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FederCepi Costruzioni: sperequazioni insostenibili nei rapporti con le banche appello al Governo e all’ABI In evidenza

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Di Giuseppe Storti Cagliari, 9 novembre 2023 (Quotidianoweb.it) - I rapporti con le banche si sa sono sempre complicati. Le lamentele dei clienti sono all’ordine del giorno. Il casus belli più ricorrente sta nelle commissioni che le banche applicano sui servizi che offrono alla clientela, e soprattutto sugli interessi applicati ai depositi bancari ed agli investimenti.

Per non parlare dei mutui bancari, dove il tasso di litigiosità raggiunge vette altissime.

In particolare, ad essere scontente sono le imprese, che per far fronte alle spese da sostenere per mantenere in vita le proprie aziende, sono costrette a ricorrere al mercato bancario al fine di ricevere linee di credito utili anche per sostenere livelli di competitività dell’azienda in mercati economici globali che diventano sempre più complessi ed instabili.

Nel merito delle problematiche dei rapporti tra banche ed imprese, con un comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi, la Federazione nazionale delle imprese di costruzioni, ha denunciato con una lettera inviata al Governo ed all’ABI (Associazione bancaria italiana), le sperequazioni non più sostenibili nei rapporti con le banche.

Ecco quanto scrive nella lettera il Presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi: “Le prime due banche italiane Unicredit e Gruppo Intesa-San Paolo, hanno reso noto in questi giorni i risultati d’esercizio dei primi nove mesi del 2023, lusinghieri come mai prima d’oggi: 6,7 miliardi di utili per Unicredit e 6,1 per il gruppo Intesa-Sanpaolo. Sono dati importanti, che consolidano il sistema bancario: ma è doveroso stigmatizzare questi roboanti annunci. Di contro, infatti, stando alle ultime pubblicazioni sulla trasparenza delle condizioni riservate alla clientela, aggiornate ad ottobre 2023, si evince un dato che segnaleremo al presidente dell’Abi Patuelli: quelle stesse banche che generano tanti utili applicano infatti fior di commissioni sui bonifici e finanche sui calcoli degli interessi annuali e remunerano i conti correnti e le giacenze medie allo 0%. Una sperequazione enorme rispetto al 21,54% che Unicredit chiede ai correntisti che vanno fuori fido e al 22,47 del Gruppo Intesa San Paolo. Bisogna invertire questa tendenza – conclude il presidente Lombardi – che ha una pesante incidenza sull’intero sistema creditizio. La stessa Abi rileva che i prestiti alle imprese sono diminuiti del 2,4% a fronte di altre rilevazioni, come quella della Cgia di Mestre, che invece registra flessioni ben più consistenti, nell’ordine del 7,7%. Significa che alle imprese sono stati concessi prestiti per 55 miliardi di euro in meno: una situazione tutta da chiarire e un'anomalia che Federcepicostruzioni segnalerà all'Abi e al Governo affinché si impongano solleciti correttivi”.

Fin qui, la lettera denuncia inviata dalla Federazione nazionale delle imprese di costruzioni, con le dichiarazioni del suo Presidente, al Governo e all’Associazione delle banche italiane.

Ora si attende un segnale dal Governo e dall’Associazione datoriale delle banche italiane, su di una problematica prioritaria per la sopravvivenza di molte imprese del Bel Paese.

Certamente anche le banche sono imprese e sono tenute per questo a far quadrare i propri conti, producendo utili da distribuire ai propri azionisti.

Ma un punto di incontro va di sicuro trovato, perché se l’economia, trainata dalle imprese italiane si ferma anche per gli eccessivi balzelli che gli imprenditori sono costretti a subire, gli effetti negativi rischiano di compromettere pure l’asset del sistema bancario.

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