Sabato, 05 Aprile 2025 06:16

Istat, Italia: l’inverno demografico è qui! In evidenza

Scritto da Giuseppe Storti

Di Giuseppe Storti (Quotidianoweb.it) Roma, 4 aprile 2025 - Un paese che sta scomparendo. L’ultima conferma arriva dal report dell’Istat che certifica l’amara verità: l’Italia è in pieno inverno demografico. Ovvero, si fanno sempre meno figli.

Anzi appare anche essere diminuita la fecondità.

Con 1,18 figli per donna, viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale sono nati 526mila bambini contro i 370mila del 2024. Si fanno sempre meno figli, pur nella rilevante crescita della speranza di vita. Infatti, per il complesso della popolazione residente, la speranza di vita alla nascita è pari a 83,4 anni, quasi 5 mesi di vita in più rispetto al 2023.

Rispetto alla rilevante crescita della speranza di vita, si riscontra un vero e proprio boom delle emigrazioni all’estero. Sono 191mila (+20,5% sul 2023), delle quali ben 156mila riguardano cittadini italiani che espatriano (+36,5%).

Moltissimi sono i cosiddetti “cervelli in fuga”, giovani che scappano via in cerca di occasioni di lavoro adeguate ai sacrifici fatti. Un vero peccato per il Paese che dopo aver investito migliaia di euro nella formazione dei propri giovani, li perde, non riuscendo con adeguate e mirate politiche del lavoro, a valorizzare i loro talenti, che invece vanno ad arricchire il panorama sociale di altre nazioni, che evidentemente offrono loro condizioni di lavoro e di vita migliori di quelli garantiti dalla madrepatria.

Ma anche molti pensionati fuggono all’estero, per sfuggire alla falcidie di tasse che gravano sulle pensioni e sui pensionati con i quali lo Stato fa continuamente cassa. Mentre invece a chi ha evaso le tasse vengono di continuo offerte scappatoie, condoni e rottamazioni.

Perdere intere generazioni di giovani, che sono l’effervescenza culturale e sociale di una nazione significa condannare il nostro paese ad un declino che è già in essere.

Rispetto alla fuga dei nostri giovani all’estero si registra un boom di nuove cittadinanze, provenienti dalle immigrazioni. Ecco i dati forniti dall’Istat: i neocittadini italiani: sono 217mila le acquisizioni della cittadinanza italiana concesse a cittadini stranieri residenti in Italia, superato il precedente massimo di 214mila raggiunto nel 2023.

Altro dato allarmante è quello delle famiglie che si restringono sempre di più. La loro dimensione media infatti scende in 20 anni da 2.6 componenti agli attuali 2.2 secondo la media del biennio 2022-2023. Cala la natalità, ma per fortuna, anche la mortalità è in forte calo. Sei neonati nati, e 11 decessi per 1000 abitanti.

Altri dati interessanti sono: Più immigrati e meno emigrati dell’anno precedente: il saldo migratorio netto sale da +261mila nel 2022 a +274mila nel 2023. Popolazione residente straniera in crescita: 5 milioni e 308mila individui al 1° gennaio 2024, +166mila sull’anno precedente.

Calo demografico più sensibile nei Comuni delle Aree interne del Mezzogiorno: variazione di circa il 5 per mille in meno sull’anno precedente; riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque. 

Altri dati che raffigurano in maniera evidente la decrescita non certamente felice del sistema paese riguardano il calo generalizzato della popolazione italiana.

Al 31 dicembre 2024 la popolazione residente conta 58 milioni 934mila individui (dati provvisori), in calo di 37mila unità rispetto alla stessa data dell'anno precedente.

Il calo di popolazione non è uguale in tutte le aree del Paese. Infatti, al Nord la popolazione aumenta dell'1,6 per mille, il Centro e il Mezzogiorno registrano cali in negativo pari a -0,6 per mille e a -3,8 per mille.

Nelle aree interne del Paese si osserva una perdita di popolazione più elevata rispetto ai centri.

A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+3,1 per mille), in Emilia-Romagna (+3,1 per mille) e in Lombardia (+2,3 per mille). Le regioni in cui si riscontrano le maggiori perdite sono invece la Basilicata (-6,3 per mille) e la Sardegna (-5,8 per mille).

Aumenta l’età media delle donne che decidono di mettere al mondo un figlio. Fecondità in calo e aumento dell’età media al parto, che si attesta a 32.6 anni in aumento rispetto al 2023.

Il fenomeno del rinvio della maternità al netto del calo della fecondità testimonia le difficoltà delle donne e degli uomini di prendere la decisione di mettere al mondo dei figli per ragioni economiche, per cui viene di conseguenza il rinvio del progetto di famiglia. Diminuiscono anche i matrimoni che, ormai da tempo, non sono considerati essenziali alla nascita di un figlio. 

L’Istat con i suoi report raffigura un’altra Italia, che sta lentamente andando a sbattere contro problematiche da anni irrisolte. Occorrono politiche serie per la famiglia, per i giovani, per i salari che continuano ad essere i più bassi d’Europa. Politiche per la casa alle giovani coppie che vogliono impostare un progetto di vita in comune.

Ma un paese che si appresta ad aumentare le spese militari per correre appresso alle smanie guerrafondaie del notabilato di Bruxelles, che speranze può avere di invertire un generalizzato e in verità assai triste declino del Belpaese.


 

 

 

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