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Mercoledì, 02 Aprile 2014 08:30

Torna a scendere il Latte Spot.

 

 

La tredicesima settimana è stata caratterizzata da una diffusa stabilità fatto salvo per il latte spot che a Verona ha ceduto quasi 1 euro. 

 

di Virgilio - 

Parma 02 aprile 2014 --

Il mese di marzo si chiude nel segno della stabilità per quanto riguarda le due principali DOP. Solo il Grana Padano e limitatamente alla piazza di Mantova ha risentito anche in quest’ultima quest’ultima settimana i marzo dell’ondata negativa della precedente che aveva travolto tutte le piazze e tutte le stagionature. Di atri 5 centesimi si sono ribassati i listini del Grana Padano alla borsa merci di Mantova quotando il 10 mesi tra 7,00 e 7,30 €/kg (-0,69%) e tra 7,85 e 8,15€/kg il 14-16 mesi. Nessuna variazione invece è stata registrata sulle altre piazze per entrambi i prodotti. Seconda settimana di tranquillità anche per le materie grasse. Burro e Creme non hanno subito variazioni in alcuna delle piazze prese a riferimento (Parma, Reggio E. Milano e Verona). Nello specifico il Burro CEE ha confermato i 3,45€/kg,, lo zangolato di panna fresca a Parma è rimasto invariato a 2,20€/kg. e 1,78€/kg la quotazione a Milano per la crema di latte alimentare. 

Al contrario il Latte Spot sta mostrando segni di forte instabilità. Alla borsa veronese ha ceduto quasi 1 euro fissando il prezzo tra 41,76 e  43,82€/100 litri latte (-3,49%). Seppure attenuata la 14esima settimana si è aperta con un ulteriore ribasso (-1,81%).  

 

- Parmalat acquista la società australiana Harvey Fresh specializzata nel settore dairy e presente anche nel mercato delle bevande a base frutta. - 

 Prosegue la strategia di sviluppo delle attività del Gruppo a livello internazionale Parmalat S.p.A. comunica che la propria controllata Parmalat Australia Pty Ltd ha acquistato, in data odierna, la società Harvey Food and Beverage Ltd (“Harvey Fresh”).

Con questa operazione, il Gruppo Parmalat rafforza la propria posizione nel mercato australiano espandendosi geograficamente nel Paese e diventa a pieno titolo un player nazionale. Questa acquisizione migliora la capacità di esportazione del Gruppo sui mercati asiatici. La società possiede due siti produttivi (Harvey e Griffith) ed impiega circa 250 persone. Nell’ultimo esercizio, il fatturato della società, espresso in euro, è stato pari a circa 113 milioni. L’enterprise value dell’attività acquisita è stato fissato, in euro, in circa 79 milioni e l’acquisizione è stata totalmente finanziata dal Gruppo con mezzi propri.

(Fonte Parmalat S.p.A  31 marzo 2014)

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Martedì, 01 Aprile 2014 19:01

Cantine Casabella, cento anni DiVini

 

Cento anni DiVini nelle terre del Ducato: un traguardo importante per le Cantine Casabella di Castell’Arquato che si presentano alla 48.esima edizione del Vinitaly con un numeri mondiali. 

Castell’Arquato, 1 Aprile 2014 ----

La loro storia giunge dal cuore di questa terra nata per offrire il nettare di Bacco sin dai tempi antichi. Ne esce una tradizione millenaria che si rinnova nel tempo grazie al lavoro dell’uomo, dei figli di quel luogo così generoso.  Sono cento anni che affondano le radici nel lontano 1914: mentre il mondo è nel caos per il primo conflitto mondiale Casabella esce con la sua prima bottiglia. Una produzione che parlerà, nel giro di un secolo, al mondo intero.

Proprietario di quegli estesi vitigni di Ziano Piacentino, terra di confine emiliano, il conte Montemartini, deputato del Regno d’Italia,  che nel podere di Casa Bella realizzò il sogno di una viticoltura moderna, improntata, per l’epoca, alle nuove richieste di un mercato europeo in cui prodotti piacentini e dell’oltrepò pavese erano testimony di un’azienda che sorgeva su due territori già celebri. Non è un caso che l’onorevole Montemartini, stando agli atti del 1909 della Camera dei Deputati, spingesse per nuove regolamentazioni per la coltivazione (persino sugli innesti) dei vitigni e per la produzione dei vini.

Dal 1914 Casabella di strada ne ha fatta parecchia. I passaggi societari, i cambi di regole di gioco, ma il marchio, quello delle Cantine è sempre rimasto tale. Perchè il prodotto si racconta da solo. La svolta è del 1991: la nuova società rileva l’azienda agricola ed inizia una serie di interventi mirati che puntano sulla tradizione del vino e l’innovazione della produzione.  Da Ziano, dove vi sono 50 ettari di terra coltivata a vite, la sede amministrativa si sposta a Castell’Arquato a cavallo del nuovo millennio. Qui, il borgo millenario diventa fonte d’ispirazione per una linea che rivive nel “Duca di Ferro”, ne “Il Principe”, nel “Bande Nere” e nell’“Arquatum”, le scene delle storia arquatese: dalla conquista del Duca al passaggio del pontefice Paolo III Farnese. Scene epiche da suggestione. I cento anni rinnovano l’amore per un territorio, splendido ed immutato nel tempo, sfondo naturale di questa azienda che ora guarda già all’appuntamento con Expo2015, forte dei numeri che la caratterizzano, non per ultima una produzione da 6 milioni e mezzo di bottiglie l’anno.

Un brand che ha saputo imporsi a livello mondiale. E che solo lo scorso anno ha conquistato I palati della Nuova Zelanda: un traguardo che è il fiore all’occhiello della società di Castell’Arquato. 

 “100 anni DiVini”: l’anteprima del Vinitaly, dedicata al territorio, è stata la scoperta di emozioni e di suggestioni. Fiero rappresentante della casa in questo centenario è il “Duca di Ferro”,  della storica linea Mont’Arquato, un gutturnio riserva celebrativo. 

Un’etichetta che negli ultimi anni è sempre stata protagonista di riconoscimenti per l’eccellente qualità del prodotto e che anche quest’anno non ha  

La veste grafica, completamente rinnovata, lo presenta in una serie numerata e limitata: cento bottiglie, a ricordo dell’evento. Particolare anche l’etichetta, lamierata ed in rilievo, che ricorda lo scudo del Duca di Castell’Arquato, rigorosamente applicata a mano per rendere migliore la precisione del posizionamento. Il tutto con lo stemma laccato del Mont’Arquato, simbolo della linea più nota delle Cantine. 

ROSSI GIANFRANCO2 gde

<Siamo molto orgogliosi dei traguardi, raggiunti grazie ad una squadra giovane, coesa che crede nel dono che questa splendida terra ci offre, il vino. A loro, ad ognuno di loro, va il nostro grazie. Continuiamo- ha commentato il direttore delle Cantine Casabella Gianfranco Rossi, insignito del titolo di  “benemerito della vinicoltura italiana” dalla Regione Emilia Romagna nel 2011- a seguire il nostro percorso, fatto di tradizione ed innovazione: quello che ci ha guidato in questi cento anni di vini Casabella>.

Visita stabilimento gde

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Nel primo bimestre gennaio/febbraio le vendite di bottiglie da 75cl sono più dinamiche e guadagnano 3 punti percentuali sul 2013, facendo segnare un -0,3% a volume rispetto a ad una chiusura 2013 del -3,4% -

Verona, 31 marzo 2014 

 

Migliorano le vendite di vino nei supermercati nei primi due mesi del 2014. Nel primo bimestre gennaio/febbraio le vendite di bottiglie da 75cl sono più dinamiche e guadagnano 3 punti percentuali sul 2013, facendo segnare un -0,3% a volume rispetto a ad una chiusura 2013 del -3,4% (vedi tabella allegata).

“In realtà già l’ultimo trimestre 2013 aveva dato segnali positivi, cioè di un rallentamento del calo delle vendite  - ha spiegato Virgilio Romano, Director Cliente Service di IRI – ed ora i primi due mesi del 2014 mostrano un netto miglioramento. Recupera anche il brik con un -2,1% (rispetto al -9,4% del 2013). Probabilmente abbiamo lasciato alle spalle le difficoltà del 2013, in linea con l’andamento dell’economia e dei consumi, e possiamo essere fiduciosi per il 2014”.

Il dato positivo ha creato interesse nel mondo delle cantine che cercano di capire quali saranno le strategie future della grande distribuzione, come ha sottolineato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere: “Si tratta di un dato che potrebbe rappresentare l’inversione di tendenza rispetto al continuo calo dei consumi interni registrato negli ultimi anni. A questo punto sarà ancora più importante il convegno del 7 aprile a Vinitaly su ‘Cantine e grande distribuzione: nuove strategie per il mercato italiano ed estero’, cui parteciperanno Federdistribuzione, Coop, Conad, Federvini, Unione Italiana Vini, Eataly, perché da lì scaturiranno idee e proposte per stimolare il mercato domestico”.

 

In attesa del convegno di Vinitaly, le prime indicazioni stategiche arrivano dai buyer vino delle catene distributive che partecipano all’ormai tradizionale evento B2B “Gdo Buyers’ Club” di Vinitaly: Coop, Conad, Selex, Carrefour, Despar, Billa, Sisa, Agorà Iperal.

Per rilanciare le vendite di vino nei supermercati le catene distributive stanno valutando diverse leve potenziali: la ristrutturazione degli scaffali, una maggiore comunicazione, una riduzione o un aumento delle promozioni, una maggiore enfasi su prodotti a marchio del distributore, vino biologico e vino bag in box.

 

"Il cambiamento dei consumi e delle logiche di acquisto apre a nuove prospettive di mercato - ha dichiarato Luigi Rubinelli, moderatore del convegno a Vinitaly e Direttore di RetailWatch.it - bisogna comunicare il valore del prodotto, la sua funzione d'uso, la sua cultura locale. Indispensabile un riferimento all'Italia per chi esporta. Infine il prezzo: attenzione alle nuove confezioni come il bag in box che recano in sè l'esigenza alla disponibilità immediata di prodotto sfuso con un buon rapporto valore-prezzo".

 

La spinta promozionale è già troppo alta secondo la Coop che ha un programma ben definito: “La strategia per il 2014 riguarderà una riduzione marcata delle promozioni sul vino tipico mentre replicheremo le stesse dello scorso anno sugli spumanti. Riguardo i vini tavola faremo promozioni più profonde dovute al calo del prezzo di acquisto degli stessi” ha riferito Francesco Scarcelli, buyer vino di Coop Italia.

Diversa la strategia del Gruppo Selex (insegne come Famila, A&O), come ha spiegato il Category manager Flavio Bellotti: “Per il 2014 prevediamo di aumentare la pressione promozionale a fronte del mantenimento del prezzo nominale dei singoli prodotti e di ristrutturare lo scaffale aumentando lo spazio dedicato ai marchi privati e ai vini spumanti”.

 

Bisogna parlare di più al consumatore, aiutarlo ad orientarsi tra gli scaffali sempre più pieni di vini tipici, come sostiene Valerio Frascaroli, buyer vino di Conad: “Siamo impegnati a definire un’adeguata comunicazione a scaffale. Coi prodotti a nostro marchio cerchiamo di dare una risposta adeguata alle esigenze del consumatore, ma non sarà mai totalmente esaustiva”.

 

La comunicazione è tra le leve strategiche di Carrefour, che lancia l’etichetta parlante: “Presenteremo una nuova etichetta "parlante" che dettaglierà al cliente tutte le informazioni sul vitigno, la tipologia, la provenienza e l'abbinamento di cibo consigliato – ha riferito Paolo Colombo, Category manager di Carrefour - Continueremo lo sviluppo iniziato lo scorso anno di prodotti ad etichetta esclusiva e l'organizzazione di eventi/attività di degustazione e valorizzazione dei prodotti, oltre a un maggior presidio del localismo e del territorio con la selezione di piccoli produttori”.

 

La composizione e la ristrutturazione dello scaffale è la chiave della strategia per il 2014 di Despar, Gruppo Sisa e Billa.

Per Simone Pambianco, Product manager prodotti a marchio Despar :“Questo 2014 dovrebbe rappresentare l’anno del riposizionamento a scaffale dopo due anni di esplosione dei prezzi. Questo contribuirà sicuramente a riportare i consumi entro binari diversi, soprattutto per la fascia di consumo entry level”.

Per Germano Ottone, buyer vino del Gruppo Sisa: “Tra gli obiettivi del 2014 c'è la revisione del format assortimentale nella categoria vini, ogni centro distributivo del Gruppo  proporrà ai punti di vendita un cluster specifico; nell'ambito di questa revisione è previsto l'inserimento di vini di alta gamma”.

 

Per Alfonso Ruffo, buyer senior bevande di Billa: “Il 2014 sarà per Billa l’anno di consolidamento della strategia espositiva e assortimentale implementata nel 2013: vini esposti per fascia prezzo con attenzione alla comunicazione al cliente”.

 

 

VINO BIOLOGICO E BAG IN BOX TRA GLI SCAFFALI

 

Un contributo alle vendite arriva anche, oltre che dalle bottiglie a marchio del distributore, anche dal vino biologico e dal vino bag in box, cioè di quelle confezioni da 3/5  litri di vino conservato senza ossigeno, spillabile dal rubinetto.

 

Tra chi punta decisamente sul biologico c’è Carrefour, come ha spiegato Colombo: “Abbiamo già in assortimento 15 etichette e tra queste 5 sono vini biologici senza solfiti aggiunti. Sono esposti a scaffale sia nella corsia del vino che in quella riservata al settore biologico, in particolare nei punti vendita dove è previsto uno spazio dedicato al BIO (planet)”.

 

Guarda con interesse al biologico anche Coop, che non dispone di corner anche se sta testando corner specifici, e Conad, come ha raccontato Frascaroli: “Il Vino Biologico sta cominciando ad essere richiesto dal consumatore e le vendite presentano trend in crescita, ma si parla sempre di numeri bassi; ad oggi non è previsto un corner specifico”.

Attenzione al biologico anche in Billa anche perché le vendite potrebbero beneficiare “delle ultime modifiche in termini di regolamento comunitario (legge 203), per cui è possibile scrivere sull’etichetta del prodotto che il vino è biologico (e non più solamente le uve)”.

Anche Agorà Network gioca la carta del biologico, come ha riferito il buyer Massimo Cavaleri: “Testeremo sui punti vendita più grandi tre referenze di vino ottenuto con l'impiego di un sistema agricolo biodinamico di un'azienda siciliana. Al momento non prevediamo di creare un corner a parte, ma di inserire le referenze sul lineare o al massimo di posizionarle nella cantinetta evidenziandole opportunamente”.

 

Ancora sotto esame delle catene distributive l’eventuale investimento sul vino bag in box.

“Il vino in bag in box si sta evolvendo da solo prodotto basico, di prezzo, a prodotto di maggior pregio, includendo anche vini Doc e per il 2014 prevediamo di aumentare l'offerta di questo tipo di prodotto” ha spiegato Bellotti del Gruppo Selex.

In Coop, al contrario, non si prevede uno sviluppo immediato del bag in box: “L’unica valutazione che stiamo facendo riguarda se cambiare il formato venduto oggi passando dall’attuale 5 litri a un più piccolo e comodo 3 litri”.

Anche alla Conad osservano che il bag in box non sta avendo per ora un grande successo in Italia, a differenza di quanto avviene in Europa.

  • Le dichiarazioni complete degli 8 buyer vino delle catene distributive presenti a Vinitaly saranno presenti nella cartella stampa del convegno Vinitaly su vino e Gdo e saranno pubblicate sul sito di Vinitaly

 

 

(Fonte: ufficio stampa Servizio Stampa Veronafiere) 

 

 

 

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 13 31 Marzo 14

 

 

 

SOMMARIO

Anno 13 - n° 13 - 31 Marzo 14

(PDF Scaricabile)

SOMMARIO

Anno 13 - n° 13  31 Marzo 14

1.1 editoriale

Stipendi d’oro e buongusto 

3.1 aziende

INALCA: accordo strategico per lo sviluppo in Eurasia

4.1 Lattiero Caseario

Parmigiano e Padano confermano il periodi di debolezza.             

5.1 pomodoro      

Pomodoro, obiettivo 2,4 milioni di tonnellate per il Distretto del Nord Italia

6.1 crisi

Coldiretti, in Italia 4,1 mln tra famiglie e separati senza cibo nel 2013 (+10%)

6.2 eventi

AFFETTASI un abbraccio bolognese alla norcineria italiana

7.1 riso

Riso, preoccupa l’importazione dai PMA 

7.2 OGM

Friuli Venezia Giulia vieta gli OGM. Legambiente soddisfatta

8.2 PARMIGIANO REGGIANO

Parmigiano Reggiano: il CODACONS presenta esposto alle procure. Coldiretti soddisfatta.

9.1 aspettando vinitaly    

Vino e cambiamenti climatici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Distretto del Pomodoro del Nord Italia, consegnati 156 contratti per la campagna 2014. I dati in linea per rispettare l’obiettivo di produzione.

 

Parma,  marzo 2014. 

Sono 156 i contratti consegnati all’Organizzazione interprofessionale Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia per la campagna 2014. Un dato che fa emergere la tendenza verso una conferma dell’obiettivo di una produzione 2014 che si dovrebbe attestare intorno ai 2,4 milioni di tonnellate, quantità ritenuta idonea – anche secondo quanto previsto dal contratto quadro d’area sottoscritto lo scorso gennaio – per garantire l’equilibrio tra la domanda e l’offerta.

Il raggiungimento dell’obiettivo dei 2,4 milioni di tonnellate permetterebbe un recupero del 20% del prodotto rispetto al consegnato della campagna 2013, archiviata come una delle più difficili degli ultimi dieci anni.

I 156 contratti depositati nel mese di febbraio sono stati al centro dell’attenta attività di controllo dell’Oi che nell’analizzarli ha verificato il rispetto di quanto predisposto nelcontratto quadro d’area.

<Allo stato attuale – il commento del presidente dell’Oi Pier Luigi Ferrari – possiamo dire di essere perfettamente in linea con le aspettative e con la programmazione più volte auspicata dall’Oi. Ricordato che il 97% della materia prima contrattata dalle imprese di trasformazione proviene dalle OP associate, si può affermare che allo stato attuale prevediamo il rispetto di una produzione programmata di 2,4 milioni di tonnellate. E’ un ottimo segnale che giunge dalla filiera. Dopo la sottoscrizione a gennaio del nuovo contratto d’area con cui si è stabilito il prezzo medio di riferimento del pomodoro per il 2014 con una tempistica che ha permesso una programmazione con buon anticipo della prossima campagna, anche la fase di consegna dei contratti si è svolta senza intoppi. In questo quadro si valorizza e si rafforza ulteriormente il ruolo dell’Oi Pomodoro da Industria del Nord Italia attribuendole un compito importante nella raccolta dei dati relativi alle quantità contrattate e al mantenimento degli impegni presi in contrattazione>

(Fonte Distretto del Pomodoro)

 

 

 Una situazione drammatica che - rileva la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg. 

 

Roma 26 marzo 2014 -

Sono 4,1 milioni, tra famiglie e separati, gli italiani che nel 2013 sono stati costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10 per cento sullo scorso anno e del 47 per cento rispetto al 2010, ovvero ben 1.304.871 persone in piu’ negli ultimi 3 anni. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Agea, nel commentare l'allarme lanciato dal presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, circa il fatto che il 66 per cento dei separati dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto di beni di prima necessità. Una situazione drammatica che - rileva la Coldiretti - rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa. In termini generali si contano 303.485 persone che hanno beneficiato dei servizi mensa, tipologia di sostegno spesso prediletta proprio dai separati, ovvero da chi è rimasto solo, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative delle famiglie le quali per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa.

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Domenica, 30 Marzo 2014 10:01

Riso, preoccupa l’importazione dai PMA

 

  

La situazione dell’import di riso dai Paesi Meno Avanzati (PMA). 

 

di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014. 

La proiezione a fine campagna porterebbe ad un rilascio di titoli per circa 610.000 tonnellate, con un aumento di 123.000 tonnellate (+25%) rispetto al dato record della scorsa campagna (487.000 tonnellate) che comporterebbe sicure e serie ripercussioni per la filiera risicola sia italiana sia comunitaria. 

E’ quanto emerge dalla analisi del monitoraggio effettuato dall’Ente Nazionale Risi di Milano.

“Nel monitorare le importazioni a dazio zero dai PMA, l'attenzione, sino ad oggi, si è principalmente focalizzata sulla Cambogia che, dall'inizio della campagna di commercializzazione 2013/2014 e sino alla fine di febbraio 2014, ha esportato verso l'UE circa 115.000 tonnellate di riso lavorato (secondo i dati del monitoraggio operato dalla Commissione europea, da gennaio ad agosto 2013 compreso, le tonnellate di riso lavorato importate dalla Cambogia ammontavano a 132.000 circa).

La conseguenza di quanto sopra è preoccupante, atteso che se le importazioni da tale paese dovessero proseguire nel corso della campagna con questo trend, potremmo arrivare ad agosto 2014 con un livello di importazione di riso lavorato pari a 230.000 tonnellate (circa 50.000 tonnellate in più rispetto alla scorsa campagna).

Ora, l'attenzione alle importazioni dai PMA deve essere estesa anche agli altri paesi meno avanzati che, sino ad oggi, non hanno sfruttato i benefici loro offerti dal sistema EBA.”

Una preoccupazione subito presa in carico da parte del Ministro Maurizio Martina il quale in una nota del Ministero fa sapere che le 
"Per le produzioni risicole dell'Unione europea, e in primo luogo per quella italiana, le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar hanno comportato squilibri di mercato. Ciò rappresenta, sia nel medio che lungo periodo, un forte rischio per i nostri produttori".
Una questione importante per tutto il comparto risicolo nazionale che è stata portata sul tavolo del Consiglio europeo dei Ministri dell'Agricoltura e della Pesca in corso oggi a Bruxelles.
"La Commissione europea - ha aggiunto Martina - ha evidenziato l'aumento complessivo della richiesta di certificati di importazione che risulta, ad oggi, pari quasi al 25%, per il riso lavorato, rispetto alla campagna precedente. Le importazioni nell'Unione europea di riso lavorato proveniente dalla Cambogia, rappresentano oltre il 20% del totale importato e questo Paese è diventato il principale fornitore estero di riso, confermando, di fatto, le analisi commerciali, peraltro reiterate, della delegazione italiana. Per questo - ha spiegato il Ministro - abbiamo sollecitato oggi (24 marzo ndr) la Commissione europea a fornire un analisi di impatto e a mettere in atto misure opportune che possano contrastare questo fenomeno". 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


  

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Era in procinto l’innesco di un processo di coltivazione di produzioni OGM molto più ampio a seguito della messa a dimora di due campi privati di mais geneticamente modificato da parte Giorgio Fidenato, l'agricoltore friulano che sta sfidando regione e non solo in virtù del diritto europeo.

di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014. 

E’ di pochi giorni fa la decisione della Regione Friuli Venezia Giulia di sospendere per 12 mesi le coltivazioni OGM sul territorio.

“L’esecutivo, come riporta una nota ADN Kronos, ha approvato lo schema di disegno di legge contenente disposizioni urgenti in materia di organismi geneticamente modificati, così come proposto dal vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello”. 

La disposizione della  Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia di vietare temporaneamente (12 mesi)  in via straordinaria e con carattere  d’urgenza la coltivazione di mais mette temporaneamente il punto sula controversa vicenda.

Legambiente dichiara la propria soddisfazione per voce del presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza: 

“Finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ben venga la decisione della giunta regionale di disporre in via straordinaria e di urgenza un divieto temporaneo alla coltivazione di mais Ogm per 12 mesi. Si tratta di un primo passo per rendere il Fvg “Ogm free”, in attesa che la Regione cambi in via definitiva la legge del 2011 sull’impiego in agricoltura di organismi geneticamente modificati. Ci auguriamo ora che il disegno di legge in questione sia presto discusso e approvato e che l’autorità pubblica possa passare all’attacco degli Ogm, tutelando così la salute dei consumatori e il comparto agricolo italiano votato alla qualità, alla tipicità e al biologico”.

C’è da presumere, comunque, che si tratti solo di una tregua. Gli interessi in gioco sono molto elevati. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

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Accertare conflitti di interesse e danni per il Made in Italy. La Coldiretti Emilia Romagna esprime apprezzamento.

 

di Virgilio - Parma, 25 marzo 2014. 

Tutto nacque dal nuovo provvedimento di custodia cautelare per l’ex Direttore del Consorzio di Tutela del Formaggio Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti,  per fatti riguardanti un suo precedente incarico. Proprio a seguito di questo provvedimento vi è stata la sospensione dall’incarico del medesimo Deserti. 

E’ di poche ore fa la notizie che Coldiretti Emilia Romagna ha dichiarato il suo apprezzamento per l’esposto del CODACONS.

  • Comunicato COLDIRETTI- 

PARMIGIANO REGGIANO COLDIRETTI, BENE ESPOSTO DI CODACONS PER TRASPARENZA CONSORZIO

Coldiretti Emilia Romagna esprime apprezzamento per l’esposto dell’associazione dei consumatori Codacons alle procure della Repubblica di Parma, Reggio Emilia, Bologna e  Modena e alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna in merito alle vicende poco trasparenti ai vertici del Consorzio, prima tra tutte la contiguità del presidente Giuseppe Alai con aziende che producono formaggio concorrente con il più famoso prodotto Dop italiano.

La discesa in campo di Codacons – commenta Coldiretti – amplia il coro quanti hanno a cuore le sorti del Parmigiano Reggiano e invocano a gran voce trasparenza e pulizia in una vicenda che rischia di ledere pesantemente l’immagine del made in Italy. La nostra battaglia – sottolinea Coldiretti – fin dall’inizio è stata improntata alla volontà di salvaguardare l’immagine del Parmigiano Reggiano e tutelare allevatori e consumatori.

Ben lo ha compreso il Codacons – sostiene Coldiretti – che con il suo esposto contribuisce a rafforzare una sana alleanza tra produttori e consumatori e rispedire al mittente l’accusa di faziosità che un certo mondo associativo e cooperativo ha rivolto a Coldiretti per aver semplicemente chiesto di portare in trasparenza quanto c’era di opaco nella posizione del presidente del Consorzio del Parmigiano che, per sua stessa ammissione, è stato a capo della cooperativa Itaca che tramite varie scatole è azionista della società ungherese Magyar, produttrice di similgrana.

- comunicato CODACONS 

Uno dei simboli d’eccellenza dell’agroalimentare Made in Italy è sicuramente il Parmigiano Reggiano, uno dei nostri 259 prodotti riconosciuti tra Dop e Igp,  sicuramente il formaggio italiano più conosciuto nel mondo ed anche un ottimo biglietto da visita per il nostro paese. Tanta e tale è la sua notorietà da suscitare interessi poco limpidi, al punto da spingere il Codacons a presentare un esposto alle Procure della Repubblica di Parma, Reggio Emilia, Bologna, Modena, oltre che un esposto alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna.

Il Parmigiano Reggiano – scrive il Codacons - rappresenta un vero e proprio “tesoro” economico culturale ed ambientale, spesso trattato con disattenzione ed incuria dalle istituzioni, quando non dagli stessi operatori del settore. Se a livello comunitario le grandi lobby del food impediscono una seria politica sulla tracciabilità e l’origine dei prodotti tipici, gli sforzi a livello nazionale devono essere sicuramente più fermi nel difendere il Made in Italy. Purtroppo nemmeno le autorità regionali e provinciali dell’Emilia Romagna sembrano immuni da queste derive.

A gettare un’ombra agghiacciante su un marchio prestigioso del nostro paese è il nuovo provvedimento di custodia cautelare per Riccardo Deserti, Direttore  del Consorzio del Parmigiano Reggiano, finito agli arresti domiciliari con l'accusa di furto. Quel che sembrerebbe sconcertante è che le nuove minacce per il simbolo del made in italy, potrebbero arrivare dallo stesso presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai: infatti, secondo un articolo pubblicato da La Stampa, Alai  sarebbe stato anche presidente della Itaca Società Cooperativa, che detiene a sua volta una partecipazione nella Magyar sajt Kft, società ungherese che commercializza formaggi che imitano i nostri campioni nazionali dell’agroalimentare. 

La Coldiretti Emilia Romagna, ha subito lanciato l’allarme: in base alla ricostruzione fornita si sottolinea che il Parmigiano Reggiano è il prodotto italiano più falsificato nel mondo e il motivo forse va cercato all'interno dello stesso Consorzio di tutela che più che difendere la tipicità del formaggio alfiere del made in Italy sulle tavole mondiali, sta invece dando forti spallate alla sua trasparenza.

Per tali motivi l’associazione ha chiesto alle Procure di verificare eventuali conflitti di interesse in capo a quei soggetti che hanno il compito di difendere il prestigio del Parmigiano Reggiano e accertare quali controlli siano stati posti in essere dalle istituzioni nazionali, regionali e provinciali al fine di verificare il rispetto della normativa in materia di tutela del Made in Italy, aprendo una indagine anche alla luce del possibile reato di frode in commercio nonché possibili pratiche commerciali scorrette. 

Alla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna il Codacons ha chiesto di accertare possibili danni all’erario connessi al discredito per il made in Italy e il grave danno per i consumatori italiani e per l’economia del paese, in relazione alla perdita di credibilità dei prodotti doc italiani e più in generale del Made in Italy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


  

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Domenica, 30 Marzo 2014 08:32

Vino e cambiamenti climatici

 

L’agrometeorologo strategico per il futuro della produzione.

 

 

Verona, 24 marzo 2014. Prevedere e interpretare i dati ed i segni del tempo per aiutare il viticoltore: ecco la sfida dell’agrometeorologo, una figura che si sta rivelando sempre più fondamentale nel futuro delle aziende vitivinicole. Agricoltura e cambiamenti meteorologico-atmosferici, tra i temi al centro di Vinitaly, la rassegna internazionale dedicata a vini e distillati, in programma a Veronafiere dal 6 al 9 aprile (www.vinitaly.com), si intrecciano da sempre.

Nessun raccolto può infatti prescindere dal tempo e gli agricoltori si sono sempre attrezzati per capire come intervenire sui campi.

I vigneti non fanno eccezione: i cambiamenti climatici, infatti, potrebbero costringere a cambiare alcune delle pratiche che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni.

Contro questa minaccia, un aiuto può giungere dall’agrometeorologia: scienza che studia le interazioni dei fattori meteorologici ed idrologici con l’ecosistema agricolo-forestale e con l’agricoltura.

È una scienza di confine, tesa cioè a valorizzare i legami esistenti fra discipline del settore fisico e biologico che focalizzano la loro attenzione sugli ecosistemi agricoli e forestali, per dare risposte a problemi concreti a livello aziendale e territoriale. 

«L’agrometeorologia è senz’altro un elemento utile – spiega il climatologo Giampiero Maracchi, professore di Climatologia all’Università degli Studi di Firenze  – perché permette, dal punto di vista pratico, di diminuire, per esempio, i trattamenti. La climatologia consente con le previsioni stagionali, di avere un’idea di come sarà l’andamento del tempo e quindi come comportarsi nell’eventuale distribuzione di trattamenti e fertilizzazioni. Abbiamo inoltre sperimentato – aggiunge Maracchi – che un trattamento mirato sulle basi meteo, permette di passare da 7-8 trattamenti a 4-5 l’anno, riducendo costi e impatto chimico sul territorio. Nell’insieme, l’agrometeorologia, dà un grosso contributo per un’agricoltura più “safe” come dicono gli americani. Cioè con meno interventi generici e più mirati, tenendo conto del rapporto tra prodotti utilizzati ed ambiente. Un agrometeorologo però non lo vedo in un’azienda perché forse sarebbe eccessivo. Magari in un Consorzio, invece, potrebbe essere una personalità interessante, e potrebbe suggerire una zonazione climatica dei terreni delle aziende appartenenti a quel Consorzio».

«Un’innovazione che dovrebbe esserci nel futuro delle aziende – sottolinea Leonardo Valenti, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano – è la raccolta dei dati agro-meteo, fondamentale per stabilire tutte quelle che sono le situazioni legate all’evoluzione del prodotto nell’annata e, al contempo, comprendere dove andrà la viticoltura dell’azienda nel futuro. Ormai bisogna interpretare ogni singola annata in maniera puntuale, basarsi sull’andamento stagionale per capire come meglio intervenire sulle coltivazioni. Essere una ventina di giorni in anticipo – secondo Valenti –comporta un cambiamento sostanziale. Vendemmiare prima cambia completamente il quadro acido, le caratteristiche aromatiche e le caratteristiche zuccherine delle uve. È indispensabile quindi avere delle nozioni che permettano di interpretare al meglio le situazioni ambientali».

«L’atmosfera è l’elemento più variabile dell’ecosistema e dell’agrosistema viticolo – afferma Luigi Mariani, professore di Agrometeorologia all’Università degli Studi di Milano – l’agrometeorologo è colui che cerca di rendere coscienti agronomo e viticoltore sui cambiamenti climatici. Oggi vi sono prodotti previsionali molto interessanti che fino a qualche anno fa non erano disponibili. Ci consentono di andare a stimare quale tempo farà nell’arco di una settimana con una certa esattezza. Fare agrometeorologia significa considerare risorse idriche insieme agli andamenti fitopatologici e alle variabili atmosferiche. Sapere, per esempio, quando piove è una risorsa anche per risparmiare  – aggiunge Mariani – non rischiando così che i trattamenti vengano portati via dall’acqua. Ci vuole una coscienza meteorologica che deve far parte del viticoltore».

L’agrometeorologo è una «figura fondamentale» secondo Attilio Scienza, professore di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano che raccoglie tutti i dati e dà indicazioni precise su come sviluppare un lavoro in vigna: «Chi fa la meteorologia locale e applicativa può dare indicazioni importanti per due aspetti. Prima di tutto il  modello meteorologico è fondamentale per calcolare il rischio di malattie parassitarie, consentendo di ridurre i trattamenti in un anno anche del 50% e diminuire l’impatto della chimica sui terreni. Il secondo punto sono i modelli di irrigazione, cioè il fabbisogno idrico. Quando si supera in un territorio la soglia di rischio di fabbisogno idrico – conclude Scienza – e la pianta comincia ad andare in stress, c’è bisogno di una figura che segnali l’allarme e la quota di acqua da dare».

Servizio Stampa Veronafiere

 

 

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