In realtà – come anticipa Giulio Tremonti in un’intervista «Dal Covid alla guerra, dall’inflazione ai disordini sociali o persino mentali, c’è una comune causa di fondo. Il filo rosso che vediamo, credo, è la fine della “globalizzazione” degli ultimi trenta o quaranta anni. Il mondo torna a essere internazionale, ma come era all’inizio del ’900».
Si continua a parlare di Cina, dei mercati, della vera industria del mondo ma si tralasciamo molti aspetti che uno sviluppo cosi repentino porta con sé, tanto che oggi, «Paradossalmente dobbiamo temere la debolezza della Cina, più della sua forza. Oggi lo scenario politico è dominato dalla crisi cinese». Non solo ci troviamo di fronte a realtà immobiliari cinesi in crisi ma anche ad un welfare che non rispecchia ciò che il popolo si attende.
Negli anni ’90 la versione convenzionale era la Cina come un gigante in cammino sul sentiero dello sviluppo e della democrazia. «Oggi se si guarda Google Maps in immagine notturna la Cina si presenta come una costa illuminata e un vasto buco nero all’interno con dentro alcune centinaia di milioni di persone in ambiente rurale: mai visto prima nella storia. La politica del figlio unico, spesso un maschio per scelta, ha portato a una tragedia demografica assoluta».
La preoccupazione di tutto ciò deriva dal fatto che strutture autoritarie in crisi possano inseguire un nemico esterno per compensare: di qui la posizione a rischio di Taiwan, il formarsi di nuovi, bellicosi schieramenti globali.
Secondo Tramonti in Europa la Germania «è un fattore di potenziale instabilità. Ha basato il suo modello economico-sociale su una logica mercantile: import di energia a basso costo dalla Russia, export di prodotti ad alto valore aggiunto verso la Cina. Questo modello è crollato con la guerra in Ucraina». Tutto ciò anche grazie ad una followship (e non leadership) della Merkel attraverso un profondo rapporto con la Russia che come sappiamo oggi è allontanata da tutti, la rottura di un equilibrio che danneggia tutte le nazioni.
Nel caso dell’Italia, non si dimentica che gran parte della componentistica dell’auto tedesca è prodotta nelle nostre aziende.
La qualità della classe politico-amministrativa diventa determinante in particolar modo nella costruzione di questo « mondo nuovo per l’uomo nuovo», dove l’Europa deve fare la sua parte continuando nel realizzare l’unione fiscale, industriale ed anche della difesa.
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https://www.gazzettadellemilia.it/economia/item/39936-il-balletto-economico-finanziario-del-2023
(*) Autore - La Bussola d'Impresa - Mario Vacca