I più fortunati se ne accorgo subito perché ad essi arriva un allert nel proprio telefonino, altri invece lo scoprono in altri modi, ma questa pratica, è del tutto corretta?
Forse non è prorpio ortodossa perché è un tipo di “operazione” priva di trasparenza e informazione di questi servizi di credito a pagamento.
Il prelievo “mascherato” in alcuni casi rimane bloccato anche fino a 15 giorni a seconda dalla banca emettitrice della carta di credito, comportando seri malumori ai malcapitati.
Altro particolare di questo prelievo “mascherato” è che spesso i consumatori se ne accorgono anche qualche giorno dopo, ignari del blocco, magari mentre stanno facendo altri acquisti e, in quel momento, non hanno più la disponibilità per pagare.
Le banche si difendono dichiarando che nei distributori è affisso un cartello che indica che il prelievo è sottoposto a verifica preliminare all’erogazione e per la verità, molti gestori di stazioni servizio, indicano anche l’importo.
Gli istituti di credito inoltre sostengo che, questa è una precauzione in tutela del consumatore, ad esempio, quando sbaglia più volte a digitare il pin o anche per altre incompatibilità tecniche si verificassero nell’ambio della transazione.
Le norme però sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i clienti al titolo VI Tub, dell’art. 116, comma 1, stabiliscono che: ”Le banche e gli intermediari finanziari rendono noti in modo chiaro ai clienti i tassi di interesse, i prezzi e le altre condizioni economiche relative alle operazioni e ai servizi offerti, ivi compresi gli interessi di mora e le valute applicate per l’imputazione degli interessi”.
Anche nel Codice del Consumo troviamo gli articoli art.21 Azioni Ingannevoli e art. 22 Omissioni Ingannevoli, le cui estensioni esplicitano di fatto che, l’omissione di informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno per consentirgli di prendere una decisione consapevole di natura commerciale, sono infrante dalla natura stessa del prelievo “mascherato”.
Una domanda però nasce spontanea: ma in quei giorni in cui i denari dei clienti sono “congelati” cosa succede a quei soldi?
Una prima ipotesi e probabilmente, forse anche l’unica, è che vi potrebbero essere dei benefici finanziari per tutta la filiera delle carte di credito.
È una pratica che va avanti da anni e se anche spesso segnalata all’Antitrust e ad altre Autorità competenti ieri, questo prelievo “mascherato”, è stato fatto in maniera massiccia da nord a sud del nostro Paese, proprio mentre la borsa era in forte perdita, potrebbe esserci correlazione?
Vi è da capire se chi trattiene i soldi dei consumatori usa quel denaro per farne dell’altro anche perché il “congelamento” giornaliero per l’acquisto di carburante, frutta una cifra assoluta composta da molti “Zeri”
Sicuramente molto grande e se così fosse, si potrebbe supporre che quel denaro, potrebbe andare a finanziare le banche in due diverse modalità, sia quando sono in crisi, sia quando viaggiano in pompa magna.
Con l’ostinazione delle cosidette transizioni ecologiche e digitali, ma ancora non, si vede all’orizzonte una vera transizione di eguaglianza dei diritti.
Una volta Mark Twain disse che: “le banche ti prestano l’ombrello quando fuori c’è il sole, e lo rivogliono subito indietro non appena piove”.
Rispetto a dove ci sta portando la politica è il caso di metabolizzare che potremmo essere ancora in tempo per andare in direzione opposta, perché tutto questo origina notevoli incrementi negli incassi degli speculatori a danno di tutti i consumatori.