Di Mario Vacca (*) Parma, 15 gennaio 2023 - Alcune famosissime pellicole hanno anticipato il metaverso, le problematiche sociali derivanti dall’utilizzo estremo dei social-media, il controllo del popolo attraverso telecamere, intercettazioni, satelliti e non ultimo qualcuno di essi ha anticipato una bella pandemia con tutti i risvolti del caso.
La paura del terrorismo a seguito della caduta delle torri gemelle ha imposto un maggior controllo generale inducendo una modifica delle norme e dei comportamenti, si è dato avvio ad una più attenta gestione dei dati della popolazione dal punto di vista degli spostamenti creando gli archivi dei viaggiatori e delle transazioni finanziarie finendo per celare dietro l’antiterrorismo tanti altre ispezioni.
Un altro duro colpo è arrivato con il crollo di Lehman Brothers le cui avvisaglie sono ancora molto attuali. Crisi scatenate dai mutui subprime generati dalla bolla immobiliare, settore preso di mira dal mondo finanziario per trascinare nelle loro casse i flussi investiti dalla popolazione media nell’acquisto della prima casa. Un tentativo che si aggiorna continuamente ed arrivato ai giorni nostri attraverso le conseguenze del Superbonus - che si realizzeranno nei prossimi anni a seguito dell’attivazione dei relativi controlli - e l’ulteriore stangata celata dietro la sostenibilità energetica, con l’imposizione di ulteriori adeguamenti degli immobili, tutte norme tese a far dissuadere il cittadino medio dall’acquisto dell’abitazione.
Una befana un po' in ritardo proveniente dalla Cina ha portato un dono invisibile che ha reso tutti più fragili, nella psiche e nel fisico coinvolgendo un sistema globale che sembrava inattaccabile, tanto da mettere in discussione la globalizzazione cosi come l’abbiamo conosciuta sin’ora. Nessuno ha mai pensato di chiederne i danni, forse perché un registra avrebbe messo on line un film nel quale il tutto sarebbe stato preconfezionato da diversi Paesi, ma sicuramente i rimedi messi in campo sono serviti ad arginare e far passare inosservate problematiche – anche precedenti alla Pandemia – che nulla avevano in comune con la stessa.
“Infine”- doverosamente tra virgolette - una guerra che oltre alla paura apporta la doppia zavorra dei costi dell'energia e del credito ben più alti in media che nel quindicennio precedente.
Una serie infinita di cambiamenti che impongono investimenti ingenti, portano nuove tecnologie e nuove attività verso le quali norme e le leggi fanno fatica ad adeguarsi e, quindi, nuovi ostacoli e nuovi pericoli se cittadini ed imprese non innovano a loro volta in formazione e tecnologia.
Investimenti ed innovazione sono finanziati da imprese e dal credito bancario che - come vedremo - non se la passano benissimo benché sia possibile ipoteticamente sistemarle nelle sale dei bottoni. Il Next Generation Europe non funzionerà senza gli investimenti delle imprese nelle diverse transizioni, in particolar modo quella digitale, la stessa riconfigurazione delle filiere produttive internazionali quali informatica, farmaceutica, automotive, che pandemia e guerra hanno accelerato, può tagliar fuori interi sezioni del Vecchio Continente senza politiche industriali adeguate ed investimenti privati.
Ironia della sorte ,secondo l’associazione che riunisce Apple, Amazon e Dell, il picco di domanda di chip è alle spalle ed anzi, ora i produttori di semiconduttori rischiano problemi di sovracapacità.
L’aumento dei prezzi delle materie prime e le mutate ragioni di scambio con gli altri Paesi altera la bilancia commerciale europea per cui si rende necessario più competitività all’export che potrà avvenire riducendo le conseguenze della restrizione monetaria della Banca Centrale Europea.
L’Italia è uno dei paesi più esposto ai rischi dell’aumento dei tassi d’interesse e non gioca a favore l'onere del debito pubblico italiano, per cui una restrizione monetaria eccessiva e convulsa graverà sugli investimenti dei privati.
Il debito pubblico (arrivato al 145 per cento del Pil) è ovviamente il fattore di rischio principale: proprio per la sua dimensione gli investitori internazionali non possono fare a meno di metterlo al centro delle proprie scelte, sia nelle fasi favorevoli che in quelle sfavorevoli e dunque ad ogni aumento dei tassi, l’Italia diventa la cartina di tornasole della capacità della Bce di gestire con flessibilità e con realismo questa fase delicatissima della politica monetaria. Il portafoglio di titoli della Bce ha 4 trilioni di euro, il 40 per cento dei titoli in essere; di questi 733 sono titoli italiani.
Sommare repentinamente agli elevati costi dell’energia condizioni creditizie peggiori mette in discussione le prospettive ed i piani aziendali in particolar modo delle aziende manufatturiere europee proprio quando sarebbero necessari più investimenti per sostenere la trasformazione dell'industria continentale lungo le traiettorie globali. Quella italiana è la seconda manifattura europea connessa con gli altri grandi sistemi industriali del Continente da reti di produzione e scambio intensissime, e da progetti comuni di sviluppo tecnologico e logistico.
Non comprendere che un aumento frenetico del costo del credito in Europa, con le inevitabili ricadute sulla dinamica degli investimenti, mette a repentaglio la competitività strutturale di tutto il Continente e di conseguenza il benessere futuro di famiglie e aziende, è un grosso errore.
Per quanto concerne le banche, in particolar modo quelle italiane non sarà un facile 2023. L'aumento dei tassi di interesse per queste ultime è tutto sommato una buona notizia, perché ridà fiato al margine di interesse, mentre il rallentamento dell'economia dell'intera Eurozona deve essere valutato con attenzione: l'Italia aveva recuperato i livelli di Pil pre-pandemia e nel 2022 segnando una crescita superiore agli altri grandi Paesi europei, però l'aumento dei costi sta provocando un vistoso rallentamento della produzione e dei consumi.
Il comitato esecutivo di Francoforte non potrà ignorare che gli aumenti dei tassi possono mettere in difficoltà molte imprese e famiglie che hanno raggiunto livelli di indebitamento elevati, tanto da pregiudicare la stabilità finanziaria complessiva, unendo quest’ultimo problema a quello del debito pubblico.
La Bce dovrà districarsi abilmente tra la rigidità nel perseguire l'obiettivo di abbattere l'inflazione - per quanto già a fine anno sia scesa abbastanza rispetto alle aspettative - e la flessibilità necessaria per garantire la stabilità finanziaria complessiva. Fortunatamente in Europa ha fatto caldo ed il prezzo del gas è tendenzialmente sceso, i temuti blackout sin’ora non ci sono stati e molto probabilmente un peso importante lo avranno ancora una volta gli Stati Uniti riprendendo il Quantitative easing entro la fine del 2023; gli americani molto probabilmente taglieranno i tassi due volte nel corso del secondo semestre, coinvolgendo i colleghi europei.