Martedì, 01 Agosto 2023 08:55

Benzinai: il cartello che “copre” la speculazione sui carburanti In evidenza

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Dalle promesse della campagna elettorale alle azioni reali del governo, le tante parole buttate al vento nelle piazze, nei fatti si sono tradotte nel tutto il contrario di tutto.

Di Andrea Caldart Cagliari, 1 agosto 2023 (Quotidianoweb.it) - Pensiamo all’oppofinzione della Meloni che la porta ad essere con tanto di mano nella mano, di baci e abbracci, europeista-atlantista oltre ogni ragionevole dubbio.

Oppure quando faceva i video davanti alla colonnina del benzinaio spiegandoci cosa sono le accise e che le avrebbe eliminate, come se potesse eliminare uno dei bancomat principali del governo; sempre e solo tante, tante parole.

E a rincarare la dose oggi, i più malpensanti sostengono che, vediamo gli stessi prezzi dei carburanti di quando a guidare il governo c’era lui, Mario Draghi.

In realtà dal primo agosto andremmo tutti in uno stato di shock perché, per il gestore, entra l’obbligo di esporre il cartello del prezzo regionale medio del carburante.

Cosi arriveremo alla colonnina e vedremo due tipi di prezzi tanto da non capire più quanto stiamo davvero pagando, tra quelli praticati alla pompa e il prezzo medio indicato sul cartello della discordia.

Pure l’Antitrust si è espressa dicendo che non c'è la necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, in quanto sono incerti i benefici per i consumatori.

Ma il governo ha insistito e a muso duro l’ha voluto introdurre dando un ulteriore incombenza al gestore, che lavora in un sistema di caporalato petrolifero per soli 3 centesimi di euro a litro lordi, e imponendogli anche delle sanzioni qualora il cartello non venga correttamente esposto.

Colpisce molto questa determinazione del governo di Giorgia Meloni e ci colpisce perché il tutto arriva proprio a ridosso dell’inizio delle vacanze dove, i costanti aumenti del costo del carburante, fanno in modo che in tutte le regioni d’Italia, vi sia un livellamento del prezzo medio.

Saremmo prevenuti?

Pensiamo di no perché negli ultimi due mesi, da maggio ad oggi, la benzina ha avuto un rialzo medio del 4,9% mentre per il gasolio, il rialzo è stato del 5,6%.

Per dirla più direttamente questa costante corsa all’aumento dei prezzi esposti dalle compagnie petrolifere, potrebbe dare l’idea che si stia tentando un aumento costante per avvicinarsi il più possibile al prezzo medio pubblicato nel sito del ministero.

Probabilmente il governo sta iniziando a capire che l’aumento del carrello della spesa per l’inflazione, da tempo sta riducendo i consumi e, di conseguenza anche gli acquisti di carburante, con una minore entrata di accise.

In più le auto elettriche sempre meno affidabili, meno green e meno acquistate, non danno quel gettito economico ipotizzato e pensare di inserire “accise elettriche” darebbe un ulteriore colpo di grazia.

Il governo della Meloni non è nuovo con il suo ministro Alfonso Urso a cercare di spostare l’attenzione verso i gestori anziché sull’attività legislativa, basta ricordare i fatti di gennaio di quest’anno quando poi, molti gestori vennero mediaticamente colpevolizzati per l’aumento dei costi del carburante, che invece derivava dalla reintroduzione delle accise.

Forse sarebbe il caso di capire chi davvero specula in questo ambito e di sicuro non possono essere i benzinai, controllati e vessati, rimangono quindi le compagnie petrolifere assieme ad un esecutivo sempre pronto a deviare l’attenzione cercando capri espiatori nei gestori, chiedendo nuovi adempimenti e formulando loro nuove sanzioni.

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