E' quanto emerge dalla analisi di ISMEA presentata in occasione di Vinitaly lo scorso 8 aprile.
Un 2012 che ancora non può considerarsi di crisi ma che deve accendere qualche campanello d'allarme.
Infatti, stando ai dati rilevati da Ga e Oiv, gli gli scambi internazionali di vino e mosti, il 2012 ha chiuso con poco più di 100 milioni di ettolitri, in lieve flessione (-2%) rispetto al 2011. A questa riduzione in termini quantitativi, tuttavia, fa da contrappunto una progressione dell‟8% della spesa dovuta soprattutto ad un aumento dei listini medi internazionali.
A rallentare vistosamente a partire dalla seconda metà dell'anno sono stati i gli sfusi portando il dato cumulato da gennaio a dicembre 2012 a -4% su base annua. Nonostante questo, comunque, la quota degli sfusi sul totale degli scambi è del 38%. Da segnalare che le quotazioni medie di questo segmento sono aumentate del 21%. Leggero passo indietro dei volumi anche dei vini confezionati (-1%), ma anche in questo caso il valore è in crescita (+7%). In controtendenza gli spumanti che sono leggermente cresciuti in volume (+21%), con una progressione in valore del 7%.
Nonostante la flessione dei volumi consegnati oltre confine, l‟Italia mantiene salda la sua leadership come primo fornitore mondiale di vino in termini quantitativi (in valore rimane ancora importante il gap con la Francia ), e mette a segno nel 2012 un nuovo record di fatturato (4,7 miliardi di euro in aumento del 6,5% sul già ottimo 2011).
Big Spender di vino. Usa, Regno Unito e Germania, in ordine di importanza per valore della spesa, concentrano quasi il 40% della domanda internazionale di vino. La dinamica dell‟ultimo anno vede un balzo di circa il 14% sia nei volumi sia nei corrispettivi monetari negli States, a fronte di un deciso passo indietro delle quantità acquistate in Germania (-7%).
A ridosso dei tre grandi importatori mondiali si stanno affermando, nuovi Big quali Russia e Cina, con un quantitativo poco al di sotto dei 5 milioni di ettolitri nel 2012 per la prima (817 milioni di euro in valore) e di circa 4 milioni di ettolitri per la seconda (1,2 miliardi di euro in valore). Per entrambi i Paesi il 2012 ha visto aumentare la spesa di vino e mosti di oltre il 18%, mentre in termini quantitativi è solo il gigante asiatico a registrare un avanzamento (+8% sul 2011). In solo sette anni, sottolinea l‟analisi Ismea, l‟import cinese si è decuplicato, passando dai 500 mila ettolitri del 2006 ai quasi quattro milioni attuali e balzando dal ventesimo al quinto posto nella classifica dei paesi importatori
Nuovi Mercati. Secondo Ismea, le maggiori potenzialità, specie per le aziende italiane, si riscontrano nei nuovi mercati dell'Europa dell'Est, comunitari e non, che negli ultimi cinque anni hanno incrementato notevolmente la propria domanda, con percentuali di crescita che vanno dal più 38% della Repubblica Ceca (il mercato al momento più importante dell‟area, 14mo nel ranking mondiale degli importatori di vino nel 2012) al +255%
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dell‟Ungheria. Ovviamente, sottolinea l‟Istituto, percentuali così elevate sottendono volumi ancora limitati, ma l‟Italia anche in virtù della prossimità geografica, ha tutte le credenziali per svolgere un ruolo chiave. Di fatto è già leader in Bulgaria, Repubblica Ceca e Ungheria, mentre rappresenta il primo "follower" in Estonia, Polonia e Romania.
(fonte ISMEA)