Il Termometro fornisce un'indicazione del comportamento degli Enti nel tempo e consente una comparazione tra le Amministrazioni delle province dell'Emilia Romagna.
Bene Bologna, Modena, Piacenza e Reggio Emilia. Febbricitanti Forlì-Cesena e Ravenna; febbre alta per Parma e Ferrara.
Bologna, 7 maggio 2013. Come misurare l'efficienza finanziaria dei Comuni emiliano romagnoli in un momento particolarmente difficile quale quello attuale? Al fine di comprendere la recente dinamica e i prossimi sviluppi della finanza locale, Centro Studi Sintesi e CNA hanno costruito un indicatore che valuta il comportamento degli Enti in un arco temporale compreso tra il 2006 e il 2011, ovvero il periodo pre-crisi e quello della crisi economica.
"Nell'attuale contesto di tagli ed incertezza per i Comuni, - spiega Andrea Taddei del Centro Studi Sintesi - il "Termometro della finanza locale dell'Emilia Romagna", si prefigge di creare un "indicatore di monitoraggio" che possa fornire sinteticamente il livello di sofferenza e/o virtuosità dei Comuni emiliano-romagnoli per anno e per provincia di appartenenza. Il Termometro è un indicatore di sintesi che ha il compito di fondere in un unico voto le performance mostrate dai Comuni di una certa provincia sulla base di 12 indicatori analizzati dallo studio. Il Termometro ha, quindi, lo scopo di fornire una sintetica indicazione del comportamento dal punto di vista della gestione finanziaria ed amministrativa degli Enti Locali nel tempo e poter fornire una comparazione tra le Amministrazioni delle varie province emiliano-romagnole."
NUMERO INDICE DA 3 A 9
Il numero indice che ne deriva, oscilla da un minimo di 3 ad un massimo di 9: i valori più bassi segnalano una situazione di virtuosità amministrativa e di sostenibilità finanziaria; diversamente, valori crescenti del "Termometro" delineano un quadro di maggiore criticità, ovvero di una gestione dell'Ente non positiva. Il suo utilizzo al fine di rappresentare tale dato, vuole lasciar trasparire, proprio come accade per i pazienti di un medico, una maggiore problematicità e rischio, man mano che il livello, la temperatura appunto, sale.
Il Termometro fornisce la sintesi statistica di 12 indicatori che possono essere suddivisi in due gruppi: il primo che raccoglie quelli relativi al contesto generale della finanza comunale, ovvero le entrate correnti pro capite; le spese correnti pro capite; la propensione all'investimento; il debito residuo pro capite; l'autonomia finanziaria e la pressione tributaria. Il secondo raccoglie gli indicatori di gestione inerenti l'efficienza dell'Ente e la sua sostenibilità finanziaria. Nel dettaglio sono: l'equilibrio di parte corrente; la rigidità strutturale; la sostenibilità del debito; la velocità di riscossione; la velocità di pagamento e le spese di funzionamento in rapporto alla spesa corrente.
"Osservando nel complesso i valori ottenuti dalla sintesi – sottolinea Alberto Cestari ricercatore del Centro Studi veneziano - si nota che tra il 2006 ed il 2011, i valori del Termometro sono migliorati per tutti i Comuni delle province. Ciò è imputabile sia alle scelte autonome dei Comuni che hanno razionalizzato la spesa , sia ai vincoli imposti dall'esterno con il Patto di stabilità interno, che hanno sì contribuito al consolidamento dei bilanci ma penalizzando le spese d'investimento."
I MIGLIORI E I PEGGIORI
I Comuni che hanno registrato performance non buone sono riconducibili alle province di Ferrara (in particolare nel 2008), Rimini (peggior valore nel 2007), Forlì-Cesena, Ravenna e Parma. Per contro, i Comuni delle province di Bologna, Modena e Piacenza hanno segnato i valori migliori.
Analizzando l'ultimo anno disponibile, il 2011, si nota come i Comuni più virtuosi siano stati quelli delle province di Bologna (grado 3,0), Modena e Piacenza (grado 4,0) e di Reggio Emilia (grado 4,4): questi ultimi sono stati quelli che hanno evidenziato il miglioramento più rilevante negli anni presi in esame. I Comuni delle province di Ferrara (grado 7,2) e Parma (grado 7,1) sono invece stati i peggiori.
Nel dettaglio, i Comuni della provincia di Bologna si sono distinti per la loro buona sostenibilità del debito, per le loro entrate ed uscite pro capite, nonché per la loro autonomia finanziaria. I punti di forza delle Amministrazioni comunali del modenese riguardano la sostenibilità del debito, il peso del debito residuo e la velocità di riscossione delle entrate. I Comuni della provincia di Reggio Emilia hanno particolarmente migliorato i valori dei propri indicatori, risultando virtuosi, in particolare, per quelli riferiti al debito, all'autonomia finanziaria ed all'incidenza delle spese di funzionamento sul totale della spesa corrente. Le Amministrazioni comunali del ferrarese sono frenate da un debito residuo elevato e poco sostenibile, da una bassa propensione all'investimento e da livelli elevati di pressione tributaria e di rigidità strutturale. I Comuni della provincia di Parma hanno registrato una pressione tributaria superiore alla media; una bassa sostenibilità di un debito residuo pro capite alto ed una non positiva performance nella velocità di riscossione delle entrate e di pagamento delle spese. Infine, anche le criticità maggiori dei Comuni della provincia di Rimini hanno riguardato il debito e la pressione tributaria, ma anche l'alta incidenza delle spese di funzionamento dell'Ente sulla spesa corrente. Nonostante i tagli ai trasferimenti e la stretta al Patto di Stabilità, i Comuni emiliano romagnoli evidenziano, nel complesso, una situazione soddisfacente dal punto di vista dell'equilibrio, facendo registrare nel 2011, una temperatura di 5,3.
"La ragione di questo risultato – commenta il Presidente di CNA Emilia Romagna Paolo Govoni - risiede nei buoni "fondamentali" dei Comuni della regione: debito in calo, riduzione delle spese di funzionamento, tenuta dell'equilibrio corrente, miglioramento della velocità di riscossione e della rigidità strutturale. Preoccupa, invece, il calo degli investimenti." Per questa voce, un risultato interessante è quello conseguito dai Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, che hanno fatto segnare i valori più alti, registrando un incremento tra il 2006 e il 2008. Tra il 2010 e il 2011 si è invece registrata una diminuzione di tale indicatore per i Comuni più grandi; indubbiamente il Patto di Stabilità Interno, ha ulteriormente limitato le già esigue possibilità di investimento. I Comuni più piccoli hanno poi evidenziato alti valori nel debito residuo pro capite, così come nelle entrate e nelle spese correnti pro capite, sintomi di una certa difficoltà per i piccoli Enti di riuscire a garantire un'efficiente fornitura di servizi in questo difficile contesto economico.
"Quel che si evidenza – conclude Govoni – è che, la situazione finanziaria non è peggiorata a seguito degli sforzi messi in campo dai Comuni nel contenimento della spesa e sul versante delle entrate, riducendo altresì il debito e compensando il taglio dei trasferimenti centrali a fronte però di uno sforzo tributario maggiore."
Il quadro complessivo potrebbe tuttavia modificarsi anche sostanzialmente a seguito della sospensione della rata IMU di giugno, decisa dal Governo Letta in attesa di una complessiva riforma dell'IMU, che per i Comuni dell'Emilia Romagna vale 200 milioni di euro.
La stima del gettito che verrà a mancare è la seguente: Bologna 51 milioni di euro; Modena 31 ml di euro; Parma 21 ml di euro; Reggio Emilia 20 ml di euro; Ravenna 21 ml di euro; Forlì Cesena 17 ml di euro; Rimini 13 ml di euro; Ferrara 17 ml di euro; Piacenza 9 ml di euro. Dovranno essere quanto prima definite le risorse e le modalità operative per assicurare ai comuni risorse di cassa pari alla metà della prima rata (pena un peggioramento delle disponibilità finanziarie).
Cristina Di Gleria
Responsabile comunicazione (CNA)
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