Questo viaggio, infatti, lo stiamo facendo non soltanto per i lettori ma, dato che ci riempie di soddisfazione ed entusiasmo, con essi.
Stiamo ricevendo, infatti, segnalazioni di numerose e variegate tipologie di truffe, molte delle quali sconosciute ai più.
In questo modo, grazie alla segnalazione del singolo lettore, stiamo offrendo un servizio di informazione che speriamo possa essere utile alla collettività.
D’altro canto, è questa la finalità che ci siamo posti sin dal primo articolo della nostra rubrica, il nome della quale non è casuale.
Con il direttore, Lamberto Colla, e la redazione della Gazzetta dell’Emilia abbiamo, sin dal primo momento, puntato alla creazione di una vera e propria “Agorà” inteso quale spazio libero di informazione finalizzato alla divulgazione dei diritti dei cittadini da costruire insieme con i nostri lettori, attraverso le loro segnalazioni ed i dibattiti, al bar così come sui social, dopo ogni articolo della nostra rubrica.
Questa settimana affrontiamo un tema segnalato da un lettore: la truffa sextortion.
Ma di cosa si tratta?
Attraverso l’intelligenza artificiale (fenomeno con il quale, nel bene e nel male, siamo costretti a fare i conti), i truffatori creano immagini cosiddetti deepfake, prendendo dai profili social la foto del volto di una persona, sovrapponendolo al corpo di altro soggetto, per costruire, così, una foto hard.
Questa foto viene, quindi, inviata tramite email o altro canale di comunicazione social alla persona il cui volto è stato utilizzato, accompagnato dalla minaccia di diffusione della stessa qualora non dovesse essere corrisposta la somma richiesta.
Anche Google Maps può essere utilizzato dai truffatori per il progetto criminoso.
Sul Dark Web i malfattori possono reperire dati quali, ad esempio nomi, indirizzi ed email, e creare così immagini con sfondi di case reali delle vittime prese da google street view.
In quest’ultimo caso maggiore è l’impatto in termini di panico sulla vittima maggiore è la possibilità di dar luogo ad una vera e propria estorsione.
Cosa fare in questi casi:
1)non andare nel panico;
2)ignorare il messaggio;
3)non corrispondere le somme richieste e non rispondere ai messaggi e minacce;
4)segnalare immediatamente il tutto alla polizia postale.
(*) Autore
avv. Emilio Graziuso - Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.
Svolge la professione forense dal 2002 occupandosi prevalentemente di diritto civile, bancario – finanziario e diritto dei consumatori.
Docente ai corsi di formazione della prestigiosa Casa Editrice Giuridica Giuffrè Francis Lefebvre ed autore per la stessa di numerose pubblicazioni e monografie.
Relatore a convegni e seminari giuridici e curatore della collana "Il diritto dei consumatori" edita dalla Key Editore.
Presidente Nazionale Associazione "Dalla Parte del Consumatore".
Per Informazioni e contatti scrivere a: emiliograziuso@libero.it oppure a coordinamentoconsumatori@gmail.com - Rubrica "L'Agorà del Diritto" www.gazzettadellemilia.it"
Sito WEB: www.dallapartedelconsumatore.com