di Lamberto Colla ---
E' finita l'epoca romantica dello spionaggio.
Non sarà più reato spiare il telefonino del marito o della moglie, si tratterà solo di monitoraggio delle chiamate.
Parma, 03 novembre 2013 -
I grandi giallisti non avranno più spunti dai quali trarre le trame dei loro libri di spionaggio e addio alle stupende Bond Girl. Con la democrazia universale esportata dal neo liberismo statunitense l'epoca dello spionaggio è terminata e il monitoraggio ha preso il sopravvento.
- Parenti serpenti -
Alleati e nemici storici degli americani scoprono di non essere stati spiati ma solo monitorati dall'intelligence americana e nonostante ciò insistono a chiedere spiegazioni pubbliche. Tra "parenti serpenti" non ci si può ovviamente spiare. La difesa dei "servizi" americani è inattaccabile. L'hanno fatto per la loro e la nostra incolumità.
Ogni tanto rimonta il caso delle intercettazioni elettroniche e il datagate torna clamorosamente alla ribalta chiamando in causa, questa volta, persino il Papa giusto per fare notizia. Chissà quali segreti Francesco avrà tenuto nascosti alla Santissima Trinità.
Fatto sta che, dopo l'esplosione del caso nel luglio scorso, le cronache mondiali tornano a occuparsi incessantemente di questo "non caso" e l'indignazione dei vertici dei vari Paesi appare addirittura ridicola se non strumentale a non so bene quale scopo. Da cosa vorranno distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica?
- Servizi segreti o agenzie di pubblicità? -
I servizi segreti, che poi tanto segreti non sono più, dovrebbero fare pubblica ammenda per avere svolto il loro compito. KGB e CIA si sono da sempre contesi il primato di migliore e più spietato servizio di informazione segreto al mondo. L'MI5, con James Bond, il più amichevolmente popolare mentre il MOSSAD israeliano il più efficace e infiltrato nel mondo arabo. Da sempre i servizi di intelligence sono stati alle dirette dipendenze delle Signorie prima e dei Capi di Stato dopo. Poco controllati e molto controllori con licenze operative spesso infinite. L'importante era ed è non farsi "beccare".
Se sono segrete le loro azioni per quale motivo invocare la loro pubblicizzazione o stabilire dei protocolli di "rispetto reciproco" quando già si sa che non saranno rispettati? E' nella natura dei "servizi" operare fuori ogni standard. Una palese contraddizione, una richiesta infantile o il mascheramento del reale e anche questo segreto negoziato politico?
- Da Mata Hari agli avvelenamenti al plutonio. -
Intrighi, doppiogiochisti e testimonial.
Molti personaggi dello spettacolo si narra siano stati a più riprese utilizzati coscientemente o incoscientemente come "spie" o "testimonial" di certa politica e governati dai servizi segreti. Mata Hari è stata forse la più famosa e molti dubbi sono riposti nella figura del re del Rock and Roll Elvis Presley. Ma anche il "Mario" con il quale Livtinenko consumò la cena al polonio era un civile.
Eclatante, originale e di difficile esecuzione, fu la metodologia utilizzata per eliminare l'ex 007 Livtinenko mentre indagava sull'assassinio della sua amica giornalista Anna Politkovskaia.
L'ex colonnello russo si sentì male dopo una cena con un "contatto" italiano, un certo Mario.
Secondo il Mail on Sunday, il Mario in questione si sarebbe chiamato, di cognome, Scaramella, sarebbe stato "un accademico dell'università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin istituita dal Parlamento italiano per indagare sulle attività del Kgb in Italia durante la Guerra Fredda".
Insomma tutti gli elementi classici di un vero e proprio romanzo giallo.
Purtroppo però le morti furono reali e gli scenari neanche troppo distanti nel tempo poiché i fatti si riferiscono al 2005 e 2006. Morti ammazzati in modo plateale forse per dare dei segnali a alcuni che, probabilmente, hanno compreso il messaggio o sono spariti nel silenzio eterno.
- Conclusioni -
Da che mondo é mondo la guerra la vince chi conta meno morti dalla propria parte e i servizi di intelligence sono sempre stati determinanti per la vittoria finale motivo per cui continueranno ad esistere e a controllare tutto e tutti.
L'indignazione dei leader europei appare sempre più una mossa per prendere altro tempo sulla più importante decisione strategica che è l'accordo bilaterale USA UE.
Il datagate è stato gettato, ancora una volta, in pasto alla pubblica opinione del sensazionalismo per mascherare la vera natura del contendere. In gioco è la trattativa del più importante mercato mondiale. Quell'ipotesi di negoziato sul libero scambio Ue-Usa, approvato da parte europea al consiglio dei ministri del commercio del 13 giugno scorso ma che ancora non trova concordi gli Stati Europei su alcuni settori.
Ad esempio, alcuni punti ancora da focalizzare sono la Cultura, quindi tutto il settore cinematografico, l'agroalimentare e l'allentamento delle protezioni al libero trasferimento di capitali e investimenti.
Della privacy non interessa nulla a nessuno anche perché, se potenti sono i servizi di spionaggio, altrettanto potenti e sofisticatamente attrezzati sono i servizi dediti al controspionaggio e alla difesa elettronica. Difficile credere che questi ultimi non siano riusciti proteggere le ipiù riservate conversazioni della Merkel o di Napolitano e magari fare trapelare solo quelle di poco conto se non addirittura con contributi informativi devianti.
Anche noi dovremmo attrezzarci con sistemi di controspionaggio e difesa elettronica per decriptare la massa di distorte, subliminali e contraddittorie informazioni che scientificamente ci propinano e piano piano entrano dentro di noi modificandoci i riferimenti etici tradizionali.
Per ora apprezziamo il fatto che spiare i nostri partner potrebbe non essere più un reato se ci limitassimo a monitorare le telefonate.
Auguro a tutti i consiglieri regionali di uscire a testa alta dall'indagine della Finanza. Vorrei però vedere in faccia (sempre che ne abbia una da mostrare e che questa sia senza quella tipica fessa verticale) quell'ardito e coraggioso che ha messo a rimborso lo scontrino del bagno pubblico.
di Lamberto Colla --- Parma, 27 ottobre 2013 -
L'Emilia Romagna conferma la sua tradizione democratica anche nelle circostanze più negative e volgari. Tutti e nove i capigruppo consiliari sono sotto indagine per i rimborsi spese destinati ai gruppi consiliari e probabilmente utilizzati a diverso scopo.
- L'indagine -
L'indagine che ha portato nuovamente in Regione Emilia Romagna i militari della Guardia di Finanza, era partita ad ottobre del 2012 e, fino ad ora, aveva registrato un solo indagato: l'ex capogruppo Idv Paolo Nanni a cui venivano contestati alcuni rimborsi spese per cene, apparizioni televisive a pagamento e convegni non realizzati.
Per tutti l'accusa è di peculato e riguarderebbe i capigruppo di Pd, Pdl, Idv, Lega Nord, Fds, M5S, Sel, Udc e Gruppo misto. Per i Pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari si ravviserebbe il reato di appropriazione di denaro pubblico destinato ai singoli gruppi consiliari ma speso non per il loro funzionamento.
Oltre a capire se qualcuno si è appropriato di denaro pubblico per fini personali, i pm vogliono capire se le consulenze e le collaborazioni riguardano il gruppo consiliare oppure, per esempio, il lavoro di militanza del partito al di fuori del lavoro in Regione. Se questo fosse confermato si configurerebbe una sorta di finanziamento illecito ai partiti.
Ovviamente non tutti i capigruppo sono chiamati a rispondere sulle medesime responsabilità e perciò potrebbe anche accadere che qualcuno possa uscire presto dall'indagine, così come è probabile che, dopo il vaglio dei documenti acquisiti, possano invece fare il loro ingresso alcuni consiglieri.
- Qualunque sia il risultato la "politica" ha perso un altro pezzo di credibilità -
Ammettiamo per un momento che l'indagine si concluda con un niente di fatto come è probabile. Ovvero che tutti i documenti di spesa siano stati regolarmente documentati per attività istituzionali e seguendo le norme di corretta rendicontazione.
Nessun reato quindi nessuna pena per alcuno ma l'immagine della politica nostrana crolla ugualmente sotto le suole delle scarpe proprio per ciò che si può evincere dalla lettura degli elementi giustificativi delle spese rimborsate.
Siamo nel pieno di una "tempesta economica perfetta". Le aziende, e con esse i posti di lavoro, saltano come birilli sul biliardo, imprenditori e manovali che, dalla esasperazione e alcune volte mossi da immotivata ma comprensibile vergogna, arrivano addirittura a togliersi la vita. Giovani che vengono sostenuti dalle pensioni dei nonni e bambini che non possono mangiare alla mensa scolastica perché i genitori non hanno potuto pagarla. Ebbene, a fronte di tutto ciò loro, i politici, sono sempre più ingordi.
Non bastano i lauti compensi, non bastano i più o meno grandi privilegi. No tutto ciò non basta e, presumendo di avere ricevuto una investitura divina, non popolare quindi, si sentono autorizzati a speculare sui 50 centesimi di un bagno pubblico.
Episodio di piccolo conto e perciò ancor più deprimente per chi, anche di quei 50 centesimi, ne avrebbe fatto miglior uso magari comperando mezzo litro di latte.
L'indignazione sale di pari passo alla sofferenza di ciascuno. Ma l'indignazione collettiva può trasformarsi in un'innesco per una bomba sociale che, dalla sofferenza dei singoli, si trasforma in una rabbia collettiva poi difficilmente controllabile.
Attenzione quindi a non tirare la corda perché un nuovo risorgimento potrebbe essere alle porte. Meglio sarebbe che, preso atto finalmente di una reale e grave situazione sociale del paese, i politici si affiancassero per promuovere una nuova fase rinascimentale.
- La gente comune non riesce più a tollerare oltre. -
Mai come ora si è percepito un così diffuso e trasversale sentimento di distacco e odio verso i partiti e chi li rappresenta. Mai come ora si avverte come il sistema politico sia, a sua volta, lontano dal percepire la realtà economica e sociale in cui il paese versa.
Non c'è invidia nei privilegi o nei lauti compensi ma solo indignazione e rabbia per quelle manifestazioni di supponenza che costoro, troppo spesso, manifestano sfrontati e incuranti del disagio che sta attraversando molti strati sociali della popolazione.
Sempre più spesso il cittadino avverte un senso di oppressione provenire dalle pubbliche amministrazioni con le quali ha quotidianamente da rapportarsi.
Tutti i giorni in molti si pongono l'obiettivo di portare a casa il minimo del sostentamento o quantomeno la speranza che domani sarà un altro giorno e forse "la volta buona che qualcosa di bello accada".
Ogni giorno le persone normali devono fare i conti con la propria coscienza e con le proprie responsabilità di genitori e lavoratori.
Ogni santo giorno i piccoli commercianti e imprenditori devono lottare per salvaguardare la propria reputazione potenzialmente compromessa da un pagamento non andato a buon fine.
Tutti i giorni siamo testimoni di comportamenti patetici o addirittura delinquenziali degli uomini che, solo per il ruolo che ricoprono, dovrebbero essere dei limpidi esempi per tutti.
Invece coi nostri soldi ci vanno, probabilmente, pure a pisciare.
Nessun riferimento, nel titolo, alla crisi dell'Alitalia bensì un invito a riappropriarsi di un sogno da realizzare.
di Lamberto Colla ---
Parma, 13 ottobre 2013 -
Siamo come ingessati in buona parte del corpo e pretendiamo di fare una corsa a ostacoli. Il tipico "voglio ma non posso" che a lungo andare logora le menti e conduce all'alienazione di ogni iniziativa.
Il declino italiano è in atto, non solo si percepisce ma si palpa concretamente. "Vorrei chiudere ma non posso", "se fossi libero da legami me ne andrei a Cuba", "sto cercando di vendere l'attività", "ho investito tutti i miei risparmi e se non parte l'attività sono finita".
Queste le frasi ricorrenti che, almeno io nella mia piccola e edulcorata Parma, ho raccolto in questi ultimi giorni. Frasi che, di analogo significato, si sentono ripetere ormai da almeno due anni.
Quello che più mi sorprende, avendo vissuto gli anni di piombo del terrorismo rosso e nero, l'austerity degli anni 70 e le crisi finanziarie gli anni ottanta e novanta, è il clima di rassegnazione che aleggia, contagia e si diffonde. Avverto che sia venuta a mancare quella "rabbia" che invece era presente in tutti quelli che avevano vissuto le crisi precedenti. Siamo diventati un "popolo in esaurimento nervoso", psicodepresso rassegnato a perire di inedia perché "tanto non si riesce a fare nulla".
Un declino costantemente certificato dalle statistiche e rilevazioni economiche sociali sfornate ormai quotidianamente. Un'incalzare di informazioni negative che nulla aggiungono di nuovo. Una continua riconferma di una diagnosi stranota che non fa che alimentare la depressione, narcotizza e deprime. Nell'ultima settimana ben due ricerche ci hanno rammentato quanto siamo scassati. Una rete infrastrutturale da ex terzo mondo e un livello culturale talmente scarso da fare rabbrividire.
Poveri, depressi e ignoranti. Peggio di così!
- Le classifiche -
Secondo lo studio Confesercenti-REF dal 2009 ad oggi gli investimenti procapite sono crollati del 25%. Giusto per dare un ordine di grandezza, siamo stati sorpassati anche da Kenia, Uruguay e Botswana.
Ma siamo anche un popolo di ignoranti e questo primato, invece, ce lo ha assegnato l'OCSE in una ricerca condotta in collaborazione con la Commissione Europea.
In Italia, il 27% degli intervistati non ha adeguate competenze alfabetiche. Quasi il 32% non possiede quelle matematiche e un italiano adulto su quattro non e' in grado di utilizzare gli strumenti di base delle nuove tecnologie. In tutti questi campi l'Italia si e' classificata all'ultimo posto. Niente male per il Paese che è stato la culla delle civiltà, quello che possiede il più grande giacimento artistico e culturale al mondo, quello che ha dato i natali a Leonardo, Galileo, Enrico Fermi e tantissimi altri in ogni epoca.
- Alzare l'asticella, liberare risorse e fantasia -
Da quando si è fatta l'europa monetaria tutti i nostri punti di forza si sono frantumati. Abbiamo troppo privilegiato un approccio ragionieristico allo sviluppo a discapito della creatività e dell'iniziativa privata. Abbiamo sottratto risorse agli investimenti pubblici ubbidendo al pareggio di bilancio (addirittura inserito in Costituzione) e bloccato le periferie imponendo il patto di stabilità ai comuni.
Un ingessamento totale. Tutto giusto e corretto per ripristinare i dati contabili della ragioneria di stato e tutto bene se nel frattempo si fosse corso ai ripari andando a chiudere le falle degli sprechi. Invece nulla. Lo stato sperpera e a sacrifici si aggiungono sacrifici.
Obama invece, scongiura il fallimento statunitense alzando l'asticella che imponeva il limite di indebitamento. Potrà indebitarsi ulteriormente utilizzando magari, altra moneta "nuova" che la sua zecca ha cominciato a produrre da tempo e attraverso la quale corre, qua e là in giro per il mondo (molto anche in europa e in Italia in particolare), a fare acquisti di titoli di stato ad alto rendimento.
Il limite dei 12mila miliardi di dollari potrà quindi essere superato nei prossimi 6 mesi. Un valore d'indebitamento ben 23 volte superiore al crack Lehman che mise in crisi tutto il mondo occidentale intossicato da derivati esplosivi. Bombe a orologeria che ancora sono custodite nelle banche e imprese nostrane.
Il pericolo di una nuova catastrofe finanziaria mondiale ha convinto i repubblicani a assecondare il "vincitore Obama" a alzare, almeno per 6 mesi, il limite di indebitamento.
Perché una cosa analoga non è possibile attuarla anche in Italia? Perchè la Banca d'Italia non può più "fabbricare moneta" a suo insindacabile giudizio, perché la BCE non autorizza i Pesi membri a fare andare le loro zecche, perché bisogna rispettare il 3% di rapporto debito pubblico Pil. Perché perché perché. Perché alla fine lo Stato non è più Sovrano ma vassallo della UE che, tra l'altro, non è neppure una federazione di Stati, come avrebbe dovuto essere, ma solo una centralizzazione finanziaria. Una Ue che non è né carne né pesce, comanda ma non si assume le responsabilità. Oggi la UE è percepita come un giogo piuttosto che una opportunità. Meglio sarebbe che si trasformasse, in via definitiva, in uno federazione con il trasferimento della gran parte dei poteri degli stati membri a Bruxelles, compresa la difesa dei confini e la politica militare.
Basterebbe, come ha fatto il Congresso americano, alzare per un po' di tempo le asticelle, lasciare prendere respiro alle nazioni in maggior difficoltà e poi governare la ripresa.
Perseverare nel processo di soffocamento è diabolico e a lungo andare porta, come ovvia conseguenza, alla morte.
- E' ora di rialzare la cresta, pedalare e non avere paura del futuro. -
In attesa che vengano finalmente prese decisioni a favore del suo popolo e delle sue imprese, noi cittadini non possiamo e non dobbiamo assuefarci allo stato di depressione dilagante. Dobbiamo rialzare la cresta e farci su le maniche per contrastare la narcolessia e cominciare a osservare l'orizzonte più lontano. Dobbiamo, insomma, sognare il futuro.
Non lasciamo il Bel Paese in mani nemiche che siano d'origine autoctona o barbara. Difendiamo i nostri valori e ricostruiamo, ognuno per sé, il proprio nido in questa Italia che ha già subìto, nella sua storia recente, troppe "deportazioni" ed espropri. Torniamo a comandare a casa nostra, nelle nostre imprese e la solidarietà che ha sempre contraddistinto il popolo italiano venga riposta a disposizione della collettività per ridare impulso e energia al secondo rinascimento italiano. Non importa se sarà faticoso, non importa se sarà difficile, non importa se sarà un percorso lungo. Importa che ile future generazioni abbiano la possibilità di vivere in uno dei più bei posti al mondo. Quell'Italia tanto piccola ma tanto grande in cuore e cultura a dispetto delle più stravaganti statistiche.
Forza, alziamo la testa e lancia in resta. L'Italia s'é desta...
Vera spaccatura o alla base c'è una strategia "diabolica"? Alla vigilia del Forum di Cernobbio il Presidente Coldiretti Sergio Marini annuncia le dimissioni.
di Virgilio --
- Parma, ottobre 2013 -
A tutto ci ha abituati la "Coldiretti", a fare e disfare in ogni parte d'Italia, tranne che a una spaccatura interna. Certamente il minimo comun denominatore è sempre stato il "potente" Vincenzo Gesmundo che di Presidenti ne ha visti passare al suo fianco. Lo Bianco, Micolini, Bedoni e ora tocca a Marini, dopo sette anni, a lasciare quell'organizzazione che ha così pesantemente contribuito a mediaticizzare. Suo era il volto della comunicazione giallo verde di coldiretti.
Ma quella delle dimissioni di Sergio Marini da UECOOP e da presidente nazionale non appartiene al mondo ovattato di Coldiretti. Sia per i tempi, sia per la risonanza mediatica sembra più la premessa di una una nuova strategia piuttosto che di una frattura. Il Forum di Cernobbio svelerà le carte. O Marini si lancerà in una nuova avventura politica e la coldiretti lo appoggerà con tutte le sue poderose truppe oppure sarà rottura vera e, questa volta, Vincenzo Gesmundo dovrà fare i conti con una crisi molto delicata. Al momento, a traghettare la più importante organizzazione agricola sarà il "fedele" Mauro Tonello, consigliere anziano dell'organizzazione.
di Lamberto Colla ---
Un teatrino divenuto ormai insopportabile. L'iva passa al 22% sotto silenzio e per buona pace dell'europa.
Parma, 6 ottobre 2013 -
Ancora una volta abbiamo avuto il piacere di assistere alla commedia della politica italiana. La sceneggiatura ricalca quasi sempre stessa trama. Una crisi istituzionale e di governo in prossimità di una scadenza scomoda per tutti. Una responsabilità che nessuno vuole gli venga rinfacciata durante la prossima campagna elettorale. L'aumento dell'IVA al 22%.
D'improvviso il dibattito politico tra i partiti si infiamma su questioni di alti principi. Le ideologie vanno salvaguardate anche a scapito di fare decadere il "Governo delle larghe intese", la panacea di tutti mali. Lo spread torna di moda e basta il rialzo di pochi punti per riportare il terrore in tavola agli italiani.
I toni diventano diventano ancora più pesanti e nel gioco delle parti, pur di fare apparire ancora più grave e distante la posizione dei partiti, interviene anche il Capo dello Stato. Non si può proseguire così e allora, guarda caso che combinazione, il giorno in cui doveva essere cancellato il decreto Tremonti del 2011, viene deciso il ritorno in aula parlamentare per la verifica della fiducia. Purtroppo per noi, a Letta è stata rinnovata la fiducia un giorno in ritardo sull'appuntamento programmato tre anni prima da Tremonti.
La crisi di governo è passata, L'Iva è aumentata e la responsabilità non ricade su alcuno.
- Iva 22% programmata dal 2011 -
E' stato lo stesso ministro dell'Economia Saccomanni a fugare ogni dubbio sulla possibilità di un ritorno dell'aliquota Iva al 21%; "è già legge; è il decreto del 2011 che portava l'Iva a questo livello. Non c'è niente da fare". Era il provvedimento Berlusconi-Tremonti dell'estate di tre anni fa che programmava un secondo incremento dell'Iva (22%) nel caso in cui non fossero stati messi in atto i tagli al welfare e alle agevolazioni fiscali. Provvedimento che, successivamente, fu confermato dal Governo Monti al quale ovviamente, da buon contabile bocconiano, faceva comodo visto il recupero di liquidità che avrebbe messo in atto.
Mettiamoci il cuore in pace, l'ultima occasione buona per eliminare l'attuale aliquota maggiorata era venerdì scorso (27 settembre), quando c'è stato il consiglio dei ministri che, nemmeno a dirlo, aveva rinviato la questione.
Dal punto di vista dei conti pubblici, posto che la spending review è ancora lontana, viene annientata una "bombetta" dal valore di un miliardo, allontanando almeno per quest'anno, il pericolo di dover ricorrere a coperture peggiori come l'aumento dei carburanti e l'incremento degli acconti fiscali di fine anno.
- Conclusioni-
Letta è ovviamente soddisfatto. Dalla crisi è uscito con una maggioranza rafforzata (25 ex PDL e qualche ex Grillino) ed ha incassato 1 miliardo dall'aumento dell'IVA senza colpo ferire.
Adesso il premier può andare all'attacco della rivisitazione totale delle aliquote fiscali (Delega Fiscale) e della Service Tax. Se non sarà così rivedremo il ritorno del teatrino e anche dell'IMU.
"Il governo ha vinto grazie alla fermezza - recita una nota di Napolitano - e ora non sono più tollerabili giochi al massacro". Staremo a vedere.
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