Di Andrea Caldart Cagliari, 17 agosto 2022 (Quotidianoweb.it) - Sono gli agricoltori olandesi che si stanno difendendo dal progetto del loro governo di ridimensionare gli allevamenti intensivi per dimezzare le emissioni di azoto e così, secondo loro, proteggere l’ambiente.
Sostanzialmente per la genialità creativa dei burocrati olandesi, l’emissione dei gas intestinali dall’ano, per lo più conosciuta con il nome di scorreggia, sarebbero una causa “prevalente” di inquinamento.
I poveri animali, per via del loro metano flatulente, dovranno così essere abbattuti nella misura del 30% entro il 2030.
L’Olanda che ha le dimensioni del Veneto e Lombardia unite, con una popolazione di 17 milioni di abitanti, conta invece una presenza di circa 100 milioni di capi bestiame, ed è il paese europeo più importante per l’allevamento intensivo di carne per l’esportazione.
Ci può stare che il governo olandese sia preoccupato perché comunque dell’inquinamento sul terreno, anche dai liquami ci arriva, ma potrebbe anche esserci dell’altro dietro questa decisione?
In un primo momento viene da chiedersi perché all’improvviso e così velocemente dalla sera alla mattina, questo governo mette in atto una “transizione animale” con richieste drastiche di obiettivi pressoché distruttivi.
Inoltre, è da un po' di tempo che vari media internazionali esaltano la carne sintetica e guarda caso, l’azienda americana Good Meat, sussidiaria della società di alternative vegetali Eat Just, ha annunciato la costruzione in serie dei bioreattori più grandi al mondo per la realizzazione di carne sintetica.
È ancora presto però per cantare vittoria perché negli Stati Uniti la vendita di carne “da coltivazione” non è ancora stata approvata dalla Food and Drug Administration, anche se Josh Tetrick, l’amministratore delegato di Eat Just, ha detto al Guardian di aver presentato una domanda in via ufficiale: “Penso che i nostri nipoti ci chiederanno perché mangiavamo carne di animali macellati nel 2022. Abbiamo riscontrato che l’agenzia è pienamente impegnata, ponendo tutte le domande che ti aspetteresti, dall’identificazione cellulare al prodotto finale”.
E a Bill Gates perché interessa la carne sintetica?
Non è difficile dirlo, il programmatore-fondatore della Microsoft diventato filantropo con la sua fondazione Bill e Melinda Gates Fundation, hanno come obiettivo: “Creare un mondo in cui ogni persona abbia l’opportunità di vivere una vita sana e produttiva”.
Senza dubbio un ottimo principio che sa più da slogan, ma bisognerebbe vedere che cosa si intende per sano e produttiva, ovvero i reali obiettivi, viste le molte “somiglianze” con le “stranezze” dell’agenza di Davos” di un altro “filantropo”, Karl Schwab.
Il perché di tanto interesse di Gates proprio per la produzione di carne di sintetica, potrebbe essere perché, da tempo si è “impegnato” in questo business, ma sembra più che si occupi di fare da “influencer”, coincidenza, raccontando le stesse problematiche evidenziate dal governo olandese.
Ma il “generoso” Bill cosa c’entra con le proteste degli agricoltori olandesi e la questione del governo olandese che vuole ridurre gli allevamenti intensivi in Olanda.
Non vogliamo fare gli impiccioni, qualcuno ci direbbe che siamo del “gomblottisti” però ci è sembrata davvero una coincidenza un po' innaturale che il cognato del ministro della Natura Olandese sia il proprietario del supermercato online “Picnic” dove, attraverso un fondo dello zio Bill d’America si sono raccolti 600 milioni di dollari, di cui una parte sono stati investiti su questa azienda.
Nulla di personale contro il Sig. Gates, ma possibile che se andiamo a leggere i numerosi studi internazionali che ci narrano che per cambiare le sorti della terra dobbiamo cambiare le nostre abitudini alimentari, una buona parte di questi sono sovvenzionati proprio dalla fondazione dei Sigg. Gates?
Alla protesta degli allevatori olandesi dovrebbero unirsi tutti gli agricoltori e allevatori europei che, da decenni, continuano a vedere la mannaia sulle loro aziende di fronte a dinamiche normative, generate da inutili tecnocrati europei in danno alle loro aziende.
L’unica transizione che, se non bloccata, continueremo a vedere è il peggioramento delle condizioni dei lavoratori, degli imprenditori e dei cittadini che pagheranno la situazione in quanto vittime “inconsapevoli”.