Di Andrea Caldart Cagliari, 27 febbraio 2023 – (Quotidianoweb.it) - Con il G20 del novembre scorso si è ufficializzato che, per circolare nel mondo, dovremmo adottare un passaporto vaccinale digitale, normato non dagli Stati, ma dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quella per capirci, sovvenzionata in prima persona da Bill Gates.
Inoltre, dal 1° marzo la UE adotterà in via sperimentale tale “passaporto digitale” per poi estenderlo obbligatorio dal 2024.
Forse non è ancora abbastanza chiaro il pericolo di questa situazione perché l’identità digitale è un sistema di controllo totalitaristico per consentire e autorizzare la sorveglianza dei cittadini.
Lo scopo dell’introduzione di questa identità digitale non è prevenire pandemie, tra l’altro se pensiamo al Covid, ormai è palese che è stata una vera prova di controllo sociale, ma in maniera fraudolenta propone la necessità per il cittadino, di avere un servizio personalizzato di riconoscimento digitale secondo il pensiero globalista di Schwab e dei suoi seguaci.
È arrivato il momento di chiedersi se siamo schiavi o cittadini.
Il potere, per controllarci ha bisogno di fermare le nostre relazioni sociali, creando individui perfettamente manipolabili e per ora, sono riusciti ad accalappiare dei boccaloni, mettendogli una museruola proprio per coprire il volto, come succedeva nell’antica Grecia, dove lo schiavo, veniva definito senza volto, senza dignità.
Per molti ancora non è chiaro che aver votato il 25 settembre per Giorgia Meloni, mentre nella sua oppofinzione politica pregressa respingeva atlantismo ed europeismo, significa averla nominata per mantenere proprio le catene di queste schiavitù.
La forza della novella “Crudelia de Mon” europeista, Ursula Von der Leyen, è riuscita a far ingoiare alla novizia Anna Bolena “de noantri”, Giorgia Meloni, persino le sue affascinanti esternazioni contro la Nato, riuscendole a far dire pubblicamente nei giorni scorsi che l’Italia sarà al fianco dell’Ucraina in questa guerra.
Il confinamento, il coprifuoco, i certificati di uscita, le spiagge dove era vietato sedersi, i bar dove era proibito bere il caffè in piedi, ma era consentito sorseggiarlo seduti, volevano prepararci a dipendere da una piattaforma gestita da privati, che amministreranno le nostre attività, abilitandole o disabilitandole in virtù delle loro condizioni.
Chiediamoci se è venuto il momento di reagire al “marchio elettronico” e contro questa società autoritaria che si nasconde dietro la “spia” della trasparenza.
Pensiamo a quando un giudice potrà toglierci tutto con un click e non potremmo più magiare, bere, circolare, e non potremmo più nemmeno chiedere la carità perché la si potrà fare solo per via digitale, in quanto il contante qualcuno vuole che non esista più.
Siamo piombati nell’era del diritto condizionato allo stato d’eccezione dove non ci devono essere volti, relazioni, uomini e donne, ma solo cifre e codici alfanumerici.
Se non stiamo attenti ci stanno abituando ad essere uno dei tanti prodotti viventi manipolati da una politica che sta sperimentando un’apartheid digitale trasformandoci in individui senza volto, segna dignità, senza identità e senza libertà.
A ben vedere queste catene, o più modernamente chiamate QRcode, ci sono già, perché sono presenti in una larga parte dei lavoratori dipendenti ed estese anche, alla loro vita privata.
Molti ancora oggi sono felici di stare a questa sottomissione incondizionata d’appartenenza ai nuovi padroni, ma noi ci auguriamo di vedere presto un risveglio che non tolleri più le nazioni come un recinto e i popoli come prigionieri.