Di Emilio Graziuso, 4 gennaio 2025 - Apriamo il nuovo anno dedicando la nostra prima rubrica settimanale ad una riflessione sul “diritto alla felicità”, argomento sicuramente non facile sia dal versante giuridico che etico – filosofico.
Data la complessità del tema (ed anche al fine di non rendere noiosa la lettura) riporterò un passaggio del film “La Terrazza” di Ettore Scola del 1980.
Più in particolare, voglio sottoporre alle nostre lettrici ed ai nostri lettori la riflessione e la domanda che Mario (interpretato da Vittorio Gassman) – deputato del Partito Comunista Italiano (PCI) alle prese con una profonda crisi amorosa, esistenziale e politica – rivolge all’assemblea del suo partito.
Ecco qui il testo:
“Compagni e compagne. Oggi è morto un mio amico.
Ed è morto perché già da tempo aveva rinunziato alla vita.
Ed è di questo che vi vorrei parlare: della vita, non della morte.
La più comune aspirazione di tutti gli uomini, sancita persino nel testo di alcune Costituzioni, è la ricerca della felicità.
Certo, si potrebbe dire che è individualismo.
È il subito dell’ormai lontano ’68.
No compagni.
No, è anche qualche cosa di più antico.
Scriveva Leopardi, nel 1821: “Finora, è stata applicata alla politica piuttosto la scienza delle nazioni che quella dell’individuo, del suo mutamento, della sua felicità”.
Però, noi, compagni, sappiamo anche che bisogna vivere in modo giusto.
Ecco. Io oggi sono qui per parlarvi di un mio problema personale (ndr commenti in sala e brusio diffuso).
Sì, certo: mi rivolgerò all’assemblea in forma di interrogazione, così mi sbrigo subito. S’interroga dunque per sapere, primo: è lecito, per un anziano compagno come me, innamorarsi, come se avesse ancora diciott’anni?
Io amo infatti, riamato, una donna che indicherò con le sole iniziali, GT, perché essa è coniugata.
Secondo: sarebbe legittimo che io, per vivere con questa donna, abbandonassi la compagna con la quale sono stato unito per 35 anni?
E che, quindi, è invecchiata con me, aiutandomi a comprendermi, a perdonarmi, e anche a consolarmi di una certa emarginazione dal partito, del quale io mi sento vittima, ma questo non c’entra, lasciamo perdere.
Terzo: questo ipotizzato e certo doloroso abbandono, sarebbe poi conciliabile col corrispondente diritto alla felicità di mia moglie?
Sì, poi anche qui mi accorgo che faccio un altro discorso paternalistico, come se la personalità di una donna dipendesse solamente dal suo stato coniugale.
Però, ecco, questo sì me lo chiedo e ve lo chiedo: è conciliabile tutto questo con l’uguaglianza degli obblighi, con la salvaguardia del plurale sull’individuale, che io e voi abbiamo sempre sostenuto, per una società migliore, di liberi, di uguali?
In sintesi: è lecito essere felici, anche se questo crea infelicità?
Compagni, io vi chiedo un sì o un no. L’assemblea tace perplessa”
(La terrazza di Ettore Scola - 1980).
E Voi, lettrici e lettori della “Agorà del Diritto”, come rispondete?
Si o no?
Frame film ettore scola: https://youtu.be/t-oI-MmrEBc
(*) Autore
avv. Emilio Graziuso - Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.
Svolge la professione forense dal 2002 occupandosi prevalentemente di diritto civile, bancario – finanziario e diritto dei consumatori.
Docente ai corsi di formazione della prestigiosa Casa Editrice Giuridica Giuffrè Francis Lefebvre ed autore per la stessa di numerose pubblicazioni e monografie.
Relatore a convegni e seminari giuridici e curatore della collana "Il diritto dei consumatori" edita dalla Key Editore.
Presidente Nazionale Associazione "Dalla Parte del Consumatore".
Per Informazioni e contatti scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Rubrica "L'Agorà del Diritto" www.gazzettadellemilia.it"
Sito WEB: www.dallapartedelconsumatore.com