nel mondo della cucina – spiega Lee – per questo serviamo una cinquantina di piatti a rotazione, scelti in base a criteri quali stagionalità, coordinate geografiche e visioni stilistiche”.
E per dirla tutta, ognuno degli chef interpellati ha ricevuto un pagamento per i diritti d'autore, alcuni di loro hanno anche scelto di donare il contributo in beneficenza o alla fondazione che gestisce il museo, ed altri ancora, come Wylie Dufresne, si sono letteralmente entusiasmati per la forza di questo progetto nello stimolare la collaborazione e condivisione, oltre ogni rivalità e controversia.
Insomma, una novità che ha riscosso particolare favore nel mondo degli addetti ai lavori ed un menù internazionale che offre alla clientela un viaggio gastronomico d'eccellenza intorno al mondo, da New York a Tokyo, passando per Parigi, Perù e Cina, per arrivare anche in Italia.
(lmmagini tratte dal profilo Instagram del Ristornate Situ)
La Franciacorta, a discapito del suo nome, è uno splendido territorio situato nel nord d'Italia in provincia di Brescia. Questa terra ha prestato il nome ad uno dei più preziosi vini bianchi "sparkling" italiani. Chi è amante del vino Franciacorta ne conosce già tutte le sue peculiarità, per chi volesse approfittare della stagione estiva per un aperitivo o per degustarlo a tavola, CECILIA NOVEMBRI vi propone una accurata presentazione per poter apprezzare un vino decisamente raffinato e unico!
di Cecilia Novembri
Giallo paglierino con riflessi dorati, perlage fine e persistente, bouquet caratteristico della fermentazione in bottiglia, sentori di crosta di pane e di lievito arricchiti da delicate note di agrumi e di frutta secca, mandorla, nocciola, fichi secchi. Sapido, fresco, fine, armonico con la caratteristica morbidezza che ricorda le sensazioni delicate della seta.
Il perlage è finissimo e persistente, quasi cremoso.
Tutte queste caratteristiche accattivanti non possono che far amare il Franciacorta che ha la particolare caratteristica di poter essere estremamente versatile nei suoi abbinamenti.
Prodotto con uve Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco, dalla soffice spremitura delle uve si ottiene il mosto-fiore per la produzione delle basi Franciacorta, le quali a primavera vanno a formare la cuvée.
Le bottiglie, sigillate con tappo metallico a corona, vengono accatastate in posizione orizzontale nelle cantine, lì rimangono per molto tempo. Terminata la fermentazione il vino raggiunge il suo particolare profilo sensoriale.
In base ai tempi di riposo sui lieviti in bottiglia si possono distinguere varie tipologie di Franciacorta:
il Franciacorta non millesimato, almeno 18 mesi
il Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé non millesimato, almeno 24 mesi
il Franciacorta Millesimato Satèn, Franciacorta Millesimato e Rosé Franciacorta millesimato, almeno 30 mesi
il Franciacorta Riserva Satèn, Franciacorta Riserva Rosé e Franciacorta Riserva, almeno 60 mesi.
Per l'estate non si può non azzardare un abbinamento d'eccezione: questo fantastico vino affiancato a Uramaki con tempura, incredibili le mille sfumature, sapore, setosità, freschezza e vivacità!
With the Courtesy of : – viniesaporidilombardia.it – wineblog.it – cortefusia.com – hagakuresushi.it – marzaghefranciacorta.it – oggi.it – vinoincantina.it – alimentipedia.it – letteradonna.it – wineblogroll.com – eventi-a.com – ilgiorno.it – area3v.com – yeseatis.com
Una serata all'insegna della dolcezza per celebrare il Panettone, uno dei prodotti tipici italiani per eccellenza, anche nella stagione estiva: La "Notte dei Maestri del Lievito Madre". Un totale di 26 maestri pasticceri si sono incontrati lunedì 25 Luglio, in Piazza Garibaldi a Parma, ed hanno messo a disposizione del pubblico una ricca degustazione di delizie.
Di Chiara Marando -
Parma, 27 Luglio 2016 - (Foto by Lorenzo Moreni)
Il Panettone anche d'Estate, questo è stato l'argomento principe da cui ha preso le mosse la seconda edizione de "La Notte dei Maestri del Lievito Madre", una serata all'insegna della dolcezza d'autore. A presentarla, il gastronauta Davide Paolini.
Un totale di 26 maestri pasticceri, provenienti da tutta Italia, si sono incontrati portando in Piazza Garibaldi a Parma le loro creazioni, golose varianti di questo dolce tipicamente italiano che, con il suo gusto intenso, riesce ad abbracciare e conquistare il palato. Personaggi del calibro di Achille Zoia, Gino Fabbri, Salvatore De Riso, Alfonso Pepe e Paolo Sacchetti, chiamati a raccolta dal Maestro Claudio Gatti della Pasticceria artigianale Tabiano, a Tabiano Terme di Salsomaggiore (Pr)
Lunedì 25 Luglio erano tutti in fila per poter assaporare le diverse specialità proposte, glorioso vanto dei Maestri che si sono intrattenuti con il pubblico speigando le caratteristiche che delineavano il carattere dei loro Panettoni artigianali.
La ricetta proposta da ILARIA BERTINELLI vi permetterà di dare ampio spazio alla vostra manualità in cucina, mettere a frutto la fantasia in un mix di ingredienti e colori, ma soprattutto di stupire chi con voi avrà il piacere di gustare un piatto molto appetitoso, ma anche assai goloso! Un occhio speciale nella ricetta anche per chi dovrà fare attenzione al glutine.
Di Ilaria Bertinelli
Se volete stupire e coccolare occhi e pancia, basta davvero poco: aggiungere un cucchiaio di cacao a farina e uova in modo da ottenere la classica pasta all'uovo, ma di colore marrone. Al colore della terra e della natura per eccellenza, il marrone appunto, possiamo aggiungere i colori caldi e freddi delle verdure che ci regala l'estate e il quadro è davvero completo.
Oltre a venire incontro a tante esigenze alimentari visto che può essere fatta con e senza glutine, è priva di lattosio (ricordiamo che il parmigiano non contiene lattosio) e di frutta a guscio, grazie alla sua bellezza e alla sua bontà questa pasta riuscirà a convincere anche i bambini a consumare tante verdure diverse.
Una nota pratica: nel caso in cui prepariate i tagliolini usando farina senza glutine, a seconda del tipo di farina che userete, potrebbe essere necessario aggiungere un uovo in più!
INGREDIENTI:
PER LA SFOGLIA
300 gr farina per sfoglia senza glutine** oppure di grano tenero 00
3 uova intere
30 gr acqua
10 gr olio
1 cucchiaio raso di cacao amaro
q.b. sale
PER IL RIPIENO
200 gr zucchine piccole
120 gr carote
100 gr melanzana
50 gr peperone rosso
50 gr peperone giallo
50 gr porro
2 fiori di zucca
q.b. Parmigiano Reggiano grattugiato, olio extra vergine di oliva, sale e pepe
PREPARAZIONE
Iniziare a preparare i tagliolini: tagliare la sfoglia a fette, appiattirle con il matterello, poi tirare delle strisce di qualche millimetro di spessore con la sfogliatrice (io ho una macchina di marca Imperia e le ho tirate al quart'ultimo foro), lunghe circa 30 cm e larghe circa 10 cm con la sfogliatrice.
CREDITS: - cookaround.com – ilgermogliobio.it – leverduredelmioorto.it – blog.pianetadonna.it – macrolibrarsi.it – sweetsweethouse.worldpress.com – ricette.pourfemme.it
Il Refettorio Ambrosiano di Massimo Bottura sbarca a New York nel quartiere più difficile della città: il Bronx. Ad affiancarlo in questo progetto il due volte premio Oscar Robert De Niro. Un percorso che continua sotto il segno del motto “Cucinare è un appello per agire”.
Di Chiara Marando -
Sabato 23 Luglio 2016 -
Un luogo nel quale anche i meno fortunati possano trovare accoglienza ed un posto a tavola, un luogo speciale dove il momento del pranzo o della cena diventi anche un’occasione di integrazione, il tutto con la particolarità di piatti preparati con cibo di scarto lavorato da veri chef e trasformato in qualcosa di gustoso. Vi dice qualcosa?
Già, è l'idea alla base del Refettorio Ambrosiano portato all'Expo e del Refetto-Rio, la sua versione olimpica. A pensarlo e portarlo avanti è lui, Massimo Bottura, da poco salito sulla vetta come miglior ristorante al mondo con la sua “Osteria Francescana”.
Oggi il suo progetto guarda lontano e vola oltreoceano, precisamente a New York, nel quartiere più difficile della città: il Bronx. Una prima anticipazione era arrivata direttamente dal profilo Instagram dello chef , che aveva postato una sua foto più che curiosa accompagnata da una frase tutt’altro che criptica: "Progettando il nuovo Refettorio nel Bronx. Con Bob nel 2017".
E Bob è proprio quel Robert De Niro, due volte premio Oscar e con una carriera da ristoratore alle spalle. E' lui il partner ideale per questo nuovo obiettivo che riprende il fil rouge iniziato l'anno scorso, ovvero meno sprechi alimentari ed un migliore utilizzo del cibo per aiutare i bisognosi, cucinato da un gruppo di cuochi messi a disposizione dallo stesso Massimo.
I numeri registrati durante Expo gli hanno dato ragione insieme alla spinta per continuare su questa strada e pensare ancora più in grande, pensare internazionale: più di 15 tonnellate di cibo che hanno sfamato una novantina di homeless nell'ex teatro della parrocchia San Martino di Greco a Milano.
Ora è la volta delle Olimpiadi di Rio, dove chef del calibro di Alain Ducasse e Joan Roca si cimenteranno nella cucina degli avanzi per circa 19.000 pasti, il tutto secondo il motto “Food for Soul”, il nostro “Cucinare è un appello per agire”.
Un magico luogo che si trova nella Lunigiana, incastonata nell'Appennino tra Emilia-Liguria e Toscana, dove è ancora possibile trovare chi, con inestimabile passione per le tradizioni, cucina con antichi strumenti di cottura. CECILIA NOVEMBRI ci introduce le caratteristiche del "testo" con cui si preparano i gustosissimi "testaroli"...da non perdere!
Di Cecilia Novembri
L'utilizzo dei testi per la cottura è alla base della cucina lunigianese: sono formelle tonde in metallo o in terracotta che vengono appoggiate direttamente sulla brace dopo essere state scaldate a fiamma viva.
Il piccolo vaso di terracotta che, grazie alla sua conformazione interna, una volta scaldato ad alte temperature, consente ai cibi di cuocere molto lentamente anche lontano da fonti di calore dirette. Per la cottura nei testi è fondamentale stabilire la giusta temperatura, devono essere caldissimi! Usati per cuocere praticamente tutto, dalla carne al pane e ai famosi testaroli che proprio a questo strumento devono il nome.
Come viene creato questo antico e tradizionale strumento tipico della Lunigiana?
Una volta i testi venivano fatti a mano lavorando l'argilla mescolata al quarzo e ogni famiglia aveva la sua "fascina" dove avveniva la cottura nei testi. Più tardi la terracotta e l'argilla sono state sostituite dal testo di ghisa che ha soppiantato la lavorazione tradizionale.
Nel Pontremolese e in tutta l'alta Lunigiana è ancora utilizzato il testo composto da due parti, un disco e un coperchio di forma leggermente conica. L'uso del testo è legato ad una storia che gelosamente viene custodita e il rispetto delle tradizioni culinarie della lunigiana è la parola d'ordine del SAUDON, a Pozzo di Mulazzo in provincia di Massa Carrara, uno dei paesi più belli della Lunigiana e luogo dove tutto sembra magico, dalla semplicità con la quale vengono preparati i piatti, al vino, dalla bellezza della natura circostante all'accoglienza di Jean Claude e Gigliola.
Le delizie tradizionali proposte sono preparate, sotto un portico circondato dalle vigne, nel tipico testo: Testaroli al pesto, pollo e verdure tutto rigorosamente cotto nei testi.
La cottura nei testi ha visto di recente un risveglio e un nuovo interesse, provato il cibo con questo tipo di cottura si capisce che è decisamente qualcosa che viene da un tempo lontano, una cosa d'altri tempi che come tale va tutelata!
Per chi volesse approfittare di restare in tutta tranquillità a gustare la bellezza del posto vi è la possibilità di pernottare in questo delizioso agriturismo: Durella, Maron, Sciavon, Rossella, sono alcuni dei nomi delle caratteristiche camere di cui l'agriturismo dispone per i suoi ospiti.
E il relax è assicurato!
CREDITS: agriturismosaudon.it – pixabay.it – pestogenoveseblog.altervista.org
Arriva a Parma la seconda edizione de la “Notte dei Maestri del Lievito Madre”: 26 tra i migliori professionisti di lievitazione e pasticceria si ritroveranno in Piazza Garibaldi il 25 Luglio a partire dalle 20,30.
Di Chiara Marando -
Parma, 16 Luglio 2016 -
Il panettone anche a Ferragosto?
No, non è una stranezza ma un mondo nuovo di concepire un prodotto della tradizione italiana, destagionalizzarlo per renderlo appetibile anche nei mesi più caldi. Perché, in fondo questa bontà può essere una colazione ideale, accompagnare il gelato, ma anche incontrare la frutta estiva in varianti interessanti e ricche di gusto.
Questo è il fil rouge dell'impegno portato avanti dal gastronauta Davide Paolini che, dopo anni di dure battaglie su Sole24Ore, radio, nonché sul sito ww.gastronauta.it, è riuscito a fare in modo che su tutto il territorio nazionale venissero organizzazione manifestazioni volte a celebrare il panettone d'estate.
Manifestazioni come la “Notte dei Maestri del Lievito Madre”, giunta alla sua seconda edizione, che quest'anno ha scelto Parma, eletta City of Gastronomy UNESCO, come location ideale. Il 25 Luglio, dalle ore 20,30, Piazza Garibaldi sarà invasa dal profumo invitante delle delizie preparate da veri e propri Maestri di lievitazione e pasticceria provenienti da tutta Italia, 26 per l'esattezza.
Personaggi del calibro di Achille Zoia, Gino Fabbri, Salvatore De Riso, Alfonso Pepe e Paolo Sacchetti, chiamati a raccolta dal Maestro Claudio Gatti della Pasticceria artigianale Tabiano, a Tabiano Terme di Salsomaggiore (Pr). A presentare l'evento, ovviamente Davide Paolini.
Una serata aperta a tutti, durante la quale sarà possibile ascoltare gli spunti di professionisti, osservarne la maestria ed assaporarne le specialità, in un percorso degustativo che vede protagonista l'utilizzo e la lavorazione del lievito madre.
Ma chi saranno questi 26 protagonisti riuniti per una lunga notte dedicata alla lievitazione?
Marco Avidano- Pasticceria Avidano a Chieri (TO)
Mario Bacilieri- Pasticceria Bacilieri a Marchirolo (VA)
Maurizio Bonanomi- Pasticceria Merlo a Pioltello (MI)
Renato Bosco- Saporè di San Martino Buon Albergo (VR)
Roberto Cantolacqua Ripani- Pasticceria Mimosa di Tolentino (MC)
Emanuele e Giancarlo Comi- Pasticceria Comi a Missaglia (LC)
Diego Crosara- specialista nell'arte del gelato
Salvatore De Riso- Sal De Riso a Tramonti (SA)
Denis Dianin- D&G Patisserie di Selvazzano Dentro (PD)
Gino Fabbri- Gino Fabbri Pasticcere a Bologna
Francesco Favorito- specialista del Gluten free
Salvatore Gabbiano- Pasticceria Gabbiano di Pompei (NA)
Claudio Gatti- Pasticceria Tabiano a Tabiano Terme (PR)
Stefano Gatti- Il Fornaio a Viareggio (LU)
Emanuele Lenti- Premiata Forneria Lenti a Grottaglie (TA)
Grazia Mazzali- Pasticceria Mazzali a Governolo (MN)
Mauro Morandin- Pasticceria Mauro Morandin a Saint-Vincent (AO)
Alfonso Pepe- Pasticceria Pepe a Sant'Egidio del Monte Albino (SA)
Carlo Pozza- Da Venicio di Arzignano (VI)
Paolo Sacchetti- Il Nuovo Mondo a Prato
Attilio Servi- Pasticceria Attilio a Pomezia (RM)
Anna Sartori- Pasticceria Sartori a Erba (CO)
Valter Tagliazucchi- Il Giamberlano a Pavullo Nel Frignano (MO)
Vincenzo Tiri- Tiri 1957 di Acerenza (PZ)
Carmen Vecchione- DolciArte di Avellino
Achille Zoia- La boutique del Dolce a Cologno Monzese (MI)
La rubrica dedicata alle "Storie del gusto" parte oggi e come le migliori ricette della grande tradizione italiana, ha un qualcosa di unico quando è semplice, di tradizione e fatta di passione.
Parma, 17 luglio 2016
Il racconto di oggi tocca passione e coinvolgimento per il buon cibo, l'onore e il forte legame con l'Italia per una continua scoperta di talento e sviluppo personale.
Il protagonista è Marco Ferrari, un ragazzo nato a Reggio Emilia, che si è stabilito con tenacia e buona volontà in Giappone e che forte di una esperienza fatta nel Paese del Sol Levante, in dieci anni di attività come responsabile di una società di intermediazione turistica, proprio fra Italia e Giappone, oggi sta promuovendo il buon cibo e i prodotti tipici di Reggio Emilia ad Osaka ed oltre i suoi confini.
La sua grande voglia di intraprendere lo ha messo in contatto con importanti chef, ristoratori ed operatori del settore, fra i quali tanti Italiani che abitando e che lavorano alacremente in Giappone, cercando di emergere e che alla fine svettano a mio parere, per qualità e preparazione, su parecchi colleghi italiani.
E' il caso della professionalità dello chef romano Fabrizio Valentini della trattoria romana Casareccio a Mukonuso vicino Kobe; leggendo nei blog giapponesi e di settore, ne esce una cucina "...commovente e di casa" o come dicono altri "...molto fedele a quella romana di una volta"..., io direi che dal punto di vista tecnico è anche molto ricercata, lo chef è preparato ed attento, tanto fedele alla tradizione romana pur ricercando tratti di originalità tipica Italiana.
Tornando invece al Samurai di Reggio Emilia, il ragazzo si è distinto per avere stretto legami e fatto parlare di se nell'ambiente e per questo ho pensato fosse il momento di scrivere di Lui perchè gli eventi e le partecipazioni enogastronomiche ai quali ci sta abituando da tempo, sono di richiamo e ben strutturati, tutto grazie anche a partner rigorosamente italiani e selezionati.
Marco è partito poco dopo il diploma superiore e concreto come sa essere, ha fatto una valutazione lucida e non di semplice istinto come potrebbe sembrare e quindi si è cimentato nella gestione di una azienda turistica a mangement di stampo americano in Giappone, in una Terra dove non era che un ragazzo di belle promesse ed in punta di piedi, ha mosso i primi passi come ricorda Lui: "Sono arrivato a Dicembre del 2005 e a Febbraio del 2006 avevo già un lavoro, che faccio ancora adesso – ricorda – Eppure non sapevo il Giapponese, ma solo l'Inglese, e non avevo più esperienza lavorativa di quando ero partito".
Oggi lavora per varie agenzie e non ha abbandonato il sogno di creare un forte legame fra Italia e Giappone proprio come nel 2014 in cui insieme pr la prima volta siamo stati impegnati nella creazione di un evento ad Osaka chiamato "I SAPORI D'ITALIA IN GIAPPONE" e dove l'idea era proprio quella di far sentire ai clienti Giapponesi alcune specialità Italiane abbinate a piatti tipici regionali con alcune selezionate eccellenze come l'Aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia della Acateia San Giacomo di Novellara, il re dei formaggi Parmigiano Reggiano ed una selezione di vini della Valpolicella della cantina di Montecariano a San Pietro in Cariano (Verona).
Ricordo le nostre telefonate kilometriche ed il progetto che ha preso forme sulle nostre divergenze e sulle nostre similitudini, la sua tenacia e la sua preparazione sulla cultura giapponese e la mia esperienza di sommelier hanno fatto rincontrare dopo vent'anni due amici che avevano condiviso l'infanzia nello stesso quartire e che oggi da adulti, da uomini, si sono ritrovati con la stessa passione e professionalità in questo campo.
Ho ritrovato una persona fedele alla tradizione e rispettosa del lavoro altrui, perfettamente integrata ed attenta al gusto emiliano nei confronti dei clienti giapponesi, assetati di spiegazioni e continui approfondimenti, un Popolo davvero affascinante e non così lontano da quello che ci rappresenta come italiani. Il Giappone ha fantasia, tradizione, cultura e rispetto per l'onore, ingredienti di cui la cucina di Marco non può fare a meno per poter costruire il ponte fra queste due culture.
Il progetto ha avuto grande successo ed ha portato a Marco nuovi spunti e punti di vista per il suo futuro che si prospetta di grande rilievo e pieno di idee innovative per il settore enogastromico e dell'ospitality.
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L'Equilibrista