Giovedì, 24 Ottobre 2024 06:23

Digital Tax: aumenta il carico fiscale per le imprese locali anche se in perdita

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 22 ottobre 2024 - Che siamo diventati il Paese del tutto e il contrario di tutto non serve un genio a capirlo, specie quando si lanciano abbaglianti promesse politiche per far resuscitare l’economia attraverso leggi di bilancio che sembra “prendano” ai grandi per dare ai piccoli.

Invece c'è una palese contraddizione tra la retorica politica sulla transizione digitale e l'introduzione di misure fiscali che sembrano minare proprio il settore che si vorrebbe far crescere, perché il ministro Giorgetti non si è per nulla preoccupato di informare che ha introdotto una nuova estensione della Digital Tax.

Infatti, con la recente manovra finanziaria, il governo ha manifestato l’intenzione di rimuovere i limiti dimensionali che attualmente circoscrivono l’applicazione di questa imposta.

Attualmente, la Digital Tax si applica solo a imprese con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e ricavi derivanti da servizi digitali in Italia superiori a 5,5 milioni di euro. Togliendo questi limiti dimensionali, il governo potrebbe estendere l’applicazione della tassa a un numero molto più ampio di imprese.

Questo significa che anche le startup, le PMI o le aziende italiane di medie dimensioni che operano nel digitale, come e-commerce, piattaforme SaaS (Software as a Service), o altre attività online, potrebbero essere colpite dalla tassazione.

La Digital Tax, introdotta inizialmente per tassare i giganti del web che, pur operando in Italia, spostavano i profitti in Paesi a tassazione più favorevole, rischia quindi di trasformarsi in una misura che potrebbe aumentare il carico fiscale per molte imprese locali.

In un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, questo potrebbe creare difficoltà per molte aziende innovative, soprattutto quelle che hanno basato il proprio modello di business su margini ridotti o che sono ancora in fase di crescita.

La Digital Tax è una tassa che si applica sul fatturato, non sugli utili, ed è proprio questo uno degli aspetti più problematici. Il fatto che venga tassato il fatturato implica che anche le aziende in perdita o con margini molto stretti saranno tenute a pagare.

Questo può creare enormi difficoltà finanziarie per molte imprese, in particolare per le startup e le PMI che spesso reinvestono gran parte del loro fatturato per crescere o che, nei primi anni, operano con margini molto limitati o addirittura in negativo.

E allora "perché investire in Italia" non è forse questo un modo per scoraggiare qualsiasi iniziativa futura?

Ma è ovvio che con un sistema fiscale così strutturato, investire in Italia diventa meno attraente, specialmente nel settore digitale, dove la concorrenza internazionale è spietata e molte aziende operano con margini sottili, specie nelle prime fasi di crescita.

Inoltre, un’alta incertezza fiscale e normative che cambiano frequentemente rappresentano ulteriori deterrenti. Le imprese e gli investitori cercano stabilità per pianificare a lungo termine. Se il quadro normativo e fiscale è percepito come instabile o sproporzionatamente oneroso, molte aziende potrebbero preferire altre giurisdizioni con regole più chiare e favorevoli.

Questa situazione pone un interrogativo cruciale sulla competitività dell'Italia nel settore digitale, e la possibilità che questo tipo di tassazione scoraggi non solo le nuove imprese italiane, ma anche gli investimenti esteri e la nascita di nuove realtà innovative nel Paese.

La politica fiscale attuale sembra basata su una visione a breve termine, dove l’obiettivo è raccogliere più entrate possibili senza considerare gli effetti a lungo termine sul tessuto imprenditoriale nazionale.

Il rischio è che, invece di promuovere l'innovazione e la digitalizzazione, si creino ulteriori barriere che limitano la competitività delle aziende italiane, rafforzando il potere delle multinazionali e lasciando l’Italia ancora più indietro nella corsa verso il futuro digitale.

Questa contraddizione tra parole e fatti mina la fiducia degli imprenditori e degli investitori nel sistema economico italiano, sollevando una domanda critica: quale incentivo rimane per investire in Italia, se il futuro appare così incerto e oppressivo a livello fiscale?

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